Curiosità storica
Pallazo Donn'Anna già villa Sirena
Pallazo Donn'Anna già villa Sirena
Palazzo donn'Anna Visto dal Bagno Elena a Posillipo |
Palazzo donn'Anna visto dal mare di Posillipo |
Donn'Anna Carafa, Viceregina di napoli |
che lo farà ricordare col suo nome nei secoli successivi.
Don Ramiro Guzman Duca di Medina Coeli |
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Palazzo Donn'Anna sorge direttamente sul mare, nella parte bassa di Via Posillipo, la strada costiera che attraversa tutta l'omonima collina, al suo posto preesisteva un altro edificio, detto La Sirena, di proprietà di Dragonetto Bonifacio, nominato per i suoi studi di alchimia marchese dall’imperatore Carlo V, che fu abbattuto e prima ancora era la residenza estiva delle regine di casa D’angiò,
Il palazzo, come detto, voluto dal Vicerè Ramiro Guzman e dalla duchessa Anna Carafa, subì danni durante la rivoluzione del 1647 (quello conosciuta come i moti di Masaniello) e con il terremoto del 1688. Nel Settecento fu sottoposto a restauro parziale, ma la restaurazione non impedì un suo stato lento e continuo abbandono, fino a quando subì ulteriori riduzioni a inizio Ottocento, durante il regno di Ferdinando IV di Borbone, per ampliare Via Posillipo, fu ridimensionata la facciata e fu parzialmente distrutta un’ala.
Il palazzo, in seguito, divenne una fabbrica di cristalli nel 1824, poi a fine secolo passò di proprietà della Banca d’Italia ed infine fu acquistato dai Capece Minutolo e poi da ultimo dai Colonna di Paliano.
La storia del palazzo è una serie di vicende molto travagliate, anche se la definita sostanziale trasformazione in rudere, ancora oggi si mostra imponente nel suo aspetto regale, che caratterizza fortemente la meravigliosa costa posillipina.
Il Palazzo Donn'Anna appartiene ad una delle più celebri leggende napoletane scritte da Matilde Serao..
Nelle credenze popolari, la leggenda della Viceregina Donn’Anna Carafa, viene confusa con le vicissitudini amorose e tanto discusse delle esecrate regine, Giovanna I d’Angiò e Giovanna II d'Angiò Durazzo,
Il palazzo, come detto, voluto dal Vicerè Ramiro Guzman e dalla duchessa Anna Carafa, subì danni durante la rivoluzione del 1647 (quello conosciuta come i moti di Masaniello) e con il terremoto del 1688. Nel Settecento fu sottoposto a restauro parziale, ma la restaurazione non impedì un suo stato lento e continuo abbandono, fino a quando subì ulteriori riduzioni a inizio Ottocento, durante il regno di Ferdinando IV di Borbone, per ampliare Via Posillipo, fu ridimensionata la facciata e fu parzialmente distrutta un’ala.
Il palazzo, in seguito, divenne una fabbrica di cristalli nel 1824, poi a fine secolo passò di proprietà della Banca d’Italia ed infine fu acquistato dai Capece Minutolo e poi da ultimo dai Colonna di Paliano.
La storia del palazzo è una serie di vicende molto travagliate, anche se la definita sostanziale trasformazione in rudere, ancora oggi si mostra imponente nel suo aspetto regale, che caratterizza fortemente la meravigliosa costa posillipina.
Il Palazzo Donn'Anna appartiene ad una delle più celebri leggende napoletane scritte da Matilde Serao..
Nelle credenze popolari, la leggenda della Viceregina Donn’Anna Carafa, viene confusa con le vicissitudini amorose e tanto discusse delle esecrate regine, Giovanna I d’Angiò e Giovanna II d'Angiò Durazzo,
Regina Giovanna I d'Angiò |
loro attribuite, che avrebbero commesso nell’omonimo Palazzo, quali ogni sorta di efferatezze e di lussurie, ritenute maestre di venefici e nello stesso momento turpi e bellissime femmine smaniose di amori e di sangue.
Nel Palazzo incontravano i loro giovani amanti, scelti fra prestanti pescatori e con i quali trascorrevano appassionate notti di amore, per poi ammazzarli all'alba facendoli precipitare nelle segrete sotterranee dell’Antico palazzo. La leggenda vuole che le anime di questi sventurati giovanotti tuttora si aggirino nelle austere stanze, affacciandosi al mare ed emettendo lamenti.
Iniziamo ad affermare che Palazzo Donn’Anna è un imponente edificio che si erge tuttora nel mare di Posillipo.Negli anni del suo più grande splendore dalle finestre del palazzo nei giorni di festa lampadari con tante luci si riflettevano nel mare circostante.
Nel mare attorno al palazzo durante le pompose cerimonie, volute da donn’Anna erano ormeggiate tante barchette adorne di velluti e di lampioncini colorati.
Alle magnifiche feste partecipava, perché invitata e voluta tutta la nobiltà spagnola e napoletana da Donna Anna Carafa, poiché la duchessa di Medina Coeli, si compiaceva attorniarsi di bellissime signore riccamente ingioiellate, che l’omaggiavano e l’adulavano ritenendola la più ricca, la più nobile, la più potente, mentre lei, sprezzante ed orgogliosa alteramente riceveva i suoi ospiti nel suo ricchissimo abito rosso tessuto in lamine d'argento.
Nel Palazzo incontravano i loro giovani amanti, scelti fra prestanti pescatori e con i quali trascorrevano appassionate notti di amore, per poi ammazzarli all'alba facendoli precipitare nelle segrete sotterranee dell’Antico palazzo. La leggenda vuole che le anime di questi sventurati giovanotti tuttora si aggirino nelle austere stanze, affacciandosi al mare ed emettendo lamenti.
Iniziamo ad affermare che Palazzo Donn’Anna è un imponente edificio che si erge tuttora nel mare di Posillipo.Negli anni del suo più grande splendore dalle finestre del palazzo nei giorni di festa lampadari con tante luci si riflettevano nel mare circostante.
Nel mare attorno al palazzo durante le pompose cerimonie, volute da donn’Anna erano ormeggiate tante barchette adorne di velluti e di lampioncini colorati.
Alle magnifiche feste partecipava, perché invitata e voluta tutta la nobiltà spagnola e napoletana da Donna Anna Carafa, poiché la duchessa di Medina Coeli, si compiaceva attorniarsi di bellissime signore riccamente ingioiellate, che l’omaggiavano e l’adulavano ritenendola la più ricca, la più nobile, la più potente, mentre lei, sprezzante ed orgogliosa alteramente riceveva i suoi ospiti nel suo ricchissimo abito rosso tessuto in lamine d'argento.
Era uno spettacolo grandioso per quell’epoca tutto il ricevimento, che si svolgeva come un cerimoniale prestabilito, tanto che Donn’Anna in fondo al gran salone principale al primo piano aveva fatto montare un teatrino per allietare le feste, come l’esibizione per prima cosa di una commedia, poi di una danza moresca ed infine avrebbero avuto inizio le danze. Nella commedia, secondo la moda francese in voga in quei tempi, gli attori sarebbero stati dei nobili, tra i quali vi era Donna Mercede de las Torres, nipote spagnola della duchessa.
Donna Mercede era bella, giovane, nella commedia rappresentava la parte di una schiava innamorata del suo padrone, interpretato dal Principe Gaetano di Casapesenna, l'amante di Donn'Anna. I due recitarono molto bene e lasciandosi trasportare nell'ultima scena, quando i due dovevano baciarsi, lo fecero realmente e con molta passione, tutta la sala scoppiò in applausi, tutti applaudirono, tranne Donn'Anna, che impallidiva mortalmente dalla gelosia. I due ragazzi si innamorarono, scatenando l'ira di Donna Anna, poi un giorno Donna Mercede scomparve, si diceva che fosse stata presa da improvvisa vocazione religiosa e per volere di don Anna fosse stata chiusa in convento. Gaetano di Casapesenna la cercò invano, invano pregò, supplicò e pianse ma non la rivide mai più fino a che morì, giovane, inviato in un campo di battaglia come si conviene ad un cavaliere.
Ci saranno altre curiosità storiche
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