Nel vorticoso inceder dell’universo
un dì, forse, chi sa, per puro caso
lo sguardo mio, intento all’oprar noioso, fu preso
da un fiore, sbocciato in una primavera tiepidosa.
Quel fiore acerbo non più rividi nella calda estate,
se non alla fine nella mia stagione autunnale,
quando divenne rigoglioso e di esperienza dotto,
lasciandomi sbigottito ed un po’ esterefatto.
La stagione invernale ormai è giunta copiosa
e la neve, intanto, imbianca la mia scarna chioma
mentre ammiro, come allora, quel bocciolo in fiore
che lo sguardo mi rubò in quella calda primavera.
Vive, orsù, in un mondo pieno di contraddizioni,
dove impera sovrana solo l’inquietitudine,
e sol la speranza vigile, correggerà ogni sorpruso
e stanne sicura, sistemerà tutto per il verso suo.