venerdì 19 settembre 2025

Poesia dedicata a San gennaro, quando si voleva cancella la festa del Santo

 

‘A ‘MPRUVVISATA


A sapite ……” ‘a ‘mpruvvisate “ !
de’ trenta sante ca ‘o Papa ha cancellate
mo’ s’accusene l’une cu l’ate
nun sapenne chi è state c ' ha fatte 'a spiate.
San Gennaro ha prutestate!
Ha ditte:" je tenghe ‘o cuntratte private,
mo’ mette subbete ‘nu buone avvocate
voglie vedè si ‘a piazza m’ha levate".
San Gennà :
chiste so’ ‘e sante muderne,
ca t’hanne primme accusate, e po' t'anne citate
pe’ furto aggravate e continuate.
Santu Nicola, nun ha parlate,
appena ha viste l’acqua ‘mbrugliate
s’è date ammalate,
è ghiute ‘o miereche e l’ha visitate
mo’ stà tutte preoccupate e 'mbarazzate,
pecchè ha sapute ca stà  pur'isse 'nt' 'a lista 'de signalate..
Santa Filumena, po’,  rerenne rerenne
faceve fesse ‘a gente, e ghieve dicenne,
ca ‘e martirie erene  state tremenne.
Mo’ cu ‘a scusa, ca s'eva fà’ ‘o svecchiamente.
l’hanne cacciate e sucutate, 'a dint’ ‘o cunvente.
‘O rieste de’ trenta sante, se tenene mente
e vanne dicenne: chest’ è l’ebbreghe ca è malamente,
pecchè si fanne overamente l’accertamente,
'nce trattarranne  tutte quante,
comm'  a  'na maniate ‘e fetiente”.
.
Ma 'e napulitane pe' nun subì' ‘o smacche
E pe' nun passà'  comm'  a tante papuocchie,
ca s’ammocchene ogne specie ‘e filastrocchie,
pe’ tutte ‘e mura d’ ‘a città con grandi penne
scrissero :  San Gennà …“Futtetenne“.






Buon Giorno Buon Venerdì 19 Settembre 2025

--- San Gennaro – Sant’Arnolfo -- San Giacinto ---

 

Innanzitutto oggi permettetemi fare gli auguri per l’onomastico a tutti gli amici e parenti, che portano il nome Gennaro, con riferimento a San Gennaro, il santo protettore dell’esteso territorio campano, in particolare patrono della città metropolitana di Napoli con il suo profetico miracolo, la liquefazione del suo sangue.

La riflessione odierna, che vi propongo, (dopo l’immeritata sconfitta di ieri sera, della gara di calcio della squadra del Napoli a Manchester city) .oltre al quotidiano saluto, e augurio di una buona e serena giornata, come promesso, vi posterò la continuazione del fantasioso Processo delle statue dei Re di Piazza del Plebiscito.

360^ puntata delle curiosità storiche di Sasà ‘o professore.

Continuazione

 

Terza Putata del Processo delle statue di Palazzo Reale a piazza del Plebiscito


La prima parte
Ancora dibattimento processuale

 

Per dare lo sfratto dal centro della Piazza, dopo l’edotta arringa di Antonio Gramsci, mi fu consegnato una nota dal Giudice a latere, Paolo Emilio Imbriani, in cui mi si informava che tra gli spalti c’era una rappresentanza della città di Genova, (che trovandosi per motivi sportivi in città per festeggiare il gemellaggio per il ritorno nella massima divisione delle competizioni agonistiche del giuoco del calcio), desiderava voler testimoniare contro l’odiato re, Vittorio Emanuele II°, poiché anch’essi si stavano prodigando per far rimuovere un’altra sua statua nella loro città, in quanto per i genovesi il suo ricordo, rappresentato anche, se da un monumento, è un'offesa a quanti si ribellarono alla cosiddetta causa dell’unità e furono uccisi e trucidati nel 8 aprile del 1849 e di essi non si ha nessun ricordo, neanche sui libri di storia.

Questi genovesi si presentarono come militanti dell’ARGE Associazione Repubblica di Genova) e testimoniarono che si stavano battendo, per rimuovere la statua equestre a Corvetto di Genova del “Primo Re d’Italia”. Tale richiesta era stata avanzata, alla Regione , alla Provincia ed al Comune, firmata da migliaia e migliaia di cittadini liguri. La richiesta era mossa dal fatto, che Genova non può ricordarsi ogni giorno di Vittorio Emanuele II°, la cui arroganza fu capace di uccidere con una dura repressione i patrioti liguri, che si batterono a centinaia per la loro autonomia e non desideravano affatto far parte del regno piemontese, tanto che lo stesso definì: ”(I genovesi? Una razza vile di canaglie), mentre vorrebbe ricordare quelle povere vittime massacrate l’8 aprile del 1849 con una lapide con tutti i nomi e cognomi per simboleggiare attraverso i secoli, che la forza, l’autorità non unisce,  affratella invece, il dialogo, la cooperazione e lo spirito di non sopraffazione di un popolo o di una razza sull’altra.
Terminata la testimonianza della delegazione dei Genoani presenti nella piazza, tra la folla che assisteva a quell’improvvisato processo si commentò con un’indignata convinzione con frasi di questo genere a viva voce:

Ma chistu Savoia ere veramente ‘nu piezze ‘e fetente, ( Vittorio Emanuele II°) comm’ aimme fatte a suppurtà’ a ‘sta specie ‘e rignanti e tutte ‘a razzimme llora! So’ state “Mariule”, hanne fatte accidere ‘a tante giuvene nuoste pe’ ghì a fa guerre, ca ‘nce ‘nteressavene! S’è sapute ca vulessene turnà ‘n’ata vota a Napule, da do se ne partettene doppe ‘o Referendum do 2 giugno do 1946! Ma chiste so’ pazze! Nun ‘e vulimme manche comma turiste!” Qualcuno si permise di contrastare che i Savoia, che sarebbero venuti a Napoli, sono il figlio (Vittorio Emanuele IV °) e il nipote (Emanuele Filiberto) dell’ultimo Re Umberto II° (il cosiddetto re di maggio) e che nulla avevano a che fare con I Savoia, che avevano effettivamente regnato per circa 100 anni dal 1860 al 1946). Ottenuto il silenzio della folla mi permisi di leggere alcune considerazioni di un eminente giornalista napoletano, che pur accettando malvolentieri il rientro dal forzato esilio, voluto dalla maggioranza di centro destra del signor Berlusconi e dall’avallo della legge promulgata dal Presidente della Repubblica Ciampi, non si può assolutamente dimenticare che, gli antenati di questi discendenti Savoia, furono degli invasori, dei saccheggiatori, dei massacratori e degli annientatori della nostra memoria storica e delle nostre radici, verità che sono ancora oggi opportunamente nascoste, per ciò non devono essere ricevuti con onori e cerimonie riservate al loro vecchio lignaggio, ma essere accolti soltanto come privati cittadini della Repubblica Italiana.
Prima di far proseguire il dibattimento con le deposizioni d'altri testimoni a favore e contro, mi permisi di esprimere un mio pensiero sull’opportunità dei vari pregi del popolo di Napoli, a proposito dell’Ospitalità,

“ Noi napoletani siamo persone molto accoglienti. Abbiamo ereditato dai Greci il senso della sacralità dell’ospite. Esprimiamo la nostra cordialità sia verso i potenti, che verso le persone comuni. Aiutiamo tutti e sentiamo il forestiero, come una persona di famiglia. Lo rispettiamo senza, però, sottometterci.”
Le testimonianze d’ascoltare erano tante, allora, decidemmo d’accordo col Giudice a latere Paolo Emilio Imbriani di aggiornare la seduta all’indomani mattina verso le dieci, tempo permettendo invitando tutti i presenti e così si procedette.
L’indomani era una meravigliosa giornata di primavera con un venticello marino, che attutiva i caldi raggi del sole, per cui assistere al prosieguo del processo risultava cosa abbastanza piacevole ed interessante.

Vollero testimoniare per conto dell’accusa alcuni eminenti studiosi e storici come L’onorevole Francesco Saverio Nitti, che pur non risultante un filo Borbone, iniziò col dire: “prendo la parola per dimostrare che spesso dalle apparenze e dalle errate convinzioni, bisogna stare molto attenti per poi emettere giudizi affrettati ed ingiusti. Gli avvenimenti storici vanno letti dall’angolazione prettamente economica, che è sempre poi quella, che muove il mondo. E come sempre ci troviamo al solito interrogativo “Cui Prodest”.
Non si può alcunché discutere che il Reame dei Borboni, nel 1860 ero lo stato più ricco di tutta la penisola, tenuto conto della quantità di circolante e del rapporto di conversione
Lira – Oro di 1 : 1 e non era secondo a nessuno in Italia per innovazioni industriali, commerciali, medico sociali, agricolo-manifatturiere. Insomma era uno stato all’avanguardia in Italia e in Europa. Non sto inventando nulla, ci sono documenti e scritti, che dicono ciò che sto affermando, le riserve del Banco di Napoli e quelle del Banco di Sicilia erano, di gran lunga, le più cospicue di tutti gli altri stati d’Italia messi insieme.
Il potere d’acquisto del Ducato (Moneta d’oro circolante a quel tempo nel regno delle Due Sicilie) valeva 4 volte e ½ la Lira (Moneta d’oro circolante nel regno di Sardegna).
La tassazione dei Borboni era permanente ricondotta alla fondiaria, a quella del registro, a quella sul lotto, alla posta e naturalmente quella delle tasse indirette che comprendevano i tabacchi, le carte da gioco, la dogana, la polvere da sparo per la caccia ed il sale.
La tassazione dei Savoia era insopportabile anzi se ne inventavano una al giorno, come quella sulla manomorta, sulla successione, sulla donazione, sui mutui, sulle adozioni, sull’emancipazioni, nonché quella sulle spese per la salute (ora si sarebbe chiamata tickets su farmaci, sulle analisi). Quindi ad onor del vero a conti fatti I sudditi del reame borbonico pagavano ogni anno a Francischiello 14 lire pro Capite, mentre i sudditi dei Savoia (piemontesi, liguri, sardi) almeno il doppio.
Tutto questo che sto dicendo è stato per un secolo e più tenuto nascosto e si è mistificato la realtà, perciò la verità, che coloro che credettero in buona fede, come il sottoscritto, alla favola dell’unità, fu scientemente coartata con protervia e acrimonia da quelli che machiavellicamente se ne servirono per gli interessi propri, occultando e facendo scomparire documenti contabili.”

Le immaggini sottostanti sono:

Piazza del Plebiscito, dove si svolge il dibattimento

La statua di Vittorio Emanuele II°  apiazza Corvetto di Genova

La lapide dei Genovesi morti nel combattere Vitt.Em.II° L’onorevole Francesco Saverio Nitti,

 

giovedì 18 settembre 2025

"2^ puntata del processo delle statue di piazza del plebiscito

 









Buon Giorno Buon Giovedì 18 Settembre 2025

 --- Santa Sofia – Sant’Irene -- Sant’Arianna ---

 

Vivendo l’attuale realtà, non si può ritenere cosa giusta, che la vendetta sia l’unico rimedio ad un offesa ricevuta che hanno provocato oltre a uccisioni anche prigionieri, e comportarsi con la stessa stregua. Tale vendetta comporta  nel desiderio della completa distruzione del popolo che ha fatto l’offesa, commettendo genocidi di innocenti e di gente inerme. non colpevoli, del conflitto istauratosi.

Meglio dell’atto della vendetta, che  offre solo una soddisfazione momentanea, è "Il Perdono”, che  è una forma di potere e liberazione più profonda rispetto alla vendetta.

Il perdono, infatti, libera la persona o un popolo offfeso dal peso del risentimento, del dolore e del rancore, consentendo di superare i misfatti subiti e di voltare pagina, provando un maggiore benessere  e la serenità che necessità per vivere la propria esistenza.

Questo fa considerare il perdono una forma migliore della "vendetta"

Oggi, dopo questa mia riflessione sul conflitto attuale (palestinese israeliano) , vi posterò la prima parte della 2^ puntata della mia fantastica commedia, “ il Processo delle Statue di Palazzo Reale ”, e son sicuro che vi piacerà, conoscere gli errori storici del passato.come descrissi nelle puntate successive.

359^ puntata delle curiosità storiche di Sasà ‘o professore.

Processo voluto dalle statue di Palazzo Reale a Piazza del plebiscito

Il Dibattimento fuori Palazzo Reale nella piazza

Il processo di piazza del plebiscito

2^ puntata (prima parte)

Uscendo dall’androne verso la grandiosa piazza del Plebiscito, quasi come mi era capitato spesso nella mia vita reale, quella di partecipare ed assistere a grandi manifestazioni pubbliche con grandissimi oratori in occasione d'elezioni politiche e di scioperi generali per rivendicazioni sociali ed economiche, quasi come per incanto, intravidi apparire verso l’emiciclo del colonnato all’altezza delle statue a cavallo di Carlo III° e Ferdinando IV° un grande palco montato, come una sorta di “Aula di Tribunale” all’aperto, con banconi per i giudici, tavole e sedie a destra ed a manca per l’accusa e per la difesa, e sotto il palco in mezzo a delle transenne, la giuria, che sedeva su tre fila di scanni, circa 50 persone mischiate tra donne ed uomini, che rappresentavano il popolo in ogni sua scala sociale senza alcuna distinzione, erano presenti Benestanti, Indigenti, Imprenditori, Dirigenti, Operai, Impiegati, Professori, Intellettuali, Professionisti, ex Senatori e Deputati, Ex Ministri, Poeti, Musicisti, insomma c’erano tutte le categorie sociali del vero popolo napoletano, ai lati su gradinate di le, incuriosita per assistere ad un inusitato spettacolo.

Sul palco in piedi a presiedere momentaneamente l'improvvisato tribunale, c’era l’ultimo Sindaco del Regno di Napoli, (Don Giuseppe Pignone del Carretto, il principe d'Alessandria, nonchè marchese di Oriolo, che, insieme a Don Liborio Romano, l’ultimo Ministro degli interni all’epoca di Re Francischiello), andò a consegnare le chiavi della città al generale Garibaldi a Salerno, (dopo la fuga del Re Borbone il 7 settembre del 1860), che mi chiamò e mi invitò ad insediarmi come Giudice-(Moderatore di quel fantastico processo).

Nelle file della giuria notai gli ex Senatori e deputati d'appartenenza Savoiarda, come il filosofo Benedetto Croce, che era stato uno storico di elevata cultura, i Ministri della pubblica istruzione dei primi governi del regno d’Italia, come Francesco de Sanctis, Ruggero Borghi, quest’ultimo era stato un ottimo filologo e professore di storia antica e moderna in varie Università Italia.  Vi erano anche illustri giornalisti, come Eduardo Scarfoglio, Matilde Serao, i poeti Salvatore di Giacomo, Ferdinando Russo, Raffaele Viviani e tanti musicisti illustri, che avevano fatto conoscere Napoli con le loro melodie e canzoni in tutto il mondo.

C’era la crema, il fior fiore dei migliori napoletani, mischiati al popolino più vero, quello dei vicoli, dei rioni, come ‘On Saverio ‘o putecare, ‘On Rafele ‘o cusetore, Onna Rosa ‘a baccalajola, Onna Cuncetta ‘a sanzara. Un po’ preso alla sprovvista, un po’ timoroso di presiedere un cotanto dibattimento, mi feci prendere dal panico, però, lusingato per essere stato scelto a svolgere tale incarico, (vuoi per le mie conoscenze storiche della città partenopea, vuoi per l'intraprendenza personale a parlare in ogni occasiione e dovunque della storia di Napoli, quando capitava l’occasione o quando qualcuno mi chiedesse di farlo. Accettai e così.
Dopo aver fatto zittire il pubblico, che, (man mano che passava il tempo, andava riempiendo gli spalti e l’intera piazza, perché curioso di conoscere come sarebbe andata a finire la vicenda della rimozione della Statua), procedetti a far iniziare il dibattimento, facendo leggere, in primo luogo, il motivo di quella solenne assise al Giudice a latere, il dott. Avv. Paolo Emilio Imbriani.

La richiesta dell’esposto, consegnatomi dalla regina Maria Sofia di Baviera, ultima Sovrana del Regno di Napoli, affinché si procedesse alla rimozione dell'Ottava Statua dal Frontale di Palazzo Reale, giacché il Re rappresentato, Vittorio Emanuele II°, che non poteva considerarsi come Re di Napoli, mentre al suo posto era più giusto collocarvi una statua dell’ultimo Re di Napoli, Francesco II° di Borbone.
L’esposto fu commentato rumorosamente, con frasi di questo genere:
Gesù! Maje nisciune ‘nce aveve fatte case! Teninne tante prubbleme, guarde ‘nu poche ‘nce avimme ‘nteressà ‘e luvà ‘na statua e metterne ‘n’ata!”
Qualcuno gridando affermava
“ E’ proprie ‘na strunzata, ma stammece zitte e vedimme comme va a fernì ?”

Le immagini sottostanti sono:

Piazza del Plebiscito a Napoli, fuori Palazzo Reale;

,Palazzo Reale di fronte Piazza del Plebiscito a Napoli;

Le foto sono dipersonaggi famosi:

Giuseppe del carretto ultimo sindaco di napoli borbonico,

Don Liborio Romano, Ultimo Ministro degli interni del regno borbonico,

IL senatore, filosofo, Benedetto Croce

IL senatore, storico, Ruggeo Bonghi, Ministro della pubblica istruzione. del 1’ regno d’Italia

 

mercoledì 17 settembre 2025

 e'la copertina del dizionario Napoletano - italiano di salvatore Vacca ( Sasà 'o Professore)


IL SALUTO AUGURALE GIORNALIERO , MWENTRE LA CURIOSITà STORICA è GIA STATA POSTATA IERI.

 

Buon Giorno – Buon Mercoledì 17 Settembre 2025

--- San Roberto --- San Lamberto – San Teodora ---

Quando non si  opera fare la normale manutenzione degli edifici in alcune zone, più facilmente vulnerabili del nostro territorio, isole comprese, si verificano disastri, specie per eventi atmosferici, non previsti dal ceto politico al potere, mentre prima di essere eletti,  proponevano efficaci soluzioni, come solutori impareggiabili dei problemi. Quando, però, potrebbero effettuare, con cariche di potere, sia come ministri o come responsabili del settore “ Abbiente”, trovano mille giustifiche per la loro incapacità risolutiva, affermando che sono di difficile attuazione. Il popolo  in questi casi afferma il detto napoletano: “So’ tutti eguali” “ so’ solo  intrallazzatori, che pensano solo a fatti loro, ma, quando governano, si dimenticano di ciò, che hanno promesso durante le consultazioni elettorali. Il male peggiore della realtà è anche “l’assenteismo”, nel, rinunciare al sacrosanto diritto di andare a votare e scegliere democraticamente chi veramente potrà operare, perché conosciuto capace di risolvere i problemi e non imposto dalle segreterie dei partiti o dalle liste coalizzate. Non è facile governare, se non si realizzano soluzioni ottimali, perché si perde la fiducia della maggioranza del popolo di un paese, e si finisce  a dare credito  al detto “ Penzene sule ‘e fatte loro, se sanne accunciaà,  ‘nu gran cumpense sicuro, e se scordeno ‘e realizzà chelle, ca hanno prumettute.” anche perché:

quanne governano coalizioni di partiti, come dice il detto: “tante galle a cantà, nun esce maje ’o sole”. Questo è ciò che succede con  gli attuali partiti, che ci governano. che non riescono a leggiferare con provvedimenti rapidi e saggi.

Oggi, dopo questa mia considerazione sull’attuale  realtà politica, vi posterò la seconda parte della 1^ puntata della mia fantastica commedia, “ il Processo delle Statue di Palazzo Reale ”, scritta durante l’accumulo dei rifiuti urbani a Napoli nel primo decennio del 2000 (duemila) e son sicuro che vi piacerà, nel conoscere  gli errori storici del passato.come descrissi nelle puntate successive.

358^ puntata delle curiosità storiche di Sasà ‘o professore.

Processo voluto dalle statue di Palazzo Reale a Piazza del plebiscito

1^ puntata (seconda parte)

Seconda parte della Prima puntata del Processo delle statue di piazza del Plebiscito