sabato 19 ottobre 2024

Le Cozze

 

274^ puntata delle curiosità storiche su alcuni prodotti marini, di Sasà ‘o Professore

Le cozze, o mitili, possono presentare differenze nei gusci (valve) a seconda di dove vengono allevate o raccolte. Quelli di scoglio, ad esempio, possono avere delle incrostazioni chiamate "denti di cane", che sono parassiti, che indicano un'ottima qualità. Le cozze che si riproducono su scogliere e in mare, invece, sono spesso più piccole e saporite

Le cozze, o mitili, sono molluschi bivalvi caratterizzati da un guscio di colore scuro (nero, blu o marrone) e dalla forma allungata, che possono variare da leggermente ovale a triangolare. Vivono attaccate a superfici dure come rocce, pali o altre strutture, e sono note per il loro sapore deciso e per la loro ricchezza di minerali e vitamine

Il colore del prodotto (la carne) all'interno delle cozze, può essere bianco o arancione e indica il sesso del mollusco. Quindi le cozze arancioni sono femmine, mentre quelle bianche sono maschi. Le cozze, come i molluschi bivalvi in generale, si riproducono attraverso la deposizione di uova e spermatozoi in mare, con fecondazione esterna. 

Il colore è legato alla presenza di pigmenti che si sviluppano durante la maturazione sessuale. Le cozze femmine, quando sono pronte a riprodursi, sviluppano un colore arancione intenso, mentre i maschi hanno un colore più pallido, spesso bianco o giallastro. 

Altre variabili, che producono la colorazione delle cozze sono anche fattori esterni, come la zona climatica e la stagione, che influenzano la specificità del colore. 

Le cozze sono molluschi bivalvi, il che significa che hanno due valve (o gusci) che proteggono la loro parte interna. La riproduzione avviene in mare, dove le cozze femmine e maschi rilasciano rispettivamente uova e spermatozoi nell'acqua.
I gameti si incontrano e si fecondano, dando origine a larve, che si sviluppano liberamente nell'acqua prima di depositarsi sul fondale per diventare cozze giovani. 

 

Lo stesso criterio vale anche per le ostriche, le , vongole e i lupini Per cui le arancioni  sono * Femmine.  mature”, che si presentano generalmente con questa colorazione.

Si chiamano Bivalvi, in quanto la conchiglia calcarea è composta di due parti separate, dette valve, articolate in una cerniera

Per pulire le cozze velocemente esiste un trucco, che consente tale procedura. Per prima cosa, sciacquare le cozze sotto l'acqua, poi lasciarle per qualche tempo in una ciotola, in modo da individuare quelle aperte ed eliminarle subito.
Per pulire quelle buone, dunque, bisogna eliminare il bisso (la barbina che le teneva attaccate alla fune, in allevamento): per evitare di strapparlo, tiratelo verso la parte tondeggiante, tenendo ben saldo il mollusco.
Bisognerebbe poi pulire tutti i gusci da eventuali incrostazioni, utilizzando un coltellino o una spugnetta metallica. Un trucco, però, per un'operazione più veloce è quello di mettete le cozze in una ciotola con due abbondanti manciate di sale grosso, poi sfregatele tra di loro, in modo che i gusci diventino puliti e brillanti. Tale operazione per non tagliarsi, si può fare  chiudendo le cozze in un sacchetto con il sale e “massaggiarlo” sfregando le conchiglie tra loro. 
Non resta, poi, che sciacquare le cozze sotto l'acqua e procedere alla
cottura

Una delle ricette classiche per gustare la loro bontà e fraganza è la: “ impepata di cozze” con i crostini (le freselle)

.Ingredienti di tale ricetta per 4 persone sono:

1 kg cozze,2 grossi pomodori,4 pomodorini,1 falda di peperone arrosto, pane casereccio, origano, peperoncino fresco, aglio, olio extravergine e sale.

Infine, secondo una tradizione napoletana, nel giorno di Giovedì Santo , antecedente la Pasqua, si mangia la “Zuppa di Cozze”, perché consigliata da Padre Rocco al Re Francesco i° di Borbone, per evitare di mangiare carne in quel giorno.

Raccomando anche un detto popolare, che suggerisce di mangiare cozze nei mesi senza la lettera "r" (maggio, giugno, luglio, agosto). Questo è vero, perché in questi mesi le cozze sono più saporite e di qualità migliore, poiché non sono in piena fase riproduttiva. 

Le cozze si riproducono principalmente nei mesi invernali, quindi è meglio evitare di consumarle durante quel periodo per garantire la loro qualità

 acquistandole sempre fresche e consumarle al più presto dopo l'acquisto, per godere appieno il loro sapore. 

 



venerdì 18 ottobre 2024

i grattacieli di Napoli


 

43^ puntata delle curiosità di Sasà ‘o Professore
Un’altra eccellenza napoletana da primato, verificata dallo sviluppo in verticale, complice anche la scarsità di aree edificabili, è proseguito ininterrotto durante tutto l'arco del '900, fu la Torre Telecom Italia) il più alto grattacielo italiano, avendo superato l’altezza dei 100 metri. Infatti tra gli anni ottanta e novanta, nell'ambito di una vasta opera di riqualificazione di un'area dismessa di Poggioreale, quartiere di Napoli, si è vista la costruzione del primo gruppo di grattacieli d’Italia e dell’Europa meridionale: il Centro Direzionale di Napoli con circa 15 grattacieli, di altezza compresa tra i 129 e i 70 m.
Una lista dei grattacieli più alti di Napoli ordinati per altezza. generalmente si intende quella strutturale, dal piano stradale al tetto, che tengono conto delle strutture sommitali quali pannelli, antenne, guglie, esistono nella nostra città.
Il grattacielo più elevato di Napoli, quindi, è la Torre Telecom Italia, alta (129 m).
Insomma l’elenco dei grattacieli più alti di Napoli, sono 15 , di cui almeno, 13 sono stati costruiti nel “ Centro Direzionale di Napoli”. mentre gli altri 2 grattacieli furono edificati uno a Via Medina e l’altro nel complesso ospedaliero universitario, sito tra i borghi di Ponte Caracciolo e Santa Croce, della circoscrizione di Chiaiano.
Tali edifici di elevata altezza sono:
1)Torre Telecom Italia, alta 129 metri, comprende 33 piani, la costruzione fu completata il 1995 e fu solo sede di uffici. 2)Torre Enel I, alta 122 comprende 33 piani, la sua edificazione avvenne il 1996. e fu solo sede di uffici.
3) Torre Enel II, alta 122 comprende 33 piani, la sua edificazione avvenne il 1996. e fu solo sede di uffici
4)Torre Francesco, alta 118 comprende 34 piani, la sua edificazione avvenne il 1996. e fu solo sede di uffici 5)Torre Saverio, alta 118 comprende 33 piani,a sua edificazione avvenne il 1996. e fu solo sede di uffici 6)Torre del Consiglio Regionale della Campania, alta 115 comprende 29 piani, la sua edificazione avvenne il 1996. 7)Torre del Tribunale di Napoli, alta 112, 5 metri comprende 29 piani, la sua edificazione avvenne il 1996, per solo uffici.
😎 Ambassador’s Palace Hotel, alta 100 comprende 33 piani, la sua edificazione avvenne negli anni 1954-1957 .
9)Edifio Italgas, alto 88 metri, edificato il 1996 solo per ufffici.
10)Torre del Consiglio Regionale della Campania, alto 88 metri fu solo sede di uffici. 29 piani, edificato il 1996 a. 11) Holiday Inn Hotel, alto 82,6 metri 12) Torre Enel III, alta 75 metri comprende 20 piani, la sua edificazione avvenne il 1996
13) Torre del Secondo Policlinico di Napoli, alta 74 metri comprende 21 piani, sede di uffici e laboratori medici la sua edificazione fu completata nel il 1996
14) Palazzo del Banco di Napoli I° alto 70 metri, comprende 18 piani, sede di solo uffici 15) Palazzo del Banco di Napoli II°, alto 70 metri, comprende 18 piani, sede di solo uffici
Pertanto I due edifici dei 15 su menzionati, noti come i grattacieli di Napoli, non compresi nel Centro Direzionale di Napoli sono:
1)Ambassador's Palace Hotel, già grattacielo della Società Cattolica di Assicurazioni, è un grattacielo di Napoli ubicato in via Medina. L’Ambassador Hotel svetta sul panorama di Napoli. Il palazzo fu realizzato negli anni 1954-1957 su progetto di Stefania Filo Speziale, Carlo Chiurazzi e Giorgio di Simone per la Cattolica Assicurazioni. Esso rappresenta, di fatto, l'avvento delle moderne tecnologie edilizie a Napoli: infatti, il grattacielo, interamente in calcestruzzo armato con tompagnature di colore blu, raggiunge un'altezza di 100 metri, pari a 33 piani. Noto per molti anni come Jolly Hotel, è dal 2009 ritornato alla denominazione originaria, dopo l'acquisizione della società Jolly Hotels da parte della NH Hoteles.
Il terrazzo della sommità, diventava spesso la sala per festeggiare le prime nozze o ricorrenze particolari. L'Ambassador's Palace Hotel fu utilizzato in vari film, come Nel film di Francesco Rosi, Le mani sulla città, l'imprenditore Eduardo Nottola aveva lo studio privato nel grattacielo. Alcune scene del film Il giudizio universale di Vittorio De Sica sono ambientate nel grattacielo, in special modo sul tetto. Il film Diciottenni al sole si apre sul tetto del grattacielo, allora di recente costruzione. Il video della canzone Anema e Core di Pino Daniele è girato sul tetto del grattacielo.

 
 
2)La Torre del Secondo Policlinico è un grattacielo di Napoli, alto 74 metri, ubicato sulla collina dei Camaldoli. Comunemente è detta Torre Biologica, per la presenza, al suo interno, di vari dipartimenti di Biologia, sia Molecolare che cellulare. Progettata tra il 1963 e il 1971 da un gruppo guidato dall'architetto partenopeo Carlo Cocchia, l'edificio si presenta come un alto parallelepipedo nero composto da pareti a facciata continua nel quale s'innestano le finestre; le strisce rosse sulla facciata sono motivi ornamentali. La struttura, interamente in calcestruzzo armato, è alta 74 metri e conta 21 piani. Al suo interno vi sono principalmente dipartimenti di Biologia cellulare e molecolare, Fisiologia, Farmacologia, Igiene, Anatomia umana. Al suo interno sono esposti vari esemplari di microscopi elettronici ed attrezzature di laboratorio in disuso perché obsolete. Per salire ai vari piani vi sono dei vani scale, uno dei quali ospita due ascensori, mentre l'altro un montacarichi.
le immagini sottostanti sono Hotel Ambassodors di via Median
e la torre telecom italia alta 129 metri
 

 





Le scale di Napoli

41^(quarantunesima) puntata delle duriosità storiche                 di Sasà ‘o Professore

Napoli è una città piena di scale, per permettere di poter raggiungere dalle colline il centro e la costa, soprattutto, per esigenze urbanistiche. per il conglobamento di dette zone, alte collinose, ormai divenute parte integrante della città ampliata negli anni.  Le scale di Napoli  sono i più antichi percorsi gradinati della città e il più delle volte, nate grazie all'interramento di torrenti o sorgenti,, che un tempo scorrevano appena fuori dalla città.               Questi percorsi pedonali gradinati furono spesso creati per collegare facilmente le varie emergenze monumentali, soprattutto religiose, come il sorgere  monasteri, ritiri, chiese, lontano dagli agglomerati  popolosi cittadini .                                                Tali viadotti  gradinati a tuttoggi sono considerati dei veri e propri capolavori urbanistici, a seguito. di espansioni fuori dalle mura.   Le prime espansioni che hanno interessato le colline limitrofe, risalgono al XVI secolo. In questo periodo il viceré Don Pedro Álvarez de Toledo, oltre a creare una vasta zona esclusivamente per le guarnigioni spagnole (oggi corrispondente alla zona di Montecalvario), decise di espandere la città verso la collina del Vomero. Per collegare la città bassa e la nascente città alta vennero attuati dei congiungimenti urbanistici caratterizzati da vie gradinate. Le prime realizzazioni di questo tipo furono i Gradoni di Chiaia e le Rampe Brancaccio.       L'ingrandimento della città incluse anche vaste zone fuori dalla porta di Chiaia, mentre tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo, anche i casali agricoli come il Vomero e l’Arenella, esterni alle mura, subirono una grossa evoluzione: che furono direttamente collegato a Via Salvator Rosa , con rampe e la zona venne chiamata da quel periodo, "strada dell'Infrascata".

Dall'altra parte della città il quartiere Chiaia, simbolo delle nuove espansioni ad ovest, fu letteralmente destinato allo svago della nobiltà partenopea e la più nota via gradinata del rione furono i gradoni di Chiaia; che ebbe il compito di agevolare la salita sulla Collina delle Mortelle. Più tardi questi gradoni vennero interrati, assumendo un aspetto di un'unica salita ripida. Tuttavia, nel luglio 2011 le istituzioni hanno deciso di ridare alla città una parte delle antiche gradinate di Chiaia.          Fuori da porta di Chiaia ci fu un'espansione ottocentesca che inglobò, entro il Corso Vittorio Emanuele, le Rampe Brancaccio; servirono anche a collegare le Mortelle con la zona adiacente, congiungendosi anche con le scale del Petraio.         Infine, ulteriori rampe vennero costruite e consolidate nei secoli avvenire, fino al XX secolo; ne sono un esempio quelle della zona dei Miracoli, della Salita Miradois e soprattutto il Moiariello, popolarmente detta "Posillipo dei Poveri".        Da rilevare che da quando è aumentato notevolmente il traffico automobilistico, molte scale. furono interrate o trasformate in semplici disces, per dar maggior viabilità alle carrozze e alla auto.                                                                           Comunque le scale, oltre a quelle più vaste e storicamente rilevanti, sono tutt'oggi esistenti, costituendo oggi come allora, un tipico elemento caratterizzante l'urbanistica di Napoli.             Le 6 (sei) più note scale della città di Napoli sono, quelle che descrivono  alcune  di grandi e medie dimensioni e sono :

1)Salita della Pedamentina                                                           La Pedamentina è un complesso sistema di discese gradinate; con i suoi 414 scalini collega la Certosa di San Martino al Corso Vittorio Emanuele. Questa strada fu iniziata nel XIV secolo dagli architetti Tino di Camaino e Francesco de Vito ma assunse l'aspetto attuale soltanto in seguito; storicamente fu anche usata come mezzo di offesa: più volte venne dotata di sistemi di difesa contro chi intendeva assediare Castel Sant'Elmo.                                                                                           Oggi rappresenta un'importante testimonianza storica ed urbanistica; essa è inoltre interessante anche da un punto di vista paesaggistico, in quanto costeggia gli orti e i giardini della vicina Certosa, oltre ad offrire pregevoli vedute sulla Baia di Napoli


 

 

2)Rampe del Petraio

Le Rampe del Petraio prendono il loro nome dalla natura estremamente pietrosa del territorio su cui sono sorte; al pari di molte altre rampe storiche della città, anche queste affondano le loro radici tra il XVI-XVII secolo. Furono costruite per collegare il Vomero al "nuovo" quartiere di Chiaia, simbolo delle espansioni fuori dalle mura. Le rampe partono dalla Certosa di San Martino (via Annibale Caccavello) e giungono al Corso Vittorio Emanuele, nei pressi del Complesso monastico di Suor Orsola Benincasa. Da tale punto si può proseguire verso le rampe Brancaccio (Via dei Mille) o verso i gradoni di Chiaia.

3)Calata San Francesco

La calata San Francesco è una via gradinata del Vomero che inizia da via Belvedere e termina in via Torquato Tasso per poi continuare fino al Corso Vittorio Emanuele sotto il nome di Salita Tasso; anticamente concludeva il suo percorso molto più in basso: raggiungeva infatti la zona costiera, includendo anche via Arco Mirelli, prima che questa venisse trasformata in una semplice discesa.

Questa lunga scalinata era già presente nel 1775, come testimoniato anche dall'antica e celebre Mappa del Duca di Noja. In origine faceva parte di un piccolo borgo fuori porta, chiamato Casale del Vomero ed era composto soprattutto da case di famiglie nobiliari e cascine rurali.

Il suo vecchio nome (La grande via che discende a Chiaia) venne soppiantato da quello attuale, perché raggiungeva il Complesso di San Francesco degli Scarioni all'Arco Mirelli.

4)Salita Cacciottoli

La salita Cacciottoli viene già citata da Carlo Celano il quale ricorda che l'attuale nome deriva da una villa sorta nel luogo, ad opera della famiglia Cacciuttoli (XVII secolo). Il percorso in questione ha avuto un ruolo urbanistico molto simile a quello assunto dalle Scale della Pedamentina, ovvero quello di collegare la Certosa di San Martino al centro storico della città. La strada è caratterizzata soprattutto da vie gradinate molto ripide. La scalinata passa anche sotto il ponte di via Girolamo Santacroce e termina il suo percorso nei pressi del ponte di Corso Vittorio Emanuele. Quest’ultima scala attualmente versa in un grave stato di abbandono e degrado[

5)Scale di Sant'Antonio ai Monti

La via gradinata in oggetto è il prolungamento di quella dei Cacciottoli. Il percorso si estende nel quartiere di Montecalvario e collega il Corso Vittorio Emanuele con Montesanto.

Le sue origini risalgono al XVII secolo e la sua denominazione trae origine da un'antica chiesa presente in questi luoghi (Sant'Antonio ai Monti del 1607). Le scalinate vennero erette per motivi urbanistici ed assunsero anche una veste monumentale, in quanto si diramavano con un andamento ripido e sinuoso e si svilupparono tra due cortine di edifici.

6)Scale del Moiariello

Il toponimo Moiariello viene da piccolo Moggio, l'unità di misura agraria (moggiariello, moiariello). Infatti tutte le pendici della Collina di Capodimonte rimandano ad una conformazione agreste e Capodimonte, dall'Orto Botanico in via Foria al Real Bosco, tra giardini, orti urbani e Parchi, viene considerato il polmone verde della città.

Altre scale importanti

  • Scalinata di vico Santa Maria delle Grazie (Tondo di Capodimonte)
  • via Cupa Vecchia (nei pressi di piazza San Leonardo al Vomero)
  • Salita Ventaglieri
  • Scale in vico Bernarndo Celentano (quartiere Sanità)
  • Scalone monumentale di Montesanto
  • Gradini Paradiso
  • Pendino Santa Barbara
  • Calata Santi Cosma e Damiano
  • Salita Villanova
  • Gradini Capodimonte
  • Salita Scudillo
  • via del Serbatoio allo Scudillo
  • Scala San Pasquale
  • Gradoni di Chiaia
  • Gradini Francesco D'Andrea
  • Scalinata di via Alessandro Telesino dette Scale di Marruccella
  • Scale pallonetto Santa Lucia

 

Esistono anche due scale famose, che avevano il compito,  un tempo non molto lontano, di superare un dislivello all’interno della città, attualmente chiuse in attesa di un necessario restauro e sono                                                                                                  1) La scala a San Potito, che supera un dislivello all’interno della città., è fatta di gradini e di pianerottoli.
Difatti è l’accesso ,come entrare in un palazzo, per cui i residenti della zona  lo chiamano “Palazzo Spuntatore”, perché spunta in due strade diverse. Salendo fino in cima, dove normalmente dovrebbe trovarsi l’ultimo piano,  troviamo invece un altro portone di ingresso e sbuchiamo in una nuova strada
, pertanto si entra dalla strada di via Enrico Pessina e si esce da un’altra, al parapetto di  via San Potito. in modo che se ci si affaccia, si vedrà l’ingresso delle scale su via Pessina.Descrizione: 🙌🏻
Un tempo è stato rifugio in tempi di guerra, come è riportati in un libro scritto da 
Luigi Incoronato, grande scrittore ingiustamente dimenticato. In questo libro descrive con inimitabile potenza quell'umanità terribile e dolente che si viveva durante le 4 giornate di Napoli,                                          Insomma questa è Napoli è meravigliosa, poiché è tutto e il contrario di tutto, infatti, una scala, che in realtà è un palazzo, un ingresso, che in realtà è anche un’uscita.


 

 

2) L’altra scala è quella di via Acton, che porta da via Acton a Piazza del Plebiscito, pure necessaria per superare il dislivello stradale, ma è attualmente chiusa, perché è ridotta ad una vergognosa pattumiera, dopo  il restauro della Galleria Vittoria, aperta al traffico della città di Napoli nel 1929  durante il Regime Fascista e divenne la più imponente d’Europa. Infatti è Lunga 609 metri,, larga 36 e alta 2.                La Galleria della Vittoria è un importante snodo che collega via Acton, all’altezza del Molo Siglio, con l’incrocio tra via Chiatamone, via Morelli e via Arcoleo.