Capitolo ventunesimo
CHIAIANO – durante gli anni dal 1960 al 1970
CHIAIANO – durante gli anni dal 1960 al 1970
Superato nel bene e nel male il periodo del dopoguerra, la vita quotidiana si andava normalizzando, le varie attività riprendevano a poco a poco a funzionare, non si viveva più nelle ristrettezze economiche, si trovava anche il tempo per ascoltare liberamente i programmi di canzoni e commedie alla radio, si aprivano nuove sale cinematografiche e perfino Chiaiano finalmente ebbe il suo cinema al coperto “il cine-teatro Felix", proprietario era un signore maranese, "Don Antonio Cavallo“, mentre prima di allora per vedere un film si doveva andare nei comuni vicini, a Marano (nelle sale del Cinema Lily o del Cinema Primavera) od a Mugnano di Napoli (nella sala cinematografica “Iris”) utilizzando il tram per arrivarci o si doveva aspettare l’estate e così ammirare qualche vecchio film d’avventura nello spiazzo all’aperto del Cinema Giardino, contiguo dietro il bar di “Zi’ Totonno”, poi diventato Bar Risorgimento dopo un incendio, sulla Strada S. Maria a Cubito.
S'iniziò poi a comprare alcune comodità ritenute necessarie, grazie soprattutto all’utilizzo della cambiale (il pagherò)
S'iniziò poi a comprare alcune comodità ritenute necessarie, grazie soprattutto all’utilizzo della cambiale (il pagherò)
la Cambiale |
con la quale ogni famiglia si poté indebitare ed accedere così ad avere qualche moderno accessorio casalingo, come il fornello a gas con le bombole
I primi fornelli a gas (erano della ditta Triplex) |
Bonbola di gas per cucina (Liquigas) |
(i primi modelli furono la Triplex e la liquigas), mettendo così fuori uso, le vecchie cucine di pietra, dove erano incastrate le fornaci.
(‘e furnacelle di ghisa, che si alimentavano a carbone),
(‘e furnacelle di ghisa, che si alimentavano a carbone),
Fornacella di ghisa (si riempiva di carbone da bruciare) |
il mobilebar con la radio incorporata con il giradischi per ascoltare musica con i dischi a 78 giri.
Mobilebar con radio e giradischi da 78giri |
Verso metà decennio degli settanta fu possibile acquistare la lavatrice ed anche qualche mobiletto da cucina appendibile, il ferro da stiro elettrico ed il relativo tavolo.
Prima lavatrice automatica anni 60 |
Tavolo da stiro |
Con l’avvento delle trasmissioni televisive verso la fine degli anni cinquanta non tutti potevano acquistare il televisore, l’apparecchio, che permetteva di vedere ed ascoltare i primi sperimentali programmi,
I programmi televisivi più famosi furono :
“ Lascia e Raddoppia “ "l’amico degli animali", i telefilm per ragazzi come “Rin Tin Tin” e qualche commedia teatrale più nota. La visione di tali programmi era possibile a Chiaiano solo nel locali dei Partiti politici, che acquistarono gli apparecchi, (degli enormi cassettoni) a rate e chiedevano per assistere alle trasmissioni un modico obolo di cinquanta lire (per il Borgo di Polvica ci pensò il PCI, per quello di Chiaiano e S.Maria a Cubito il PSI e ....... poi la DC.
In somma stava cambiando un’epoca, Chiaiano era collegata con il centro città non più solo dai tram, (ma, dopo varie petizioni condotte in prima linea dal segretario del PCI locale, Giacinto Rossi, di concerto con il parroco, Don Angelo Ferrillo) si ottenne la possibilità di poter utilizzare come trasportI pubblici l’autobus, (il primo autobus fu il 111 barrato, che aveva come percorso Chiaiano, (Piazza Nicola Romano a Polvica, Napoli, a Piazza Garibaldi, passando per il Museo, Via Foria, Via C. Rossarol, Porta Capuana, stazionamento sotto la statua di Garibaldi).
In quei decenni (anni 50 e 60 ed inizio 70) si costruirono nuove scuole pubbliche moderne elementari con annesse palestre e refettori, la prima al Corso Chiaiano “Giovanni XXIII” ed un’altra ai Camaldoli, quella di Nazarerth
Il Paesino, Chiaiano, contava all'incirca seicento famiglie, che erano collocatecon abitazioni lungo il Corso Chiaiano e presso le stradine, che portavano alle due chiese principali. Le altre case erano quelle che ubicate nelle sparse masserie sulle colline dal borgo Tirone fino a Casaputano e masseria delle Gesinelle dei Camaldoli.
Volendo essere esatti si potevano contare circa 1200 famiglie, se si fossero aggiunte gli agglomerati di Santa Croce e dei Camaldoli.
Per lo più le abitazioni erano ad un solo piano o al massimo due, erano state costruite con pietre di tufo scavate sul posto, giacché tutta la zona poggiava su una vasta roccia come una gran piattaforma di sedimenti di ignipirite, accumulati da antichissime eruzioni dei Campi Flegrei. S’incontravano vari palazzi ottocenteschi ed inizio nuovo secolo, con grossi androni ed ampi cortili, dove s’affacciavano gli appartamenti (o meglio come si diceva allora ‘e quartine), formati di due e più stanze concatenate, che avevano generalmente l’entrata su lunghe e sottili balconate, che fuoriuscivano dai muri principali maestri, sorrette da supporti con travi di ferro incastonati su detti muri (maestri) per guadagnare spazio.
Non esistendo un sistema fognario per convogliare le acque reflue sia bianche, che nere, per questo motivo ogni palazzo era dotato di un suo pozzo nero assorbente per ricevere liquami di ogni genere e quindi, poichè facilmente si ripempiva fino all'orlo, occorreva almeno una volta al mese, che lo stesso fosse spurgato. Sul finire degli anni sessanta ci si poté attingere finalmente l’acqua potabile direttamente da rubinetti d’ottone installati con un lavandino nelle proprie case, ciò fu possibile, dopo che fu costruito un moderno efficiente impianto idraulico con nuove condutture per tutto il paese, sufficiente ed adeguato alle necessità della cittadinanza.
Si facevano ristrutturazioni agli appartamenti, ci si dotava di gabinetto in casa, eliminando finalmente il pitale ed i rinali, là dove era possibile si trova un po’ di spazio per adibirlo a zona cucina per il fornello a gas e quando ’era possibile si allestiva anche la stanza da bagno con doccia.
Si entrava pian pianino a far parte della cosiddetta civiltà del boom economico, cambiando anche mentalità da popolo risparmiatore, che sapeva riutilizzare le cose vecchie, anche, fuori moda ad ottenere il passaporto per la mania del consumismo distruggendo ogni cosa dopo l’esaurimento della funzione principale, credendo cosi di essere una generazione evoluta, emancipata al passo dei tempi moderni.
Il lavoro non mancava, i nuovi mestieri s’improvvisavano, e in mancanza di normative per la sicurezza, accadevano morte bianche, come quella, che capitò ad un giovane manovale, un certo Ciro Marigliano, utilizzato come carpentiere muratore, nel realizzare l’impalcatura, (per procedere alla costruzione della sopraelevazione di un piano alla palazzina degli Schiattarella nei pressi del Municipio tra Via Napoli e Corso Umberto I), che perse la vita precipitando da una scala, senza reti di protezione nell’atto di perforare con un palo di ferro ed un maglio il muro maestro per ficcare un palo di sostegno. Ricordo con grande stupore e dispiacere quella vita strozzata, il sangue raggrumato sul selciato dell’entrata del palazzo, che fuoriusciva da sotto il lenzuolo bianco, che fu messo sopra per coprire il cadavere.
Sono passati tantissimi anni da quella visione indimenticabile, ero appena un ragazzo anche, perché fu il mio primo approccio con la morte improvvisa di un giovane lavoratore, (le cosiddette morti bianche) che mi fece capire come quanto era difficile e pericolosa la vita degli operai in genere senza alcuna tutela ed inesperienza.
Senza ulteriore precauzione il lavoro della sopraelevata continuò e fu edificato il secondo piano alla palazzina, com’é tuttora, e se, non erro, il buco, che quel poveretto stava praticando sul muro maestro frontale, s’intravede ancora sul balcone del lato destro a suggellare quell'iniqua morte di un giovane improvvisato muratore. Non essendoci alcun piano urbanistico edificatorio, si costruirono senza particolari licenze di costruzione casette e palazzotti lungo tutti gli spazi delle strade principali, che lo permettevano e quindi da paesino prettamente rurale, divenne una cittadina moderna vivibile con i tutti i conforti necessari per una vita tranquilla e serena, anche se fu classificata dispregiativamente periferia, paese dormitorio.
In quegli anni l’unica cosa, che rappresentava la continuità col passato erano le tradizioni con i suoi appuntamenti annuali, che puntualmente avvenivano come se fossero sanciti da norme di legge.
Le feste parrocchiali, con le processioni liturgiche per il paese e quella ormai divenuta stabile, la famosa festa dell’Unità del P.C.I. locale, che sfociavano tutte alla fine della serata conclusiva con un concertino strumentale con esibizioni canore di artisti (così erano chiamati i cantanti) professionisti e dilettanti. Erano occasioni attese e partecipate da tutti, ragazzi, fanciulli, anziani d’ogni ceto sociale era un modo di stare insieme e vivere nella speranza di un futuro, che appariva roseo in un clima di pace e serenità
Continuerà con nuovi capitoli appena sarà possibile
E’ gradito un commento d'incoraggiamento a proseguire
Complimenti.
RispondiEliminaCarmen
Letto con molto interesse.
RispondiEliminaPensavo al fatto che il felix ora è una multisala...
molte di queste cose me le racconta mio padre.mi racconta del suo primo giradischi e di quando x andare al cinema doveva spostarsi verso salerno.
RispondiEliminacome sempre grande ò professò
Professo', insieme ai complimenti per il modo con cui hai impostato il blog, ti ricordo la mia richiesta di ricercare i vari passaggi di proprietà della cave di Chiaiano, se non è di incomodo. Ma so che la cosa ti intriga e farai in modo di colmare questa lacuna.....
RispondiEliminaGrazie.
Ferdinando
Un bellissimo ed istruttivo blog.
RispondiEliminaGrazie professore.
Un caro saluto