giovedì 24 novembre 2011

ricordo di Enzo Morfino


Per ricordare il mio amico Enzo Morfino

Eravamo coevi con l’amico Enzo. Siamo stati nella nostra fanciullezza compaesani, in altre parole abbiamo vissuto entrambi nella grande, ma piccola, Chiaiano, nei pressi della meravigliosa, Selva dei Camaldoli, dove trascorrevamo liberi, durante l’estate, di correre e attraversare gli erbosi sentieri avvolti da castagneti quasi inaccessibili. In quel periodo gli anni Cinquanta, frequentavamo la scuola dell’obbligo, indossando il famigerato grembiulino nero ( ‘o mantesine) con il fiocco di vario colore, che indicava il tipo di classe, che si frequentava. Con tutte le privazioni del periodo, vivevamo sempre in spensieratezza la nostra fanciullezza, stimandoci e fraternizzando tra noi. Ci univa una forte solidarietà mista ad una umanità insegnataci dai nostri genitori e dai sani principi cristiani che ricevemmo dall’indottrinamento religioso.
Dopo questa parentesi fanciullesca e dopo l’adolescenza trascorsa con
impegno proficuo a studiare, ci perdemmo di vista, c’incontrammo con il caro Enzo Morfino alla fine degli anni sessanta., appena dopo aver servito, io la patria come militare e lui pronto ad iniziare la sua professione di Medico. Ci frequentavamo la sera, dopo che lui faceva studio, che esercitava in un casa sulla Strada S. Maria a cubito e rievocavamo, così, il tempo trascorso con la sua solita verve sarcastica ed ironica. Ci sfrogolavamo durante la prima elezione del Consiglio Regionale, negli anni Settanta,, nella quale lui pronunciava la famosa battuta “ volevano abbattere la Dc. Buono a sapersi ma non ci riuscirete”, rivolto al sottoscritto, che era di parere ed avviso contrario ed opposto. Sempre nel massimo reciproco rispetto, data la nostra buona fede, nelle nostre convinzioni. Nei primi anni Settanta, ci fu il periodo delle partite di scopone a casa di Giogo, Suo cugino Biagio Festa, fino a tarda sera con gli abitudinari amici “ ‘o mascarone ‘e funtana (come lui l’appellava,) alias Gianni Lotti, e Gino ‘e Carmela, detto ‘o muscesurde) alias Luigi di Stefano,
Erano partite sfiziosissime con intercalari espressivi di sfottò ripetitivo che ricordarli sono ancora simpatici nei toni con i quali erano proferiti: Ne ricordo qualcuno , ? 'O venille frische , quando si lanciava sul tavolo da gioco una carta nuova di cui si era convinti che la coppia avversaria non ne aveva, e si continuava, “E’ stuppata a lava”, per indicare che non si sarebbero fatte più scope, o l’altra famosa “ ‘ncignamme ‘a votta nova” per dire, che si tentava di giocare una carta nuova di cui non si conosceva la buona riuscita o meno. Ricordando il tutto era un vero spasso, era pure il tempo del campionato del mondo di calcio della partita Italia Brasile vinta dall’Italia 4 a 3 a città del Messico, che ci portò in finale e convenimmo di seguire la finale tutti a casa del sottoscritto con altri amici preparando nell’eventuale vittoria lo sparo di fuochi di artificio dal mio balcone che affacciava anch’esso sulla strada Via S.Maria a Cubito a Chiaiano.
Fu una gran delusione generale l’Italia perse, ci consolammo con il mio solito the delle ore cinque, che preparavo con una sola bustina, facendolo scaricare al massimo e schiarendolo con molto limone e zucchero.
Ci si divertiva con poco, non avevamo pretese , sapevamo affrontare la vita con spirito giusto, come ci aveva insegnato la vita di quei tempi.
Lui non c’è più , ma vive nel ricordo di tutti noi , in special modo nel mio come parte della mia fanciullezza e gioventù.