Curiosità storiche e mitologiche. Posti e luoghi di Napoli. Mestieri antichi napoeltani. Poesie in Napoletano. Racconti dialogici tra i due alter-ego dell'autore del blog: Sasà (lo scansafatiche, l'es) e il professore (il saggio, il super-io) sullo sfondo di una Napoli con le sue bellezze e contraddizioni.
sabato 25 gennaio 2014
Gonfalone e stemma della regione Umbria
Gonfalone della Regione Umbria |
Il Gonfalone regionale della Regione Umbria è il simbolo regionale rappresenta infatti i tre ceri di Gubbio che, ogni 15 maggio, facendo rivivere una tradizione antichissima, vengono portati fino al Monte Ingino nella famosa "Corsa dei Ceri"; una corsa dal fascino magico che per la sua fama è divenuta ormai anche un evento mediatico noto in Italia e nel mondo.
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Lo stemma della Regione Umbria raffigurai in sintesi grafica i tre ceri di Gubbio, di colore rosso, delimitati da strisce bianche, in campo argento di forma rettangolare
La bandiera dell'Umbria prende spunto dal gonfalone disegnato dagli architetti Anselmi, vincitori del concorso nel 1971, che descrissero il simbolo con queste parole:
« Ci premeva [...] che stemma e gonfalone divenissero segnali di quel territorio [l'Umbria, ndr], e che quindi rispecchiassero lo spirito, le tensioni, l'atmosfera, i colori di quei luoghi che ancora vivono di profonde valenze medievali. » |
Il simbolo della bandiera rappresenta i tre ceri della Corsa dei Ceri che si tiene ogni anno a Gubbio in provincia di Perugia il 15 maggio di ogni anno in onore di Sant'Ubaldo Baldassini, la bandiera è entrata ufficialmente in vigore con la L.R. 18 maggio 2004, n.5.
Lo stemma e la bandiera della regione sono ufficialmente definite dai seguenti articoli:
« Lo Stemma della Regione è costituito da elementi geometrici raffiguranti in sintesi grafica i tre ceri di Gubbio, di colore rosso, delimitati da strisce bianche, in campo argento di forma rettangolare, come rappresentato nel bozzetto allegato, che forma parte integrante della presente legge. » |
(L.R. 18 maggio 2004, n.5 art.2) |
« La Bandiera della Regione è formata da un drappo di forma rettangolare, del colore del Gonfalone, con al centro lo Stemma di cui all' articolo 2, di dimensioni pari a tre quinti dell'altezza della Bandiera stessa, con la scritta "Regione Umbria" in rosso nel quinto inferiore. »
mercoledì 15 gennaio 2014
Publio Virgilio Marone
Biografia di Virgilio
Publio Virgilio Marone, in latino Publius Vergilius Maro nacque ad Andes (Mantova),Il 15 ottobre 70 a. C. – morì a Brindisi, il 21 settembre 19 a.C.; è stato uno dei più famosi ed apprezzati poeti latino-romano .
L'epitaffio, che si può leggere sulla sua tomba a Napoli è il seguente:
Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope; cecini pascua rura duces
Epitaffio che, secondo una leggenda, questa frase sarebbe stata dettata dallo stesso Virgilio in punto di morte. Letteralmente si può tradurre così: "Mantova mi generò, la Calabria mi rapì, mi tiene ora Napoli; cantai i pascoli, le campagne, i comandanti".
Ritratto di Publio Virgilio Marone |
Publio Marone, meglio noto come Virgilio, il somma poeta dell’Eneide, era considerato un taumaturgo, un talismano per eccellenza per la città di Napoli, nonché il protettore più santo.
Le sue doti taumaturgiche gli derivavano dai suoi studi e da conoscenze misteriose sull’origine sacra e mitica della sirena Partenope, per cui era soprannominato Virginiello (verginello) a parte l’aspetto femmineo ( era vir = uomo, orgas = fanciulla), ma era considerato il continuatore di Partenope e quindi dopo la sua morte avvenuta durante l’equinozio del 19 settembre a. C. fu venerato come un grande benefattore con periodiche processioni alla sua tomba.
La sua fama si propagò oltre le alpi, (era come suol dirsi), un esperto di ars matematica, uno strologo , un mago con strabilianti imprese, come la scoperta del bagni di Pozzuoli, che guarivano ogni patologia, fino al famoso uovo cosmico di Castel dell’Ovo.Che traeva origine dal mitico Palladio, talismano della città di Troia.
Tomba di Virgilio a Napoli |
Tomba di Virgilio nel parco Virgiliano a Napoli |
La sua fama si propagò oltre le alpi, (era come suol dirsi), un esperto di ars matematica, uno strologo , un mago con strabilianti imprese, come la scoperta del bagni di Pozzuoli, che guarivano ogni patologia, fino al famoso uovo cosmico di Castel dell’Ovo.Che traeva origine dal mitico Palladio, talismano della città di Troia.
Finì il suo culto e la sua adorazione, quando fu sparsa la voce dalla Chiesa di allora, che era un negromante, consacrato ad arti diaboliche, definendolo temibile stregone adoratore di satanasso e fu sostituito dai santi Agrippino e poi San Gennaro.
domenica 12 gennaio 2014
Gonfalone e stemma della Regione Calabria
Stemma della Regione Calabria |
Lo stemma della Regione Calabria, raffigurato nel immagine sovrastante, è racchiuso in una cornice ovale, è inquartato in croce di Sant'Andrea, con le seguenti figure disposte con riferimento a chi le guarda: nel quarto alto il pino laricio, poggiante si una linea dritta; nel quarto in basso una colonna con capitello dorico, poggiante su una linea ondulata; nel quarto di sinistra la croce bizantina; nel quarto di destra una croce potenziata. I colori delle singole raffigurazioni sono: verde in campo d'oro per il pino, azzurro in campo d'oro per la colonna, nero in campo d'argento per le due croci.
Legge Regionale n. 6 del 15 giugno 1992
Origini e Simbologia dello Stemma calabrese : Il pino laricio rappresenta le bellezze naturali della regione. La colonna ricorda l'età della Magna Grecia. La Croce Bizantina, ricorda l'impero bizantino di cui la Calabria ha fatto parte. La Croce Potenziata, già presente negli stemmi della Calabria Citra e della Calabria Ultra, ricorda il valore dei crociati calabresi durante la prima crociata
Origini e Simbologia dello Stemma calabrese : Il pino laricio rappresenta le bellezze naturali della regione. La colonna ricorda l'età della Magna Grecia. La Croce Bizantina, ricorda l'impero bizantino di cui la Calabria ha fatto parte. La Croce Potenziata, già presente negli stemmi della Calabria Citra e della Calabria Ultra, ricorda il valore dei crociati calabresi durante la prima crociata
Gonfalone della Regione Calabria |
Il Gonfalone della Regione Calabria, invece è raffigurato su un drappo di colore blu, con la scritta "REGIONE CALABRIA" in colore oro e reca al centro lo stemma, di cui sopra, della Calabria. Ha una foggia regolare movimentata alla base da una doppia curvatura, prima concava e poi convessa. All'innesto del puntale sull'asta del gonfalone è annodato un nastro con i colori della bandiera nazionale.
sabato 11 gennaio 2014
Gonfalone e stemma della Regione Sardegna
Gonfalone ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna |
Il
IL Gonfalone e lo stemma della Sardegna è un drappo d'argento con la croce di rosso accantonata con quattro teste di moro, cornice ovale dorata ed è accompagnato da un cartiglio " Gonfalone e lo stesso con il nome ufficiale della regione.
Bandiera dei quattro mori, diventata dal 1999 la bandiera ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna. |
La Bandiera dei quattro mori (Sos battor moros in sardo logudorese, Is cuattru morus in sardo campidanese Li quattru mori in sassarese e gallurese, Els quatre moros in catalano, I càtru mori in tabarchino) è la bandiera ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna..
« campo bianco crociato di rosso con in ciascun quarto una testa di moro bendata sulla fronte rivolta in direzione opposta all'inferitura. » |
(Legge Regionale 15 aprile 1999, n. 10; Art. 1) |
Storicamente invece la fronte è rivolta verso l'inferitura. Di origine medievale, è composta dalla Croce di San Giorgio e da quattro teste di moro bendate, rappresentanti i 4 re musulmani sconfitti dagli aragonesi durante la battaglia di Alcoraz avvenuta in Spagna.
È storicamente legata alla bandiera dell'Aragona e alla bandiera Testa Mora, della vicina isola della Corsica.
Durante i secoli i mori furono raffigurati in diverso modo: senza benda, con benda sugli occhi o sulla fronte, a destra o a sinistra, o coronati.
Alla metà del settecento invece si stabilì l'iconografia che continuò a perdurare fino al 1999: bandiera di San Giorgio, con in ogni quarto una testa di moro, con benda negli occhi, in direzione dell'inferitura.
Bandiera tradizionalista della Sardegna fino al 1999 |
Forse il significato di ciò potrebbe relazionarsi agli atteggiamenti del governo piemontese verso la popolazione isolana. Nel 1952 lo scudo dei quattro mori bendati negli occhi divenne bandiera ufficiale della Regione autonoma ed ornava in oltre il suo gonfalone (decreto del Presidente della Repubblica del 5 luglio 1952).
Una legge regionale apposita nel 1999 portò, dopo studi approfonditi, a cambiare la bandiera dei quattro mori dalla versione del Regno Sardo-Piemontese a quella che orna tuttora un quarto dello stemma d'Armi della Provincia spagnola di Aragona ma con i mori opposti all'inferitura (significato: I sardi non devono più guardare e piangere, senza dimenticare, il passato ma pensare a costruire un futuro migliore per la Sardegna).
Il Partito Sardo d'Azione adotta la bandiera come proprio simbolo, secondo il modello Savoia su drappo quadrato. Sardigna Natzione riprende invece solo la croce, nera in campo bianco.
IL SIGNIFICATO della bandiera dei quattro mori, però, ha poco a che vedere con le sue origini. È infatti più plausibile che l'effige del moro decapitato stia ad indicare la vittoria dei sardi sui saraceni. Gli arabi infatti erano il terrore del mondo occidentale e come un'onda inarrestabile conquistavano l'intero mediterraneo, sconfitti solo da Carlo Martello a Poitiers e dai sardi in Sardegna. Testimonianza di ciò è anche il fatto che, in versioni precedenti, ai mori venisse posta la benda sugli occhi, proprio a voler sottolineare il loro status di sconfitti.
Una legge regionale apposita nel 1999 portò, dopo studi approfonditi, a cambiare la bandiera dei quattro mori dalla versione del Regno Sardo-Piemontese a quella che orna tuttora un quarto dello stemma d'Armi della Provincia spagnola di Aragona ma con i mori opposti all'inferitura (significato: I sardi non devono più guardare e piangere, senza dimenticare, il passato ma pensare a costruire un futuro migliore per la Sardegna).
Il Partito Sardo d'Azione adotta la bandiera come proprio simbolo, secondo il modello Savoia su drappo quadrato. Sardigna Natzione riprende invece solo la croce, nera in campo bianco.
IL SIGNIFICATO della bandiera dei quattro mori, però, ha poco a che vedere con le sue origini. È infatti più plausibile che l'effige del moro decapitato stia ad indicare la vittoria dei sardi sui saraceni. Gli arabi infatti erano il terrore del mondo occidentale e come un'onda inarrestabile conquistavano l'intero mediterraneo, sconfitti solo da Carlo Martello a Poitiers e dai sardi in Sardegna. Testimonianza di ciò è anche il fatto che, in versioni precedenti, ai mori venisse posta la benda sugli occhi, proprio a voler sottolineare il loro status di sconfitti.
venerdì 10 gennaio 2014
Gonfalone della regione Sicilia
La Sicilia, prima regione ad ottenere uno statuto di speciale autonomia, è stata l'ultima a dotarsi il 28 luglio 1990 di stemma e gonfalone ufficiali. La bandiera predisposta nel 1995 aveva al centro uno stemma ricalcante il modello definito da una proposta di legge del 1982 (poi decaduta), inquartato con le armi normanna (1°) e sveva (2°) della Sicilia, la triquetra (3°) e l'arma aragonese (4°). Esso è simile ma non uguale a quello che compare sul gonfalone adottato nel 1990 differenziandosi solo per l'ultimo quarto (Sicilia aragonese con pali e aquile anziché Aragona con i soli pali). Tale bandiera, ancorché usata dalle istituzioni, non ebbe grande seguito e nel 2000 fu definitivamente sostituita dalla più fortunata versione seguente.
Stemma e gonfalone erano stati adottati con la legge regionale n. 12 del 1990, approvata dall'Assemblea regionale siciliana, su proposta del parlamentare regionale e storico Giuseppe Tricoli.
Gonfalone ufficiale della Regione Sicilia |
Bandiera armeggiata riproducente lo stemma regionale, adottato con la succitata legge del 28 luglio 1990, in uso fin dal 1990, confermata e resa ufficiale dalla legge regionale del 4 gennaio 2000. Proporzioni 2/3. La triquetra, con la testa della Medusa, tre gambe rotanti e spighe di grano, è emblema tradizionale siciliano, comparso a più riprese sulle bandiere (ad es. sui vessilli dei napoleonidi del Regno di Napoli, sui tricolori siciliani del 1848, sulle insegne degli indipendentisti nel secondo dopoguerra). È antichissimo simbolo siculo risalente al IV secolo a.C. che appariva sulle monete delle città liberate dai tiranni.
Bandiera con lo stemmo della Triquetra ( simbolo della Sicilia) La Trìscele (Triskele o Triskell, conosciuta anche con il nome grecizzato di Triskelion, in araldica Triquetra, sebbene con significato più particolare, a volte erroneamente Trinacria) è una raffigurazione di un essere con tre gambe (dal greco τρισκελής), più generalmente tre spirali intrecciate, o per estensione qualsiasi altro simbolo con tre protuberanze ed una triplice simmetria rotazionale Triquetra siciliana ritrovata aPalma di Montechiaro (Ag) Questa Triscele di terracotta di quel periodo è conservata nel Museo Archeologico di Agrigento. L’isola fu quindi chiamata Triquetra, Trichelia, Trinakìa con un solo significato: terra con tre alti promontori (Peloro, Pachino e Lilibeo) a raffigurazione triangolare. La triscele, come simbolo della Sicilia, era inizialmente la testa della Gòrgone (o della più specifica Medusa), i cui capelli sono serpenti, dalla quale si irradiano tre gambe piegate all'altezza del ginocchio. La Gòrgone è un personaggio mitologico, che secondo il poeta greco Esiodo era ognuna delle tre figlie di Forco e Ceto: Medusa (la gòrgone per antonomasia), Steno (la forte), Euriale (la spaziosa). Un'altra versione della testa è quella di una donna, forse di una dea, in taluni casi raffigurata con le ali per indicare l'eterno trascorrere del tempo, contornata da serpenti per indicare la saggezza. I serpenti in seguito sono stati sostituiti da spighe di frumento, a voler significare la fertilità della terra dell'Isola (i serpenti furono sostituiti con spighe di grano dai Romani per simboleggiare il suo status di "granaio" di Roma). |
giovedì 9 gennaio 2014
Gonfalone della Regione Emilia Romagna
Gonfalone della Regione Emilia Romagna |
Il gonfalone della Regione Emilia Romagna
Legge Regionale regola anche la forma, le dimensioni e il colore del gonfalone:
"Il gonfalone della Regione Emilia-Romagna consiste in un drappo di seta di un metro e un metro per settanta centimetri, di colore bianco, contornato in oro, terminante a punta rivolta verso il basso. All'interno è riprodotto lo stemma della Regione con sotto evidenziata la scritta "Regione Emilia-Romagna" sormontata da una lista di colore rosso".
Infine, la legge stabilisce che il gonfalone venga conservato nella sala della Giunta regionale e potrà essere esposto in occasioni stabilite, per esempio in occasione di avvenimenti e ricorrenze che rivestano particolare importanza e solennità ai quali il Presidente abbia stabilito la presenza della Regione.
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Bandiera con Stemma della Regione Emilia Romagna |
mercoledì 8 gennaio 2014
Gonfalone della regione Lombardia
Gonfalone della Regione Lombardia |
Bandiera introdotta verso il 1978 e mai resa ufficiale per legge, nonostante sia molto popolare e largamente usata dalle istituzioni regionali. I colori sono d'ispirazione naturalistica. L'emblema centrale rappresenta la trasposizione grafica della "rosa camuna", frequente nelle incisioni rupestri della Val Camonica e vuol collegare la cultura lombarda all'Europa poiché analoghe forme rupestri - di significato ancora incerto - si ritrovano anche in altre zone del continente. La bandiera ricalca lo stemma regionale, quadrato, stabilito con legge regionale il 12 giugno 1975 insieme al gonfalone (sul quale la rosa camuna è rappresentata insieme a una complessa raffigurazione del Carroccio.
Questa è la rosa camuna, è una delle più famose incisioni rupestri risalente a una antica civiltà quella dei Camuni che vissero durante l'Età del Ferro.
Questo simbolo si trova nel Riserva nazionale delle Incisioni Rupestri a Capo di Ponte in ValCamonica, che gli ha dato poi il nome
Il simbolo ufficiale della Regione è una Rosa camuna bianca in campo verde ed è la stilizzazione di un'incisione rupestre ritrovata sulle rocce della Valcamonica, lasciata dalla civiltà dei Camuni, che testimonia la storia millenaria e la cultura antica della regione. L'utilizzo e le caratteristiche del simbolo e del logo "Regione Lombardia" sono regolamentati da un'apposita legge regionale. Il motto ufficiale della Lombardia è: "Una regione per fare".
Gonfalone ufficiale della Regione Lombardia |
Questa è la rosa camuna, è una delle più famose incisioni rupestri risalente a una antica civiltà quella dei Camuni che vissero durante l'Età del Ferro.
Questo simbolo si trova nel Riserva nazionale delle Incisioni Rupestri a Capo di Ponte in ValCamonica, che gli ha dato poi il nome
Il simbolo ufficiale della Regione è una Rosa camuna bianca in campo verde ed è la stilizzazione di un'incisione rupestre ritrovata sulle rocce della Valcamonica, lasciata dalla civiltà dei Camuni, che testimonia la storia millenaria e la cultura antica della regione. L'utilizzo e le caratteristiche del simbolo e del logo "Regione Lombardia" sono regolamentati da un'apposita legge regionale. Il motto ufficiale della Lombardia è: "Una regione per fare".
martedì 7 gennaio 2014
la Regione della Valle d'Aosta
Gonfalone con stemma della Regione Valle d'Aosta |
VALLE D'AOSTA
Regione Autonoma Valle d'Aosta / Région Autonome Vallée d'Aoste
uff. dal 2006
La Valle d'Aosta, già compresa nel Piemonte (come provincia dal 1927), fu separata nel secondo dopoguerra, ottenendo nel 1948 lo statusdi regione autonoma previsto dalla Costituzione repubblicana.
La bandiera nero-rossa era in uso già negli anni '50 del secolo XX, ma è diventata ufficiale molto più tardi, grazie a una legge regionale del 16 marzo 2006. La bandiera legale non deve portare alcun stemma né scritta. Pertanto, il modello osservato a partire dal 1995, mutuato dal gonfalone, con il campo rosso all'asta e al centro lo scudo di nero al leone d'argento armato e linguato di rosso (arma del ducato del XIII secolo), è oggi da considerarsi abusivo. Anche lo stemma e il gonfalone, in uso almeno dagli anni '60 del XX secolo dovettero aspettare a lungo per essere ufficialmente riconosciuti e regolamentati (il decreto presidenziale è del 13 luglio 1987).
Lo stemma della Regione Autonoma Valle d'Aosta è così blasonato: Di nero, al leone d'argento armato e linguato di rosso. Timbrato da una corona di regione[13]. È stato aggiunto, forse per un'errata interpretazione delle cuciture di tenuta, un bordino dorato. Dal 1947lo stemma caratterizza anche tutte le targhe automobilistiche dei veicoli immatricolati in Valle d'Aosta.
Il 30-31 gennaio 1948 l'Assemblea Costituente discusse e approvò il disegno di legge costituzionale concernente lo Statuto Speciale per la Valle d'Aosta. Il 26 febbraio venne promulgato lo Statuto Speciale.
Nel 1981 venne approvato il nuovo "Ordinamento finanziario della Valle d'Aosta". Il provvedimento prevedeva in origine di assegnare alla Regione Autonoma i 7/10 dei tributi riscossi dallo Stato in Valle d'Aosta, ma un emendamento portò a 9/10 la quota spettante alla Regione.
venerdì 3 gennaio 2014
gonfalone della Regione Campani
Secondo la motivazione ufficiale, lo stemma della Campania è ispirato alle insegne della Repubblica marinara di Amalfi.
La prima bandiera di Amalfi fu quella della Repubblica marinara omonima, caratterizzata dalla croce di Malta[11] su campo azzurro (XII secolo).
Successivamente, nel XIII secolo, fu adottata la bandiera del comune, la quale vedeva un fondo azzurro con una banda obliqua di colore rosso da sinistra verso destra, accanto a quella antica a croce maltese.
Nel 1971, la regione Campania riadattò il primo simbolo utilizzandolo così nella propria bandiera che divenne ufficialmente uno scudo sannitico argento con banda rossa obliqua da sinistra a destra su campo azzurro (di tonalità diversa rispetto a quello della bandiera amalfitana).
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