Decreto Istitutivo del Comune " Chiaiano ed Uniti" |
Curiosità storiche e mitologiche. Posti e luoghi di Napoli. Mestieri antichi napoeltani. Poesie in Napoletano. Racconti dialogici tra i due alter-ego dell'autore del blog: Sasà (lo scansafatiche, l'es) e il professore (il saggio, il super-io) sullo sfondo di una Napoli con le sue bellezze e contraddizioni.
venerdì 17 maggio 2019
giovedì 25 aprile 2019
IL CARCIOFO , e le sue foglie
La cosca , il simbolo di riferimento (il carciofo)
Il carciofo è come una società segreta ( una Cosca ) |
L’ortaggio a cui fanno riferimento le associazioni malavitose, è
“ Il \carciofo”.
Se pensiamo al termine Siciliano di “ Cosca” che risale al tardo latino, per identificare la costola della foglia, o meglio l’insieme di foglie , che stanno a proteggere il nucleo, la parte più importante del carciofo.
Quindi le cosche mafiose fanno riferimento all’insieme di foglie del carciofo, che formano varie cerchie, quelle più esterne proteggono dalla vista d quelle più interne, in modo da mantenere la segretezza, come lo è Cosa Nostra, appunto una società segreta.
Le foglie (cosche) esterne, cioè i delinquenti di strada, sono considerati carne da macello, che vanno a riscuotere il pizzo ed eseguono a loro volta i lavori di bassa macelleria e passano la maggior parte della loro vita in galera o fuggendo dai killer rivali.
Le foglie esterne a loro volta, impediscono la vista del nucleo centrale per cui non si riesce ad inoltrarsi verso l’interno ed impediscono di arrivare al “cuore” del cosca, ai capi di Cosa Nostra, che rimane segretissimo e la cui conoscenza e visibilità è ristretta a pochissime persone.
Questa struttura finalizzata al mantenimento della segretezza serve non solo a proteggere i propri membri dalla legge, ma anche a nascondere ciò che ha sempre garantito la crescita ed il prosperare dell’organizzazione, cioè i legami con il potere politico, economico e uomini delle istituzioni.
Dunque l’ortaggio, il carciofo, è come “ Cosa nostra” è una società segreta, come per esempio lo furono la carboneria e la massoneria.
domenica 21 aprile 2019
'A Pastiera napoletana
La Pastiera Napoletana |
La pastiera è il dolce per eccellenza pasquale, ed è realizzata nelle case napoletane da una ricetta che si tramanda da madre in figlia esclusivamente il giovedì o il venerdì santo, per essere pronta per gustarla a fine pranzo della domenica del giorno della santa Pasqua, accompagnata da un buon limoncello, liquore fatto anchesso in modo artigianale.
La tradizione prevede un rito particolare, in occasione di questa ricorrenza, consistente nel modo seguente: prima di iniziare il cosiddetto ”Pranzo Pasquale”, il capo famiglia o il più vecchio dei commensali impartisce una formale benedizione, un rituale, che si fa con un rametto d'ulivo, simboleggiante la pace, bagnato nell'acqua benedetta, ritirati precedentemente la Domenica delle Palme nella Chiesa territoriale di appartenenza, e solo dopo si passa alla degustazione delle varie portate dei cibi preparati per la festa di Pasqua, compreso il dolce finale ( la Pastiera).
La pastiera napoletana. è, quindi una squisita leccornia, definita una specialità o meglio una squisitezza , per cui qualsiasi dolce pasquale impallidisce al suo confronto per la sua fragranza e dolcezza.
La sua nascita è legata ad un’antica leggenda di Origini pagane.
Il mito della Pastiera Napoletana, era noto già dall’epoca romana o forse addirittura greca, quando, secondo la leggenda, sj celebrava un misterioso culto, durante il quale la popolazione locale delle cosiddette Fratrie, ( i primi agglomerati di famiglie residenti sulla nascitura “Neapolis”), portava alla sirena Partenope i 7 (sette) doni più preziosi che possedevano per ringraziarla per le sue esibizioni canori. .
La leggenda , Infatti, narra che :
Parthenope, la sirena greca, che sulle sponde del Golfo di Napoli aveva fissato la sua definitiva dimora per la mitezza del clima e della meravigliosa visione della bellezza della sua costa, ad ogni primavera, appariva stesa sull’isolotto di Megaride al popolo di “Neapolis” e lo allietava con la sua voce incantatrice, con canti d'amore e di gioia di vivere,
La sirena Partenope nel golfo di Napoli |
Il canto della Sirena era così soave e generoso di emozioni che i “ Neapolitani” la vollero ringraziare per questo prezioso dono, offrendole quanto di più prezioso essi possedevano.
I sette doni di ringraziamento per le melodiose prestazioni canore della sirena, come propiaziatrice di un futuro pieno di amore e di una persistente gioia di vivere, erano portati da Sette fra le più belle giovani della Città, in rappresentanza delle sette principali "fratrie", alla bellissima Parthenope.
La Sirena Parthenope, felice di questi 7 doni, li portò al cospetto degli Dei per mostrare loro la Generosità e l'Amore del popolo napoletano e questi, inebriati essi stessi dal canto soave della Sirena, mescolarono i doni e crearono la Pastiera
Sicuramente vorrete conoscere quali furono i 7 (Sette) doni che mescolati diedero vita alla famosa Pastiera Napoletana. e sono poi divenuti i suoi principali ingredienti, nonché sono il simbolo di ciò che sa offrire il popolo napoletano, l’amore,la gioia di vivere, grazie alla prodigalità della natura e saperlo dividere con chiunque.
I suoi ingredienti fondamentali, quindi, per aversi una buona Pastiera napoletana, di questa specialità di Napoli, sono:
latte, ricotta di pecora,uova, chicchi di grano, frutta candita,e scorza d’arancia e di limone, acqua di fiori d’arancio, spezie, varie in polvere. Il tutto da sormontare con le striscioline di frolla e poi da cuocere in forno, con spolverata di zucchero a velo finale., che simboleggiano :
la farina, ( la forza e l'abbondanza della campagna);
la ricotta, (l’omaggio dei pastori e delle pecore che pascolavano libere nei campi);
le uova, (il simbolo di vita che sempre si rinnova);
il grano tenero, bollito nel latte (come simbolo dorato della vita germogliante e rafforzato dal primo alimento della vita);
l'acqua di fiori d'arancio,( l'omaggio più profumato della Terra);
le spezie, ( l’omaggio dei popoli più diversi, che a Neapolis sempre trovano accoglienza);
lo zucchero, (per esprimere la dolcezza che il canto di Parthenope, ora la canzone napoletana) racchiude e che dona all'Universo.
La decorazione, infine, sulla pastiera quella ufficiale, quasi come fosse la firma della città di Napoli, sta nel mettere delle striscioline di frolla, che sormontano l’impasto trasversalmente e devono essere complessivamente in numero di sette (quattro in senso verticale e tre in quello orizzontale formando una grata a croce greca, che rappresenta la planimetria della città di “Neapolis”, così come ancora oggi si presenta con i tre Decumani e con i Cardini che li attraversano in senso trasversale; rappresentando così, in maniera simbolica, l'offerta alla Sirena Parthenope e agli Dei, dell'intera Città stessa, come sublime e collettivo atto di devozione.
La Pastiera Napoletana nella sua forma ufficiale |
La pastiera napoletana è in definitiva un dono divino, che solo Napoli, da quel tempo lontano e per sempre nei secoli avvenire, ha il privilegio di riprodurre tale squisitezza dolciaria da condividere anche con il Mondo intero.
!
E, come e da sempre risaputo, alle origini della Storia o leggenda c'è sempre un fondo di verità dei popoli.
sabato 23 febbraio 2019
Le varie "CLeopatra" della storia
Le varie "CLeopatra" della storia
Cleopatra, la regina egiziana più nota della storia, fu Cleopatra VII meglio nota come Cleopatra Thea Philopatore, che nacque ad Alessandria d'Egitto nel 69 a.C. era la figlia del faraone Tolomeo XII e alla morte del padre, avvenuta nel 51 a.C., viene costretta a sposare il fratello dodicenne Tolomeo XIII, come era uso della Dinastia Tolemaica, con il quale ascese al trono divenendo Regina.
Il fratello però, durante il terzo anno di regno, incoraggiato anche dai suoi consiglieri, uno dei quali pare fosse il suo amante, esiliò la giovane sorella , Cleopatra, che trovò rifugio in Siria.
La storia annovera ben 8 (otto) Cleopatra, tutte della dinastia dei Tolomeidi egiziani, di cui 7 furono regine del Regno d’Egitto, mentre l’ultima, Cleopatra VIII , che è ricordata come Cleopatra Selena, fu ugualmente una regina, ma di Numidia e Mauretania, quando sposò, per volere di Ottaviano, Giuba II che era il Re di tali territori.
Le altre 7 Cleopatra, regine d’Egitto furono:
Cleopatra I Regina d'Egitto sposa di Tolomeo V |
Cleopatra I - nota come Cleopatra Thea Epifanie- |
Cleopatra I, figlia di Antioco III il Grande e Laodice III, nota come Cleopatra Thea Epifanie, della stirpe Seleucide , che sposando Tolomeo V Epifane entrò a far parte della dinastia dei Tolomei e fu per questo Regina d’Egitto) (ebbe tre figli – Tolomeo VI Filometore – Cleopatra II Filometore e Tolomeo VIII Filometore. Alla morte del marito avvenua il 181 a.C., Cleopatra Thea Epifanie, governò il regno d'Egitto con il figlio Tolomeo VI Filomentore, per volontà di un trattato di amicizia che sanciva legami protettivi al potere dei nuovi Signori di Roma. (nacque il 215 a.C. e morì il 173 a.C.
Cleopatra II - nota come Cleopatra Filometore Soteira |
Cleopatra II,
Cleopatra II, era Figlia di Tolomeo Ve di Cleopatra I, ricordata come Cleopatra Filometore Soteira, sposò il fratello Tolomeo VI ed alla morte dello stesso, continuò a regnare con il figlio Tolomeo VII, Neo filopatore dal 145 a.C al 132 a.C.; – poi dal 131 a.C. - 127 a.C. continuò a regnare sposando l’altro suo fratello Tolomeo VIII, noto come Evergete – ed infine regnò dal 124 a.C.-116 a.C.(con Tolomeo VIII e con sua figlia Cleopatra III Evergete) .
Ebbe 5 figli (col primo marito, Tolomeo VII, col Secondo marito, Tolomeo VIII Evergete, i figli Tolomeo Eupatore, Cleopatra Thea , Cleopatra III Evergete e Tolomeo Menfite)
Cleopatra III, figlia di Tolomeo VI Filometore e Cleopatra II, nota come Cleopatra Evergete Filometore Soteira, sposò lo zio Tolomeo VIII, e regnò l'Egitto dal 127 a.C. fino alla sua morte, sia col marito, Tolomeo VIII e prima ancora con la madre Cleopatra II e poi con i propri figli Tolomeo IX e Tolomeo X.
Cleopatra III ebbe 5 figli – Tolomeo IX – Tolomeo X – Cleopatra Trifena – Cleopatra IV e Cleopatra Selena . (nacque il 160 a,c. e morì il 101 a.C. )
Cleopatra IV, Figlia di Tolomeo VIII e Cleopatra III, nota come Cleopatra di Antiochia, sposò il fratello Tolomeo IX Latiro cacciata dalla madre Cleopatra III , sposò inseguito il Re di Siria e di Antiochia Amtioco IX (ebbe un solo figlio – Antioco X).
Cleopatra V, Figlia di Tolomeo VIII e di sua sorella Cleopatra III, .nota come Cleopatra Selene, sposò come da rito tolemaico il fratello Tolomeo IX e fu regina d’Egitto.
Dal loro matrimonio nacquero una figlia, Berenice III e due figli, Tolomeo XII ed un altro, chiamato anch'esso Tolomeo.
Dopo la morte di Tolomeo IX che si era rifugiato a Cipro e per pacificare i contrasti con la madre Cleopatra III si risposò con Antioco VII che era Re della Siria,ed era vedovo della sorella Cleopatra Trifena . In seguito come regina della Siria fu sposa ancora di altri due re, succedutosi a regnare per la loro uccisione. Quindi fu sposa dei sovrani Siriani, Antioco IX, e del suo nipote Antioco X , figlio di Cleopatra IV e Antioco IX).
Cleopatra V , detta Selene, con il matrimonio con Antioco X , infine ebbe due figli Antioco XIII e Seluco VII.
Cleopatra VI, Figlia naturale di Tolomeo IX, nota come Cleopatra Trifena, sposò il fratellastro Tolomeo XII intorno all’80 a.C., che fu poi cacciato nel 58 a.C., e da quel momento fu elevata Regina d’Egitto.
Ebbe una sola figlia , Berenice IV . con la quale condivise la reggenza del regno fino alla sua morte., accudì dopo l’esilio del marito, i 4 figli illegittimi dello stesso,( CleopatraVII, Arsinoe IV, Tolomeo XIII e Tolomeo XIV
Cleopatra VII con il viso di Elisabetta Taylor |
CLEOPATRA VII, figlia del faraone Tolomeo XII Aulete e di una donna sconosciuta. Alcuni storici considerarono Cleopatra figlia dell'omonima Cleopatra VI Trifena, sorella e unica moglie conosciuta di Tolomeo XII, era nota come “Cleopatra Tea Neotera Filopatore e dal 34 a.C.con il titolo aggiuntivo di Nea Iside, fu famosa come la Grande Cleopatra. che tutti ricordano.
Fu l’ultima regina della dinastia tolemaica, perché alla morte del padre,Tolomeo XII, (51 a. C.) e in conformità del testamento da lui lasciato, salì al trono in età di 17 o 18 anni, come la maggiore dei quattro figli illegittimi, avendo associato nel potere il meno giovane dei fratelli, Tolomeo XIII, fanciullo di circa dieci anni.
(nacque il 100 a.C e morì il 57 a.C. )
Cleopatra VII, con l’arrivo di Cesare nella guerra contro il triumviro Pompeo, che dopo aver sconfitto gli egiziani, uccise anche il giovane faraone Tolomeo e fu riconosciuta come Regina d’Egitto e, secondo la tradizione in uso, ebbe ufficialmente 3 mariti ( Tolomeo XIII e Tolomeo XIV , suoi fratelli, mentre suo marito effettivamente fu solo Marco Antonio, con cui procreò 3 (tre) figli, (una coppia di gemelli, Alessandro Helios – Cleopatra Selene, e Tolomeo Filadelfo). Il quarto figlio lo ebbe con il suo primo amante principale , Caio Giulio Cesare, è fu il suo primo parto, noto come Tolomeo Cesare, detto Cesarione.
Per non correre rischi, il Princeps, Ottaviano Augusto, fece uccidere dapprima Cesarione, dodicenne figlio di Cesare, poi quasi certamente anche Alessandro Helios e Tolomeo Filadelfo, figli di Marco Antonio, scomparsi nel nulla a Roma ancora ragazzini.
Andò meglio alla gemella di Alessandro, Cleopatra Selene, della quale si occupò Ottavia, seconda moglie di Antonio.
Cleopatra VII, non fu mai di fatto sovrana unica dell'Egitto, avendo consecutivamente regnato insieme al padre (Tolomeo XII Aulete), al fratello (Tolomeo XIII Teo Filopatore), al fratello-marito (Tolomeo XIV) e al figlio (Tolomeo XV Cesare).
Dei quattro figli di Cleopatra solo la femmina riuscì a condurre un’esistenza relativamente normale, mentre i maschi furono accomunati da un tragico destino.
La causa della loro disgrazia fu Ottaviano Augusto, genio politico ma uomo infido, ipocrita e meschino, pronto a tutto pur di non mettere in pericolo il proprio potere.
Per non correre rischi, il "Princeps" fece uccidere dapprima Cesarione, dodicenne figlio di Cesare, poi quasi certamente anche Alessandro Helios e Tolomeo Filadelfo, figli di Marco Antonio, scomparsi nel nulla a Roma ancora ragazzini.
Si riporta per discendenza della dinastia Tolomeica anche :
Cleopatra VIII - nota come Cleopatra Selene II |
Cleopatra VIII, figlia di Cleopatra VII e di Marco Antonio, nota come Cleopatra Selena II, che era gemella di Alessandro e come gli altri fratelli alla morte dei genitori, fu affidata ed adottata da Ottavia, seconda moglie di Marco Antonio, fu dunque l’ultima donna dei Tolomei a regnare.
Soltanto Cleopatra Selene, non ebbe una morte violenta come i suoi fratelli, ma fu scelta da Ottaviano Augusto per darla in sposa come segno di magnificenza al re della vicina terra di Numidia.
Divenuta adulta, quindi Cleopatra VIII, Ottaviano la dette in sposa a Giuba II, re d Numidia, il che rese di conseguenza la giovane donna, regina di Numidia e Mauretania.
Dal matrimonio nacquero forse tre figli, ma si ha certezza assoluta solo della sorte del figlio Tolomeo, che regnò sulla Mauretania fino al 40 d.C., quando venne ucciso da Caligola, che pose così fine alla lunga e gloriosa dinastia tolemaica.
giovedì 31 gennaio 2019
Il bidet. storia e curiosità di una tradizione tutta italiana
Lo strano arnese, come lo definirono i Piemontesi nel loro registro di catalogazione dei mobili ed attrezzi, trovati nella Reggia di Caserta, nell’acquisire tale monumentale edificio, (dopo l’ unificazione dell’Italia nel 1860). lo classificarono, assolutamente ignari della sua funzione “Oggetto sconosciuto a forma di chitarra”, non era altro che il “Bidet “
Il bidet attecchì ed ebbe fortuna in un Paese diverso da quello che gli ha dato i natali, infatti, fu inventato in Francia nel Diciassettesimo secolo ed ebbe la sua fortuna in Italia, perché ritenuto utilissimo. mentre non ebbe la stessa sorte nel resto del mondo.
L’invenzione del Bidet risale al 1710 e fu installato per la prima volta nell’abitazione della famiglia reale francese; successivamente, tale accessorio sanitario entrò anche in circa cento stanze da bagno di Versailles, dove però sembra che rimase pressoché inutilizzato.
Versailles ( i giardini della reggia) |
Il suo presunto inventore, Christophe Des Rosiers, ne installò uno, per prova, presso la residenza del Primo Ministro francese ad uso della moglie, Madame De Prie. Grazie alle memorie dell’allora Ministro degli Esteri – nonché amante di Madame De Prie – che nel 1726 racconta di essere stato ricevuto dalla signora, imbarazzatissimo, mentre era a cavallo di uno strano sgabellino a forma di violino, la prima testimonianza su questo sanitario da bagno è giunta fino ai nostri giorni.
La Reggia dI Caserta |
Qualche decennio più tardi il bidet fece ingresso trionfale anche in Italia: la regina di Napoli, Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, se ne fece installare uno nel suo bagno personale nella Reggia di Caserta. ( si narra infine, che il bidet ( portabile) non fu negato nemmeno a Maria Antonietta di Francia mentre si trovava in carcere nelle convulse ore che precedettero la ghigliottina.
l bidet di Maria Carolina di Napoli alla Reggia di Caserta, |
il primo Bidet in uso in Italia
Quindi il bidet è una parola francese derivata dalla radice bid, ovvero piccolo, e originariamente usata per indicare il pony – l’omonimia è legata sia alla somiglianza della posizione della cavalcata con quella dell’utilizzo del sanitario, sia al fatto che i primi utilizzatori se ne servivano per pulirsi dopo essere andati a cavallo.
Le prime attestazioni fanno risalire la nascita del bidet, in Francia, con una prima versione portatile, conservato sotto il letto assieme al vaso da notte. I primi utilizzatori furono altoborghesi e nobili: un ritratto famoso di Louis-Léopold Boilly, per esempio, mostra una giovane aristocratica francese a cavalcioni di un bidet.
Il ritratto di Louis-Leopold Boilly |
il bidet –fu tilizzato quindi, in Francia dalle donne, che lo cavalcavano, come fosse, appunto, un cavallino – è un’invenzione tutta rococò, comoda evoluzione di una bacinella, sagomato secondo la forma del numero 8.
I primi antichi Bidet piortabili |
il Bidet non era altro che un mobiletto portatile, che pareva un cavallino per bambini, ma in realtà era uno strumento per curare l’igiene intima e per questo non fu recepito in un primo momento per la sua funzione primaria ( la pulizia delle parti intime) perchè trovato nei bordelli parigini fu ritenuto a torto, per molto tempo, che avesse una presunta funzione anticoncezionale dei lavacri, affrontati spesso con una miscela di acqua e aceto, con il fine di eliminare il pericolo di una gravidanza,
I bigotti, che risiedevano in tutti i paesi anglofoni, infine, associavano i bidet ai bordelli e alle prostitute, e lo percepivano come elemento misto ad un alone di scabrosità. E pertanto si ebbe al quel tempo una repulsione sociale per l’uso del sanitario
Nel dopo la guerra, infine, quando si iniziarono a montare i primi impianti idrici domestici negli appartamenti, il bidet si spostò dalla camera da letto al bagno e divenne un accessorio fisso e non più amovibile.
Attualmente, stando agli ultimi dati disponibili, i bidet sono comuni ed in uso in Italia, Portogallo, Grecia e Spagna, e nel nostro paese, l’Italia, in modo specifico, il bidet è stato reso obbligatorio con il Decreto Ministeriale del 5 luglio 1975, che all’articolo 7 recita: “Per ciascuno alloggio, almeno una stanza da bagno deve essere dotata dei seguenti impianti igienici: vaso, bidet, vasca da bagno o doccia, lavabo”)
Una tipica stanza da bagno |
Per completezza di informazione si può affermare che quasi nessuno, invece, usa il bidet in Germania, Regno Unito e Stati Uniti, soprattutto per le ragioni sopra citate.
lunedì 21 gennaio 2019
I rasoi e la rasatura
Soluzione del Quiz di Sasà “O Prufessore” del 20 gennaio 2019.
E’ una curiosità, che interessa principalmente tutti gli uomini, si fa per dire tranne a quelli del popolo dei Longobardi ( uomini dalle lunghe barbe), che non conoscevano né i rasoi a mano libera, né quelli cosiddetti , rasoi di sicurezza.
I LOngobardi |
Nel secolo scorso, infine, i seguaci di Fidel Castro . i Barbudos (nome con cui furono identificati i rivoluzionari cubani del Movimento del 26 luglio) a causa delle lunghe barbe, che portarono durante i combattimenti, avendo deciso di non radersi fino a che non avessero vinto la loro guerra di liberazione.
I Barbudos cubani di Fidel Castro |
Nel 1770,il coltellinaio francese JeanJacques Perret, pubblicò la sua opera -La Pogonotomie. La Pogonotomia è l'arte del radersi e nasce dalle parole greche πώγων pogon (barba) e τέμνω témno (tagliare),
Il rasoio di sicurezza alla Perret è principalmente una variante di un rasoio a mano libera con la lama racchiusa da una protezione che agevola lo scorrimento sulla pelle e allo stesso tempo impedisce alla lama di affondare.
Rasaio alla Perret |
Con tale sistema di sicurezza detto alla Perret, quindi, i rasoi iniziarono ad essere prodotti e commercializzati nel 1820 in Inghilterra nella zona di Sheffield già famosa per la produzione di lame per rasoi a mano libera.
Solo,però nella seconda metà dell'800 iniziano ad essere commercializzati rasoi in cui la lama ed il manico hanno una forma a T , tuttora mantenuta negli attuali prodotti in commercio.
Bisogna arrivare al 1880 al brevetto dei fratelli Kampfe negli Stati Uniti, come l’attuale modello che prevede una protezione per la pelle e utilizza una lametta rimovibile a singolo filo.
Tale tipo di rasoio di sicurezza, infine, fu conosciuto ed indicato in tutto il mondo con il Brevetto del rasoio a lamette usa e getta della ditta di king Camp.Gillette solo però, agli inizi del 1900 (erano lamette economiche) e la loro definitiva commercializzazione avvenne nel 1903 con questa nuova tipologia di rasoio.
Il primo rasoio Gillette del 1900 |
Rasoio gillette prodotto nel 1927 |
Nel 1921 il brevetto della Gillette sulle lamette decade e questo permette ad altri produttori di iniziare a produrre lamette.
Alcune ditte Italiane produssero e commercializzarono lamette con nomi di grandi campioni dell’epoca . Come La famosa “ lametta Bartali Superveloce”.
Lamette Bartali superveloce |
Curiosità storica del perché di tale trovata : In Italia dopo la fine della Guerra, l’intera nazione non era pacificata. C’era un clima di approcci alla nuova democrazia, i campi del contendere divennero in primis quello politico e ideologico, in seconda ma non secondaria istanza quello sportivo. In un paese non ancora “nel pallone”, era il ciclismo lo sport più popolare.
Con la stessa veemenza con cui si militava nel PCI o nella DC, ci si schierava per il devoto Bartali (a cui va comunque il merito di avere contribuito a calmare gli animi con la sua vittoria al Tour del 1948, avvenuta in concomitanza con l’attentato a Togliatti) o per lo scomunicato Coppi, colpevole di avere abbandonato la moglie per la famosa Dama Bianca.
La classe e i risultati sportivi di due campioni del calibro di Fausto Coppi e Gino Bartali, capitati nello stesso momento storico e per anni accesi contendenti, furono manna dal cielo non solo per quotidiani e riviste, ma anche per i consumi più vari. Celeberrime, e oggi ricercate dai collezionisti, sono le lamette da barba “Coppi” e “Bartali”, prodotte da aziende concorrenti che utilizzavano i ritratti di uno e dell’altro campione sulla confezione.
Lamette Bartali e Coppi prodotte negli anni 1950 |
La pubblicità delle lamette Bartali, nel 1950, con un sillogismo cristallino paragonava la “Bartali superveloce, lama fuoriclasse”, a “Bartali: campione fuoriclasse”. Inutile aggiungere altro. La più sottile metafora della velocità era lasciata alla fantasia del lettore-consumatore.
Nel1974 divenne famosa la Ditta “ BIC “ , con l’avvento della plastica a basso costo, introdusse in Europa i rasoi usa e getta. oltre alla sola lametta anche a gettare l'intero rasoio dopo l'utilizzo, poiché tranne le lame, era costruito con materiali di plastica.-
Rasoi Bic usa e getta confezione del 1974 |
L’ultimissima creazione riguardo i Rasoi e del loro utilizzo è quella dei Rasoi a striscia lubrificante.che consistono i speciali rasoi moderni con testine equipaggiate con una striscia di materiale lubrificante, tipicamente” Glicole Polietilene, che facilita lo scorrimento della testina sulla pelle e previene quindi irritazioni.
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