venerdì 23 giugno 2023

Il Terzo Scudetto della squadra del Napoli

Il Terzo Scudetto del Napoli

 


 la squadra del Napoli

Campione di Italia anno 2022/2023

 

 
 


 

Il numero tre, o meglio come si pronuncia in numero ordinale, “terzo”, a Napoli, in questo periodo ha un significato gratificante per aver raggiunto un risultato eccellente, Il TERZO SCUDETTO, da far entusiasmare un’intera cittadinanza, mentre chi è stato l’artefice, lasciando la squadra, ha prodotto amarezza e tanta delusione, perché anche se è felice di ciò che ha prodotto, ha lasciato uno stato d'insicurezza andando via per non tornare più. Il riferimento è la travolgente vittoria del torneo di calcio, della squadra napoletana, il Napoli, e al suo principale artefice, l’allenatore, Luciano Spalletti, che è dimissionario, convinto che tale successo è unico. Altri simili episodi si sono riscontrati in varie epoche della storia di questa città, Napoli, specie in alcuni dei suoi regnanti, che pur avendogli dato splendore e grandezza durante la loro permanenza, utilizzando il numero 3^, ossia il terzo, aggiunto al loro nome, sono andati via.

 

Chi furono questi illustri personaggi storici, eccoli a descriverli.

 Il primo Re che utilizzò il numero 3 (Terzo) in aggiunta al nome "Carlo"fu:

Re Carlo III. D'Angiò-Durazzo, (nipote di re Carlo II d'Angiò e cugino di Giovanna I. d'Angiò), fu detto il re della Pace, o il Piccolo. - Nacque da Lodovico di Durazzo e da Margherita Sanseverino, la data e il luogo della nascita, sarebbe avvenuta verso il 1345 a Napoli, mentre la morte avvenne a Visegràd, in Ungheria, il 24 febbraio 1386, lontano da Napoli.

 Fu Re di Napoli, quindi, con il nome di Carlo III, (dal 1382 e dal 1385) ma, anche, Re d'Ungheria con il nome di Carlo II detto il Breve, perché durò poco. Fu, inoltre, Principe d'Acacia, dal 1383 e Re titolare di Gerusalemme.

Dopo la sua morte gli succederanno entrambi i figli sul trono di Napoli, Ladislao e poi Giovanna, entrambi, però, moriranno senza figli legittimi, determinando in questo modo la fine del dominio angioino sul Regno di Napoli.

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Il secondo re che utilizzò il numero 3° (Terzo) in aggiunta al nome di Carlo fu:

 

                                                                                 Re di Napoli, Carlo III di Borbone
 

 Il Re Borbone, Carlo III, l’altro RE, anch’esso, governante del regno di Napoli dal 1734 al 1759, che si pregiò del numero Terzo, cosi ricordato con tale nome, mentre in realtà era l’ottavo (8°) Re Carlo, dei vari regnanti napoletani, essendo come, Re Carlo VII. Asburgo – Borbone di Spagna e quando lasciò Napoli, divenne Re Carlo III di Spagna e così fu ricordato sempre pure dai napoletani. Tale errore di nomenclatura avvenne, quando fu incoronato dal papa Clemente XII, Re di Napoli come Carlo VII, perché nel computo non si tenne conto del Re francese " Carlo VIII di Valois" che nun durò neppure un anno come Re di Napoli, mentre lui  regnò Napoli dal 15 maggio 1734 al 10 agosto 1759.
Re Carlo Terzo di Borbone fu un mecenate dell’arte, amato e idolatrato dal popolo napoletano, soprattutto per la costruzione delle grandi opere, quali Il teatro San Carlo, il Palazzo Reale di Caserta, il Palazzo Reale di Capodimonte e opere monumentali come i Ponti della Valle dell’acquedotto in Maddaloni, l’Albergo dei Poveri in piazza Carlo III a Napoli.                      Re Carlo III lasciò la città di Napoli, con grande rammarico dopo averla conquistata e amata con ardimento e vigore. Purtroppo lasciando Napoli ebbe una serie d’insuccessi e morì a Madrid il 1788.

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Infine anche un Re dei Savoia, è ricordato con questo numero, (3° = terzo) dopo il suo nome, Vittorio Emanuele.

 

                               Vittorio Emanueele III, Re d'Italia
  

Vittorio Emanuele III è una figura di RE particolare, ritenuto e considerato, il Re Soldato, il Duce supremo e Comandante in Capo dell’Esercito Italiano.  Nei suoi quarantasei anni di regno dette il proprio consenso a fare guerre in ogni continente, iniziando già dal 1911 con la guerra Italo/Turco,                 per continuare con la conquista della Libia (le immense regioni desertiche della Tripolitania e della Cirenaica) e nell’occupare alcune isole del Dodecanneso nel mare Egeo, nella Prima guerra Mondiale del 1915/1918 e infine in quella della seconda durata dal 1939 al 1945. 

 Vittorio Emanuele III, assicuratosi la protezione dell’esercito americano,    il 13 ottobre 1943 dichiarò financo guerra alla Germania e senza abdicare affidò al figlio Umberto il compito di governare quella parte della nazione, che si trovava sotto il controllo alleato, (in sostanza l'Italia Meridionale). Nel giugno del 1944 Vittorio Emanuele III, screditato per l’appoggio fornito alla dittatura fascista, appena, dopo la liberazione di Roma, fu costretto dai partiti antifascisti a nominare il figlio, Umberto II di Savoia, Luogotenente generale del Regno, nomina caldeggiata dall’Ex Presidente della Camera “ Enrico De Nicola “ per evitare l’immediata abdicazione e la fine della monarchia.                         

La “Luogotenenza del figlio” durò fino al 9 maggio 1946, quando in vista delle elezioni il re, Vittorio Emanuele III, fu indotto dai suoi consiglieri all'Abdicazione e Umberto II di Savoia, fu proclamato Re d’Italia e tenne il trono meno di un mese, poiché il Referendum del 2 giugno, a maggioranza sancì la vittoria della “Forma Repubblicana dello Stato Italiano” e la sconfitta della Monarchia ponendo fine al Regno d’Italia.
Dopo l’abdicazione Vittorio Emanuele III, non fece una bella fine, dopo la svolta di Salerno si ritirò a Napoli, sulla collina di Posillipo nella villa Rosebery e la mattina era solito mettersi sugli scogli antistanti alla villa a pescare, subendo lo sfotto dei pescatori napoletani, che lo sbeffeggiavano dicendogli, “ Vittò’ finarmente ti si luvata chella curona ‘e merda ‘a capa” (Vittorio, finalmente te la sei tolta quella corona di cacca dalla testa!)
 Dopo l’esito del Referendum nel “ giugno 1946” esiliò definitivamente ad Alessandria d’Egitto, ospite del re Faruk (regnante a quell’epoca del territorio egiziano), dove morì il 28 dicembre 1947 con il titolo di Conte di Pollenzo, esattamente quattro giorni prima dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana il 1° gennaio 1948.

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 In conclusione della mia riflessione storica sul numero 3 (terzo) non si è avuto mai subito un altro buon successo, speriamo che mi sbagli e tutto andrà per il verso giusto per la squadra del Napoli nel futuro.








 

giovedì 8 giugno 2023

Il mito della Mozzarella

Vuoi sapere come si ottenne per la prima volta la Mozzarella ?

Vi incuriosisce chi la scoprì e la propose per la prima volta?

Vi viene l’acquolina in bocca, non vi faccio più aspettare, ve lo dico prontamente.





Mozzarella di bufala Campana

L’origine della Mozzarella

Un’antica leggenda, giunta fino ai nostri giorni, narra che Prometeo avrebbe predetto a Giove, che da lui sarebbe nata una figlia di nome Pale ed a Lei, il Fato non potendole offrire l’immortalità, perché ninfa, in cambio le avrebbe donato, non solo una lunga e straordinaria giovinezza ed il potere di regnare su tutta la natura selvatica, ma anche affidato un grandissimo segreto, che non avrebbe mai dovuto rilevare ad alcuno, neanche agli dei.
Il sommo padre Giove, temendo quella profezia, quando nacque Pale, per proteggerla, la trasferì in segreto presso una località incantevole, che allora era denominata Campania Felix, ed ordinò alle ninfe dei boschi di accudirla e di insegnarle come pascolare le bufale, che vivevano selvaggiamente.
All’alba d' ogni giorno Pale così si dedicava alla mungitura delle bufale, che pascolavano allo stato selvatico nelle paludi, e la sera, dopo un laborioso e complesso procedimento, solo da lei conosciuto, si accingeva alla filatura della cagliata, che ella otteneva dal latte munto.
Il segreto della Mozzarella si è perduto nei secoli. Quello che noi riteniamo fosse quello originario, si può dire che consiste nel fatto che dal morbido impasto perlaceo della cagliata, Pale né “ mozzava “ dei pezzi di forma sferica ed otteneva la preziosa mozzata di bufala (l’antica denominazione della mozzarella di bufala).
La ninfa, poi dopo averla preparata con cura e riposta in canestri di vimini, la ornava con ramoscelli di mirto ed altre erbe aromatiche, che n' esaltavano il sapore: tale prelibatezza era riservata esclusivamente alla mensa degli dei.

Mozzarella di bufala campana






Pietanza  "  La caprese "  (a base di mozzarella e pomodoro)