Il Mito del Mandorlo in Fiore
Acamante e Fillide |
Il Mandorlo in fiore |
la Vall dei Templi (Agrigento)i fiori del mandorlo che danno il benvenuto alla primavera |
Curiosità storiche e mitologiche. Posti e luoghi di Napoli. Mestieri antichi napoeltani. Poesie in Napoletano. Racconti dialogici tra i due alter-ego dell'autore del blog: Sasà (lo scansafatiche, l'es) e il professore (il saggio, il super-io) sullo sfondo di una Napoli con le sue bellezze e contraddizioni.
Il Mito del Mandorlo in Fiore
Acamante e Fillide |
Il Mandorlo in fiore |
la Vall dei Templi (Agrigento)i fiori del mandorlo che danno il benvenuto alla primavera |
Comm’ a ‘nu criature
E’ ‘nu bellu canille, sfeziuse è comm’a ‘nu criature, è ‘nu Maltese, pecchè subbete te fa annammurà, tene 'nu culore janche ‘e primma qualità.
Si te cunosce, se fa accarezzà’ e po’, cu’a lenguella soja, te vene alleccà’, pecchè è cuntente e capisce ca pe’ te , è deventate ‘nu tesoro, ca prezze nun tene.
Po’ cu ‘a curella aizata, pare ca te salute, te gira attuorne senza se stancà’. Comma si te vulesse parlà e guardannete, te vulesse ringrazià’.
E’ ‘na cumpagnia, ca nun te può cchiù privà’, pa 'a priezza, ca te fa pruvà’ E' ‘nu giuiello assaje ‘mpurtante,ca t’appartene, e pirciò nun può cchiù farne ammene
E’ ‘nu canille belle, ca se fa amà’, se po’ ‘nu pezulle ‘e mela, se dà, e assaje cuntente e te fa capì, e abbjanne ca sule, nun vo' restà’.
Se chiamme pe’ nomme. Mirò, le piace a cumpagnia, pirciò. Si te ne iesce, e restà sule, tene fra li tante qualità, cu ' zampetelle, areta ‘a porta, ‘o truove a t’aspettà’.
quanne resta sule, e sente coccherune c'adda trasì areta ‘a porta, ‘o truove a t’aspettà’.
E’ Balletti fatti in Casa
Quando nel dopoguerra, la gioventù dell’epoca, non disponendo di sale da ballo, le attuali “Discoteche” o spazi di ritrovi all’aperto o al coperto, dove incontrarsi per stare insieme, per ballare o per impegnare il tempo libero, si utilizzano a turno le stanze della propria casa, permettendolo i genitori, e si dava vita ai cosiddetti “Balletti fatti in casa”.
Tali occasioni di svago erano voluti e permessi, che servivano a creare quella atmosfera di cordialità e affetto di quella giovane generazione.
Come si
allestivano una volta, i balletti fatti in
casa ?
Scelta la stanza, per lo più, la più spaziosa, le pareti della stanza da
adibire al balletto erano coperte con carta da parati, colorata a disegni a fiori, come dettava la tendenza di
allora.
Le sedie e i mobili, più ingombranti, venivano accatastati e schiacciati contro
il muro delle parete per creare più spazio possibile, ma anche la coreografia per lo svolgimento delle danze.
Si ballava al suono di un giradischi o quello di un improvvisato complessino musicale degli stessi
partecipanti..
Durante il balletto le mani di lei cingevano il collo di lui e quelle di lui si
appoggiavano morbidamente sui fianchi di lei, ma a volte scivolavano un poco
più in basso, e nessuna se ne lagnava poi più di tanto....
i balli erano lenti, anzi, lentissimi. gli slow e il tipico tango, mentre altre volte si
danzavano quelli veloci per dimostrare
che si era aggiornati, come quelli in voga del momento, il Rock and Roll, la Samba, la Rumba e il Cha
Cha.
Generalmente ci si teneva stretti , la guancia premuta sulla guancia
dell'altro, con lo strofinio del corpo appena percettibile.
Le luci soffuse, illuminavano e scaldavano gli ingenui amori, appena nati.
In cucina la mamma implorava, spesso, il marito e gli diceva : "perché non
vai a dare una occhiata ai ragazzi ?" "no no...vacci tu”, le rispondeva quasi sempre: “ sei autoritaria,
e a te, stanno a sentire.
E sul più bello, proprio nel momento in cui le bocche stavano finalmente per intendersi,
arrivava la mamma di chi aveva organizzato la festicciola, con le aranciate, i
panini e i pasticcini con qualche bicchierino di vermouth.
Qualche viso tutto arrossato, qualche fronte imperlata di sudore, qualche
camicia stropicciata per i focosi abbracci, ero lo scenario che si notava.
Che botte di adrenalina...quello sì che era uno sballo!
Entro le 8 (dicasi ore 20), poi, ognuno a casa propria !
Negli anni di fino “decennio Sessanta”, alcuni giovani, che avevano frequentato
le scuole superiori, si associarono e dettero vita a ritrovi culturali,
fittando appartamenti sfitti. Il primo ritrovo di tal genere, nel nostro
quartiere, Chiaiano, fu quello all’ex Corso Umberto I°, difronte all’ufficio
postale, poi ci fu quello di Viale Bunel e infine, quello nei sottoscala di un
moderno palazzo all’inizio della via, santa Maria a Cubito. Nei giorni
festivi tali ritrovi diventavano vere e
proprie sale da ballo da soddisfare le esigenze di incontrarsi e di stare
insieme.
Ricordando quel periodo, se qualcuno mi chiedesse "quali sono stati i migliori anni della tua vita?" Risponderei : sono quelli vissuti con certe emozioni, che te le porti dentro tutta la vita. In tutte le età dunque esistono anni migliori, importante che quando ti capita di pensarci, mbè....il cuore ha un battito in più.