martedì 11 ottobre 2011

janni dell'uorte

JANNI DELL’UORTE
(traduzione di una lirica cinquecentesca, in lingua napoletana arcaica e un poì' in dialetto torrese , per meglio farne capire il senso di questa villanella)



Andiamo dalla parte dell’orto ( giardino, orticello dietro casa) se mi chiederai
Che tutto quello che faccio per te ( il mio corteggiamento) è tutto perduto ( non serve a niente)
Non sono muto ( io parlo )
Nemmeno scemo o scimunito (Non sono come i Paputi, incappucciato aderente ad una congrega Te lo grido in faccia
Io so come sei tu ( ho capito come la pensi nei miei confronti)
Non me la tolga questa frenesia, (mania)
Non ci guadagno niente, ciò è risaputo(è conosciuto)
Non sono muto ( io parlo)
Nemmeno scemo o scimunito (Non sono come i Paputi, incappucciato aderente ad una congrega
Te lo grido in faccia
Io so come sei tu ( ho capito come la pensi, come me)
Dall’altra parte (ad ogni buon conto) la mia speranza ( la mia certezza)
Occorre un po’ di tempo per essere capito
Non sono muto ( io parlo)
Nemmeno scemo o scimunito (Non sono come i Paputi, incappucciato aderente ad una congrega
Te lo grido in faccia<
Io so come sei tu ( ho capito come la pensi, come me)
Te lo dico in questo momento ( ora).dico il vero
Che una spina ti pungerà il piede (io sono sincera
E so con chi ce l’hai.
Te lo grido in faccia<
Io so chi sei tu ( ho capito come la pensi , come me)


Non sono muto ( io parlo)
Nemmeno scemo o scimunito (Non sono come i Paputi, incappucciato aderente ad una congrega Te te lo grido in faccia
Io so come sei tu ( ho capito la pensi , come me)
Tu credi che mi puoi trattare come, quando fai il bell’antonio
Io già so quello che ti passa per la mente ( il garrese è il punto più alto del cavallo, la testa)
Io so distinguere il lampo dal tuono
Il lombardo dall’albanese
Ho capito dal tuono che ho percepito
è quello dell’imminente mese
, che dice , Figlia mia, è quello di marzo ( il tuono di marzo,mentre quello di maggio annuncia le ciliegie ( la trobbeja delle ciliegie)
Che non ti impedisce
di andare a vendere i cetrioli per le ciliegie ( non è ancora giunto ill loro giusto momento)
Si era fatta sera, e io son passato , e mia bella , dormivi
Non ti potetti dare la buona sera.
Un giorno me ne stavo andando lungo una siepe
E avvistato un albero carico di prugne
(ne presi una ) e te la buttai, per sotto la porta
Alzati , mia bella, raccoglila..
Salii sopra l’albero (di pero) per scuoterlo,
e per terra caddero tutti i frutti maturi.
Teresa, teresa, teresa
Ti voglio far vedere
Cosa succede al frutto di una fica
se la pungi con un pungitoio, quella si agita senza voler
Scese giù per per raccogliermele
E quelle erano solo fiche e le raccolssi ad una una





Se non ti alzi , bella mia, non le trovi
perché se le è portato via il vento che soffia
venne il padrone dell’albero delle ciliegie.
Dice: ladra tu mi rubi l’uva,
e mi scagliò una pietra sul naso
ed il sangue fu tanto che scorse fin sui talloni ( il sangue dal naso finì fino ai piedi)
ue o nicola, Nicola, nicò
quante donne addosso ad un uomo
il tappetto sotto la fica Te lo faccio solleticare.

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