Il cavallo è uno dei simboli di Napoli ?
L’antico simbolo di Napoli e del Napoli, il cavallo rampante, |
il Cavallo, questo simbolo ricorrente apparve sulle aste delle bandiere di Gioacchino Murat, sui sigilli cartacei dei Borbone ed infine è diventato il simbolo ufficiale, sullo stendardo della provincia di Napoli.
Bandiera Joachim Murat 1811 |
il cavallo simbolo della Provincia di Napol raffigurato nella forma rampante sullo stendardo |
La storia inizia quando lo storico greco-sileliota, Diodoro Siculo nella Bibliotecha Historica, libro 5°, descrivendo Nettuno lo raffigura come celebre e provetto domatore di cavalli. In questa opera universale sulla origine del mondo, lo storico Diodoro, narra che gli antichi ritenevano che le immense acque del mare erano adunate nel più basso meandro del nostro globo, anzi secondo il sistema greco : a meglio manifestare l’effetto prodotto dall’infimo elemento, lo vollero espresso sotto la forma di cavallo sfrenato, simbolo che credettero più idoneo a rappresentare l’attività e la naturale incostanza di tali acque.
Nettuno, per tutto ciò, fu ritenuto dio tutelare delle mura delle città e delle fondamenta, al quale simulacro si offriva il sacrificio qualora la terra tremava forzata dal potere distruttivo del nume.
Nettuno, per tutto ciò, fu ritenuto dio tutelare delle mura delle città e delle fondamenta, al quale simulacro si offriva il sacrificio qualora la terra tremava forzata dal potere distruttivo del nume.
Cavallo al trotto del carro di Apollo |
Alcuni archeologi, invece, identificarono il cavallo, come simbolo di Napoli, nella statua equestre posta alle spalle del tempio di Apollo, eretto in onore del dio solare nel largo tra la casa dei Fabii e la casa di Melacoma, illustre atleta, (nell’odierna Piazza Riario Sforza, dove ora c’è la guglia di San Gennaro),
Nel 1253 si racconta che Corrado IV imperatore svevo, dopo la conquista della città, per le gravi perdite subite per piegare la difesa del popolo napoletano, accecato dalla ira, pur concedendo il perdono e l’incolumità a tutti gli sconfitti, si sfogò facendo abbattere la torre maestra ed ordinando all’arcivescovo della città, Mario Carafa di distruggere la maestosa statua in bronzo di un cavallo sfrenato, il simbolo del valore indomito del popolo di Napoli
Il corpo del cavallo bronzeo, infatti, si dice, servì per forgiare le campane del Duomo. C’è chi racconta che quando suonano, tendendo l’orecchio si sente il nitrito del cavallo di Virgilio
La testa bronzea del famoso cavallo di epoca incerta, si trova ora nel Museo Nazionale. La copia, ai tempi dei Borbone, quando fu rimosso l’originale, si può vedere in fondo al cortile del palazzo di Diomede Carafa a Spaccanapoli
La testa unita al collo ed alle briglie sottratta fortunatamente alla fusione per farne le campane della Cattedrale, vennero in possesso del primo Conte di Maddaloni, Don Diomede Carafa che la sistemò su di un piedistallo nel cortile del suo palazzo in via Nilo. Nel 1809 questo preziosissimo reperto venne trasferito nel Real Museo Borbonico dove trovasi attualmente, lasciando nel cortile del palazzo Carafa una copia in terracotta per non perderne memoria.
Il cavallo sfrenato, indomito, era diventato a tal punto il simbolo dello spirito di indipendenza dei napoletani che quando Corrado IV, nel 1253, riesce dopo un anno di assedio ad entrare in città, fa mettere per sfregio un morso alla statua del cavallo.
Oggi questa meraviglia ellenica la si può ammirare all’ uscita della Stazione Museo linea 1 della Metropolitana di Napoli. Stazione disegnata da Gae Aulenti nel 1999 ed inaugurata nel 2001. Sorretto da un supporto aereo in metallo illuminato a giorno dalla luce dei lucernai, “ a’ capa e’ Napule” (così è conosciuta tale testa di cavallo) colpisce per la sua straordinaria grandezza e bellezza fatta di tensione, nervosismo, purezza e classicità delle linee.
Pochi sanno che l’emblema della Provincia di Napoli è il cavallo rampante, ma da dove è stato copiato? Dalla Ferrari o da Baracca? Da nessuno dei due, ma dalla sua unica fonte :
la storia napolitana.
Il cavallo rampante insieme alla triscele, sono i simboli dell’ex Regno delle Due Sicilie e precisamente la triscele rappresenta la Sicilia e il cavallo rappresenta il napoletano,
Come oggi le grandi città sono divise in municipalità, così in passato Napoli era divisa in ‘Sedili’o ‘Seggi’, ognuno dei quali aveva un suo stemma identificativo, e il Seggio del Nilo aveva un cavallo rampante nero in campo d’orato e poi vi era una maestosa statua in bronzo di un cavallo sfrenato che simboleggiava il Seggio di Capuana e quindi l’impetuosità di Napoli.
La grande testa di cavallo di bronzo chiamata Protome di Carafa per secoli considerata come un'opera di Virgilio, il poeta mago, venerato a Napoli come un patrono della città.. |
Napoli PIazza Riario Sforza- guglia di S. Gennaro |
Per tutto il Medioevo in tale slargo c’era la statua di un cavallo sfrenato di bronzo che, si dice, fosse stata scolpita dal mago Virgilio, che si ergeva su di un piedistallo di marmo cipollazzo a rappresentare forse uno dei corsieri del cocchio apollineo.
Invece la credenza popolare vuole che Virgilio, poeta e mago, avesse fatto costruire il cavallo sotto una certa costellazione in modo da far guarire tutte le malattie di questi animali. Infatti gli aurighi costringevano i suddetti animali a fare tre volte il giro del simulacro equestre pieni di fiducia ad ottenere la guarigione, cosa che talvolta fortuitamente avveniva. Infatti, in quello slargo erano portati animali malati ornati di ghirlande di fiori e cavallini (simbolo del grano e della fertilità) che, per guarire, dovevano girare tre volte intorno alla statua del cavallo.
La statua, infine alla fine del medio-evo per volere della Chiesa, fu fusa, perché tali riti di guarigione erano ritenuti pagani e contro ogni liturgia ecclesiastica.
Nel 1253 si racconta che Corrado IV imperatore svevo, dopo la conquista della città, per le gravi perdite subite per piegare la difesa del popolo napoletano, accecato dalla ira, pur concedendo il perdono e l’incolumità a tutti gli sconfitti, si sfogò facendo abbattere la torre maestra ed ordinando all’arcivescovo della città, Mario Carafa di distruggere la maestosa statua in bronzo di un cavallo sfrenato, il simbolo del valore indomito del popolo di Napoli
Corrado IV di Svevia |
Il corpo del cavallo bronzeo, infatti, si dice, servì per forgiare le campane del Duomo. C’è chi racconta che quando suonano, tendendo l’orecchio si sente il nitrito del cavallo di Virgilio
La testa bronzea del famoso cavallo di epoca incerta, si trova ora nel Museo Nazionale. La copia, ai tempi dei Borbone, quando fu rimosso l’originale, si può vedere in fondo al cortile del palazzo di Diomede Carafa a Spaccanapoli
Testa del Cavallo di Virgilio (copia in terracotta) nel cortile del palazzo di Diomede Carafa a Spaccanapoli Originale trovasi nel museo Nazionale |
La testa unita al collo ed alle briglie sottratta fortunatamente alla fusione per farne le campane della Cattedrale, vennero in possesso del primo Conte di Maddaloni, Don Diomede Carafa che la sistemò su di un piedistallo nel cortile del suo palazzo in via Nilo. Nel 1809 questo preziosissimo reperto venne trasferito nel Real Museo Borbonico dove trovasi attualmente, lasciando nel cortile del palazzo Carafa una copia in terracotta per non perderne memoria.
Sulla base del piedistallo della testa del cavallo, si leggeva questa scritta:
Quale sia stata la nobiltà e la grandezza del corpo
La testa superstite mostra
Un barbaro m’impose il morso
La superstizione e l’avidità mi fecero morire
Il rimpianto dei buoni accresce il mio valore
Qui vedi la testa
Le campane del Duomo conservano il mio corpo
Con me perì lo stemma della città
Sappiano gli amatori di queste arti
Che si deve a Francesco Carafa
Questo corpo qualunque esso sia.
Il cavallo sfrenato, indomito, era diventato a tal punto il simbolo dello spirito di indipendenza dei napoletani che quando Corrado IV, nel 1253, riesce dopo un anno di assedio ad entrare in città, fa mettere per sfregio un morso alla statua del cavallo.
Oggi questa meraviglia ellenica la si può ammirare all’ uscita della Stazione Museo linea 1 della Metropolitana di Napoli. Stazione disegnata da Gae Aulenti nel 1999 ed inaugurata nel 2001. Sorretto da un supporto aereo in metallo illuminato a giorno dalla luce dei lucernai, “ a’ capa e’ Napule” (così è conosciuta tale testa di cavallo) colpisce per la sua straordinaria grandezza e bellezza fatta di tensione, nervosismo, purezza e classicità delle linee.
la Provincia di Napoli ha come emblema il cavallo rampante, che è raffigurato
sul suo Stendardo?
Pochi sanno che l’emblema della Provincia di Napoli è il cavallo rampante, ma da dove è stato copiato? Dalla Ferrari o da Baracca? Da nessuno dei due, ma dalla sua unica fonte :
la storia napolitana.
Il cavallo rampante insieme alla triscele, sono i simboli dell’ex Regno delle Due Sicilie e precisamente la triscele rappresenta la Sicilia e il cavallo rappresenta il napoletano,
Bandiera del regno delle due Sicilie ( sotto i francesi 1808/18915) |
Come oggi le grandi città sono divise in municipalità, così in passato Napoli era divisa in ‘Sedili’o ‘Seggi’, ognuno dei quali aveva un suo stemma identificativo, e il Seggio del Nilo aveva un cavallo rampante nero in campo d’orato e poi vi era una maestosa statua in bronzo di un cavallo sfrenato che simboleggiava il Seggio di Capuana e quindi l’impetuosità di Napoli.
Stemma del Sedile di Nilo di Napoli |
Stemma del Sedile di Capuana di Napoli
Ed ora è svelata anche una curiosità sul calcio Napoli a proposito del cavallo rampante emblema di Napoli Il primo stemma del calcio Napoli, nel 1926, era costituito da un ovale con al centro un cavallo bianco poggiato su un pallone da calcio e contornato dalle iniziali della denominazione di allora della società partenopea: "A.C.N." (Associazione Calcio Napoli), il tutto su sfondo celeste. Fu lo stemma della società partenopea per un solo anno: infatti, complice probabilmente la pochezza espressa dalla squadra nella stagione d'esordio, il club adottò uno stemma di forma circolare con una N color oro su sfondo azzurro e corona esterna color oro.In conseguenza dell'ultimo posto conseguito dal Napoli nella sua prima stagione. Nell'ultima partita di quel primo anno giocato in seria A, i tifosi decisero di sostituire il cavallo con l'asino, a seguito, si dice, che all’ennesima sconfitta rimediata dalla squadra napoletana tra le mura amiche si levò la voce anonima d’uno spettatore, peraltro tifoso azzurro da quel momento diventato anonimamente famoso, che esclamò:”Ato ca cavallo sfrenato, chisto me pare ‘o ciuccio ‘e Fechella!” (Altro che cavallo sfrenato, questo mi sembra l’asino di Fichella!); da quel momento l’emblema del Napoli calcio non fu piú il cavallo rampante e sfrenato, ma l’umile paziente laborioso asinello, segnato dalle tante piaghe procuategli dal basto. |