mercoledì 26 ottobre 2016

I carcofi violetti di Castellammare

I carciofi viletti di Castellammare

 I Carciofi Violetti di Castellammare, non sono altroche un prodotto ortofrutticolo della Agricoltura vesuviana, noti  pure come:                                   “ I Carciofi  do’ Pignatiello  ( dove pignatiello sta per piccolo cappuccio  o coppettina di terracotta, che si mette sul frutto durante la crescita  per proteggerlo dai raggi solari e dalle piogge incessanti ).

Carciofo do'  pignatiello
 (Carciofo con piccolo cappuccio  o coppettina di terracotta,



In mancanza del pignatiello in questi ultimi tempi i carciofi sono protetti da una scatola di latta di pomodoro, facilmente reperbili.
I carciofi violetti di Castellammare hanno la caratteristica di essere coltivati a pieno campo (senza alcuna serra o telone) e di essere poi protetti uno ad uno da un pignatiello di terracotta. 



I carciofi della famiglia dei “Violetti di Castellammare” sono raccolti  e consumati in tre modi : i più grandi, dette “ ‘e mamme” , (da non confonderle dai loro cugini romaneschi  >’e mammarelle<) e poi tradizionalmente cucinate alla brace, ripiene di prezzemolo, aglio e a volte un pezzettino di formaggio; sono quelle che si vedono “fumare” in questi periodi per le strade della zona tra Castellammare, Sant’Antonio Abate e paesi limitrofi e che non possono mancare nei pic-nic del lunedì di pasquetta, mangiati rigorosamente con le mani, foglia a foglia;
 i carciofi più piccoli, detti  ‘e figli “sono utilizzati  per fare una gustosissima parmigiana;  gli ultimi  carciofi che si raccolgono sono  i cosiddetti “ ‘e nipoti “, che essendo gli ultimi raccolti, sono i più piccoli e per lo più sono conservati sott’olio.





Fascio di carciofi violetti con il produttore




domenica 9 ottobre 2016

'o puzzo d' 'a pazzaria

'o Puzzo d' 'a pazzaria



Ospedale d. Maria del popolo degli Incurabili di Napoli
Il grande portale di ingresso in piperno vesuviano






Diciamo subito che : “ ‘O Mastuggiorge”

Non è altro che : il Castigamatti. Il Castigatore.

E’ l’antico mestiere o meglio è il compito dell’infermiere degli ex manicomi (‘e Pazzarie ) di sorvegliare i malati di mente, affinchè non provocassero danni a se stessi ed ad altri.

Tale vocabolo deriverebbe da un noto Castigamatti del Seicento un certo, Dottor Giorgio Cattaneo, detto Mastro Giorgio Cattaneo, che pretendeva di curare le persone fuori di senno picchiandoli con un bastone ( il Castigamatti)

Questo stravagante dottore era convinto che la follia  fosse dovuta alla concentrazione di nervi nelle tempie, per cui  per i più esagitati oltre alla frusta, li faceva legare ad una immensa  e pesantissima ruota e li costringeva a girare fino allo sfinimento.
Per i più aggressivi il dottor Giorgio Cattaneo spesso li  faceva calare sul fondo del pozzo che era situato all’interno dell’ospedale degli incurabili a Caponapoli, e lasciati lì,  semi sommersi nell’acqua fredda, al buio. Tale terapia era considerata una sorta di elettrochoch, ma  procurava solo una sorta di terrore prolungato.

 
immagine del pozzo dei pazzi degli incurabili




Per evitare tale invalidante cura mortificante i folli nei loro momenti di lucidità, s’ingegnarono,  come dice il detto, a far provare anche al cosiddetto Mastuggiorge il terrore del pozzo dell’ospedale degli incurabili, dove esisteva il reparto della Pazzaria, ( non si sa, forse se non vi riuscirono). 

 
il pozzo dei pazzi (oggi coperto da un blocco di pietra)










Altra ipotesi di Mastuggiorge è quella, che tale mestiere deriverebbe da quello greco Mastigophoros (Fustigatore colui che usa la frusta per placare o punire i più agitati).

 

mercoledì 5 ottobre 2016

'O Baglive ( Antico mestiere napoletano)


La bagliva era il primo gradino della giustizia
nell'Italia meridionale

IL Simbolo della  Bagliva era la Stadera








Senza farvi lambiccare il cervello l'antico mestiere, noto con il termine   < 'O  Baglive > , è esistito.
 “ ‘O Baglive” = il Baglivo, ( o Balio) non è altro che: il Vecchio Magistrato, noto come Giudice Conciliatore, che amministrava la giustizia, in materia di cause civili, sanzionando contravvenzioni, piccoli risarcimenti ed emettendo sentenze di 1° grado.
Tale istituzione fu sospesa durante il ventesimo secolo a causa delle ripetute guerre  e solo a volte,  parzialmente svolta,  per delega, dai Giudici Onorari di Tribunale o dai Vice Procuratori Onorari.
Quindi ‘O Baglive è l’attuale Giudice di Pace, che svolge la funzione del vecchio Giudice Conciliatore.
Solo con la legge 21 novembre 1991 n. 374 fu sancito la figura del Giudice di Pace, che prese il posto del vecchio Giudice Conciliatore. Con tale Legge fu stabilita l'organico dei Giudici di Pace, distribuito sul territorio nazionale in 845 sedi. Attualmente, vi sono 2.206 Giudici di Pace.
Si dovette aspettare, dopo l’impegno e la lotta insistente dell’Associazione Nazionale dei primi Giudici di Pace, che l'entrata in funzione dell'istituto venne fissato ufficialmente Il 1° maggio 1995 dopo che fu più volte procrastinata l’avvio.

Ufficio del Giudice di Pace

 Anticamente  questo tipo di Giudice è sempre esistitio ed era indicato come giudici inferiori (nell'Italia meridionale) e messi o notificatori di tribunale (nell'Italia centrale). Nel 1537 il vicerè don Pedro de Toledo riunì tutti i Tribunali operanti nella Città di Napoli in Castel Capuano.

 
Don Alvarez Pedro de Toledo ( Vicere de regbo di Napoli)



CASTEL CAPUANO







La Gran Corte della Vicaria era divisa in quattro ruote, due civili e due criminali. Le Ruote della Giustiza Civile erano
: la Regia Camera della Sommaria, che si interessava della Gran Corte Civile della Vicaria e del Tribunale della Zecca. Le Ruote della Giustizia Criminale erano :  l Sacro Regio Collegio,  la Gran Corte Criminale della Vicaria .

La Regia Camera della Sommaria era competente per le cause finanziarie e fiscali: il patrimonio Reale, l'erario pubblico, le liti tra feudatari e quelle tra i baroni e i lori sudditi. Il Tribunale della Zecca provvedeva al bollo delle unità di misura.
La Giustizia in prima istanza era presieduta dal Tribunale della Bagliva che trattava le cause minori civili di risarcimento danni.







Castel Capuano nel XVII secolo



 La Bagliva o Baliva era una tassa prelevata dalla Autorità pubblica preposta all’ applicazione di bolli alle bilance, alle stadere e alle caraffe, in base alle unità di misura usate nel luogo. Tale tassa, non sempre periodica, era associata al controllo da parte della Pubblica Amministrazione degli attrezzi utilizzati per il peso degli aridi, il volume dei liquidi e ciò a salvaguardia dei diritti dei consumatori nei confronti dei venditori e reciprocamente.
   Con questo termine si intendeva anche una circoscrizione territoriale, e per certi versi, amministrativa, che racchiudeva nel suo perimetro due o più Casali contermini, assumendo il nome del casale principale.
   La Bagliva era anche una  Magistratura di grado inferiore. Istituita da Ruggero II nel 1140, essa era composta da un Baglivo di nomina regia, per le terre demaniali e di nomina baronale, per le terre feudali, da un Giudice e da un Mastrodatti, detto anche Mastro d'atti.
   Questo, nell'antico Regno di Napoli, era il funzionario che, originariamente addetto alla redazione e custodia degli atti, ebbe, in seguito, anche funzioni giudiziarie come supplente dei giudici. I Baglivi svolgevano compiti di polizia urbana e rurale, riscuotevano vari diritti, imponevano multe ai proprietari di animali che avessero arrecato danni ai fondi altrui o da quanti avessero fatto uso di falsi pesi e misure. La Bagliva si occupava anche delle cause criminali di lieve importanza come quelle per offese, bestemmie e piccoli furti. In quel tempo, la bestemmia veniva considerata una piaga sociale e, pertanto, fortemente combattuta con tutti i mezzi. Un articolo dello Statuto della bagliva recitava:
Se qualcuno abbia bestemmiato il nome di Dio onnipotente o della Vergine Maria paghi alla Curia un augustale, e per gli altri Santi due Tareni. Si concede solo per la prima volta. Se, invero, la bestemmia sia stata ripetuta si osservi il tenore della Costituzione e delle Prammatiche del Regno.
      Le Prammatiche Aragonesi del 1481 e del 1483 prevedevano, per i bestemmiatori incalliti, la recisione della lingua e il sequestro di 1/3 dei beni.
      Le baglive vennero abolite con legge 22.5.1808, n°153.