venerdì 12 dicembre 2025

Buon giorno – Buon Venerdì 12 Dicembre 2025

 

Buon giorno – Buon Venerdì 12 Dicembre 2025

-Santa Maria di Guadalupe - San Simone - San Pio -

 

Siamo entrati ormai, nel cosiddetto periodo natalizio, specie per i bambini, con l’addobbare il tradizionale albero di Natale, ma non lo sarà per tutti,  che sia sereno e gioioso da vivere con i propri cari e parenti stretti, perchè è aumentata notevolmente la schiera dei poveri,  dei senza lavoro. ma soprattutto per i pazienti, che stanno negli ospedali per curarsi mali indesiderati e inaspettati. Sarà bello viverlo, questo periodo natalizio di quest’anno, con la speranza, che con la ricorrenza tradizionale relìgiosa, di credere della rinascita del bambinello Gesù, che faccia avvenire la cessazione dei tanti conflitti, ancora in essere,  e ritornare vivere in santa pace senza trepidazioni e che regni la solidarietà verso chi  emigra per trovare un territorio, dove poter lavorare e provvedere a se stesso e alla propria famiglia.

Oggi intanto per tenere viva la nostra amicizia, vi posterò, dopo la curiosità storica del Mito dell’amicizia e del suo fiore, che lo raffigura, riprendo la narrazione degli antichi mestiere soppressi non solo a Napolj ma anche nella nostra nazione, l’ Italia.

 

Una curiosità storica degli antichi mestieri, soppressi,   di Sasà ‘o Prpfessore.

'A Mastressa

'A Mastressa  era un tempo la direttrice di bordello, di casino (le case di tolleranza)

Mestiere era esercitato per lo più da donne anziane con un curriculum vitae di grande rispetto, che gestivano le case di tolleranza, ( i Casini, i Postriboli, i bordelli) chiuse con l’entrata in vigore della “ legge Merlin n. 75 del 20 febbraio del 1958

Con la chiusura delle case di totteranza (i Casini) non è finita la prostituzione, anzi il fenomeno è dilagato, in questi ultimi tempi aumentato, soprattutto per lo sfruttamento perpetrato dalle organizzazioni malavitose, che senza alcun controllo igienico sanitario, fanno esercitare “'O Mestiere  Cchiù Viecchie Do' munne” (il mestiere più vecchio del monso) alle giovani donne immigrate clandestinamente, lungo viali  e strade solitarie.

‘A Mastressa attualmente ha acquistato un altro significato, quello di donna autoritaria, saccente, che ostenta di sapere.

Come con le espressioni nel linguaggio napoletano "Vò fà a mastressa" e "Me pare na mastressa" indicano rispettivamente il voler fare la maestra (nel dare consigli non richiesti) o chi vuole insegnare come fare agli altri), ma spesso si usa  con ironia verso donne, che sembrano dire: “un po' so'tutto-io”  e si comportano in modo supponente, come se sapessero tutto. 

 

la foto sottostante è della:

Senatrice Lina Merlin fu la promotrice della legge che porta il suo nome - con cui si decise la chiusura delle case di tolleranza in Italia.


 

giovedì 11 dicembre 2025

Buon giorno – Buon Giovedì 11 Dicembre 2025

 

Buon giorno – Buon Giovedì 11 Dicembre 2025

-- San Damaso – Sant’Arturo – San Savino ---

 

 Spesso l'imprevisto o l'imponderabile può  verificarsi, come la sconfitta, di ieri-sera, della gara di calcio  Benfica-Napoli, giocata a Lisbona, e assaporare una grande delusione.  La speranza, non a caso, è l'ultima a morire per la qualificazione per disputare il torneo di Champion League europeo.

 la speranza, è quel sentimento, che rimase imbrigliata nella famosa urna. Se non fosse così  questa nostra esistenza, sarebbe solo noia. Per viverla al meglio auguriamoci sempre, una sincera amicizia, tanto amore e comprensione per gli altri, soprattutto verso i cosiddeti sfortunati, i poveri e i malati di mente.

Oggi intanto vi posterò una mia curiosità storica, non sui mestieri antichi napoletani soppressi, ma quella del Mito dell’amicizia e il suo fiore, che lo raffigura.

 

L' AMARANTO - IL MITO DELL'AMICIZIA

L’Amaranto non è solo un colore di una pianta, ma da sempre, come dicevano i Greci rappresenta un mito intramontabile, che raffigura il sentimento dell’amicizia, che si fonda sulla stima reciproca degli esseri viventi, specie quando è veramente sentita e  nulla riesce a farla affievolire, né a farla appassire.

L’amicizia, per questo, è ritenuta una dell’esperienza fondamentale dell’umanità ed è stata elevata ad una sorta di santificazione in ogni epoca da tutte le religioni, che si sono succedute.

In quella greca l’amicizia era portata come ad esempio, quella rappresentante, che esisteva fra Oreste e Pilade, i cugini, che vivendo insieme fin da bambini, furono abituati ad avere uguali interessi, a godere delle stesse sensazioni  del piacere ed a sentire identico affetto per il prossimo, vivendo quasi come in una perfetta simbiosi.

In quella romana, l’amicizia era considerata un rapporto molto pratico della vita e fu enfatizzata con il concetto di solidarietà fra individui, che furono definiti “ sodales”, valeva a dire accomunati da uno stesso scopo pratico da raggiungere e perciò s'impegnavano tutti uniti in campagne di conquista.

In concreto l’amicizia fu rappresentata e quindi la simboleggiarono con i fiori di amaranto, che ritenevano una sorta di talismano contro l’invidia e le avversità della vita. Nel medio Evo, con l’amaranto di solito, si ornava il capo con ghirlande e  si cingeva le vesti con grandi inserti di questo vivo fiore, sperando così ottenere  l’altrui benevolenza ed una protezione duratura del benessere fisico.

Andiamo con ordine e diciamo che:

Il mito nasce dal fatto che per raggiungere la scopo della vera amicizia occorre che ci fossero, secondo Aristotele, tre presupposti:

 

1)   Quando si hanno gli stessi godimenti sul piacere comune;

2)   Quando esiste un interesse reciproco; 

3)   Quando si basa sulla bontà reciproca.

 

La percezione dell’amicizia diventa sentimento e logica di vita, come detto da Aristosseno, e dopo di lui Cicerone (De off. 3.45), ed infine Diodoro Siculo (10.4), e altri, intorno al 4 ° secolo a.C.,  nella  famosa storia narrata nei loro scritti:     “ di Pizia e del suo amico Damone, entrambi seguaci del filosofo Pitagora “.

La storia racconta che un giorno Pizia recatosi a Siracusa, (a quella epoca regno della Magna Grecia, dove imperava il Tiranno Dionisio),  fu ingiustamente accusato di aver partecipato ad un complotto a causa delle sue idee  per abbattere il sovrano  (il Tiranno Dionisio). Scoperto, fu deciso che doveva essere punito per questo infame crimine alla pena di morte. Questo il fatto ma la storia diventa emozionante ed è ricordata come : la storia di Damone e Pizia, grandi amici che vivevano mettendo in comune ogni loro avere e condividendo il pensiero filosofico pitagorico della reciproca assistenza, fu messa in evidenza il giorno in cui fu scoperto l’attentato contro Dionisio, e per questo motivo Pizia fu accusato di aver partecipato alla congiura. Non potendo provare la sua innocenza, Pizia accettò la condanna, ma prima di essere giustiziato, chiese di poter tornare alla propria casa per l’ultima volta, per risolvere i suoi affari e congedarsi definitivamente dalla propria famiglia.
Il tiranno Dionisio in un primo momento rifiutò la proposta pensando che una volta rilasciato libero, Pizia non sarebbe più tornato e lui fosse stato ritenuto uno stolto ed un credulone.
Allora Pizia chiamò il suo amico, Damone, e gli chiese di prendere il suo posto in prigione in attesa della esecuzione della condanna, mentre si recava dalla sua famiglia per salutarla. Dioniso, a quel punto, accettò la proposta dello scambio  e concesse a Pizia un periodo di tempo per sistemare le sue cose.  Dionisio allora fece imprigionare Damone al posto di Pizia, che avrebbe pagato con la sua vita se l'amico Pizia non si fosse presentato il giorno stabilito per l’esecuzione. Arrivato il giorno fatale e avvicinatasi l’ora stabilita, nessuno aveva notizie del condannato, Pizia, e mentre la gente dubitava, Damone non smise di credere nella lealtà dell’amico. Pizia, infatti, arrivò all’ultimo momento e, abbracciato il compagno, che era pronto ad avviarsi verso il patibolo, e si scusò per il ritardo, opera di un involontario contrattempo, dovuto al sequestro della sua nave da parte di feroci pirati, che dopo averlo catturato e sequestrato la sua nave, lo buttarono in mare senza pietà. Riavutosi nelle acque gelide del mare Egeo lungo la costa siracusana, a nuoto raggiunse la riva  con gran fatica, sperando in cuor suo di giungere in tempo per mantenere il suo impegno e la parola data.  Il tiranno Dionisio, stupito e colpito dalla fiducia riposta da due amici e dalla loro lealtà, si sentì autorizzato a graziare Pizia e liberare il suo amico Damone, tenuto in ostaggio, e nello stesso tempo li nominò sue persone di massima fiducia ed onorabilità e li elevò a suoi consulenti. Chiese Infine di essere ammesso al loro speciale sodalizio, come terzo membro nella loro relazione.
Così, come la vicenda di Damone e Pizia insegna, l’amicizia sincera non si spegne con il trascorrere del tempo, sfida ogni difficoltà, supera ciascun ostacolo senza paura ed affronta con serenità le prove a cui la vita ogni giorno la sottopone. L’amicizia educa il cuore dell’uomo a saper convivere.
I custodi dell’amicizia vera sono i giovani.
In una società che insegue valori sempre più effimeri, abbagliata dalla materialità dilagante, questa narrazione aiuta a scoprire l’essenza della vita, ciò che la rende davvero degna di essere vissuta. Non per altro Aristotele riconosceva l’amicizia come «il sentimento più necessario per vivere».
 

 La PIANTA DELL’AMICIZIA è “
l’Amaranto”

 

L'Amaranto è un’erbacea annuale, originaria dell’America latina dell’Africa centrale e dell’Asia meridionale ; Appartiene  al genere Amaranthus , alcune delle quali sono commestibili e sono coltivate per l’alimentazione in molte regioni del centro equatoriale. Ha un arbusto eretto, e fusti molto ramificati, che raggiunge i 90-100 cm d'altezza; le grandi foglie, ovali o lanceolate, sono di colore verde scuro, opaco, ma il colore più bello dell'amaranto si trova in alcune varietà, famoso è il colore rossastro o porpora, che rimane tale per tutta l’estate, fino ai primi freddi autunnali. L’amaranto produce particolari infiorescenze allungate, pendule, piumose, di colore rosso, arancio o giallo, contenenti numerosissimi piccoli semi scuri. Queste piante si possono coltivare in giardino, come bordure, ma sono anche molto adatte ad essere poste a dimora in contenitore, per meglio rappresentare il suo aspetto pendulo delle infiorescenze. Le infiorescenze della pianta dell'amaranto sono utilizzate come fiori recisi e anche essiccate.

 

Le immagggini sottostanti sono:

La pianta dell’Amaranto;                                                   

La pianta dell’Amaranto nell’America Equatoriale;

Manifesto del film "Damone e Pizia"  (I giovani rappresentati dell'amicizia e della lealtà)




 

mercoledì 10 dicembre 2025

Buon giorno – Buon Mercoledì 10 dicembre 2025.

 

Buon giorno – Buon Mercoledì 10 dicembre 2025.         -- -- Sant’Edmondo – Sant’Eulalia – San Gonsalvo --

Oggi ricorre il 77 anniversario della “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” che fu approvato il 10 dicembre del 1948, dagli stati aderenti all’ONU, che sancì che “Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti”. Tale dichiarazione s'ispirò a quella nel 26 agosto 1789 durante la Rivoluzione francese.

 Gli elementi principali di essa furono accettati, (come (i diritti civili e politici dell'individuo) da tutti i paesi aderenti a quell’assise mondiale.

 In parecchi stati tali diritti sono disattesi o sono violati, in quanto prevalgono ancora antiche  certezze ritenute naturali:  come la non libertà individuale, la schiavitù, le disuguaglianze, le credenze religiose, le diversità di genere, di razza e di colore o la sudditanza psicologica. Intanto nel realtà, che stiamo vivendo nel mondo, regna  ancora tanta arroganza e superbia, mentre dovrebbero prevalere unicamente comprensione, fratellanza,  giustizia uguale per tutti, e non ci sarebbero conflitti, ne guere e si vivrebbe in pace, perchè si avrebbe un’esistenza felice, e godere i benefici, che la natura elargisce, sempre che sia rispettata e tenuta nel debito conto

 I diritti umani sono una conquista acquisita con l’emancipazione degli esseri nei secoli, per consentire s  alle generazioni future di saperli sempre osservare e rispettare, anche per quelle successive e vivere si questo nostro meraviglioso pianeta, la terra..

 

Per allestite il presepe nel d1opoguerra per trascorrere un buon Natale, oggi per questo motivo, vi posterò un mia curiosità storica per continuare la narrazione dei mestieri napoletani di un tempo, ancora svolti ,

Come si preparava l'evento natalizio

Nel periodo di fine novembre ci si preoccupava di come allestire il simbolo più importante dell'annuale avvenimento natalizio, il presepe. Stiamo parlando degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. prima dell’avvento della plastica, con accessori preconfezionati come si è solito fare attualmente,  nei giorni antecedenti le festività natalizie, per allestire ed adornare i presepi, si andava nella selva a raccogliere erbe particolari, come le felci, dette ‘a restina , I pungitopi, detta ’a ruscata, pianticelle con foglioni sempre verdi e con infiorescenze a palline di colore rosso, a strattapare dall'umido terreno, ‘o pellicce, muschio fresco di colore verde scuro per rappresentare viottoli e selciati nel simulare i luoghi sul presepe, dove nacque Gesù. 



Il presepe si costruiva con  poco e con statuine di terracotte  creati da maestri artigiani detti  'e pasturare che li preparavano fabbricandoli

Ma chi erano : “ ‘E Pasturare” ?

Curiosità storica degli antichi mestieri di napoli di Sasà ‘o Prpfessore.

'O Pasturare

‘O Pasturare è l'artigiano, che riproduce con stampi di gesso, dove è stata per la prima volta modellata, figurine di creta da riprodurre di un personaggio rappresentativo del classico mondo fantastico del presepe.

'O pastore (così è detta la statuina di creta) è una vera e propria scultura in miniatura, che una volta uscita dallo stampo viene cotta in una fornace adatta per circa 18 ore a circa 900/1000 gradi.

Uscito dalla cottura e dopo un breve raffreddamento e l’aggiunta a freddo delle mani con argilla molle ’o pastore viene dipinto, tenendo presente il colore della pelle, quello degli indumenti ed altri capi di abbigliamento con il quale è rappresentato, come cappello, scarpe, utensili.

'O presepie  fu inventato da San Francesco per rappresentare la natività di Gesù a “Greccio in provincia di Rieti nel 1225”. '

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A Napoli nel settecento vennero fatti presepi di ogni sorta, con pastori a volte a grandezza naturale, che ancora oggi si possono ammirare nelle sale della sezione dedicata ai presepi nella Certosa di San Martino, oggi Museo Nazionale, vestiti con abitini del Settecento e con marcangegni particolari, che li facevano anche muovere da sembrare degli attori su un palcoscenico immaginario rurale, come appunto doveva essere il lontano periodo della nascita di Gesù a Nazareth

.Negli anni 60 la pratica del Presepe con l’inventiva dei Pasturare stava scomparendo, vuoi con l’utilizzo degli alberi di Natale, vuoi con l’avvento della plastica, che riproduceva i pastori a livello industriale ed a basso costo, senza imperfezioni, ma brutti e senza anima.

Negli anni settanta quasi fosse un miracolo si ebbe la rinascita ed i vari artigiani (Salvatore Quagliozzo -i fratelli Ferrigno, gli Imbriani ) chiesero di far ricordare nelle chiese l’importanza del presepe, ai vari parroci nelle loro omelie domenicali.

Furono accontentati e da quel momento i piccoli capolavori di terracotta tornarono di moda e si può dire, senza ombra di smentita, che ogni casa napoletana e campana ha il suo bel presepe.

Presepe, che annualmente il capo famiglia rifà, sia per tener viva la tradizione, sia per dare sfogo alla propria fantasia, integrandolo con nuove statuine di pastori.

‘O Pasturare ( come tutti i mestieri napoletani artistici, tranne qualche periodo del loro massimo splendore, avutosi nel passato), non ha mai avuto una scuola di formazione o meglio un’attrazione da parte dei giovani per crearsi un'occupazione remunerativa tale da soddisfare l’esigenze della vita.

Attualmente ‘o Pasturare sopravvive, perché è un’attività svolta nell’ambito familiare tramandata da padre a figlio e con l’aiuto degli altri componenti della famiglia.

Tale attività si ammira nella Strada, diventata famosa in tutto il mondo, Via San Gregorio Armeno a Napoli, dove le varie botteghe, che si affacciano in essa, fanno sfoggio dei loro prodotti, 'e Pasturi (di ogni tipo, piccoli, grandi, artistici, antichi, moderni, nonché di un’infinità di presepi di carta pesta o di sughero, che con varie interpretazioni della località dell’area della natività di Nazareth).

Le immaggini sono:                                                                                       'A restina (foglie di lelci)                                                                                   'A ruscata  ( rametti di fiori di  pungitopo)                                                                                                     'O pelliccio ( piccoli cespugli di muschio)

Statuine rappresentati la sacra famiglia

Via san Gregorio Armeno