Buon Giorno – Buona Domenica 2 Novembre 2025
--- Commemorazione dei Morti
--- San Vittorino --- San Giusto ---
Anche quest’anno, per i miei acciacchi fisici, non potrò recarmi al vicino cimitero del mio natio quartiere, quello noto di Chiaiano, dove c’è la tomba di famiglia per commemorare i mei defunti, (nonno materno, Giovanni,, Rusciano, il mio fratellino Antonio, i miei genitori e nelle vicinanze le cappelle funerarie delle tombe delle mie amatissime sorelle, Camilla e Maria con i loro consorti. Tale visita tradizionale annuale fa ricordare i tanti bei momenti vissuti con loro, ma per evitare l’affollamento nei viali, dove sono le sepolture recenti, e il dispositivo stradale, che vieta l’acceso con l’auto nello spazio antistante il cimitero, e quindi si è costretti a fare una lunga camminata per raggiungerla), che non posso più permettermi. Ci sarò ugualmente dalla mia abitazione con pensiero, credendo che capiranno e sapendo che li commemoro, ogni qual volta, che li ricordo. Esiste una leggenda napoletana, che dice che la notte tra 1 e 2 novembre le anime dei defunti tornino a fare visita ai propri cari, oltrepassando quella barriera nel cielo venendo in sogno ai loro parenti e ai loro amici.
Per questo motivo i napoletani sono soliti lasciare la sera, la tavola imbandita di dolci, cibo e vino, proprio per dare la possibilità, alle anime dei defunti, respirare di nuovo i sapori di casa.
Vi auguro una buona domenica e un serena notte. sognando i propri cari defunti, e godere e rivivere con la loro virtuale presenza, i momenti più belli trascorsi con loro, quando erano con noi.
Nel commemorare la ricorrenza della festa “dei propri morti ”, vi posterò ugualmente un’altra mia interessante curiosità mitologica, che mi è stata richiesta da una mia assidua lettrice, questa volta, però non greca, ma sarà romana, inerente il tradimento, (la violazione di un patto di fiducia, che può essere di natura affettiva, politica o morale. come La Rupe Tarpea, che ricorda, come era punito il tradimento da chi lo subiva. nel passato.
La curiosità mitologica romana:
Chi era in realtà Tarpeia, famosa come simbolo rappresentante il tradimento.
Tarpea o come il nome latino "TARPEIA" era una sabina, figlia di Spurio Tarpeo, custode della rocca capitolina durante il regno di Romolo, che cercò di difendere dall'attacco dei Sabini guidati da re Tito Tazio, durante la guerra, che seguì al ratto delle sabine.
Molte sono le leggende che riguardano il suo mito: Secondo alcuni, forse la più convincente è quella di Tarpea, che, visto il capo dei Sabini, Tito Tazio, che assediava con il suo esercito la roccaforte romana, ai piedi del campidoglio capitolino, fu attratto dalla sua fiera bellezza follemente. Grazie alla complicità della sua nutrice, Tarpeia, fece pervenire un messaggio a Tito Tazio, che avrebbe permesso ai sabini di penetrare nella cittadella a patto che egli acconsentisse a sposarla e come ricompenza del suo aiuto chiese per sè, tutto ciò, che i suoi soldati ed egli stesso portavano al braccio sinistro, consistenti in ricchi gioielli d'oro.
Il messaggio di Tarpeia, giunse al capo dei Sabini, ma dietro un lauto compenso la portatrice della richiesta, si fece corrompere e svelò le recondite intenzioni della bella figliola di Spurio anch'essa di origine sabina e la tradì passando dalla parte delle schiere nemiche.
I Sabini capziosamente accettarono la trattativa con le false intenzioni della giovane, ma quando raggiunsero il loro scopo, (l'entrata nella rocca), la uccisero e lanciarono il suo corpo giù dalla rupe.
Non si è mai risolto il dubbio se si fosse trattato di un gesto eroico escogitato da una eroina per rendere meno pugnaci e pericolosi i nemici Sabini o effettivamente per amore del loro capo, (Tito Tazio), fu indotta a tradire la propria gente.
Il
fatto è che Tarpeia, vinta dal desiderio di avere le armille d'oro, che
ornavano il braccio sinistro dei Sabini, avrebbe aperto la porta della
roccaforte ai nemici.
I
Sabini ed il loro capo, TitoTazio, infatti, appena entrati nella piccola
fortezza capitolina, invece, del premio promesso, quale ricompensa del
tradimento, di donare tutti ciò che tenevano sul braccio sinistro, fecero
finta di aver capito che si trattasse degli scudi e con essi la
soffocarono e poi la precipitarono dalla rupe.
Secondo un'analoga leggenda Tarpeia tradì per altri scopi, poiché chiese per far penetrare i Sabini nella roccaforte romana senza gli scudi di tutti i soldati nemici, sperando così che una volta entrati nella cittadella e sprovvisti della principale protezione (gli scudi), sarebbero stati facilmente uccisi dai Romani.
Non si è mai risolto il dubbio se si fosse trattato di un gesto eroico escogitato da una eroina per rendere meno pugnaci e pericolosi i nemici Sabini o effettivamente per amore del loro capo, Tito Tazio, fu indotta a tradire la propria comunità.
Intanto il nome della rocca capitolina, fu dal quel momento appellata " Rupe Tarpea " e i tutti traditori erano gettati da quella rupe, diventata ormai il simbolo del tradimento, come lo era stato la prima presunta traditrice.
Infine Tito
Livio, racconta la leggenda come una favola per spiegare la
contaminazione dell'esistenza della rupe, dove venivano fatti precipitare
i traditori, e di un culto reso non lungi dalla rupe stessa e dalla porta
Pandana per la quale si entrava nella città.
Tarpea,
eponima del monte Tarpeo, fu una divinità al pari di Acca Larenzia, di Rea
Silvia, considerate più tardi come figure mortali, come gli eroi greci, sebbene
si prestasse loro culto.
Le immagini sottostanti sono:
Tarpeia (uccisa dagli scudi sabini)
Il supplizio di Tarpeia
in un denario (coniazione repubblicana dell'89 a.C.
La Rupe Tarpea, come appare oggi.


lUn'altra curiosità mitologica ,richiesta daun carissima lettrice, la dedico conaffetto per tenere viava la nostra amicizia
RispondiEliminaBuona domenica Professore, grazie per questa avvincente lettura
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