lunedì 15 dicembre 2008

Storia di Chiaiano - 14^ punt/ la guerra 1943



Capitolo diciannovesimo



Distruzione di CHIAIANO evitata per miracolo durante l’ultima guerra



Era una magnifica serata estiva del 1943 e si stava aspettando, trepidando, la solita incursione aerea devastatrice del territorio della città .
La maggior parte della popolazione cittadina al primo suono stridente della sirena antiaerea si rifugiava negli appositi ricoveri, che si trovavano sotto i palazzi, che fungevano una volta da cisterne e pozzi per l’acqua (il noto acquedotto campano creato durante il periodo greco e romano)
Erano vaste caverne e pozzi profondi, scavati spesso nelle viscere del sottosuolo per farne riserve d'acqua, e nello stesso tempo si ricavarono pietre resistenti di tufo, eccellenti per erigere in superficie case, palazzi e castelli, diventarono, poi, durante la guerra, (dopo che era esaurita la loro funzione primordiale come cisterne), cunicoli di collegamento e quasi una città sotterranea da poterci vivere.

Cave di pietre di tufo dismesse ( dette 'o monte de' brigante)

Cunicoli, denominati monti, mentre in realtà erano vecchie cave dismesse, che ressero il novello compito, quello di riparo per le popolazioni dalle tremende bombe distruttive sganciate dagli aerei, che sorvolavano la città per distruggere i suoi punti strategici, (il porto, l’aeroporto, la stazione ferroviaria, l’arsenale, i pochi stabilimenti prodottivi ancora funzionanti) dato lo strato consistente delle pareti e delle volte, che avevano forma trapezoidale, che le delimitavano e le celavano, difficilmente fur
ono individuati e perforati
Il Borgo di Chiaiano era anch
’esso nel mirino degli attacchi aerei, vuoi perché sul suo punto più alto, la collina dell’eremo dei Camaldoli, v’era stata installata una base antiaerea con una batteria di cannoni a lunga gittata e con potenti fari, che emettevano fasci di luce nel celo, che permettevano d’intercettare il volo degli aerei bombardieri nemici anche di notte e poterli così abbattere, vuoi per la fitta vegetazione presente nel quartiere con la nota selva, che poteva nascondere potenziali divisioni di truppe ammassate per il contrattacco.
In questo scenario apocalittico il popolo a Chiaiano s’era rintanato nella Cava Del Cane (conosciuto in dialetto ‘O Monte de’ Cane), una serie di cave dismesse a cielo chiuso, scavate sotto la collina dei Calori, per trovarvi riparo e continuare a vivere la quotidianietà sperando e pregando specialmente il loro santo patrono di Polvica-Chiaiano “ San Nicola di Bari” (preghiere rivoltegli affinché proteggesse il Borgo dalla distruzione, a causa dei bombardamenti a tappeto effettuati dall’aviazione americana).
Dopo la caduta del governo di Mussolini avvenuta il 25 luglio del 1943 e la nomina del generale Badoglio a capo del nuovo governo, voluta dal re Vittorio Emanuele III, la gente che s’abituò a vivere nel rifugio, finalmente ritornò alle proprie case ritenendo ormai imminente la fine della guerra, mentre la stessa continuò, poi, su un nuovo fronte di combattimento.
Gli alleati, sbarcati a Salerno, giunsero a Napoli, dopo che la città fu liberata dall’eroico sacrificio dei suoi figli migliori durante le memorabili Quattro Giornate dal giogo insopportabile dell’occupazione militare dell’esercito nazista, coadiuvato dai fascisti nostrani.
Napoli e la stessa Chiaiano diventarono intanto basi logistiche per il proseguimento della liberazione dell’intero stivale dalle rappresaglie nazifasciste dopo l’Otto settembre 1943 da parte delle divisioni combattenti alleate, che tentavano di incalzare ormai in rotta l’esercito tedesco, che infine si asserragliò nel convento dei benedettini sulla montagna di Montecassino,
Montecassino fu un terreno di una battaglia cruentissima per entrambi gli eserciti, che si fronteggiarono per la conquista della vetta della montagna, che sbarrava il passo per giungere a Roma, perciò l’ospedale Monaldi, allora noto come l’ospedale Principe di Piemonte” celebre tubercolosario della zona, divenne per l’occasione il nosocomio dei soldati feriti delle truppe anglo-americane.
La gente di Polvica, che sopravvisse ai bombardamenti ed alla guerra raccontò del miracolo, che aveva compiuto San Nicola nel salvare il territorio da lui protetto (quello che comprendeva Polvica – Chiaiano e la selva circostante) dall’annientamento programmato delle incursioni, previsto dall’autorità militari alleate.
Un aviatore (dell’aviazione alleata) dedito a bombardare, poiché era rimasto ferito durante le incursioni nei cieli di Cassino, dovendo curarsi e trascorrere la degenza nell’Ospedale Monadi, parlando con le suore, che l’assistevano, chiese loro, quale fosse il santo protettore della Zona, per rivolgersi devotamente e domandargli la grazia per guarire e tornare sano e salvo a casa dai propri cari.
Le suore, poiché il territorio era abbastanza vasto e pieno di varie chiese ed ognuna aveva un santo protettore, furono vaghe nel rispondere e seppero solo donargli alcune immaginette sacre (‘e fiurelle) in loro possesso, che li raffiguravano, vestiti con paramenti di Vescovo.



Statua di San Castrese (patrono di Marano)
                                              
‘E Fiurelle (immagini sacre) erano quelle di San Castrese, patrono di Marano, 


San Biagio, patrono di Mugnano di Napoli 
                                         
di San Biagio, patrono di Mugnano, 



Statua di San Giovanni Battista patrono di   Chiaiano Centro

                           Sant'Arcangelo Gabriele (patronodi Chiaiano  Centro)                                   
                   
                                   
di San Giovanni Battista e dell’Arcangelo Gabriele, patroni quest’ultime del casale di Chiaiano centro. 0

Il povero aviatore non mostrò alcun interessamento per esse, ma come scorse quella, che raffigurava San Nicola di Bari, venerato nella Chiesa di Polvica, esclamò :“E’ Lui, il vecchio, che ha fermato la mia mano nell’atto di sganciare le bombe, quando sorvolavo questa zona e questo bosco, (si riferiva alla lussureggiante Selva) invitandomi a non farlo! E’ lui che mi è apparso sulla carlinga del mio aereo ed ha esclamato : qui no !”.
Trascorsa la degenza con ottimi risultati e riprendendo tutte le forze, chiese e fu accompagnato a poter visitare le varie chiese della zona, per verificare se il vecchio, che intravide lassù mentre stava per bombardare Chiaiano, esistesse veramente e fosse un santo venerato come patrono da quelle popolazioni.
Visitò, così, i tre paesi circondari della Selva, (Marano, Mugnano e Chiaiano), accedendo nelle relative parrocchie, ma sfiduciato dopo aver girovagato per quasi l’intera giornata profferendo preghiere di ringraziamento per essersi salvato, fu accompagnato come ultima tappa del suo solitario pellegrinaggio nell’antica chiesa di Polvica, (il Borgo di Polvica era ubicata nell’antichissimo feudo del Marchese Mauri, che, dopo la decapitazione del suo signore, il marchesino Cosimo Mauri, per aver partecipato attivamente alla Repubblica Partenopea del 1799 e dopo la capitolazione della stessa, fu incorporato nell’istituzione del Comune di Chiaiano ed Uniti, voluta dalla dominazione francese.
Nella vecchia chiesa, (risalente al 1° secolo come è descritto sul ceppo funerario incastonato all’interno della sacrestia), come l’aviatore varcò la soglia che immetteva nella navata principale, come fulminato, cadde in ginocchio e si prostrò per terra, poichè aveva riconosciuto il vecchio, apparsogli davanti alla carlinga.



veduta del campanile
 della Parrocchia di San Nicola di Bari
 a Polviva-Chiaiano
                     




Il vecchio non era altro che la statua del busto di San Nicola di Bari, posta sull’altare maggiore con il bastone episcopale tenendo alzata la mano destra mostrando le prime tre dita nell’atto di benedire, venerato dalla gente del paesino con tanta devozione, ed era ritenuto il loro santo protettore, poiché, quando l’invocavano ad intervenire contro le calamità naturali, come durante le siccità con il timore della perdita di tutti i raccolti della terra, accoglieva le preghiere provocando un’insolita pioggia, lo stesso faceva, quando, implorato perché pioveva tanto e molto, interveniva quel tanto quanto basta a far cessare il devastante acquazzone.
Invocazione richiesta oltre con le preghiere attenendosi al rito del lancio per aria di una delle sue panelle (tre pagnottine rotonde di pane attaccate, che erano distribuite annualmente il sei dicembre durante la ricorrenza ecclesiastica in ricordo della sua morte avvenuta a Myra intorno l’anno 335) ed il temporale terminava di botto.
Dopo la spiovuta, il panello lanciato rimaneva in terra ugualmente friabile senza ammollarsi, né sbriciolarsi.
Fenomeno inspiegabile, ma verificabile tuttora, in ossequio al miracolo dei pomi d’oro, che San Nicola nella sua Myra a notte fonda fece lanciando, somme di monete d’oro, avvolte in un panno, come fosse un pomo, attraverso la finestra nella casa di un nobile decaduto per aiutarlo, che ormai versando in precarie condizioni economiche, era giunto nella determinazione di vendere le tre figlie per farle prostituire per sopravvivere. Quest’atto generoso permise al povero uomo di risollevarsi e riuscire a costituire anche le doti per maritarle dignitosamente. Riconosciuto San Nicola come suo benefattore, il miracolato sparse la voce che Nicola rappresentava la mano di Dio e per questa sua bontà e generosità, fu consacrato Vescovo ed anche in questa veste continuò a fare tanti altri miracoli, resi celebri da dipinti, che lo raffigurano con l’abito da Vescovo, che risuscita tre bambini, uccisi da un oste e che li teneva conservati sotto sale in una tinozza, salvandoli da quella fine orrenda e rendendogli di nuovo la vita e nello stesso tempo aiutò il malvagio a pentirsi ed a cambiare vita, che con l’aiuto del Santo si prodigò a salvare ed aiutare il suo prossimo.




Continuerà con nuovi capitoli appena possibile

E’ gradito un com
mento d’incoraggiamento a proseguire

2 commenti:

  1. ò professò e bello conoscere questi fattarielli di Napoli queste storie sconosciute alla gente tranne quelle del luogo come e bello conoscere le tradizioni "nascoste" della mia gente odiata da molti ma amata dagli altri

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