sabato 24 dicembre 2016

n'albero illuminato a Natale (Napoli 2016)



Napoli: inaugurato N’Albero, l’albero di Natale più alto del mondo


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Quest’anno non ci si accontenta del classico Natale con luminarie. Due giorni fa è infatti arrivato a Napoli  “N’albero”,  un albero illuminato da oltre  1.300.000 led multicolore che, con la sua struttura alta 40 metri, risulta essere l’albero pedonale più alto al mondo.
Dopo 18 giorni di lavori serrati, sono state accese finalmente le luci che illumineranno la mega-struttura di Rotonda Diaz, da oggi, per ben tre mesi. Il pulsantino è stato premuto dopo la conferenza stampa di presentazione del progetto, alla quale hanno partecipato il sindaco Luigi De Magistris e il titolare della Italstage Pasquale Aumenta. Insieme, a seguire, hanno effettuato il taglio del nastro che ha ufficialmente dato il via all’attrattiva di Natale sul Lungomare Caracciolo.
Al suo interno, N’albero ospita una galleria commerciale al piano terra, al cui centro sarà installato l’ascensore per accedere ai vari piani. La galleria  contiene 15 spazi espositivi: ci saranno Decò, main sponsor di Nalbero, e poi Flor do’ Café, Fontel, Grimaldi, Renault, Vodafone, Allianz, Brognuolo, Clendy, Franchetti, Nemea, Scaturchio, Mocks Mondadori, Regina Gennaro.
A sette metri d’altezza c’è la zona bistrot-caffè, gestita da Sire Ricevimenti. Ci saranno diversi concept: la parte destra con bar è chiamata Star Caffè, con lo stile della tipica caffetteria; poi c’è la zona Star Fud, un’area con cibo da strada che richiama la parola Sud, e qui si troverà anche un container con Radio Kiss Kiss che trasmetterà in diretta. Continuando a girare per il piano si arriva alla zona Star Events, cioè il ristorante con vista sul Golfo, che sarà aperto anche il 23, 24 e 25 dicembre, e la notte di Capodanno per il cenone, per chi vorrà prenotarsi.
 Infine, a 19 metri d’altezza ci saranno i telescopi per poter osservare dall’alto le stelle ed il Golfo.
L’ingresso sarà gratuito per galleria al piano terra e zona food al primo piano, mentre per i piani più alti e le terrazze panoramiche – che si vogliano raggiungere a piedi o con l’ascensore – si pagherà un biglietto di 8 euro, ridotto a 5 euro per i visitatori oltre i 65 anni e i bambini fino ai 12 anni e gratuito per i bimbi al di sotto del metro d’altezza. Inoltre, convenzioni previste con Città della Scienza, Galleria Borbonica, le Catacombe di San Gennaro e il Complesso Monumentale di San Lorenzo: chi acquisterà il biglietto intero per N’albero potrà pagare il biglietto ridotto per l’accesso a uno di questi siti, e viceversa. La struttura sarà aperta dalle ore 10:00 alle 22:00, dal lunedì al giovedì, con apertura prolungata poi fino a mezzanotte.



  • L’albero è alto 40 metri ed ha una base di 20 mt di larghezza per 20 mt di base.
  • Pesa 400 tonnellate di peso proprio ed ha oltre 30 tonnellate di zavorre stabilizzanti. Il numero massimo di persone che potranno salire sulla struttura è di 750 persone che saranno contate elettronicamente.
  • E’ stato realizzato con un sistema di ponteggio utilizzato di solito negli allestimenti dei grandi palchi per concerti rock in tutto il mondo.
  • E’ illuminato da 1.300.000 lampade a led ed ha 2.000 alberi con radici montati sulle pareti in vasi da 1 mt che saranno successivamente reimpiantati in città.
  • Al piano terra c-[ una zona galleria-shop con stand di Decò, Renault, Grimaldi Lines, Fontel, Scaturchio, Vodafone, Mooks Mondadori, Flor di Cafè, Franchetti gioielli e altri e uno spazio artigianale con prodotti tipici locali e natalizi. La zona-food è al primo piano ed è affidata a Sire.
  • Dispone di 3 terrazze panoramiche a 7 metri con il bancone bar poi a 18 e 30 metri da terra
  • Ha un 1 ascensore da 15/20 persone aperto 14 ore al giorno, tutti i giorni, per accedere alle 2 terrazze superiori e 1 scala per il pubblico accessibile sia in salita che in discesa.
  • Si accede gratis al piano terra e al primo piano mentre per i piani superiori e le terrazze panoramiche si paga un biglietto di 8 euro. Prezzo ridotto a 5 euro per gli over 65 e per i bambini fino a 12 anni. Gratis i piccoli al di sotto del metro di altezza.
  • - See more at: http://www.napolidavivere.it/2016/12/12/nalbero-sul-lungomare-napoli-quello-ce-sapere/#sthash.PmcFpups.dpuf;L
    Vediamo le notizie principali per conoscere la grande struttura natalizia che caratterizzerà questo natale 2016 Napoletano.
    • L’albero è alto 40 metri ed ha una base di 20 mt di larghezza per 20 mt di base.
    • Pesa 400 tonnellate di peso proprio ed ha oltre 30 tonnellate di zavorre stabilizzanti. Il numero massimo di persone che potranno salire sulla struttura è di 750 persone che saranno contate elettronicamente.
    • E’ stato realizzato con un sistema di ponteggio utilizzato di solito negli allestimenti dei grandi palchi per concerti rock in tutto il mondo.
    • E’ illuminato da 1.300.000 lampade a led ed ha 2.000 alberi con radici montati sulle pareti in vasi da 1 mt che saranno successivamente reimpiantati in città.
    • Al piano terra c-[ una zona galleria-shop con stand di Decò, Renault, Grimaldi Lines, Fontel, Scaturchio, Vodafone, Mooks Mondadori, Flor di Cafè, Franchetti gioielli e altri e uno spazio artigianale con prodotti tipici locali e natalizi. La zona-food è al primo piano ed è affidata a Sire.
    • Dispone di 3 terrazze panoramiche a 7 metri con il bancone bar poi a 18 e 30 metri da terra
    • Ha un 1 ascensore da 15/20 persone aperto 14 ore al giorno, tutti i giorni, per accedere alle 2 terrazze superiori e 1 scala per il pubblico accessibile sia in salita che in discesa.
    - See more at: http://www.napolidavivere.it/2016/12/12/nalbero-sul-lungomare-napoli-quello-ce-sapere/#sthash.PmcFpups.dpuf





    Napoli: inaugurato N’Albero, l’albero di Natale più alto del mondo


    Quest’anno non ci si accontenta del classico Natale con luminarie. Due giorni fa è infatti arrivato a Napoli  “N’albero”,  un albero illuminato da oltre  1.300.000 led multicolore che, con la sua struttura alta 40 metri, risulta essere l’albero pedonale più alto al mondo.
    Dopo 18 giorni di lavori serrati, sono state accese finalmente le luci che illumineranno la mega-struttura di Rotonda Diaz, da oggi, per ben tre mesi. Il pulsantino è stato premuto dopo la conferenza stampa di presentazione del progetto, alla quale hanno partecipato il sindaco Luigi De Magistris e il titolare della Italstage Pasquale Aumenta. Insieme, a seguire, hanno effettuato il taglio del nastro che ha ufficialmente dato il via all’attrattiva di Natale sul Lungomare Caracciolo.
    • Al suo interno, N’albero ospita una galleria commerciale al piano terra, al cui centro sarà installato l’ascensore per accedere ai vari piani. La galleria  contiene 15 spazi espositivi: ci saranno Decò, main sponsor di Nalbero, e poi Flor do’ Café, Fontel, Grimaldi, Renault, Vodafone, Allianz, Brognuolo, Clendy, Franchetti, Nemea, Scaturchio, Mocks Mondadori, Regina Gennaro.
    • A sette metri d’altezza c’è la zona bistrot-caffè, gestita da Sire Ricevimenti. Ci saranno diversi concept: la parte destra con bar è chiamata Star Caffè, con lo stile della tipica caffetteria; poi c’è la zona Star Fud, un’area con cibo da strada che richiama la parola Sud, e qui si troverà anche un container con Radio Kiss Kiss che trasmetterà in diretta. Continuando a girare per il piano si arriva alla zona Star Events, cioè il ristorante con vista sul Golfo, che sarà aperto anche il 23, 24 e 25 dicembre, e la notte di Capodanno per il cenone, per chi vorrà prenotarsi.
     Infine, a 19 metri d’altezza ci saranno i telescopi per poter osservare dall’alto le stelle ed il Golfo.
    L’ingresso sarà gratuito per galleria al piano terra e zona food al primo piano, mentre per i piani più alti e le terrazze panoramiche – che si vogliano raggiungere a piedi o con l’ascensore – si pagherà un biglietto di 8 euro, ridotto a 5 euro per i visitatori oltre i 65 anni e i bambini fino ai 12 anni e gratuito per i bimbi al di sotto del metro d’altezza. Inoltre, convenzioni previste con Città della Scienza, Galleria Borbonica, le Catacombe di San Gennaro e il Complesso Monumentale di San Lorenzo: chi acquisterà il biglietto intero per N’albero potrà pagare il biglietto ridotto per l’accesso a uno di questi siti, e viceversa. La struttura sarà aperta dalle ore 10:00 alle 22:00, dal lunedì al giovedì, con apertura prolungata poi fino a mezzanotte.






    L'albero illuminato di Napoli ( allestito Natale 2016)

    sabato 17 dicembre 2016

    è nucillo






    ' O  Nucille di Giulia  2016



    ' O  Nucille di Giulia  2016 



    ' O  Nucille di Giulia  2016


    ' O  Nucille di Giulia  2016



    domenica 20 novembre 2016

    Come si preparava l'evento natalizio




    Nel periodo di fine novembre ci si preoccupava di come allestire il simbolo più importante dell'annuale avvenimento natalizio, il presepe. Stiamo parlando degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. prima dell’avvento della plastica,con accessori preconfezionati come si è solito fare attualmente,  nei giorni antecedenti le festività natalizie, per allestire ed adornare i presepi, si andava nella selva a raccogliere erbe particolari, come le felci, dette ‘a restina , I pungitopi, detta ’a ruscata, pianticelle con foglioni sempre verdi e con infiorescenze a palline di colore rosso, a strattapare dall'umido terreno, ‘o pellicce, muschio fresco di colore verde scuro per rappresentare viottoli e selciati nel simulare i luoghi sul presepe, dove nacque Gesù. 
     
    'A restina (foglie di lelci)







    'A ruscata  ( rametti di fiori di pungitopo  )



     
    'O pelliccio ( piccoli cespugli di muschio)



     
    Statuine rappresentati la sacra famiglia



    Il presepe si costruiva con  poco e con statuine di terracotte  creati da maestri artigiani detti  'e pasturare che li preparavano fabbricandoli tutto l'anno.

    martedì 15 novembre 2016

    La ricchezza naturale di Chiaiano






    Prima dello scempio, che fu operato nel Parco delle Colline a Nord di Napoli, nella selva dei Camaldoli  - zona Chiaiano –  la notte del 17 febbraio 2009 alle ore 2,30, con l’apertura di una discarica di rifiuti solidi urbani  della città di Napoli, era considerato un territorio da preservare per i posteri per la sua unicità e salubrità.

     
    Veduta aerea della discarica di Chiaiano

    Basti pensare che famigliole intere del quartiere e non solo, s’inoltravano per il passato nella Selva di Chiaiano,(‘a severa) per trascorrere una giornata all’aria aperta, era una vacanza necessaria per ritemprarsi in qualsiasi periodo dell’anno, tranne quello invernale, perché l’intera boscaglia diventava una sorta di fiumiciattoli, che invadevano le straducole e le mulattiere, mentre in autunno era bello  cimentarsi a raccogliere castagne, cadute dagli alberi nei loro scrigni acuminati, (i cardi)  od ad estirpare daò manto soffice del sottobosco   violette profumatissime, di cui se ne facevano dei bei mazzetti, erano i ciclamini odorosissimi, da noi chiamati “spaccatiane”.

    Discarica di Chiaiano

     

     

    particolare della selva di Chiaiano

     

     

    ,

    Si può annoverare che infinite generazioni hanno beneficiato dell’ossigeno salubre proveniente dal fogliame sempre verde dei castagneti ammirando la bellezza della natura, che, senza chiedere nulla, ogni anno si rinnova e dona i suoi migliori prodotti, quali :          (i funghi, le castagne, la legna, frutti variopinti di bosco, fragole e more ed alcune erbe medicinali).

    fungo porcino ( 'o capenire)






    castagne nel cardo



     
    Ciclamino della selva di Chiaiano (spaccatiane)


     
    E’ uno spettacolo sublime (specie in autunno inoltrato) vedere la nascita di un prelibato fungo nostrano (il porcino)  da noi chiamato (‘o capenire), che appartiene alla famiglia dei funghi boleti, il cui nome scientifico ‘o altisonante è “Boletus aereus”. (per lo più i porcini, s’incominciano ad intravedere, quando fanno capolino tra i raggi di un tiepido sole autunnale sotto le latifoglie largamente presenti nel territorio della Selva di Chiaiano.) Che dire poi degli altri funghi tutti per lo più commestibili, anche se non di prelibata qualità, come le fungecchie, dette anche ‘e peperinie, quelle, con gambo e cappella bianche, nome scientifico agarici e russulelle (le rossole) e manelle ‘e Gesù Criste (spugnole bianche o rossastre).
     Il dono più concreto del bosco della selva era, infine, la legna che si ricavava dal taglio degli alberi di castagno più vecchi, che erano utilizzati  per fare  travi,  travetti,  botti,  tini,  travicelle , le famose       " ‘e chiancarelle ", in italiano  sono dette panconcelli  (chiancarelle) piú o meno sottili assi trasversali di legno di castagno, assi che poste di traverso sulle travi portanti facevano da supporto ai solai e alle pavimentazione delle stanze .

    Con i rami secchi degli alberi di castagno infine s’intrecciavano al fine di fare degli inserti da ardere, le note fascine per alimentare il fuoco nel forno per fare il pane e per cuocere pizze o torte speciali e  particolari . 


     
    Panconcelli (chiancarelle) per solai





    Fascine di rami secchi di alberi di bosco

























     




    lunedì 7 novembre 2016

    Il tesoro della selva di Chiaiano



    Il tesoro della Selva di Chiaiano, è rappresentato dall’immenso  dono naturale dei suoi prodotti tipici, quali,“ i funghi, le castagne, le tante erbe medicinali ed i frutti di bosco” che si possono trovare e raccogliere nel sottobosco dove annualmente nelle sue lussureggianti colline si sviluppano spontaneamente durante tutte le stagioni dell’anno.
     Distruggere questo patrimonio naturale è da criminali, ma è mia convinzione sempre più, che la natura non perdona, farà sì che questi scellerati pagheranno il loro misfatto, implorando inutilmente comprensione.




    Porcino ('o capenire)
     
    (castagne nel cardo)


    Tante generazioni, eppure, hanno potuto godere i benefici, provenienti dal fogliame sempre verde dei castagneti durante le stagioni estive fino all’autunno inoltrato, facendo lunghe passeggiate ossigenandosi ed ammirando la bellezza della natura, che, senza chiedere nulla, ogni anno si rinnova e dona i suoi migliori prodotti, che furono la ricchezza meravigliosa del suo territorio e dei residenti, ( durante e appena dopo l’ultimo conflitto mondiale).
    Tra le perle di questo tesoro annoveriamo i Funghi, come sono meglio definiti e detti "‘e funge, ‘e fungetielle, e fungecchie, ‘e peperinie, ‘e ruocele, ‘e cerefoglie, ‘e tasse, ma i più interessanti e quelli più ricercati sono " 'e Capenire " come implorati nella filastrocca :
    “Madonna de’ Gesine, famme truvà ‘nu capenire, Madonna de’Janneste fammene truvà na bella ceste, tu ca si tante putente, m’abbasta pure sule ‘na ‘nzerta, famme contente.
    Grazie madunnella mia”
     (la traduzione in italiano è “ Madonna della Masseria delle Cesinelle, fammi trovare un porcino, Madonna delle Ginestre fammene trovare un intero cesto, tu che sei tanto potente, accontentami, mi basta anche se me ne fai trovare uno soltanto, che infilzerò in un inserto di felce, Grazie madonnina mia.
    .
    Famigliole intere s’inoltravano per il passato nella Selva di Chiaiano, per trascorrere una giornata all’aria aperta, era una vacanza necessaria per ritemprarsi in qualsiasi periodo dell’anno, tranne quello invernale, perché l’intera boscaglia diventava una sorta di fiumiciattoli, che invadevano le straducole e le mulattiere, mentre in autunno ci si cimentava a raccogliere castagne, cadute dagli alberi nei loro scrigni acuminati, (i cardi),    e le violette profumatissime, di cui se ne facevano dei bei mazzetti di ciclamini odorosissimi, detti pure “spaccatiane”.  
     La gioia più grande dell’intera escursione nel bosco rimaneva sempre quella di portarsi a casa i deliziosi doni della selva, i gustosissimi funghi porcini e dulcis in fundis anche gli ovuli. (‘e ruocele).
     I funghi nostrani, per lo più i porcini, s’incominciano ad intravedere, quando fanno capolino tra i raggi di un tiepido sole autunnale sotto le latifoglie largamente presenti nel territorio della Selva di Chiaiano.
    E’ uno spettacolo sublime vedere la nascita di un prelibato porcino (‘o capenire), che appartiene alla commestibile famiglia, dei funghi boleti, il cui nome scientifico ed altisonante è “Boletus aereus”.
    Nei giorni antecedenti le festività natalizie, si andava nella selva a raccogliere erbe particolari, come le felci dette ‘a restina ed ‘a ruscata (il pungitopo), pianticelle con fogliame sempre verdi e con infiorescenze a palline di colore rosso, e ‘o pellicce, muschio fresco di colore verde scuro per rappresentare viottoli e selciati per adornare il presepe nel simulare i luoghi, dove nacque Gesù


    Felci ( 'a restina)



    Pungitopo ( 'a ruscata)





    Il tesoro più concreto. però, era la legna che si ricavava dal taglio degli alberi di castagno più vecchi, che erano utilizzati per fare travi, travetti, botti, tini, travicelle, le cosiddette “ ‘e chiancarelle”, in italiano dette panconcelli  (chiancarelle) piú o meno sottili assi trasversali di legno di castagno, assi che poste di traverso sulle travi portanti facevano da supporto ai solai ed alle pavimentazione delle stanze.
    Con il taglio, infine, degli alberi più giovani “ ‘e vaccelle” ridotti a sfoglie, si costruivano un’infinità di contenitori (cesti, panari, sporte, sportoni, connole, terzaroli, fescene)  con i rami secchi, che s’intrecciavano al fine di fare degli inserti da ardere, le note fascine per alimentare il fuoco nel forno. Altri prodotti che si potevano ricavare nel sottobosco della Selva erano, le Erbe e Radici per preparare medicinali, Cipolline selvatiche, fragoline di bosco e le more.
    More di bosco

    Fragoline di bosco











    venerdì 4 novembre 2016

    foto della selva di chiaiano e discarica




    Selva di Chiaiano( la cava del Brigante)











    Selva di Chiaiano( entrata verso la folta selva di Chiaiano)

    Zona della selva di Chiaiano diventata discarica)



    mercoledì 26 ottobre 2016

    I carcofi violetti di Castellammare

    I carciofi viletti di Castellammare

     I Carciofi Violetti di Castellammare, non sono altroche un prodotto ortofrutticolo della Agricoltura vesuviana, noti  pure come:                                   “ I Carciofi  do’ Pignatiello  ( dove pignatiello sta per piccolo cappuccio  o coppettina di terracotta, che si mette sul frutto durante la crescita  per proteggerlo dai raggi solari e dalle piogge incessanti ).

    Carciofo do'  pignatiello
     (Carciofo con piccolo cappuccio  o coppettina di terracotta,



    In mancanza del pignatiello in questi ultimi tempi i carciofi sono protetti da una scatola di latta di pomodoro, facilmente reperbili.
    I carciofi violetti di Castellammare hanno la caratteristica di essere coltivati a pieno campo (senza alcuna serra o telone) e di essere poi protetti uno ad uno da un pignatiello di terracotta. 



    I carciofi della famiglia dei “Violetti di Castellammare” sono raccolti  e consumati in tre modi : i più grandi, dette “ ‘e mamme” , (da non confonderle dai loro cugini romaneschi  >’e mammarelle<) e poi tradizionalmente cucinate alla brace, ripiene di prezzemolo, aglio e a volte un pezzettino di formaggio; sono quelle che si vedono “fumare” in questi periodi per le strade della zona tra Castellammare, Sant’Antonio Abate e paesi limitrofi e che non possono mancare nei pic-nic del lunedì di pasquetta, mangiati rigorosamente con le mani, foglia a foglia;
     i carciofi più piccoli, detti  ‘e figli “sono utilizzati  per fare una gustosissima parmigiana;  gli ultimi  carciofi che si raccolgono sono  i cosiddetti “ ‘e nipoti “, che essendo gli ultimi raccolti, sono i più piccoli e per lo più sono conservati sott’olio.





    Fascio di carciofi violetti con il produttore




    domenica 9 ottobre 2016

    'o puzzo d' 'a pazzaria

    'o Puzzo d' 'a pazzaria



    Ospedale d. Maria del popolo degli Incurabili di Napoli
    Il grande portale di ingresso in piperno vesuviano






    Diciamo subito che : “ ‘O Mastuggiorge”

    Non è altro che : il Castigamatti. Il Castigatore.

    E’ l’antico mestiere o meglio è il compito dell’infermiere degli ex manicomi (‘e Pazzarie ) di sorvegliare i malati di mente, affinchè non provocassero danni a se stessi ed ad altri.

    Tale vocabolo deriverebbe da un noto Castigamatti del Seicento un certo, Dottor Giorgio Cattaneo, detto Mastro Giorgio Cattaneo, che pretendeva di curare le persone fuori di senno picchiandoli con un bastone ( il Castigamatti)

    Questo stravagante dottore era convinto che la follia  fosse dovuta alla concentrazione di nervi nelle tempie, per cui  per i più esagitati oltre alla frusta, li faceva legare ad una immensa  e pesantissima ruota e li costringeva a girare fino allo sfinimento.
    Per i più aggressivi il dottor Giorgio Cattaneo spesso li  faceva calare sul fondo del pozzo che era situato all’interno dell’ospedale degli incurabili a Caponapoli, e lasciati lì,  semi sommersi nell’acqua fredda, al buio. Tale terapia era considerata una sorta di elettrochoch, ma  procurava solo una sorta di terrore prolungato.

     
    immagine del pozzo dei pazzi degli incurabili




    Per evitare tale invalidante cura mortificante i folli nei loro momenti di lucidità, s’ingegnarono,  come dice il detto, a far provare anche al cosiddetto Mastuggiorge il terrore del pozzo dell’ospedale degli incurabili, dove esisteva il reparto della Pazzaria, ( non si sa, forse se non vi riuscirono). 

     
    il pozzo dei pazzi (oggi coperto da un blocco di pietra)










    Altra ipotesi di Mastuggiorge è quella, che tale mestiere deriverebbe da quello greco Mastigophoros (Fustigatore colui che usa la frusta per placare o punire i più agitati).

     

    mercoledì 5 ottobre 2016

    'O Baglive ( Antico mestiere napoletano)


    La bagliva era il primo gradino della giustizia
    nell'Italia meridionale

    IL Simbolo della  Bagliva era la Stadera








    Senza farvi lambiccare il cervello l'antico mestiere, noto con il termine   < 'O  Baglive > , è esistito.
     “ ‘O Baglive” = il Baglivo, ( o Balio) non è altro che: il Vecchio Magistrato, noto come Giudice Conciliatore, che amministrava la giustizia, in materia di cause civili, sanzionando contravvenzioni, piccoli risarcimenti ed emettendo sentenze di 1° grado.
    Tale istituzione fu sospesa durante il ventesimo secolo a causa delle ripetute guerre  e solo a volte,  parzialmente svolta,  per delega, dai Giudici Onorari di Tribunale o dai Vice Procuratori Onorari.
    Quindi ‘O Baglive è l’attuale Giudice di Pace, che svolge la funzione del vecchio Giudice Conciliatore.
    Solo con la legge 21 novembre 1991 n. 374 fu sancito la figura del Giudice di Pace, che prese il posto del vecchio Giudice Conciliatore. Con tale Legge fu stabilita l'organico dei Giudici di Pace, distribuito sul territorio nazionale in 845 sedi. Attualmente, vi sono 2.206 Giudici di Pace.
    Si dovette aspettare, dopo l’impegno e la lotta insistente dell’Associazione Nazionale dei primi Giudici di Pace, che l'entrata in funzione dell'istituto venne fissato ufficialmente Il 1° maggio 1995 dopo che fu più volte procrastinata l’avvio.

    Ufficio del Giudice di Pace

     Anticamente  questo tipo di Giudice è sempre esistitio ed era indicato come giudici inferiori (nell'Italia meridionale) e messi o notificatori di tribunale (nell'Italia centrale). Nel 1537 il vicerè don Pedro de Toledo riunì tutti i Tribunali operanti nella Città di Napoli in Castel Capuano.

     
    Don Alvarez Pedro de Toledo ( Vicere de regbo di Napoli)



    CASTEL CAPUANO







    La Gran Corte della Vicaria era divisa in quattro ruote, due civili e due criminali. Le Ruote della Giustiza Civile erano
    : la Regia Camera della Sommaria, che si interessava della Gran Corte Civile della Vicaria e del Tribunale della Zecca. Le Ruote della Giustizia Criminale erano :  l Sacro Regio Collegio,  la Gran Corte Criminale della Vicaria .

    La Regia Camera della Sommaria era competente per le cause finanziarie e fiscali: il patrimonio Reale, l'erario pubblico, le liti tra feudatari e quelle tra i baroni e i lori sudditi. Il Tribunale della Zecca provvedeva al bollo delle unità di misura.
    La Giustizia in prima istanza era presieduta dal Tribunale della Bagliva che trattava le cause minori civili di risarcimento danni.







    Castel Capuano nel XVII secolo



     La Bagliva o Baliva era una tassa prelevata dalla Autorità pubblica preposta all’ applicazione di bolli alle bilance, alle stadere e alle caraffe, in base alle unità di misura usate nel luogo. Tale tassa, non sempre periodica, era associata al controllo da parte della Pubblica Amministrazione degli attrezzi utilizzati per il peso degli aridi, il volume dei liquidi e ciò a salvaguardia dei diritti dei consumatori nei confronti dei venditori e reciprocamente.
       Con questo termine si intendeva anche una circoscrizione territoriale, e per certi versi, amministrativa, che racchiudeva nel suo perimetro due o più Casali contermini, assumendo il nome del casale principale.
       La Bagliva era anche una  Magistratura di grado inferiore. Istituita da Ruggero II nel 1140, essa era composta da un Baglivo di nomina regia, per le terre demaniali e di nomina baronale, per le terre feudali, da un Giudice e da un Mastrodatti, detto anche Mastro d'atti.
       Questo, nell'antico Regno di Napoli, era il funzionario che, originariamente addetto alla redazione e custodia degli atti, ebbe, in seguito, anche funzioni giudiziarie come supplente dei giudici. I Baglivi svolgevano compiti di polizia urbana e rurale, riscuotevano vari diritti, imponevano multe ai proprietari di animali che avessero arrecato danni ai fondi altrui o da quanti avessero fatto uso di falsi pesi e misure. La Bagliva si occupava anche delle cause criminali di lieve importanza come quelle per offese, bestemmie e piccoli furti. In quel tempo, la bestemmia veniva considerata una piaga sociale e, pertanto, fortemente combattuta con tutti i mezzi. Un articolo dello Statuto della bagliva recitava:
    Se qualcuno abbia bestemmiato il nome di Dio onnipotente o della Vergine Maria paghi alla Curia un augustale, e per gli altri Santi due Tareni. Si concede solo per la prima volta. Se, invero, la bestemmia sia stata ripetuta si osservi il tenore della Costituzione e delle Prammatiche del Regno.
          Le Prammatiche Aragonesi del 1481 e del 1483 prevedevano, per i bestemmiatori incalliti, la recisione della lingua e il sequestro di 1/3 dei beni.
          Le baglive vennero abolite con legge 22.5.1808, n°153.

    mercoledì 21 settembre 2016

    VIA Santa Maria a Cubito -TRATTO CHIAIANO

    VIA SANTA MARIA A CUBITO 
    - Tratto di Chiaiano




    Masseria di Campodisola a chiaiano 


    Masseria di Campodisola

     A proposito della contrada nota come Campodisola a Chiaiano:.




     Attraversando la Purchiera (la parte agricola della Masseria di S. Gaudioso dopo aver passato il Ponte di Castagneto attiguo al palazzo dei Principi Caracciolo), dove si allevavano porci (Maiali) si accedeva al Fondo rustico, noto come Masseria Campodisola, chiamata dai locali in dialetto (Campuriseme).


    La Purchiera (casa colonica dove si allevavano 'e Puorche ( porci)




    La Masseria Campodisola, più che un Borgo, era nata un tempo non molto lontano come rifugio provvisorio dei braccianti impegnati nella coltivazione degli estesi campi a cui facevano capo territorialmente ed infeudati ad un unico Signore (come lo erano tutte le masserie della zona).

    La Masseria una volta era collegata direttamente al Comune di Chiaiano da un viottolo di campagna, che attraversando la Purchiera, zona agricola adibita all’allevamento dei porci (maiali) , si raggiungeva via Ponte del Castagneto (ora Via Aldo Cocchia) e da lì via chiesa di Chiaiano, via Tiglio e piazza Margherita.

    Originariamente pare fosse appartenuta al “Conte Lucina”, che l’aveva avuta assegnata dal Tribunale a seguito di una controversa nel lontano 1649, che  l’aveva tolta così alla famiglia dei Caracciolo, già proprietari di diversi fondi e palazzi nel casale demaniale di Chiaiano.

    Nel 700 passò, poi, alla famiglia dei Conti Desiderio, i quali imparentatesi con la famiglia D’amore ne ereditarono la proprietà e la detengono ancora attualmente. Del rapporto di parentela dei Desiderio e dei D’amore è testimonianza e prova la cappella gentilizia, che si erge nel cimitero di Chiaiano, che reca l’intestazione appunto di Desiderio-D’amore, dove riposano i defunti appartenenti alle due famiglie fin dall’edificazione del Cimitero avvenuto completamente nel 1855.

    La Masseria di Campodisola (‘o meglio nota come Campuriseme), fin dall’unificazione del regno d’Italia, fu anche sede di una prima forma di Scuola elementare pubblica, che terminò la sua funzione dopo la 1° Guerra Mondiale, anche perché dopo la costruzione della Nuova Casa Comunale (avvenuta esattamente nel 1889 e completata nel 1926) l’attività scolastica fu trasferita nell’intero piano inferiore a livello di strada della stessa, sia come scuola Maschile e Femminile elementare, mentre il piano superiore fu adibito esclusivamente alla sola amministrazione Municipale.

    (Nota storica) Dopo l’ultimo conflitto mondiale  nella nostra circoscrizione non v’era un vero e proprio edificio scolastico, come detto precedentemente, erano adibite ad aule scolastiche, in quegli anni del dopoguerra, stanze ed appartamenti, reperite in case sfitte della proprietà Marotta, ubicate alcune nel palazzo all’ex Corso Umberto I° (ora Corso Chiaiano) e nell’omonimo viale nel palazzo al primo piano, che dava su Via Arco di Polvica, visto che le poche aule, che esistevano al piano terra del Municipio, non bastavano alla grande platea di fanciulli, nati in ossequio all’incentivazione alla natalità, che era stata oggetto di premiazione alle famiglie numerose, (voluta dal governo fascista, - il cosiddetto premio di natalità) che erano divenuti ragazzi e s’apprestavano ad iniziare la conoscenza del sapere.

     La masseria di Campodisola è situata nell'area più a nord del quartiere Chiaiano delimitata dalla via S. Maria a Cubito e dalla via Antica di Chiaiano.  Oggi conserva solo in parte quel carattere di residenza immersa nel verde, raggiunta ahimè, dalle propaggini del recente abusivismo.  In prossimità della masseria vi è la piccola cappella angioina, in stile gotico, detta appunto di Santa Maria di Campo d'isola. La struttura non è visitabile in quanto l'ingresso fu murato in seguito al trafugamento di un affresco bizantino, datato intorno all'anno mille, raffigurante una madonna con bambino.


    Interno della cappella di s.Maria di campodisola murata













    Esterno della Cappella di S. Maria di Campodisola murata