giovedì 13 dicembre 2018

DEBITO PUBBLICO -3 puntata



DEBITO PUBBLICO – 3^ puntata


Continuo, allora, carissimo Tore, : ripresi a descrivere come si era giunti a questa tale massa di Debito Pubblico.

Alla normale scadenza negli anni ’70 per continuare ad approvvigionarsi di prestiti con una vita a lungo o a  medio termine per sopperire a spese straordinarie programmate, da farsi senza avere la copertura finanziaria dell’annuale Bilancio statale, si ricorse ai nuovi titoli obbligazionari dello Stato (anch’essi facenti parte del Debito Pubblico) denominati, questa volta non più BTN 5% ( i classici Buoni del Tesoro Novennali al tasso del 5%), ma BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) con una scadenza varia, ma certa, e  diluita nel tempo ed un tasso di rendimento fisso, che variava a secondo l’esigenza del fabbisogno statale. Tutta questa specie di titoli  erano emessi sempre  dalla Banca D’Italia, autorizzati dal Ministero del Tesoro, e si potevano acquistare direttamente presso le sue sedi provinciali  ed avevano durata poliennale (usualmente con scadenze di 3, 5, 10, 15, 30 o 50 anni) e presentavano cedole annuali pagate semestralmente (ad esempio, un BTP al 6% pagava due cedole semestrali del 3% l'una). Il rendimento generalmente di questi titoli era dato dal tasso fisso delle cedole e dalla differenza tra il prezzo di emissione ( inferiore di qualche punto percentuale del valore nominale del titolo)  e quello effettivo di rimborso.
Negli anni ‘80 e ’90 appaiono infine un tipo di titoli speciale, anche se già utilizzato nell’anteguerra, I noti  - CCT -  questa volta con alcune caratteristiche, che li rendono vantaggiosi e concorrenti agli altri titoli di credito al portatore dello stato, per la loro specialità che è : il rendimento a tasso variabile.
I certificati di credito del tesoro (CCT) sono quindi, titoli di Stato a medio - lungo termine con un massimo di durata di 7 anni emessi ora dal Ministero dell'economia e delle finanze per finanziare il debito pubblico.

Gli interessi  dei CCT sono corrisposti anch’essi tramite cedole semestrali posticipate ( in passato la cedola era unica annuale), il cui rendimento è pari al rendimento dei BOT semestrali nell'ultima asta che precede il godimento della cedola, aumentato di uno Spread che dal 1996 è stato fissato a 15 punti base (0,15%). Il rimborso del valore nominale dei CCT avveniva alla pari in un'unica soluzione alla scadenza. Agli acquirenti previsti dalla legge (banche, agenti di cambio)  era corrisposta, anche,  una  commissioni di collocamento  pari, in un primo momento, al  0,30% poi all’ 1 %, che era a carico del Tesoro. Si viene a conoscenza quindi con questi Titoli (CCT) di  un nuovo termine, l’inglese – Spread  =  Divario = , che stava a significare la differenza di rendimento che esiste tra diversi titoli di Stato italiani (BTP a tasso fisso e CCT a tasso variabile) , come denota il divario tra il tasso fisso del rendimento di un titolo e quello  di un altro  che fa riferimento invece il tasso reale praticato dal mercato.




“ Grazie , per avermi spiegato tecnicamente e praticamente come si manifestava in quegli anni il Debito Pubblico, ma non mi avete detto come si sviluppò l’inflazione e l’ammontare della crescita, quasi incontrollata, di tale Debito che faceva lo Stato. Quali incentivi ed interessi spingevano ad accaparrarsi di tali titoli di credito statali il mondo dei  risparmiatori, quali cittadini comuni od imprese specializzate, come le bancarie o finanziarie, e sia quelle, che svolgevano attività  industriali ed artigianali ? “M’interruppe nella mia esposizione , il mio amico Tore Castagna,
Mi fermai un  istante per non apparire noioso e saccente e mi permisi di propinargli una mia riflessione di vita, dicendogli : “ ti sei dimenticato che negli anni 1966  si dovette finanziare
 “ l‘AIMA” (l’Azienda per Interventi sul Mercato Agricolo) e tanti altri enti statali  fatti nascere per permettere alla nostra nazione uno sviluppo sociale adeguato ai tempi.”
Ripresi, poi, affermando che In quegli anni i titoli del Debito Pubblico con i suoi interessi medi annui, ebbero un solido e incontrastato successo. Le rendite realizzate nell’acquisto di tali titoli (BOT, BTP e CCT), infatti, passarono velocemente  da un tasso percentuale del 7%  del 1972  al 10% nel 1975 e al 19-20% nel biennio 1981-82 .Tutto ciò avvenne nel corso degli anni della coalizione di maggioranza governativa del Pentapartito, guidato dal patto informale noto come C.A.F. (Craxi-Andreotti-Forlani), che di fatto fungeva da “motore immobile” della politica italiana.
 Il pentapartito per creare crescita si inventava i famosi lavori pubblici, quelli delle infrastrutture ed in questo modo  la spesa cresceva a dismisura ed il Debito Pubblico  raggiunse livelli non più controllabili. Tale politica fu realizzata . come dice il
noto Detto Napoletano “ SURCO CUMMOGLIA A SURCO” .Cioè : solco copre un solco.

L’espressione nel suo significato sotteso vale: debito (nuovo)  copre, risana un debito (vecchio),  ci troviamo cioè in presenza della tipica spirale dell’indebitamento, che comporta la necessità di contrarre un debito nuovo per risanarne uno precedente, in modo che il nuovo debito più grande  copre, cela, nasconde ed  occulta il tutto .
Si fece ricorso a Prestiti onnicomprensivi per far fronte alle spese inerenti alla costituzione delle ASL per ripianare i debiti accumulati dagli enti lirici, dai porti,  dagli enti con la partecipazione stale (IRI , ENI, EFIM) in quegli anni,  con emissioni ad iosa di  Btp e CCt. Perfino quando fu congelata la contingenza (per gli aumenti retributivi dipendenti dalla variazione del costo della vita)  a seguito della legge n. 797 del speciale emissione graduale di 3 trances di  BTP con durata di 5 anni, la prima al tasso dei 14 % e le altre al 13%. Tali  BTP  pur aventi cedole semestrali al portatore erano Nominativi e per alcuni anni, non facilmente negoziabili, se non prima di una determinata scadenza.

CCT al Portatore CON allegate Cedole semestrali






BTP  Titoli al portatore con cedole semestrali











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