La canzone macchivelllistica di Armando Gil : " E' Allora " dove si parla del Ristorante " Lo scoglio di Frisio "
Dopo aver descritto i locali dove erano rinchiusi i pazienti contagiati durante le pandemie di peste e di tifo petecchiale, a Napoli, denominati lazzaretti, cioè recinti o saloni circoscritti, utilizzando sotterranei , come quello sotto la chiesa di Santa Maria della Pace a Via Tribunali, ma si utilizzavano spazi e fortificazioni, come quello su isolotti, il più famoso era quello, collocato sullo scoglio del Chiuppino, che si trovava nei pressi della strada ponte di collegamento dall’arenile di Bagnoli all’isola di Nisida. Il golfo di Napoli un tempo era pieno di scogli e promontori che ne hanno fatto una veduta panoramica unica, famosa come le sue canzoni che sono conosciute e cantate in tutto il mondo. Ma cosa è uno scoglio da far rivivere tante emozioni e fantasie ?
Uno scoglio è una porzione di roccia, che emerge dalle acque del mare, normalmente nelle vicinanze di una costa rocciosa alta detta falesia, ma quelli di Napoli sono particolari , speciali, , come quelli noti . lo scoglio del Chiuppino, lo scoglio di Megaride, gli scoglie della Gaiola..
Un altro scoglio di Napoli, altrettanto famoso, ora ingabbiato in una villa Posillipina, reso celebre anche da una briosa canzone macchiettistica, che celebra lo Scoglio di Frisio e i suoi fasti, dal titolo “- E allora –“ , che fu scritta nel 1926 da Armando Gill, nome d'arte di Michele Testa, considerato il primo cantautore italiano, in cui è citato una ridente ristorante rinomato sul mare, noto appunto: “ Lo Scoglio di Frisio"
Cosa era esattamente la località " lo scoglio di Frissio "?
Come era nell'Ottocento la taverna " lo Scoglio di Frisio "
situata sulla costa del mare di Posillipo
Lo soglio del Frisio, vito dal mare a Posillipo
Dipinto di un pranzo nella nota taverna " lo Scoglio di Frisio " –
Il lungo salone del ristorante "lo Scoglio di Frisio"
come era nel Novecento
Lo scoglio di Frisio, (oggi fa parte di un condominio di villa Pavoncelli, un tempo dimora del Duca di Frisjo) si erge sulla costa di Posillipo, poco lontano da Palazzo Donn’Anna, ed era situato nella parte bassa della villa gentilizia, che nell’Ottocento era la dimora preferita del Duca di Frisio. Lo scoglio di Frisio era quindi un famosissimo e omonimo locale lungo e stretto costruito su un tavolato a picco sul mare, da cui arrivavano gli odori di un mare (allora) pulito.
Nel Novecento il lungo locale fu trasformato in un ristorante di lusso e la sua terrazza, aperta d’estate e coperta d’inverno, accoglieva i numerosi avventori, spesso anche stranieri famosi, come Richard Wagner. Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio.
Il proprietario della taverna era don Vincenzo Musella, detto ’O pacchianiello, ed allietava il pranzo il più famoso posteggiatore di tutti i tempi, ’O Zingariello, che cantando interpretava le belle melodie di Napoli con tanta passione, che Wagner poi, volle portarselo in Germania con lui. Il Menù completo aristorante , il Frìsio costava duiciento lire, di quell’epoca, ed era a base di frutti mare freschissimi, come Gabriele D’Annunzio sul registro degli ospiti illustri sentenziò e scrisse: “Al par di Saffo m’inabisserò sullo Scoglio di Frisio lanciandomi dall’alto di una fumante caldaia di vermicelli alle vongole
Oggi c’è un ristorante con lo stesso nome, ma … ‘a museca è cagnata!
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