venerdì 31 agosto 2007

Il Compianto del Cristo a Napoli


‘ E Gioielle D’ ‘A Chiesa ‘E S.Anna ‘e Lombarde
( noti pure il Compianto del Cristo del Mazzoni ed il Refettorio del Vasari)



Chiesa di Santa Maria degli Olivetani
anche conosciuta coma Sant'Anna dei Lombardi




Questa volta più di una curiosità storica, desidero farvi conoscere alcune delle tante bellezze artistiche e culturali della nostra amatissima Napoli, nascoste e quasi dimenticate, in una delle tante chiese da ristrutturare, purtroppo, non facilmente usufruibili per l’incuria e la cecità di chi sovrintende al ricchissimo patrimonio dei beni culturali ed architettonici della nostra Città.

Sto per iniziare a parlarvi della Chiesa Monumentale di S. Anna dei Lombardi a Napoli, che si trova precisamente a Piazzetta Monteoliveto, attaccata alla Caserma Pastrengo della benemerita Arma dei Carabinieri.
Originariamente era conosciuta come “ La chiesa di S. Maria di Monteoliveto e fu fatta costruire nel 1411 per volere del Protonotario del Re , Ladislao di Durazzo, Gurello Origlia, con annesso un convento, e fu affidata ai monaci Olivetani.(gli Olivetani erano famosi a quell’epoca, anche fuori del regno Napoletano, per gli ottimi prodotti che fabbricavano nella loro spezialeria, come il sapone, noto per la sua bontà e delicatezza sull’epidermide, tanto che era venduto a 24 carlini la libbra, cifra notevole per simile spezia
Dopo la cacciata dei monaci olivetani, per volere di Ferdinando di Borbone, quando ritornò a potere nel 1805, perché li ritenne collusi con la Repubblica Partenopea , il complesso monumentale passò alla confraternita di S. Anna dei Lombardi, che aveva avuto la propria chiesa, che era dislocata nelle adiacenze, semidistrutta, a seguito del terremoto del 1798
Della Facciata originale resta solo il basamento dopo un primo rifacimento fatto nel Seicento, e dopo le devastazioni del bombardamento dell’ultimo conflitto mondiale, si provveduto a restaurare per il momento l’ingresso, il “bell’Arco Catalano”, che la contraddistingueva e riproponendo nel 1955, ad opera di Salvatore Vecchione, la stessa lignea porta, un attento rifacimento perfetto dell’originale.
Il complesso fu particolarmente caro alla dinastia Aragonese, soprattutto al Re Afonso II d’Aragona ed ai più stretti collaboratori della casa reale , come il Piccolomini, Duca d’Amalfi, e Marino Curiale, che fecero erigere cappelle, altari e sepolcri, arricchiti poi nei secoli successivi da opere pittoriche (come affreschi del Vasari, di Pedro Rubiales, di Malinconico e di Solvimene) ed opere di scultura , ritenute il meglio dell’arte Rinascimentale Napoletana.
Tra i capolavori, che si trovano nella Chiesa di Monteoliveto, vi è il Grande gruppo suggestivo dello scultore Guido Mazzoni da Modena (noto pure come il Modenino), composto, originariamente, da Nove figure a grandezza naturale in una drammatica deposizione del Cristo morto.(ora se ne possono ammirare solo otto)
L’opera si trova sull’altare della cappella Origlia e ricalca altri due simili gruppi lavorati da Guido Mazzoni nella sua Modena ed a Padova (Busseto) e s’identificano come la pietà, mentre il gruppo napoletano, allestito in terracotta policroma a Napoli nel 1492, è detto “ “ il compianto del Cristo”,



il complesso  in terracotto de " il Compianto del Cristo"
opera realizzato da Guido Mazzoni, (detto il Modenino)



il complesso  in terracotto de " il Compianto del Cristo"
opera realizzato da Guido Mazzoni, (detto il Modenino)




poiché contiene espressioni realistiche di personaggi raffiguranti, figure celebri napoletane contemporanee dell’artista, quali il Re Alfonso II d’Aragona, Giovanni Pontano, Jacopo Sannazaro, Lucrezia D’Alagno (la favorita del Re Alfonso il Magnanimo), che interpretano la scena con un atteggiamento implorante, come pure lo sguardo, rivolto verso il cielo, della madonna, quasi a dire : “sia fatta la volontà di dio”
L’altro Gioiello che si può ammirare nella chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, è l’antico Refettorio dei Monaci Olivetani , poi divenuto sacrestia ed oggi sala di riunioni della Confraternita dei Lombardi , affrescato con opere pittoriche di primaria importanza dall’ aretino Giorgio Vasari .



Volta dipinta da Vasari nella sacrestia del chiesa
utilizzata come refettorio dai Padri Olivetani


Il Vasari, con la collaborazione di Raffaelino del Colle, adattò le volte, un tempo gotiche , a grottesche crociere che terminano in tre zone, ognuna delle quali è dedicata alla Fede, alla Religione ed all’Eternità, quasi a ricordare ai monaci che lì mangiavano, ciò che era richiesto alla loro vista per raggiungere la perfezione. Le pareti, infine, sono attorniati da meravigliosi stalli in tarsia lignea, prodotti da Giovanni da Verona , che riproducono alcuni monumenti rinascimentali di Napoli , compresa la facciata originale della chiesa stessa.






Stalli di legno che circondano le pareti della sacrestria degli Olivetani


 appartenenti alla chiesa di Sant'Anna dei Lombardi









'O Sciarabballe


'O Sciaraballo





A proposito di curiosità vuoi conoscere come si giungeva a Napoli dalle zone periferiche e dai villaggi limitrofi? Quali mezzi di trasporto si usavano per raggiungere il centro da queste località fuori porta e abbastanza distante dalla cinta muraria e daziaria?

Diciamo subito che il mezzo di trasporto pubblico, utilizzato dal popolo per spostarsi dall’entroterra napoletano per giungere in città, fu senza dubbio il cosiddetto “ Sciarabballo”
Lo Sciaraballo, reso famoso dalla canzone cantata ed interpetrata magnificamente dal cantante Mario Merola nella rappresentazione sceneggiata “‘O Zappatore” canzone, scritta e musicata da Albano e Bovio, quando e menzionato nei versi
(e i’ ca so’ scise ‘a copp’‘O Sciarabballo, senza cercà ‘o permesso, abballo i’ pure.)
Lo Sciarabballo nell’idioma popolare non è altro che la deformazione della traduzione francese della diligenza ( Char- à bancs ) che letteralmente significa carro con panche di legno parallele, tirato da animali ( cavalli od asini)
Prima dell’utilizzo da parte del popolo di questo mezzo di trasporto si andava a piedi o ci si accontentava di viaggiare con carri che trasportavano merci d' ogni genere od animali vari ( i carri bestiame).
‘E Sciaraballe erano anche soprannominati (‘E Cafuniere) perché generalmente erano stracolme di Cafoni ( popolani e contadini provenienti dai villaggi e località fuori porte della città, che venivano ogni mattina a commerciare con i residenti cittadini.)”
I Nobili( i ricchi) per spostarsi non usavano ‘O Sciarabballo . avevano propri mezzi di trasporto come carrozze , carrozzelle; la media e bassa borghesia utilizzavano bensì ‘o Rirote ( il calesse) per i brevi percorsi, mentre era a loro disposizione ‘A Diligenza, sorta di carrozza con panche imbottite di morbida lana o di piume, per quelli più lunghi ed era un servizio generalmente gestito da privati.
La Diligenza, quando divenne di pubblica utilità, fu chiamata “ OMNIBUS “ (dal latino = per tutti), divenuto più brevemente solo “ BUS “, da cui è avuto il FILO-BUS per indicare il mezzo di trasporto, che si muove per mezzo di un trolley collegato ad un filo della corrente elettrica ed infine “ AUTO-BUS “ che si sposta senza corrente elettrica, ma il suo movimento è dato dall'azione di un motore a scoppio alimentato da prodotti petroliferi ( benzina, gasolio o nafta)
Il primo servizio regolare di trasporto pubblico effettuato con diligenza (Corriera del tipo Sciaraballo) lo volle nel 1883 dal Sindaco del comune di Ponticelli , Antonio Bova “ e fu soppiantato nel 1890 quando fu istituita la ferrovia vesuviana, prima fino a Somma e poi fino a Sarno.
L’Era dello Sciaraballo terminò definitivamente, quando apparvero i Tram ( Vagoncini con ruote ) non più trainati da animali ma da motori alimentati dall’elettricità su un percorso prestabilito (i binari) nel 1910 con la compagnia tranviaria del Belgio che collegò le periferie quotidianamente con il centro.

Lucrezia D'Alagno


A proposito di Regine senza corona e che lo stesso hanno goduto di tutti i privilegi del rango, la storia ne è piena. La donna con o senza la corona ha sempre comandato, perché non si sa !
A Napoli né abbiamo avuto UNA, che ci seppe fare e come !
Fu una grande Regina di Napoli…..…Ma senza essere mai incoronata!

                       Te lo dirò subito, non sforzarti! 
                         E' solo una curiosità storica
E’ stata LUCREZIA D’ ALAGNO, figlia di Cola D’ Alagno, notabile del seggio del Nilo, che fu la Favorita del Re Alfonso il Magnanimo e non divenne mai regina, perché quest’ultimo era sposato con Maria di Castiglia, che malata e non avendo avuto figli, viveva in Spagna. Re Alfonso voleva incoronare Lucrezia, ma la doveva prima sposare e non ricevendo la dispensa papale, lo stesso l’elevò a rango di Regina e la faceva rispettare dalla Corte e dal popolo, come tale.

Lucrezia D'alagno
                                                             
Alfonso V d'Aragona
Re di Napoli






Regnò   per ben 26 anni dal 1433 al 1458.




Somma Vesuviana (NA) - il castello di Lucrezia d'Alagna (1440)
 poi passato ai de Curtis  
 Il palazzo della famiglia D'alagno , dove viveva la giovene Lucrezia quando incontro Alfonso V d'Aragona.


Statua ritenuta di Lucrezia D'alagno, detta "Statua parlante di madama Lucrezia"


 Una bella statua di Lucrezia d'Alagno, che ricorda la sua memoria, si trova a Roma  ed è nota come una delle più famose “statue parlanti" detta pure di Madama Lucrezia, che si caratterizza per essere l’unica figura femminile tra le sculture parlanti dell’Urbe.








L’opera si trova in piazza San Marco, è in marmo direttamente proveniente da Campo Marzio.
La statua fa riferimento all'avvenenza di Lucrezia d’Alagno, donna favorita da Alfonso d’Aragona re di Napoli, il magnanimo..
La statua è composta da un busto alto circa tre metri, che pare rappresenti Iside e fu regalata a Lucrezia proprio per la sua bellezza. e  fu collocata  a Roma e non a Napoli. 

 Lucrezia morì il 19 febbraio 1479 nell'isola d'Ischia ed il suo  cospicuo patrimonio fu diviso tra la famiglia e il monastero di San Domenico maggiore a Napoli.
Fu sepolta nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva, a Roma, dove però non resta più né la tomba né la lapide.

giovedì 30 agosto 2007

La Coscrizione

Finalmente è finita la “Coscrizione !“ Sapevi che cosa era la “Coscrizione”?
Se non lo sai o ricordi male…
……. Te lo dico io.
La “Coscrizione “ è il Servizio militare obbligatorio limitato ad un certo periodo di tempo, mediante l’iscrizione di giovani alla leva annuale di reclutamento (la cosiddetta Chiamata alle Armi). Essa avveniva mediante l’emanazione d’ Editti da parte dei Re ed Imperatori (come si faceva nell’Antichità) e da Norme sancite dai singoli Stati nei loro ordinamenti Istituzionali.
Il primo editto di Coscrizione fu introdotto da BELISARIO, generale di COSTANTINO, nel 536 d.c.,quando dovendo ripopolare il suo esercito, decimato dalla guerra combattuta contro i Goti durante l’assedio di Napoli, costrinse tutti gli uomini validi dell’entroterra napoletano ad arruolarsi, consegnando agli stessi all’atto del reclutamento le Annonae (consistenti lo stipendio, che avrebbero percepito, nonché un attestato convertibile in oro alla fine della ferma).
La Coscrizione con modalità differenti fu ripresa in Francia nel 1800 e poi estesa a tutti i paesi europei, negli Stati Uniti fu adottata soltanto nel 1940, mentre prima la chiamata alle armi era volontaria.

Dal 1° gennaio 2005 in Italia è stato abolito il servizio militare obbligatorio.
(Legge 23.08.2004 n° 226 , pubblicata nella G.U. n. 204 del 31 agosto 2004.)
Capo I
DISPOSIZIONI GENERALI
Art. 1.
(Sospensione del servizio di leva)
1. Il comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, è sostituito dal seguente:
"1. Le chiamate per lo svolgimento del servizio di leva sono sospese a decorrere dal 1 gennaio 2005. Fino al 31 dicembre 2004 sono chiamati a svolgere il servizio di leva, anche in qualità di ausiliari nelle Forze di polizia ad ordinamento militare e civile e nelle amministrazioni dello Stato, i soggetti nati entro il 1985. La durata del servizio di leva é quella stabilita dalle disposizioni vigenti".
La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Promulga la seguente legge:

mercoledì 29 agosto 2007

L'Araba Fenice - Il mito


A proposito dell’ ARABA FENICE.
 Vuoi saperne di più ?
Chi era “ L’ Araba Fenice e che cosa rappresenta ?
EccoVi ….accontentato.


 
Uccello favoloso, detto anche araba fenice, raffigurato come un airone dalle piume d’oro e fiammeggianti. Venerato nell’antico Egitto, era onorato a Heliopolis e si dice apparisse solo una volta ogni cinquecento anni.




Diciamo subito che l’Araba Fenice è un uccello favoloso dell’Arabia, del quale si diceva esistesse un solo esemplare, della grandezza di un aquila. Aveva il collo color d’oro e le piume del corpo rosee, mentre la coda era azzurra terminante con alcune penne rosse, che la facevano apparire come fosse il simbolo della regalità.



 
L'Araba Fenice , come era immaginata e vista dagli antichi Egizi


  Il culto dell’Araba Fenice risalirebbe all’antico Egitto e poi diffusosi un po’ dovunque in tutti i territori dell’antichità, (in Grecia, in Mesopotamia, nell’Area Mediterranea) come ce ne riferisce Erodoto ( storie II, 73) nonché in epoca romana, come ce ne parla il poeta Levio ( nel carme figurato del sec II a.C.).
L’Araba Fenice ogni 500 anni intraprendeva un viaggio dall’Arabia, dove risiedava stabilmente, verso la città di Eliopoli, situata in Egitto sul Delta del Nilo, dove era celebrato il culto del Sole e dove esisteva una scuola sacerdotale, che elaborava una teologia solare.
Giunta a Eliopoli, l’Araba Fenice su un albero costruiva il proprio nido con ramoscelli di piante aromatiche e dove posandosi sotto i raggi del sole bruciava dissolvendosi.
Una parte di essa diveniva cenere, che pian pianino sotto lo stesso calore del sole e della fiamma da essa sprigionata, si tramutava prima in vermiciattolo e poi rinasceva come un nuovo uccello per ripartire da dove era venuta, mentre un’altra parte scompariva nel nulla.
Questo fenomeno ha fatto lambiccare il cervello a studiosi in ogni periodo sia nell’antichità a filosofi eruditissimi, nel Medio Evo gli alchimisti alla ricerca della pietra filosofale e nella nostra era moderna tra le varie ipotesi formulate si è giunti a significare che l’Araba Fenice non è altro che la concezione cristiana della promessa della resurrezione e della vita eterna.
L’Araba Fenice è sinonimo di persona o cosa introvabile, ma a cui tutti credono, come nel famoso detto : “ Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa “.

Come era immaginata l' Araba Fenice



 Questa è l'Araba Fenice, il disegno di un'idea, la speranza di risollevare la nostra condizione per quanto disperata sia la situazione nella quale versiamo, in sostanza essa raffigura qualcosa di cui nessun uomo può fare a meno, soprattutto oggi che due pericolosissimi estremi, vergogna e gloria, ci confondono in egual misura. ( vi pare poco)

Il Corocotta od il tigone dei nostri tempi


Sai che cosa è il “COROCOTTA”?
Non lo sai , non fa niente !………………………. te lo dico io.

Il Coracotta



Il “ Corocotta “ è un animale o meglio una belva molto feroce, che era utilizzata negli splendidi spettacoli di combattimenti organizzati tra animali o tra varie specie di belve, che si tenevano nelle arene dei più importanti anfiteatri ai tempi dell’Impero romano.
Il “Corocotta“ spesso era messo di fronte ad altri animali o ai gladiatori o ai condannati a morte.
Il “Corocotta “ era uno strano incrocio di una leonessa e di un "tigre maschio" ed aveva la pelle come un leone però macchiata come una tigre ed era cieco.
Notizia del “Corocotta” si ha nella celebrazione della ricorrenza della festa del millenario della fondazione di Roma, voluta dall’imperatore Filippo l’Arabo dopo aver vinto i Parti, durata tre giorni e tre notti dal 21 al 23 aprile del 248 d.C..



Busto del'Imperatore Filippo L'arabo












Quella strana belva fu presentata al popolo romano già 46 anni prima dall’imperatore Settimio Severo, quando fece ritorno a Roma nel 202 d.C., dopo la presa di Bisanzio e la riunificazione dell’impero Romano. (Da” Historie Romane di Cassidione – Epitomo 77 capitolo”



Busto dellImperatore romano Settimio severo




In cattività, negli ultimi tempi, si sono verificati alcuni casi di incrocio fra leoni e tigri, l'accoppiamento tra un esemplare di leone maschio ed uno di tigre femmina dà origine ad un ibrido detto Ligre mentre l'incrocio tra una leonessa ed un esemplare di tigre maschio dà origine al Tigone.

Ibrido di Tigone nato in cattività  nell'agosto del 2010

Ibrido di Ligre nato in cattività nell'ottobre 2008

 

I romani, nostri antenati, agli albori della civiltà erano dei barbari, non apprezzavano l'importanza dell'esistenza degli  animali liberi in natura  o li assoggetavano ai loro bisogni e sfruttamento, e spesso  li costringevano a vivere  ed accoppiarsi contro natura, creandone dei mostri.


Ai nostri tempi pare che le cose non siano cambiate molto.





lunedì 27 agosto 2007

La storia degli spazi teatrali



Anfiteatro Flavio meglio conosciuto col nome di Colosseo






A proposito di curiosità storiche, vuoi conoscere quanti tipi di strutture di teatri abbiamo avuto per rappresentazioni spettacolari artistiche o sedi stabili adibiti a giuochi vari consistenti in lotte armate tra uomini (i Gladiatori), caccia alle fiere o alle Naumachie (battaglie di navi), nel corso della storia.?
Fortunatamente ne conosciamo l’esistenza per le grandissime testimonianze, giunte fino a noi da rovine monumentali rintracciabili in moltissimi siti archeologici di tutto il mondo.
Iniziamo ad affermare che il Teatro è un luogo pubblico, dove generalmente si danno spettacoli di varia natura con esibizioni artistiche d’uomini o combattimenti di bestie, attualmente sono costruiti al coperto, mentre nell’antichità erano all’aria aperta
Le più antiche strutture di teatro avevano per lo più forma circolare o ellittica, e sola in qualche caso rettangolare
I TEATRI (riferiti alla loro struttura) dall’antichità fino ai nostri giorni si possono classificare in :
Anfiteatro, Teatro, Arena, Odeon, Stadio, Circo, Tenda.

1) L’Anfiteatro è un unico gran teatro formato da due spazi semicircolari insieme uniti generando un edificio di forma ellittica.
Il più antico Anfiteatro costruito interamente in muratura fu -L'Anfiteatro di Pompei -,

Anfiteatro Flavio di  Pompei (Primo anfiteatro costruito in muratura)



I più grandi Anfiteatri costruiti furono gli Anfiteatri Flavi,
Il più conosciuto è sicuramente quello di Roma, “il Colosseo",
mentre come grandezza d’Arena furono gli Anfiteatri di Capua e di Pozzuoli,
quest’ultimo è famoso, perché reca la scritta :
“Colonia Flavia Augusta Puteolana Pecunia Sua “
(Anfiteatro Flavio edificato con esborso di denaro dei soli puteolani).

anfiteatro flavio di Pozzuoli (il migliore comservato)





In esso si svolgevano giochi gladiatori, combattimenti di belve feroci, in rari casi, le Naumachie, battaglie navali, che si effettuavano, dopo aver opportunamente-riempito l’arena d’acqua, tramite pompe idrauliche, facendola diventare una sorte di gran piscina.
L’Anfiteatro era composto di una zona centrale non lastricata, detta Arena, circondata di gradinate (le Cavae) divise in settori, detti Cunei, che terminavano con un ballatoio coperto per gli spettatori, che rimanevano in piedi, mentre quelli seduti, in caso di necessità, erano protetti da teli colorati, chiamati Velari.
L’esterno dell’edificio solitamente era allestito a due ordini d’arcate sovrapposte con quattro ingressi principali e dodici secondari che consentivano un rapido afflusso e deflusso degli spettatori. Nei sotterranei erano situati gli ambienti destinati agli animali, ai gladiatori, agli apparati scenici ed agli speciali macchinari ed argani.

2) Il Teatro, come struttura, nasce nel V secolo a.c.
Le prime rappresentazioni, si ha notizia, che furono fatte nell’antico Egitto in templi sacri per celebrare la morte e la resurrezione del Dio Osiride. Il teatro diventa esibizione artistica nella Grecia antica e si evolve da semplice spiazzo per il pubblico, a spazio delimitato (Circolare o a Trapezio).con panche di legno, infine a struttura architettonica vera e propria, ma sempre utilizzata su uno spiazzo a cielo aperto.
Nei più antichi teatri si ritrovano definite le tre parti essenziali:
- la Cavea (koilon), a pianta di settore circolare o ellittico (spesso eccedente metà della stessa) nella quale sono disposte le gradinate, suddivise in settori, con i sedili di legno; in genere la cavea è addossata ad una collina per sfruttarne il pendio naturale;


 


immagini della  Cavea (le gradinate per assistere agli spettacoli)
della Scena ( spazio antistante la Cavea)
L'0rchestra ( l'interspazio tra la Cavea e la Scena)



- la Scena (skené), costruzione a pianta allungata, disposta perpendicolarmente all'asse della cavea, inizialmente semplice e in legno, quindi sempre più complessa e abbellita da colonne, nicchie e frontoni, situata ad un livello più alto dell'orchestra con la quale comunica mediante scale;
l’Orchestra (orkhestra), circolare, collocata tra il piano inferiore della cavea e la scena, è lo spazio centrale del teatro greco, quello riservato al Coro.




Tra i teatri greci di cui rimangono notevoli testimonianze vi sono quello di :
Dioniso ad Atene, di Segesta, di Siracusa, di Delfi, di Epidauro, di Taormina.

Alla struttura di quello greco, gli antichi Romani vi apportarono alcune modifiche essenziali, quali la costruzione della Cavea interamente in muratura e le gradinate semicircolari della stessa le facevano poggiare ora su archi e volte sempre in muratura, e le collegavano alla scena con loggiati laterali.
Questo permetteva all'edificio del teatro, finalmente autonomo, una sistemazione più flessibile e dotarsi di una facciata esterna piena di stucchi ed ornamenti architettonici.
La facciata della scena è innalzata a numerosi piani ed è decorata, fino a diventare Frons-scenae, (Proscenio).
L'uso della scena diventa più complesso per il funzionamento di macchinari teatrali.
Infine nasce il Sipario, che durante la rappresentazione si abbassa e scompare ed il Velario, un telo di derivazione navale per proteggere gli spettatori.
Tra i teatri romani di cui sopravvivono resti notevoli, vanno ricordati
Il Teatro di Pompei (di forme ancora molto vicine a quelle greche),
il Teatro di Pompeo, il Teatro di Marcello a Roma;
i Teatri d'Ostia, di Napoli, d'Ercolano, di Pozzuoli, di Fiesole, in Italia;
i Teatri d'Arles e d'Orange in Francia;
i Teatri di Merida e Sagunto in Spagna;
i Teatri di Sabratha e di Leptis Magna in Libia;
i Teatri di Bosra in Siria, d'Efeso e di Hierapolis in Asia Minore.

3) L’Arena è il nome utilizzato per definire un Anfiteatro romano e spesso s'identifica come un’icona della città, che lo possiede.
In tutto il mondo è noto l’Arena di Verona, Anfiteatro Flavio, considerato per dimensione il meglio conservato, dopo quello di Ro
ma (il Colosseo),è quello di Capua (ritenuto il più capiente).

Arena dell'anfieatro di Capua


L’Arena di Verona è tutto oggi efficiente, tanto che si allestiscono   concerti   di   musica   classica               
(rappresentazioni di opere liriche e balletti) e festival
di musica leggera ( il noto festivalbar)






Arena dell'anfiteatro flavio di Verona

4) L’Odeon piccolo teatro coperto a pianta rettangolare con colonne, utilizzato per prove di audizioni pubbliche, per recitazioni di poesie, per l’ascolto di musica ed esibizioni canore.
Il più noto Odeon della Storia è quello d'Atene, denominato (L’Odeion di Erode Attico, che fu fatto erigere nel 161 D.C. dal ricchissimo sofista Erode Attico in memoria della sua consorte, morta in giovane età.





Teatro Odeon di Erode Attico ad Atene




Tra i più antichi con resti archeologici, trovati in varie città, sono ricordati:


L’Odeon Domiziano a Roma edificato da Apollodoro di Damasco nel 106 D.C.


L’Odeon Pompeiano a Pompei edificato nel 80 –75 a.C.

L’Odeon Neapolis a Napoli, ricordato per le esibizioni canore dell’Imperatore Nerone, che per non sfigurare inventò l’acclamazione a pagamento(la Claque)




Ruderi del teatro Odeon di Napoli
( Nei pressi di via Anticaglia e via 5 santi SantI)






5) Lo Stadio è una struttura architettonica, in cui si svolgono manifestazioni di carattere sportivo, dotata di spazi che circondano il terreno dove veniva effettuata la competizione per ospitare gli spettatori ( dalla parola greca Stadion, che indicava il vocabolo stallo, vale a dire sedile in cui la gente poteva comodamente sedersi)
Il più antico Stadio è quello d'Olimpia nel Peloponneso in Grecia, dove furono allestiti e partecipati i Giochi Olimpici dell'antichità fin dall'anno 776 a.c..



Stadio Di Olimpia nel Poloponneso in Grecia


.All’inizio i Giochi consistevano in un singolo evento, una gara di corsa
attraverso la lunghezza dello stadio.
La lunghezza dello stadio di Olimpia (192,28 metri) fu in parte standardizzata
come misura di distanza della gara
La misura dello stadio appunto (corrispondeva a circa 177 m. nel sistema Attico e
a circa 185 m. in quello Alessandrino.
È ormai risaputo che la capacità umana di sostenere la massima velocità
è ritenuta diminuire dopo circa 200 metri di sforzo, osservazione che sì
verifica anche nelle gare atletiche moderne
Esistono oggi diversi tipi di stadio, in funzione delle specialità sportive.
Uno stadio per il Calcio o per il Rugby è formato da tribune che circondano il terreno della competizione. Tra le tribune e il campo può esservi un anello rossastro segnato da una pista per gare di corse podistiche ed altri spazi destinati allo svolgersi d'attività d'atletica leggera (salti, lanci). In questo caso lo stadio può ospitare solo manifestazioni d'atletica leggera.
Lo stadio moderno spesso è utilizzato per grandi raduni e per concerti d'ogni genere, musicale e canoro e per commemorazioni religiose.

6) Circo era anticamente una struttura architettonica per gli spettacoli del genere sportivo di tipo equestre
Il più famoso Circo della storia è il Circo Massimo di Roma, situato nella valle tra il Palatino e l'Aventino, è ricordato come sede di giochi sin dagli inizi della storia di Roma: nella valle sarebbe avvenuto il mitico episodio del Ratto delle Sabine in occasione dei giochi indetti da Romolo in onore del dio Consus.



Il circo Massimo di Roma




Le dimensioni del Circo Massimo erano eccezionali: era lungo 621 metri,era largo 118 poteva ospitare 150.000 spettatori.
La facciata esterna aveva tre ordini: solo quello inferiore, d'altezza doppia, era ad arcate.
La Cavea poggiava su strutture in muratura, che ospitavano i passaggi e le scale per raggiungere i diversi settori dei sedili, ambienti di servizio interni e botteghe aperte verso l'esterno.
L'arena era in origine circondata da un Eurupe (canale) largo quasi 3 m, più tardi eliminato per aggiungere altri posti a sedere.
Nell'arena, si svolgevano le corse dei carri, con dodici Quadrighe (Cocchi a quattro cavalli) che compivano sette giri intorno alla spina centrale tra le due mete. La spina era riccamente decorata da statue, Edicole e Tempietti nella quale vi si trovavano sette Ova e sette Delfini, da cui sgorgava l'acqua, utilizzati per contare i giri della corsa.
I dodici Carceres, locali destinati alla sosta dei carri nell’attesa del segnale di partenza, la struttura di partenza che si trovava sul lato corto rettilineo verso il Tevere, disposta obliquamente per permettere l'allineamento alla partenza, erano dotati di un meccanismo, che ne permetteva l'apertura simultanea.(fungeva da Starter come negli attuali ippodromi)

7) Tenda o meglio Tenda Struttura è configurata come uno spazio coperto da unico tendone, oppure da una serie di tende ciascuna deputata ad una funzione ben precisa, in modo da formare una capanna rettangolare, rotonda, conica o prismatica, tenuta su da pertiche o puntelli fissati al suolo.
La tenda Struttura può occupare dello spazio in pianta stabile od occasionale, e svolge una funzione come quella di uno spazio teatrale dove si può assistere a veri e propri spettacoli o esibizioni e gare sportive. ( Il Pugilato, la lotta libera e le arti Marziali)
La tenda Struttura generalmente consta di uno spazio per le esibizioni, che utilizzano un palcoscenico, dove si collocano scene e tutto ciò che serve per lo spettacolo, uno spazio riservato al pubblico, che è collocato in posti a sedere per una serie di file di sedie, mentre i posti pure a sedere, più popolari sono su panche, le autorità e gli invitati di un certo riguardo al contrario, sono fatti accomodare su apposite poltroncine numerate, che si trovano nelle primissime file. Trovano spazio infine un box office, un foyer per l’afflusso ed il deflusso degli ospiti ed una porzione di spazio per le attrezzature
Inutile affermare che la Tenda-struttura è la struttura teatrale più facile ed economica utilizzata per un tipo di teatro moderno, per allestire spettacoli e manifestazioni.




E' un escursus storiae di come e dove si allestivano spettacoli di ogni genere, teatrali e sportivi.
La vita è pure essa una raoppresentazione teatrale su un palcoscenico reale che è la natura, che ci permette di esibirci quotidianamente.

domenica 26 agosto 2007

Perchè Napoli è piena di Chiese ?

A proposito di curiosità storiche, vuoi conoscere perché Napoli, più d'ogni altra città italiana, è piena di Chiese, Basiliche e Conventi e Case religiose d'ogni ordine, quali i monaci Domenicani e le monache Domenicane, i frati Francescani, le Clarisse, nonché sette di Gesuiti, e nel Medio Evo erano presenti poi, le confraternite degli Olivetani, dei Teatini, dei Carmelitani, dei Minimi, dei Benedettini e dei Certosini. Questa popolazione ecclesiastica proveniva dalle contrade più sperdute del Regno di Napoli e detti, perciò “Regnicoli”. Una sorta di sottoproletariato clericale, che, per sfuggire alla miseria da cui era afflitta, si riversava nella Capitale alimentando qualsiasi setta religiosa indossandone il saio, e così riusciva a sobbarcare il lunario.
La concentrazione di tanti ordini religiosi proprio a Napoli, a detta degli Anticurialisti, 
Il prete scozzese, Gilbert Burnet, natoad edimburgo il 1643 e morto a londra 1715




(tra i quali il viaggiatore protestante inglese Gilbert Burnet, già nella seconda metà dei Seicento) era data da molteplici cause, in special modo dall’ignoranza, dalla superstizione, dalla possibilità di potersi salvare l’anima, facendo donazioni sia in vita o con i Legati (Donazioni ricevute Legate con l’obbligo di celebrare messe dopo la morte del donatore in espiazione dei suoi peccati), infine, i cosiddetti “Diritto all’Isola" e “ Diritto d’asilo”, sorta d'esazione d'imposte, che anche se non previste da nessuna prammatica, lungo il corso dei secoli, era diventata prassi consolidata.
Il Diritto all’Isola non era altro che la facoltà, che era permessa alle chiese ed ai relativi conventi o chiostri, di poter espropriare ad un prezzo irrisorio tutte quelle file d'abitazioni private, ritenute abusive, che circondavano il tempio e che erano sorte ambo i lati d'incrocio, e ne determinavano una soluzione di continuità. Per rendere chiaro il concetto basta prendere come esempio l’isola gesuita, che consisteva nel tempio del Gesù Nuovo e tutte le costruzioni, che l’af-fiancavano e che le giravano tutto intorno, in questo modo divenne, a poco a poco, tanta vasta, forse più di quella dell’isola che comprende la Basilica di Santa Chiara
Il Diritto d’asilo, come lo definì già a quell’epoca, il Gran riformatore inglese Burnet, era uno scandalo per la giustizia, perché rappresentava quel sotter-fugio secondo il quale un malfattore o un delinquente, dopo aver consumato una sua malefatta o un delitto, bastasse appoggiare le mani vicino ad una proprietà di una chiesa o di un convento, il che non era difficile giacché queste istituzioni religiose erano presenti per tutta la città ogni cento metri, per acquisire il diritto a rifugiarsi in lei sfuggendo alla cattura da parte delle guardie e non poteva essere arrestato per tutto il tempo necessario per l’istituzione del processo presso il tribunale civile o penale.
Tale Diritto implicava che gli enti religiosi acquisivano un potere straordinario, noto come l’extraterritorialità, rifiutando il giudizio su tali delitti al Tribunale civile, ritenendo la competenza di quello ecclesiastico, sfociando spesso in violenti scontri tra armigeri dell’una e dell’altra parte.

Il Primo vero Re d'Italia

Vuoi conoscere chi è stato il Primo re d’ Italia ?


Di qui a poco te lo dirò, non sforzarti il 99,99 % degli Italiani non lo sa e la prima risposta che danno è:
Carlo Alberto (errore perché è stato il Re d’Italia dopo il Trattato di Vienna del 1821)
Eppure il Primo Re d’Italia è stato fatto (incoronato) il 6 gennaio 888).

Berengario I (marchese del Friuli) Fu il primo Re d'Italia







Si tratta di Berengario I, marchese del Friuli e di tutto il Nord (ll territorio compreso da Capodistria al fiume Adda).


La Corona Ferrea, custodita nel Duomo di Monza,
fino al XIX secolo fu usata per incoronare i Re d'Italia






Si poté definire Primo Re D’Italia, poichè cinse la Corona Ferrea a Pavia con il rituale previsto dalla Chiesa Romana per mano dell’ Arcivescovo di Milano, Anselmo.
Regnò per ben 36 anni dal 888 al 924.
Chi gli successe ? Rodolfo di Borgogna dal 924 al 926.



 
Vorresti conoscere i successivi. Re..................... la Prossima Volta?!!?!!...........

Il Primo Sindaco di Napoli


A proposito di Elezioni comunali, vuoi conoscere chi fu designato come Sindaco di Napoli la prima volta e quando?

Non vi allarmate, non era un politico, ma solo un Amministratore di estrazione borghese iscritto nel ruolo delle contribuzioni dirette che doveva possedere una rendita annua di almeno 24 ducati, doveva aver compiuto almeno i 21 anni di età e non doveva avere alcuna pendenza debitoria nei confronti del comune.

Il comune di Napoli e quasi tutti i comuni, i piccoli villaggi, i casali, del Regno delle Due Sicilie a prescindere dall’estensione territoriale e dalla popolazione di appartenenza, a seguito dell’emanazione della legge 08.08.1806, nota come l’Eversione Feudale, promossa dalla dominazione Francese (durante i regni di Giuseppe Bonaparte e di Giaocchino Murat) furono organizzati territorialmente in unità autonome amministrative, che potevano eleggere una sorta di consiglio, eletto dai capifamiglia in pubblico parlamento, chiamato “ Decurionato” I Decurioni (i consiglieri eletti), indicavano due delegati, uno dei quali con l’incarico di Sindaco (nominato poi dell’intendente Governativo, l’attuale Prefetto) che sovrintendeva alla polizia municipale ed all’amministrazione de beni, mentre l’altro assiste e sostituisce il Sindaco in caso d'assenza o di inabilità.
Il primo Sindaco del Comune di Napoli fu Michele Filangieri, che resta in carica dal 1806 al 1812

venerdì 24 agosto 2007

La fine di Ulisse


La fine di Ulisse



Hai mai saputo come morì Ulisse ? 
                  Ti incuriosisce la fine che fece Ulisse?Le sue gesta eroiche sono giunte fino a noi come un mito, non la sua morte  anche se fu causa della nascita dell’italica gente.









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Iniziamo a dire che la storia non finì come la conosciamo, dopo tantissime avventure vissute durante il suo viaggio di ritorno, dopo venti anni ritornò finalmente nella sua Itaca. Infatti ne aveva trascorsi, 10 nell’ assedio e conquista di Troia, e 10 nel peregrinare per tutto il Mar Tirreno compreso il tempo passato ad oziare presso Circe, che non voleva per nulla al mondo lasciarlo ripartire.


Ulisse e Calipso sull'isola Igea 
durante il suo repriganare nel Mar Tirreno




Come per tutti i naviganti la sua morte venne dal mare, incidentalmente per mano del  proprio figlio “TELEGONO” (Figlio Nato lontano), nato dalla sua unione con Circe.

 
Ulisse e Circe nel Promontorio del Circeo



Telegono ( figlio di Ulisse e Circe)





 Telegono, spinto dalla madre (Circe) alla ricerca del Padre, sbarcò a Itaca ed ignaro di trovarsi proprio sulla terra del padre incomincio a predare le greggi.
Ulisse venne informato della razzia da un servo, mentre riposava dopo una giornata ormai dedita solo ai lavori nei campi. Inferocito, corse verso la riva per proteggere il bestiame e per punire il ladro, scagliandovi contro frecce con il suo arco d’argento. Telegono per difendersi vibrò a sua volta la sua lancia, che aveva ricevuto dalla madre, quale dono di Vulcano, la cui punta era fatta col pungiglione di una razza, e uccise il proprio genitore.
Quando riconobbe il padre fu troppo tardi , ma non troppo  tardi perché riconoscesse il fratello, Telemaco. Telegono e Telemaco, portarono il cadavere a Penelope, che, anche col passare di tutti quegli anni, era ancora giovane e piacente, tanto da far innamorare di Lei perfino il giovane Telegono






 








I due Fratelli decisero infine di partire per Eea, l’isola incantata di Circe e formarono due coppie, Telemaco e Circe , 
 
La maga circe nel suo regno affatato
Circe - Statua marmorea


















Telegono  e Penelope dall’unione da quest’ultima nacque Italo, fondatore di Tuscolo







Tuscolo (città secondo Ovidio fondata da Telegono)




Tempio della fortuna  al Tuscolano
 e di Preneste


Palestrina attuale panorama  (antico di Praeneste)
 e da cui poi si ebbe la Italica gente .   

domenica 19 agosto 2007

Napoli : Capo Posillipo




'Ncoppe 'o Cape 'e Pusilleche addiruse
Su capo di Posillipo profumato (la collina profumato)








Posillipo visto dalla baia di Mergellina

Posillipo è il promontorio di rara bellezza che chiude ad ovest il territorio della città di Napoli e si prolunga verso il mare dividendo la baia di Napoli da quella di Pozzuoli. Le sue gialle pareti di tufo si innalzano ripide sul mare ma digradano dolcemente verso il centro della città, offrendo una affascinante e multiforme combinazione di scorci panoramici sulla costa che ha sempre attirato grandi personalità della nobiltà e dell'arte, che qui sono venute a costruire le proprie ville rifugio o a ispirarsi.



Il termine deriva da "Pausylipon" che in greco significa "Pausa dal dolore" e che era il nome della sontuosa villa romana che sorgeva proprio su Capo Posillipo e di cui restano oggi visibili i resti del teatro, dell'Odeon, delle terme e di un ninfeo. La villa apparteneva a Publio Vedio Pollione, uno dei principali sostenitori di Ottaviano Augusto e protagonista della vita politica di Roma nel periodo della sua transizione verso l'impero. Alla sua morte la villa passò sotto la proprietà dell'imperatore e divenne una delle più belle e ricche tra quelle conosciute.




Ruderi della casa di Publio Vedio Pollione  nei pressi di Marechiaro
(nota come Casa degli spiriti)




L'isolotto della " Gaiola"  (ìn italiano  gabbia per uccelli)
sulla punta estrama del Capo di Posillipo




La villa del Pausylipon si estendeva tra Marechiaro e Nisida, che oggi delimitano l'oasi naturale protetta del "Parco sommerso della Gaiola", dal nome degli isolotti al centro dell'area, proprio sulla punta estrema meridionale del promontorio.




Marechiaro è un affascinante piccolo borgo marinaro rivolto verso il centro del Golfo di Napoli, il Vesuvio e la Penisola Sorrentina, che ha ispirato una delle più belle canzoni classiche napoletane, "A Marechiaro" scritta da Salvatore Di Giacomo. Alle spalle del borgo si trova la caratteristica chiesetta di Santa Maria del Faro, che contiene alcuni resti della villa romana e che la tradizione vuole sorgesse sul luogo dell'antico faro romano.

La finestra che ispirò al poeta Salvatore Di Giacomo
la famosa canzone " Marechiaro"



Nisida è una piccola isola di origine vulcanica che si trova di fronte al versante di Posillipo che guarda i Campi Flegrei, chiamato Coroglio, a cui è collegata da un istmo lungo circa 300 metri. In epoca romana era un luogo privilegiato: in una villa di Nisida fu organizzato il quartier generale di Bruto e Cassio durante la congiura contro Cesare e le lotte che seguirono. Durante il MedioEvo fu adibita a luogo di riposo per la Regina Giovanna d'Angiò prima e dei Duchi di Amalfi poi. Riserva di caccia per Murat, quando passò ai Borboni fu trasformata in colonia penale. Ancora oggi, pur nel timido riaffacciarsi di una nuova fruizione turistica, ospita il Carcere Minorile.



l'isola di Nisida vista dal parco Virgiliano del capo di Posillipo












Ma il punto panoramico più spettacolare di Posillipo è sicuramente il Parco Vergiliano sulla sommità della collina dove, tra alberi e strutture sportive, è possibile spaziare con lo sguardo su tutto il Golfo di Napoli e sui Campi Flegrei. La magnificenza di questo panorama era tale che influenzò la produzione artistica di una intera generazione di pittori paesaggisti dell'Ottocento, conosciuti proprio con l'etichetta di "Scuola di Posillipo" e che tanto ha contribuito a diffondere nella aristocrazia europea il mito delle bellezze di Napoli e del suo Golfo.


Squarcio del grande Parco Virgiliano (detto anche Parco delle Rimembranze)




Alle spalle della collina di Posillipo (e all'inizio dei Campi Flegrei) si trova infine il litorale di Bagnoli, estremo lembo occidentale della città di Napoli, che oggi è al centro di un imponente piano di recupero e riconversione, teso a restituirle la straordinaria bellezza che aveva prima che qui fosse insediata una acciaieria durante gli anni della industrializzazione e del boom economico. Al posto di alcuni capannoni della vecchia acciaieria si trova oggi la Città della Scienza, un tentativo di rinnovare la tradizionale idea di esposizione museale e rivolto principalmente agli studenti per avvicinarli alle nuove tecnologie.


Gli arenili delle spiaggia di Bagnoli