sabato 4 ottobre 2008

Storia di Chiaiano 4^ punt/ nel dopoguerra


Capitolo Nono


Chiaiano nel dopoguerra 
(negli anni dal 1944 al 1954)


Finite le paure della guerra, siamo negli ultimi anni del 1940, (dal 1944 al 1949) inizia una nuova era, quella della speranza di lasciarsi alle spalle le brutture della miseria, dell’arretratezza culturale ed il nascere di un mondo migliore da viversi nella democrazia e nel rispetto della persona umana con la gioia di vivere spensieratamente, senza afflizioni di non più farcela. Rinascono le associazioni cattoliche, rappresentando i Patroni delle varie parrocchie, esistenti sul territorio, come quella a Polvica, (antico borgo del quartiere di Chiaiano) che fa riferimento alla Chiesa di San Nicola di Bari, e quindi riprendono le attività proprie dell’associazionismo cattolico parrocchiale, quella ricreativa e ludica.
Nella contrada propriamente, detta Chiaiano, nascono, invece, quelle, che fanno capo alla parrocchia di San Giovanni Battista, che si contrappongono a quella di Polvica, e sono l’associazione di S. Giovanni Battista e quella di San Raffaele Arcangelo, vi è, poi, una terza, quella di San Michele Arcangelo, che è tenuta su, invece, dai fedeli, che hanno una venerazione del santo nella chiesetta di San Michele Arcangelo, posta nella Piazza Margherita (Mieze ‘O Furne); mentre nel borgo di Santa Croce, si costituisce l’associazione dei lavoratori cattolici di Sant'Antonio da Padova.
La loro funzione e utilità erano importanti, perché davano l’opportunità d’incontrarsi la sera in sedi opportunamente aperte per scambiare le proprie esperienze e per preparare in occasione della ricorrenza onomastica del Santo Patrono, annualmente, grandi festeggiamenti, che sfociavano generalmente in una processione propiziatoria con la statua del Santo lungo le vie principali del Borgo.
A tarda sera durante i giorni dei festeggiamenti nella piazza principale la popolazione del borgo, mista a quella delle altre contrade vicine ascoltava assiepata ad uno spettacolo canoro musicale, con esibizioni d'eminenti artisti, cantanti o comici, su un palco a guisa di palcoscenico all’uopo allestito

Banda Musicale di Sturno
famosa all'epoca che suonova per lo più musica operistica e marcette allegre





Alcune volte il Concertino era preceduto da esibizioni di Bande musicali, che con le loro note echeggiavano allegramente per il rione, che percorrevano, ed, infine, nella nottata si poteva assistere ad una gara di fuochi artificiali pirotecnici di maestri specializzati (i più noti erano quelli del vicino paese di Mugnano di Napoli, i Vallefuoco) e così si poneva fine alla festa.




Esplosione di fuochi artifiali  in cielo
in occasione delle feste patronali


 
 Luminarie ( arcate di lampadine, create durante i festeggiamenti patronali)
( lampadine accese
di sera con l'elettricità o prodotta da gruppi elettrogeni autonomi)






In quei giorni l’intero Borgo era illuminato con arcate di lampadine multicolori, le cosiddette luminarie (Allummate) ed i marciapiedi principali erano ingombri di bancarelle, che offrivano, vendendoli, prodotti dolciari (Torroni, Bomboloni, Lecca lecca, Franfellicche, Mandorle caramellate) e vari, come i cosiddetti “‘O Spassatiempe”, che erano nocciole d'arachide tostate (‘E Nucelle Americane), corolle di castagne infilate con lo spago, cotte al forno (‘E Castagne do’ prevete) e nocciole, ceci e semi di zucca tostati (Nucelle, Cicere e Semmiente ‘e Cucozze ‘nfurnate).

bancarella allestita per la festa del santo patrono con esposti
torroncini di nocciole, di castagne arrostite e ni nocciole crude



IL GIOCO DELLE TRE CARTE


Gioco delle tre carte con carte napoletane



 




Tavoletta dove si esponeva e si svolgeva il giuoco delle tre carte




A volte piaceva e  si poteva puntare sopra una valigetta di legno, dove all’interno c’era una specie di roulette disegnata intorno ad un cerchio di chiodi intervallati con i simboli delle carte da gioco napoletane, (che indicavano il valore della vincita moltiplicato per la puntata), su cui ruotava, su un perno di ferro conico, una verga schiacciata terminante da un lato con una sottile punta di tartaruga appuntita, che fermandosi sugli interspazi delimitati dai chiodi, indicava la vincita.
Ai punti cardinali del cerchio di chiodi erano posti le figure dei quattro Uno delle carte napoletane per indicare che non v’era vincita, in caso della fermata in quegli interspazi dalla punta di tartaruga della verga ruotante.
Nei pressi delle Osterie o nell’adiacenza di spazi pubblici sorgevano quasi per incanto, in quei giorni di festa, dei Chalet d'Ostricari, (‘E Maruzzare), addobbati con Rosoni circolari a guisa di lampioni colorati, con il rosso, il bianco ed il verde, montati su grosse anfore di rame martellate, che vendevano ogni sorta di frutti di mare cotti, (ostriche, cozze. Maruzzielle, Scunciglie, Cannullicchie, che si potevano degustare, o all’in piedi o seduti, su sedie e tavoli pieghevoli, utilizzabili al momento.



Uno sfizioso aneddoto del corteo durante la processione, pro Santo patrono, degli elementi delle varie associazioni, prevista la domenica pomeridiana, per mettere in mostra il comportamento e la fiera rivalità, che esisteva tra i vari sodalizi e bastava poco per esaltare la fierezza d’appartenenza. Per distinguersi tra loro gli associati generalmente utilizzavano indossare durante lo svolgimento della processione, quando si svolgeva in autunno inoltrato abiti scuri da cerimonia con camicia bianca e cravatta nera, (la quale il più delle volte era prestata all’occorrenza dai carabinieri del presidio locale) la divisa era impreziosita da un collare cordone con appeso un medaglione con l’effige del Santo Patrono, mentre in piena estate indossavano pantalone bianco, giacca blu e cravatta azzurra ed il classico medaglione.


Tra le varie associazioni c’era una reciproca e sentita partecipazione alla cerimonia religiosa per far meglio riuscire la processione. Era una sincera e massiccia compartecipazione, sia per la comune fede cattolica, sia per lo sfottò, che si esercitava, dopo, tra le varie compagini nel dimostrare la perfetta organizzazione e serietà della propria Associazione.
Un anno accadde che la rappresentanza dell’Associazione Polvicana si presentò alla processione della festa di San Giovanni, oltre ad essere vestiti con la solita divisa per sfilare, si era messa nell’asola del bavero della giacca un garofano bianco avente incastrata al centro una piccola lampadina, che con abilità s’accese verso l’imbrunire, perché collegata per mezzo di un sottilissimo filo di rame ad una pila tenuta nascosta nel taschino portafazzoletto sottostante..
Vi fu un grande stupore da parte delle altre associazioni rivali presenti alla manifestazione religiosa e rilevanti apprezzamenti e congratulazioni da tutti i partecipanti verso i rappresentanti dell’associazione di San Nicola, perché erano stati capaci di trasformare una fiaccolata di candeline di cera in una processione illuminata.
Della cosa se ne parlò non solo in tutto il circondario, ma fu riportata per l’intero mese successivo per il fatto inconsueto e dimostrativo della genialità dei Polvicani (‘E Purganise), che n’andarono orgogliosi e per questo sfruguliarono i Chiaianesi.
Era una fresca e sincera rivalità paesana, dove il rispetto e la socialità erano sovrani e si viveva una vita serena e dolce senza invidia, piacevole da essere vissuta, nonostante la miseria ed una grande ignoranza.
Ricordando quel tempo trascorso, mi viene in mente un personaggio, rimasto ancora oggi famosissimo per le sue capacità imprenditoriali, mai uguagliate da nessun, Antonio Smeraglia, meglio noto come “Totonno Pisciazza, nella forma meno volgare Tonino Pipì“, quella di aprire locali di ristorazione in ogni angolo della borgata, sia per far degustare il caffè e bibite sempre fresche, sia nell’inventarsi pizzerie, tavole calde con friggitorie o vetrine con prodotti tipici della pasticceria napoletana da lui artigianalmente preparata. Ne ha fatto sorgere un quantità infinita, iniziando da Polvica e Chiaiano per finire sul litorale di Licola.



Zi Totonne, ( alias Antonio Smeraglia) all'età di 85 anni





 
 E’ stato un Vulcano di idee nel saper fare il ristoratore, peccato che non aveva la costanza nell’organizzare la continuità dell’attività intrapresa, perché nel breve giro di pochi mesi era costretto ad abbandonarla e chiudere bottega, anche perché nessuno dei suoi l’aiutava proficuamente. Nel lontano1949 durante gli spettacoli della festa celebrativa di San Giovanni Battista, che si tenevano nella Piazza Margherita (Miez’ ‘o Furne) nel Borgo di Chiaiano, s’inventò un chioschetto di bibite ambulante e sul bancone allestì una macchina da caffè con forno a legna, in modo da far degustare un ottimo caffè caldo espresso, una squisitezza e raffinatezza per quei tempi, si era appena dopo la guerra (il prezzo della tazzina di caffè costava appena 15 lire, ed era accessibile a tutti), ebbe un gran successo, rammento l’avvenimento come se fosse ieri l’altro, eppure sono passati 50 anni e più.



Continuerà  appena possibile con nuovi capitoli
è gradito un commento per incoraggiamento a proseguire

2 commenti:

  1. Molto bello. Nel frattempo vado a leggermi le altre puntate, se ci riesco... continua per favore, è stupendo ricordare certe cose. Grazie. Pina Strino

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  2. Cominciamo a vivere la storia ancora più diretti. Felice ed orgoglioso per aver constatato che Tu, come giusto che fosse,hai annoverato fra i mitici personaggi che hanno fatto la storia più recente della nostra Chiaiano, il carissimo ZIO TOTONNO, per me zio perchè fratello della mia cara mamma, per tutti i chiaianesi solo per la Sua grande umanità e disponibilità ad aiutare chiunque fosse in difficoltà rivolgendosi a Lui. Chiedo scusa se ho troppo personalizzato questo commento, ma devo dire che m'aspettavo sarebbe accaduto e di questo Ti ringrazio ancora più convinto e sono certo che stai offrendo a molti la possibilità di vivere queste belle emozioni. La volta precedente ho espresso il rammarico per quanti non hanno potuto avere questa occasione, mi auguro che oggi in moltissimi, in particolare giovani, fanno tesoro di quanto Tu stai elaborando con tanta passione. Ti saluto aspettando,se possibile, altri capitoli. Tonino Russo, Orgoglioso nipote di Zio Totonno Smeraglia

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