martedì 27 marzo 2018

Dopo il processo di P,za Pleb. I Savoia - 10^ puntata



Storia  di Casa Savoia     Umberto II di Savoia
  Terza puntata  - La luogotenenza ed Re di Maggio





“Professò, salutammece! S’è fatte tarde! So’ quase l’une e nun voglie ca m’aspettane p’accumicià a mangià’! Songhe state sempe puntuale dint’a vita mia, e pure mò, non me voglie cuntraddì.
'Nce vedimme dimane, si nun site impegnate!
M’appassiona sentirve raccuntà ‘o finale ‘e  comme va a fernì ‘a vita ‘e Umberto, o Re ‘e Magge.”  
Il buon Castagna, velocemente, così, si congedò e dopo esserci fraternamente salutati e riproposto di rivederci quanto prima,  scomparve dalla mia vista.
Passarono giorni e finalmente dopo una settimana, ci rivedemmo sempre al solito, allo stesso bar a Via Cervantes nei pressi della famosa Piazza Municipio.



“ Mio caro Castagna! Ciao come va la vita! Eccoci ritrovati, sediamoci e se ti fa piacere, ti finirò di raccontare la vita del Re Umberto II, intanto pigliamoci un bel caffè ristretto”.
Così improntai il continuare, là dove avevamo smesso.
Va bene, riprendiamo, allora, stavamo dicendo:

                Sua Maesta il Re
               Umberto II di Savoia









Sua Maestà  la regina Maria Josè




Si era alla fine di un’epoca, stava per finire un regno, si era alle ultime battute per cambiare registro in corso d’opera. Sembra di raccontare una commedia con tragiche avventure ed inattese ed insperate soluzioni.
 “Pruvessò, nun me interessene le vostre osservazione! Nè le vostre riflessioni posticipate!  La storia non si può cambiare, desidero conoscere solo come sono andati i fatti e perché?”
M'interruppe il buon Castagna ed io ripresi a dire:
Mio caro Castagna, dopo la fuga del Governo Badoglio, (governo voluto e nominato dal Re dopo la sfiducia al Duce del 25 luglio 1943 del Gran Consiglio del Regime e il conseguente arresto di Mussolini),  a Brindisi che si ebbe con tutta l’intera famiglia reale, per mettersi al sicuro, al riparo delle truppe alleate, che intanto dopo lo sbarco in Sicilia, occuparono, conquistandola, buona parte dell’Italia meridionale.
 ReVittorio Emanuele III a Brindisi 
passa in rassegna una formazione del Regio Esercito









Dopo La firma dell'Armistizio a Cassibile
La stretta di mano tra Il gen Castellano Per L'Itraliaed il Gen. Eisenaur per gli Alleati




Le forze politiche del CNL (Comitato di Liberazione Nazionale), rappresentante tutte le forze politiche antifasciste, riunitesi a Salerno per la prima volta, decisero di sbarazzarsi anche del vecchio Sovrano (Vittorio Emanuele III), perché lo ritenevano colluso col fascismo di Mussolini e della  sua politica razzista che era stata avallata dallo stesso.


I capi fondatori della Repubblica Italiana
i Ministri del 1° Governo De gasperi  10 Dicembre 1945
Nenni, Ruini, Vernocchi, De Gasperi, Togliatti




Simboli dei partiti che rappresentavano il popolo alla prima elezione
del 1948 e furono così fino al 1972


 Questa decisione trovò l’opposizione del Comando delle truppe d’occupazione degli alleati e si rimandò il tutto ad una consultazione referendaria da tenersi appena l’Italia intera fosse stata liberata dall’occupazione nazista. Intanto le prerogative reali del Sovrano (Vitt.Emanuele III) con un compromesso accettato da tutte le forze politiche e dal Comando delle truppe Alleate) ritennero che avrebbero dovuto passare al principe Umberto, che fu designato Luogotenente Generale del Regno d’Italia.


Tale Nomina, fu suggerita e caldeggiata dall’ex Presidente della Camera, Onorevole Enrico De Nicola, per convincere il vecchio sovrano, (Vittorio Emanuele III) a cedere al figlio le prerogative reali senza, tuttavia, perdere la dignità di Re e, mettersi da parte per un po’, per non far perdere definitivamente  il potere di rappresentanza dello stato all’istituzione monarchica”.

On. Enrico De Nicola
Ex Presidente della Camera Prima del Fascismo
1° presidente della Repubblica Italiana




Professò, spiegateme buone, ‘O vecchie, comm’ ‘a pigliaje?
Chille ere tuoste, ere permalose, comme faccette ad agliottere chille pinnele, accussì amare? Scusate professore, mi spiego meglio, ve lo dico in italianoCome la prese il buon vecchio Sovrano? Quello era un tipo rigido, duro, permaloso. Come fece ad inghiottire una pillola, così amara?
Risposi senza perdere tempo: “Non capacitatosi immediatamente, andava profferendo in dialetto piemontese, quasi come una cantilena, che  in casa Savoia si comanda uno per volta ".
Forse fu la stagione primaverile, la speranza, che la bufera della guerra stava volgendo alla fine e si attendevano giorni migliori con un futuro più sereno, si rassegnò a trascorrere quel periodo transitorio nell’amena collina posillipina, a Napoli, a villa Rosebery nell’insolita veste di pescatore, qualcuno andava sussurrando “ ‘o Piscatore do’ mare ‘e Pusilleche”. 




Intanto Umberto da Luogotenente del Regno si accordò con le forze politiche del CNL e firmò, anche, su pressione del comando delle truppe alleate americane ed inglesi, l’ormai, divenuto famoso, Decreto Legislativo Luogotenenziale numero 151 del 25 giugno 1944, che stabiliva che “ Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali sarebbero state scelte dal popolo italiano, che a tal fine – avrebbe eletto – a suffragio universale, diretto e segreto, un’Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello stato, dando per la prima volta il voto alle donne.
Durante il periodo luogotenenziale, Umberto II di Savoia, che va dal 2 giugno 1944 al  8 maggio 1946, fu anche istituita con la sua firma, una Commissione  per redigere “ lo Statuto della Sicilia, che promulgherà in seguito, esattamente il  15 maggio 1946 quando dopo il 9 maggio 1946 divenne Re.  Statuto, che istituì l’autonomia della Regione Sicilia e permise  i cardini  e la legislazione isolana che tuttora si fonda in esso.”
 “Nu poche, ‘o Re, ho facette Umberto, professò! Ma comme fuje ca po’, quanne  se facette ‘o referendum nun ‘o vulettere?  Nce fujene bruoglie, vutajene pure ‘e femmene, fuje ‘na cosa giuste, ‘e cuntegge de’ vote fujene esatte, precise o nce stevene schede sbagliate, ritenute nulle, ca s’erene cuntrullà e, po', nun se facette niente? Agge sempe sentute ‘e dicere ca ‘o risultate nun fuje schiacciante p’ ‘a Repubblica? Vurria sapè a verità, si ‘a sapite?”

Carissimo Castagna! E’ una parola!" Risposi prendendo tempo per la risposta, poi ripresi dicendo: “ era un momento particolare, non dimentichiamo che era appena finita la guerra di liberazione dai tedeschi, (c’erano stati molti morti nella popolazione) tenevamo ancora l’esercito d’occupazione degli Alleati nelle nostre città, c’era la fame più nera, si  era quasi allo sfacelo generale, con macerie di palazzi bombardati dappertutto, c’era uno scoramento interiore, senza un minimo di speranza, il tessuto industriale era a pezzi senza materie prime per ricominciare.  ( Basti pensare che molti bambini furono portati, perchè poveri e da sfamare in famiglie dell'Emilia Romagna con i treni della ricostruzione e della solidarietà).
Insomma in quei momenti si viveva alla giornata. Nacque così un movimento di solidarietà nazionale spontaneo dal nord al sud e viceversa per ricominciare a vivere a riprendersi.  Il sud sperava nel Re Umberto e si schierò per la monarchia, il nord, che aveva conosciuto la lotta partigiana,  per la Repubblica.  Vinse per pochi voti la Repubblica, che raccolse consensi  per 12.717.923. voti , mentre quelli per la monarchia furono 10.719.284. si contarono poi voti non aggiudicati, perché ritenuti nulli durante la prima assegnazione nei seggi, una quantità di voti pari a  1.498.136.=”.

 Castagna esultò con soddisfazione alla mia elencazione di cifre e di rimando mi chiese:
Allora non ci sono dubbi vinse democraticamente la Repubblica! L’Italia con il Referendum aveva deciso sbarazzarsi dell’Istituto della monarchia e del suo Re!
Umberto se n'andò da Roma pacificamente senza fare resistenza, (come portano gli annali dell’epoca), accettò il verdetto delle urne (come si vede in qualche filmato dell’epoca) senza battere ciglia o contrastò la proclamazione ufficiale in attesa della verifica della regolarità dello svolgimento  della consultazione fino all’ultimo momento?

 Gli confermai con spavalderia, anche perché era ormai convinzione comune, che il popolo italiano aveva scelto lo Stato repubblicano, il resto, le dicerie giornalistiche, finché, non si pronunciò la Corte di Cassazione, furono accantonate e poi abbandonate; e così tutte le insegne, le organizzazioni militari monarchiche sabaude furono abolite, o sciolte dalla sera alla mattina, tanto che si andò pronunciando in modo categorico  il proverbiale detto
Te facce fà ‘a fine de’ guardie regie” (ti faccio fare la fine delle guardie regie)
 Nel senso che non sei più nessuno ormai, hai perso ogni potere, te ne devi solo andare, non fai più paura , non conti più niente.
Infine gli ripetetti. “ dopo una notte travagliata, quella del 12 giugno 1946, Umberto di Savoia, preferì prendere atto della sconfitta e per evitare una guerra civile tra Monarchici e repubblicani, che già era nell’aria, dopo i fatti di Napoli, dove s’erano verificati  alcuni morti e per evitare al paese un’ulteriore disastrosa tragedia, alle ore 16,30 del 13 giugno del 1946 lasciò Roma dall’aeroporto di Ciampino. Facendo diramare il famoso proclama, dove veniva indicato di un gesto rivoluzionario da parte del Consiglio dei Ministri, quello di  non aver voluto attendere il 18 giugno, data prevista per la proclamazione definitiva da parte della Corte di Cassazione del risultato finale, dopo che avrebbe dovuto esaminare verbali di assegnazioni,  reclami, il numero esatto dei votanti, i voti nulli ed il modo interpretativo di come si sarebbe dovuto calcolare la maggioranza per assegnare la vittoria.”
 Una delle frasi pronunciate dal sovrano, prima del risultato referendario fu che (la Repubblica si può reggere col 51%, la Monarchia No. La monarchia non è un partito. E’ un istituto mistico, irrazionale. Capace di suscitare negli uomini incredibile volontà di sacrificio. Dev’essere un simbolo caro o non è nulla).





 La partenza in esilio
 di sua ex maestà Umnerto II di Savoia



“Dopo che lasciò Roma in aereo dove andò? In quale paese?
Il padre se n’era andato in Egitto e lui lo seguì nello stesso esilio?
Così m’interrogò il buon Castagna ed io subito gli risposi:” Scelse Cascais, in Portogallo, primo perché non era un paese confinante con L’Italia, secondo era un nazione dal clima temperato mediterraneo, terzo sperava di ritornare presto sul suolo patrio, dopo che le acque turbolente  del clima ostile alla monarchia, si fosse  spento, dopo il raggiungimento della pace ritrovata e la ripresa della normalità.
Cascais ( Portogallo)  -  Villa  Italia









                          
Merlinge ( Ginevra ) Residenza di Maria Josè



Con l’entrata in vigore della nuova Costituzione repubblicana il 1° gennaio 1948, questo recondito sogno di Umberto II, l’ultimo Re d’Italia, svanì, perché il primo ed il secondo capoverso della XIII disposizione finale e transitoria vietarono ai membri ed ai discendenti di Casa Savoia di ricoprire uffici pubblici, né assumere cariche elettive. Agli ex re Sabaudi, alle consorti ed ai loro discendenti maschi  si vietò l’ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale.
Tali norme hanno cessato i loro effetti con l’articolo unico della legge costituzionale n. 1 del 23 ottobre 2002 come pubblicato  sulla Gazzetta Ufficiale n. 26 del 26 ottobre 2002.”
 A ques’ultima spiegazione, il Buon Castagna proferì: “M’avete tolto un peso dallo stomaco. Allora fu tutto regolare il referendum, la Repubblica è ciò che voleva il popolo! Non si parlò più di Umberto II di Savoia, finché non morì il 18 marzo 1983,nel frattempo fu quasi ignorato, dimenticato, è vero? Pruvessò, che fine facero i figli e la moglie, Maria Josè? Raccontatemelo subito, professò, a prossima volta che ci rivediamo, dobbiamo attaccare parlando della figura del figlio, Vittorio Emanuele IV,  che m’intriga moltissimo, perciò fatemi la cortesia datemi un risposta succinta, ma esauriente, che fine fece la famiglia del Re Umberto II, il Re di maggio".
M’impegnai a non farla lunga e ripresi a dire: “ Maria Josè, la moglie di Re Umberto, in un primo momento risedette per un breve periodo pure Lei a Cascais, ma lasciò definitivamente il proprio consorte per vecchi dissidi e vedute diverse, mai appianate da lungo tempo, presenti già dalla loro unione e pertanto si trasferì a Merlinge, nei pressi di Ginevra con il piccolo Vittorio Emanuele. Le figlie  Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice, rimasero a Cascais col padre e per la loro vita sentimentale a volte tumultuosa, non pochi dispiaceri arrecarono all’illustre genitore".



Re Umberto II di Savoia e la sua famiglia nel maggio 1946

Per la cronaca :


Maria Pia, Principessa di Casa Savoia
                           


La principessa Maria Pia di Savoia sposò  in prime nozze il 12 febbraio 1955
 Alessandro Karadordevic, principe di Jugoslavia,

  ha avuto  4 figli, due coppie di gemelli (Dimitri e Michele) (Elena e Sergio), si separò, divorziando il 1967 si è risposata il 16 maggio 2003                                         con il principe Michele di Borbone-Parma.






   Maria Gabriella
  Principessa  di casa Savoia


      

 Maria Gabriella  Principessa  di casa Savoia
sposò Robert de Balkany,  Ha divorziato (1990),

 ha avuto una figlia Maria Elisabetta.



Maria Beatrice di savoia,





La Principessa Maria Beatrice di Savoia sposò
 Luis Reyna Corvalan il 1 aprile 1970, 
Rimase vedova  di Luis Reyna Corvalan, che morì il 17 febbraio 1999 in circostanze misterose.
 Ha avuto tre figli Raffaello, Patrizio ed una figlia Asaea.




 Vittorio Emanuele IV, Principe di Napoli
 Principe ereditario di Casa Savoia


 Vittorio Emanuele,
Principe di Napoli
 Principe ereditario di Casa Savoia
sposò  Maria Ricolfi Doria  l’11 gennaio 1970,

ha avuto un figlio, Emanuele Filiberto


“Site state ‘e parola, professò, mi avete spiegate succintamente e chiaramente come sono andate le cose dopo l’esilio volontario dell’Ultimo re D’Italia.
 A questo punto mi viene  quasi spontanea di fare una riflessione storica, che, poi, è questa : la fine della dinastie reali regnanti negli ultimi tempi  nella Nazione Italia  è quasi identica, (come quella dei Borboni e quella dei Savoia) si somigliano moltissimo!


E' gradito un commento se il racconto è stato interessante,
 per continuare e terminare la narrazione  della vita dell'ultimo Re d'Italia quanto prima



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