Venere
Iniziamo col dire che, Venere secondo i Romani, era la Dea della Vegetazione e dei Giardini, mentre nella religione greca era chiamata Afrodite e simboleggiava la dea dell'Amore e della Bellezza. La Bellezza di Venere era rappresentata nel fiore della sua giovinezza, graziosa, tutta ingioiellata e sorridente. Era raffigurata come l’essenza della gentilezza, avendo un volto ovale, dai suoi grandi occhi emanava uno sguardo languido, che ispirava tanta dolcezza. Secondo la mitologia greca esistono diversi racconti come fosse avvenuta la nascita della dea Afrodite-Venere, c’è quello di “Esiodo”, che sosteneva: “Fosse nata dalla schiuma del mare”, anche perché il nome Afrodite, deriva dal termine greco “Afros”, che significa schiuma. Nei poemi, invece, del sommo poeta, ”Omero” è riportato che fosse nata da Zeus e Dione. Dione. Infatti, Dione, la madre di Afrodite, non era altro che una figlia di Urano, e l’aveva generato in mare, per cui era pure conosciuta come la ” Donna nata dalle onde”.
La nascita di Venere di Botticelli
Afrodite-Venere, per la sua immensa bellezza, costrinse il padre Zeus, noto a Roma come Giove, che per prevenire ed evitare, temendo contese tra i vari pretendenti Dei, per le sue evidenti desiderose belle fattezze, la diede in sposa al dio Efesto, (noto anche dalle parti di Roma con il nome, Vulcano, il Dio del fuoco), di aspetto brutto, avente, però, un carattere fermo, risoluto e dedito al solo lavoro. Il matrimonio voluto dal padre, non fu un connubio riuscito e non soddisfece la bella Afrodite-Venere, che intrecciò molte altre relazioni amorose sia con altri Dei, sia con umani, con i quali generarono diversi figli. La più importante e clamorosa relazione, Venere l’ebbe con il Dio Ares, che i romani identificarono col nome di Marte, il Dio della Guerra. La tresca amorosa tra i due Dei, Venere e Marte, fu scoperta da Vulcano, che per placare la sua collera, li avvolse imprigionandoli in una rete metallica da lui stesso fabbricata e li espose al ludibrio degli altri Dei.
Venere e Marte, in un affrescodi Pompei Descriviamo ci era la prima figlia partorita da Venere, Armonia, che rappresentava la Dea dell’amore romantico, della concordia e diventando in seguito la personificazione allegorica dell’ordine morale e sociale in conformità dei voleri e sentimenti piacevoli. Divenne Regina di Tebe, quando sposò Cadmo.
Quando, però, Cadmo stava per diventare vecchio e come tutti i mortali, prossimo alla morte, Armonia, lo fece trasformare in serpente dagli Dei e lo avvolse sul suo corpo, diventando anche lei serpente e il padre, Marte, quando morirono, li portò entrambi sull'Olimpo, dove vissero con gli altri Dei, diventando delle benefiche divinità.
Dal vivere intensamente l’amore tra i due Dei fedifraghi, Venere e Marte nacquero quattro figli, recanti i nomi, Armonia, Cupido, Deimo e Fobo, che ebbero speciali geni, derivanti dai loro accoppiamenti. Questi figli particolari a loro volta nella mitologia sono conosciuti come Dei specializzati, che personificano sentimenti che simboleggiano i pregi connessi dei loro genitori.
Il secondo figlio, detto Cupido a Roma, era il più apprezzato e conosciuto, mentre in Grecia era noto come, “Eros”, che impersonava il Dio dell'amore, collaborava sempre con la madre, tranne quando di una certa donna mortale di nome Psiche, si paragonò alla sua bellezza e per punirla chiese al figlio di farla innamorare del più mostruoso essere. Cupido dapprima accettò l'incarico ma poi s'innamorò egli stesso della stupenda donna. Psiche superando tutte le prove imposte da Venere, alla fine fu ricompensata da Giove, che benedisse l'unione con Cupido. In un'altra versione Giove, Zeus, permise e benedisse l’unione, perché era ritenuto il padre effettivo di Cupido.
Cupido, che incorda l'arco dell'amore
Gli altri due figli di Venere, Fobo o Foibos, Deimo o Deimos, al contrario dei primi due, simboleggiavano speciali geni paterni, come quelli di Fobo: lo spavento e la paura,
Fobo, dio della Spavento e della Paura
mentre quello di Deimo
era il terrore, che suscita la guerra, ed entrambi generalmente agiscono con il padre Marte.
Deimo, il Dio dell terrore
Venere infine con altri DEI, come avvenne, quando si accoppiò con Mercurio (Ermes per i Greci) generò Ermafrodito, che era un ragazzo molto bello che venne trasformato in un essere androgino, cioè bisessuale, dall'unione fisica soprannaturale avvenuta con la ninfa Salmace.
Venere, soprattutto non disdegnava di amoreggiare con i mortali, per cui si congiunse prima con il bellissimo Adone, ritenuto la giovanile bellezza maschile ma anche la morte e il rinnovamento della natura. L'irresistibile bellezza di Adone era frutto di un rapporto incestuoso fra il re di Cipro, Cinira, e sua figlia Mirra. L’incesto avvenne per la punizione della Dea, Venere, volle infliggere a Cancreide, sposa di Cinira e madre di Mirra, che sosteneva che sua figlia era più bella di Venere. La Dea della bellezza, Venere, adirata per quest’affronto, fece infiammare Mirra d'amore per suo padre con il desiderio di accoppiarsi con lui e, per questo motivo, lo fece ubriacare e consumò l’incesto senza la volontà di suo padre.
Venere e Adone che amoreggianoIl rapporto amoroso di Venere, però, sfociato come qualcosa d'importante storicamente, e che produsse il leggendario fondatore del popolo romano, Enea, l’ebbe con il mortale Anchise. Venere, infatti, si accoppiò con il troiano Anchise, prima che scoppiasse la guerra di Troia, poiché era un giovane bellissimo, che era solito portare al pascolo le sue mandrie nei pressi di Troia e per convincerlo a corrispondere il suo amore aveva assunto le vesti di una principessa Frigia. Venere, però, prima di procreare Enea, rivelò ad Anchise la sua vera identità e gli preannunziò che il nuovo arrivato avrebbe avuto fama eterna. Secondo la leggenda, una sera Anchise, ubriaco, osò vantarsi del suo amore con la dea durante una festa, e Giove-Zeus per punirlo lo colpì con un fulmine, facendolo diventare zoppo.
Anchise e VenereIl nostro Anchise con il figlio partecipò attivamente all'estenuante guerra di Troia, essendo cugino di Priamo, re di quel territorio, giacché ambedue discendenti da Dardano, che fu il fondatore di quel favoloso regno. Nella drammatica fuga dopo la caduta di Troia, Enea caricò il vecchio Anchise sulle spalle, e come riportano alcune fonti leggendarie, era anche diventato cieco, oppure, oltre, che fosse anche paralitico. Durante il viaggio della fuga per raggiungere le coste mediterranee, Anchise morì a Drepano, l’odierna Trapani e fu sepolto sul monte siculo di Erice, in un tempio, che era consacrato alla sua amata Venere. La cosa più mirabile, secondo il grande Virgilio, Enea, prima di arrivare nel territorio laziale, discese da vivo nell’aldilà e con l’aiuto della Sibilla Cumana, incontra il padre, che gli dà le profezie sulla grandezza di Roma.
Enea con il padre Anchise sulle spalle , mentre fugge da Troia
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