Buon giorno – Buon Giovedì 11
Dicembre 2025
-- San Damaso – Sant’Arturo – San
Savino ---
Spesso l'imprevisto
o l'imponderabile può verificarsi, come
la sconfitta, di ieri-sera, della gara di calcio Benfica-Napoli, giocata a Lisbona, e
assaporare una grande delusione. La speranza,
non a caso, è l'ultima a morire per la qualificazione per disputare il torneo
di Champion League europeo.
la speranza, è
quel sentimento, che rimase imbrigliata nella famosa urna. Se non fosse così questa nostra esistenza, sarebbe solo noia. Per
viverla al meglio auguriamoci sempre, una sincera amicizia, tanto amore e
comprensione per gli altri, soprattutto verso i cosiddeti sfortunati, i poveri
e i malati di mente.
Oggi intanto vi posterò una mia curiosità storica, non
sui mestieri antichi napoletani soppressi, ma quella del Mito dell’amicizia e il
suo fiore, che lo raffigura.
L' AMARANTO -
IL MITO DELL'AMICIZIA
L’Amaranto
non è solo un colore di una pianta, ma da sempre, come dicevano i Greci
rappresenta un mito intramontabile, che raffigura il sentimento dell’amicizia,
che si fonda sulla stima reciproca degli esseri viventi, specie quando è
veramente sentita e nulla riesce a farla affievolire, né a farla
appassire.
L’amicizia,
per questo, è ritenuta una dell’esperienza fondamentale dell’umanità ed è stata
elevata ad una sorta di santificazione in ogni epoca da tutte le religioni, che
si sono succedute.
In quella
greca l’amicizia era portata come ad esempio, quella rappresentante, che
esisteva fra Oreste e Pilade, i cugini, che vivendo insieme fin da bambini,
furono abituati ad avere uguali interessi, a godere delle stesse
sensazioni del piacere ed a sentire identico affetto per il prossimo,
vivendo quasi come in una perfetta simbiosi.
In quella
romana, l’amicizia era considerata un rapporto molto pratico della vita e fu
enfatizzata con il concetto di solidarietà fra individui, che furono definiti “
sodales”, valeva a dire accomunati da uno stesso scopo pratico da
raggiungere e perciò s'impegnavano tutti uniti in campagne di conquista.
In concreto l’amicizia fu
rappresentata e quindi la simboleggiarono con i fiori di amaranto, che
ritenevano una sorta di talismano contro l’invidia e le avversità della vita. Nel
medio Evo, con l’amaranto di solito, si ornava il capo con ghirlande e si
cingeva le vesti con grandi inserti di questo vivo fiore, sperando così
ottenere l’altrui benevolenza ed una protezione duratura del benessere
fisico.
Andiamo con
ordine e diciamo che:
Il mito
nasce dal fatto che per raggiungere la scopo della vera amicizia occorre che ci
fossero, secondo Aristotele, tre presupposti:
1)
Quando si hanno gli stessi godimenti sul piacere comune;
2)
Quando esiste un interesse reciproco;
3)
Quando si basa sulla bontà reciproca.
La
percezione dell’amicizia diventa sentimento e logica di vita, come detto da Aristosseno,
e dopo di lui Cicerone (De off. 3.45), ed infine Diodoro Siculo
(10.4), e altri, intorno al 4 ° secolo a.C., nella famosa storia
narrata nei loro scritti: “ di Pizia e del suo
amico Damone, entrambi seguaci del filosofo Pitagora “.
La storia racconta
che un giorno Pizia recatosi a Siracusa, (a quella epoca regno della Magna
Grecia, dove imperava il Tiranno Dionisio), fu ingiustamente accusato di
aver partecipato ad un complotto a causa delle sue idee per abbattere il
sovrano (il Tiranno Dionisio). Scoperto, fu deciso che doveva essere
punito per questo infame crimine alla pena di morte. Questo il fatto ma la
storia diventa emozionante ed è ricordata come : la storia di Damone e Pizia,
grandi amici che vivevano mettendo in comune ogni loro avere e condividendo il
pensiero filosofico pitagorico della reciproca assistenza, fu messa in evidenza
il giorno in cui fu scoperto l’attentato contro Dionisio, e per questo motivo
Pizia fu accusato di aver partecipato alla congiura. Non potendo provare la sua
innocenza, Pizia accettò la condanna, ma prima di essere giustiziato, chiese di
poter tornare alla propria casa per l’ultima volta, per risolvere i suoi affari
e congedarsi definitivamente dalla propria famiglia.
Il tiranno Dionisio in un primo momento rifiutò la proposta pensando che una
volta rilasciato libero, Pizia non sarebbe più tornato e lui fosse stato
ritenuto uno stolto ed un credulone.
Allora Pizia chiamò il suo amico, Damone, e gli chiese di prendere il suo posto
in prigione in attesa della esecuzione della condanna, mentre si recava dalla
sua famiglia per salutarla. Dioniso, a quel punto, accettò la proposta dello
scambio e concesse a Pizia un periodo di tempo per sistemare le sue
cose. Dionisio allora fece imprigionare Damone al posto di Pizia, che
avrebbe pagato con la sua vita se l'amico Pizia non si fosse presentato il
giorno stabilito per l’esecuzione. Arrivato il giorno fatale e avvicinatasi
l’ora stabilita, nessuno aveva notizie del condannato, Pizia, e mentre la gente
dubitava, Damone non smise di credere nella lealtà dell’amico. Pizia, infatti,
arrivò all’ultimo momento e, abbracciato il compagno, che era pronto ad
avviarsi verso il patibolo, e si scusò per il ritardo, opera di un involontario
contrattempo, dovuto al sequestro della sua nave da parte di feroci pirati, che
dopo averlo catturato e sequestrato la sua nave, lo buttarono in mare senza
pietà. Riavutosi nelle acque gelide del mare Egeo lungo la costa siracusana, a
nuoto raggiunse la riva con gran fatica, sperando in cuor suo di giungere
in tempo per mantenere il suo impegno e la parola data. Il tiranno
Dionisio, stupito e colpito dalla fiducia riposta da due amici e dalla loro
lealtà, si sentì autorizzato a graziare Pizia e liberare il suo amico Damone,
tenuto in ostaggio, e nello stesso tempo li nominò sue persone di massima
fiducia ed onorabilità e li elevò a suoi consulenti. Chiese Infine di essere
ammesso al loro speciale sodalizio, come terzo membro nella loro relazione.
Così, come la vicenda di Damone e Pizia insegna, l’amicizia sincera non si
spegne con il trascorrere del tempo, sfida ogni difficoltà, supera ciascun
ostacolo senza paura ed affronta con serenità le prove a cui la vita ogni
giorno la sottopone. L’amicizia educa il cuore dell’uomo a saper convivere.
I custodi dell’amicizia vera sono i giovani.
In una società che insegue valori sempre più effimeri, abbagliata dalla
materialità dilagante, questa narrazione aiuta a scoprire l’essenza della vita,
ciò che la rende davvero degna di essere vissuta. Non per altro Aristotele
riconosceva l’amicizia come «il sentimento più necessario per vivere».
La PIANTA DELL’AMICIZIA è “ l’Amaranto”
L'Amaranto è
un’erbacea annuale, originaria dell’America latina dell’Africa centrale e
dell’Asia meridionale ; Appartiene al genere Amaranthus , alcune delle
quali sono commestibili e sono coltivate per l’alimentazione in molte regioni
del centro equatoriale. Ha un arbusto eretto, e fusti molto ramificati, che
raggiunge i 90-100 cm d'altezza; le grandi foglie, ovali o lanceolate, sono di
colore verde scuro, opaco, ma il colore più bello dell'amaranto si trova in
alcune varietà, famoso è il colore rossastro o porpora, che rimane tale per tutta
l’estate, fino ai primi freddi autunnali. L’amaranto produce particolari
infiorescenze allungate, pendule, piumose, di colore rosso, arancio o giallo,
contenenti numerosissimi piccoli semi scuri. Queste piante si possono coltivare
in giardino, come bordure, ma sono anche molto adatte ad essere poste a dimora
in contenitore, per meglio rappresentare il suo aspetto pendulo delle
infiorescenze. Le infiorescenze della pianta dell'amaranto sono utilizzate come
fiori recisi e anche essiccate.
Le
immagggini sottostanti sono:
La pianta
dell’Amaranto;
La pianta
dell’Amaranto nell’America Equatoriale;
Manifesto
del film "Damone e Pizia" (I giovani rappresentati
dell'amicizia e della lealtà)