'O Zecco, Termine napoletano di un gioco, detto in Italiano = "Sbattamuro" che vedeva protagoniste le monete, strumenti attivi del gioco... E così le monete da qualche "soldo" (come si chiamavano una volta le monetine dei centesimi di Lira di un tempo,( 2 soldi= 10 centesimi, 4 soldi =20 centesimi, e meza lire = 50 centesimi) andate fuori corso nel 1946 a seguito di una forte inflazione. La moneta da "Due soldi", più leggera, che era definita, 'A Ndacca" era quella che si utilizzare per sbatterla al muro e farla ribalzare. con quella degli altri precedentemente tirate e misurare la distanza per avvicinarsi quanto più possibile al bersaglio stabilito) Monete metalliche nelle mani dei nostri padri o nonni, tanti anni fa, o le centolire o cinquanta in anni più recenti,dopo il passaggio a quelle decimali. ed erano usate nel gioco dello "Zecco a muro" come biglie di gioco. Bisognava colpire una moneta tirata prima, posta per terra con un’altra moneta in tal maniera da arrivare quando più vicina possibile e misurare la distanta con una misura standard ,('Nu Palmo e 'nu Ziracchio). Spesso era anche utilizzata al suo posto una pezzo di ramettto o un filo di spago, detta. "Pagliuca" che era la minima distanza uguale per tutti i contendenti e quindi conquistare la vittoria, consistente una quatità di monete da 4 soldi. Anche in questo caso è da ricordare la foga e la passione che si metteva nel gioco in quanto quelle monetine, che si agognava magari vincere all’avversario, per le ristrettezze e le povertà di un tempo, diventavano preziose e meritevoli di essere conquistate in accanite dispute fino "all’ultimo lancio" ..." lo Zecco" si giocava all’aperto dove ci si poteva sfrenare e magari in qualche angolo di piazzetta in compagnia di qualche "ragazzo conoscente del luogo..
Lo Zecco o meglio lo "Sbattamuro" era giocato . quando i mezzi a disposizione erano pochi, la voglia di gioco tanta si cercava un buon muro, qualche giocatore volenteroso, un pò di monetine dei vecchi centesimi e si dava via alla gara. Il gioco consisteva nel lanciare accortamente le monete cercando il rimbalzo su un muro e l’avvicinamento quanto più possibile accurato ad altre monete o "formelle" così da conquistarle a loro volta. .... Insomma, un pò come il celebre gioco delle bocce dove ci si deve avvicinare con la propria boccia al pallino il più possibile. In questa maniera ogni angolo di piazzetta, ogni cortile poteva diventare "terreno di gioco".... per accese dispute con in palio qualche nuova moneta a corso legale in decimali da usare poi come un proprio tesoretto....
Curiosità storiche e mitologiche. Posti e luoghi di Napoli. Mestieri antichi napoeltani. Poesie in Napoletano. Racconti dialogici tra i due alter-ego dell'autore del blog: Sasà (lo scansafatiche, l'es) e il professore (il saggio, il super-io) sullo sfondo di una Napoli con le sue bellezze e contraddizioni.
domenica 24 dicembre 2023
'O ZECCO (gioco con monetine dei centesimi "Fuori corso")
sabato 23 dicembre 2023
'E Serchie = in italiano Le Ragadi
'E Serchie, (termine napoletano in italiano le Ragadi) L a generazione degli adolescenti del dopoguerra fino agli anni 1960 erano vestiti solo con pantaloncini corti lasciando le coscie delle gambe scoperte, che nei periodi invernali per il freddo eccessivo, specie se sudate o bagnate, subivono quelle lacerazione epidermide con piccolissime feritine che davano un bruciore insopportabile. Tale modo di abiti, era usato finchè l'adolescente non si vestiva con pantaloni lunghi, in quanto secono le consuetudini dell'epoca divenivono giovani, ometti ed era incoveniente mostrare i peli delle gambe. Per prevenire le Serchie, cioè le ragadi durante i giorni freddi inveranali, gli adolescenti di famiglie facoltose, imitate anche dalle altre più povere, iniziarono a utilizzare gli "Zuavi" pantaloncini che coprivane le gambe fino a sotto il ginocchio con un piccolo rigonfiamento finale. Generalmente lo Zuave lo indossavono gli studenti delle scuole medie. Fu una moda importata dai francesi che a loro volta l'avevono copiata dai soldati slavi.
martedì 19 dicembre 2023
La leggenda moderna di Partenope e il Vesuvio
La mitica leggenda di Partenope, nota come Neapoli oltre a dare il nome alla città di Napoli che Bè conosciuta proprio per questo motivo, "la città di Partenope" ed i suoi abitanti ,0ltre a denominarsi napoletani sono detti anche Partenopei. Nell'Ottocento, duesta principessa greca morta sull'isola di Megaride, che un tempo era attaccata alla terra ferma, nota come Neapolis,divenne una sirena per volontà olimpica.Una leggenda moderna che si diffuse velocemente,diceva che la bella melodiosa Sirena, Partenpe , si fosse innamorata di un Centauro che stava anche Lui, sul litotale del golfo campano, tra Pompei, Ercolano e Stabia con il nome esotico,Vesuvio. Giove però geloso della bellissima Sirena, che deliziava con ol suo canto l'Olimpo, trasforòi due amanti, Vesuvio in un vulcano e la Partenope in una ninfa marina con il potere di ammaliare i naviganti che si avvicinavono nei pressi della città,Neapolis. Vesusio non contento della tramutazione ogni tanto borbottà con terremoti o piangendo lacrime di fuoco, la lava incandescente.Partenope invece riuscì a diffondere il suo canto armonioso e delizioso, misto di romanticismo e dolore per i tradimenti amorosi, in canzoni che inteneriscono i cuori in tutto il mondo
By Sasà
sabato 11 novembre 2023
'A APPIZZATA
‘A APPIZZATA (l’Infilata)
La generazione Chiaianese del dopoguerra, non aveva tante possibilità di utilizzare tecnologie complicate a disposizione, poiché non avendo mezzi economici per ottenerle, utilizzava ciò che poteva trovare facilmente per fare i propri giochi, come funi, cerchione di vario diametro, ferri degli ombrelli rotti per farne archi e frecce, spesso in loro mancanza si accontentava per giocare le pietruzze o le nocciole, da lanciare in piccole buche scavate, senza farle uscire dalle stesse nel lancio. Il gioco, però, più accattivante era: “Appizzata”, termine tradotto in lingua italiana, “infilzata”, che i venditori di fichi d’india, le note “ficurinie ”, organizzava per vendere e far gustare questi rinomati frutti.
Il gioco della “Appizzata” consisteva nel cercare di infilzare quanti più frutti (i fichi d’india, ‘e ficurinie) possibili con un coltello appuntito del “Ficurinaro”, lasciato cadere in verticale dall’altezza della propria cinta dei pantaloni su una cassetta di fichi d’india. Il prezzo della “Appizzata" era fisso (una moneta da 5 lire per un lancio o una da dieci a getto continuo, finché s'infilzavano e si riuscivano a portare i frutti (i fichi d’india) infilzati fuori dalla cassetta). La quantità delle “ficurinie infilzate” poteva essere mangiate prontamente, poiché sbucciate con maestria dal venditore, il noto “Ficurinaro”. Ormai è un gioco che non è più svolto e con esso anche le capacità della propria abilità, prendendo il sopravvento dei nuovi gusti di divertimento. I giochi cambiano nel tempo e aboliscono quelli come “Appizzata” della tradizione di un'epoca. Importante per suscitare un nuovo tipo di divertimento, l’evoluzionismo, è diverso dalle vecchie incruente tradizioni. Poiché genera giochi cruenti, quando utilizza armi che distruggono o provocano morti.
giovedì 9 novembre 2023
'A PETRIATA (la sassaiuola)
‘A Petriata
Dopo l’unificazione dei due casali della zona nord Napoletana, Chiaiano e Polvica, diventati comuni a seguito dell’abolizione feudale durante l’occupazione francese nel 1807, fu istaurata una certa rivalità tra gli abitanti residenti dei due paesi. I residenti di tali comuni associati, spesso erano soliti sfociare in tafferugli o risse, per voler dimostrare le proprie qualità migliori e creativi nel saper approcciare la vita nel modo più semplice ed efficiente. Tale rivalità negli adulti si manifestava con epiteti offensivi o con il mostrarsi attenti conoscitori delle nuove tecnologie e dello stato superiore raggiunto di rango sociale, siete: " i soliti pezzenti e non sapete come vivere". Un avvenimento, che voleva dimostrare tali migliori capacità per cui una delle due fazioni rivali, che ebbero, poi, per vario tempo risonanza per l’intera collettività tra la popolazione dell'unificato Comune “Chiaiano ed Uniti”. Si trattò di una genialata di un personaggio Polvichese, (Purcanese), “Zi Totonno ‘e Poreche“, alias Antonio Smeraglia, con l'incarico di presidente dell’associazione cattolica Polvica, San Nicola di Bari, partecipò con suoi iscritti alla consueta processione rionale del san patrono chiaianese, San Giovanni Battista, che si teneva in quell'anno. Zi Totonno, infatti, ebbe l’idea di far mettere una lucetta alimentata da una piccola pila nel taschino della giacca divisa dei suoi associati, i quali la accesero quando l’oscurità del giorno prendeva il sopravvento durante la sfilata dei partecipanti alla cerimonia della chiesa patrocinante. Era una rivalità senza malizia o cattiveria e non eccedeva con minacce da provocare incidenti cruenti, ma solo uno sfottò continuo, dicendo con locuzioni dialettali, tipo: “Simme ‘e meglie, nun site nisciune, o voglio vedè si mettite ‘a coppa”. Per imitazione dei grandi anche i ragazzi di ambedue borghi, quello di Polvica e Chiaiano, la loro rivalità si praticava con gare calcistiche e quando una delle due squadre perdeva, i sostenitori iniziavano a lanciare sassi contro l’altra tifoseria e faceva avvenire la famosa “ Petriata” (sassaiuola). Generalmente il luogo della (Petriata) era effettuato lungo via Margherita, nel tratto che va da piazza “Mieze o Furno” all’incrocio di via Croce, Quando avveniva qualche “ciaccata” (una ferita al capo) a uno degli elementi dei combattenti, vi era non solo un rimprovero da parte dei genitori, ma una denuncia ai carabinieri, che si trovavano nei pressi della piazza Nicola Romano a Polvica. Per evitare ripercussioni disciplinari dalla parte dei Carabinieri e rimproveri sicuri dei genitori, la sassaiola (‘a Petriata) dopo una gara di calcio, che si svolgeva giù al pendino (‘abbascio ‘o Pennino), dove c’era un largo spazio, e teneva come tribune, le siepi circostanti della via via Fragolara. Fortunatamente da quando ricordo non accadde nessun grave incidente perché insomma era solo una rivalità per poi pronunziare la Filastrocca: “E Purcanise jettene ‘e pezze ai Chiaianisi, e Chille s’arrepezzene buone buone, pirciò so’ mariuoli”, traduzione = i Polvichesi gettano le pezze, (il superfluo), ai Cchiaianesi, i quali se li prendono e con esse ne fanno rattoppi e per questo sono ladri. Tale filastrocca era detta con lo stesso significato invertendo e utilizzando il nome di appartenenza dello schieramento vincente.
martedì 7 novembre 2023
LA SICUREZZA A CHIAIANO
Piazza Nicola Romano a Polvica |
domenica 5 novembre 2023
La nuova via Toscanella di Chiaiano
Piazzetta di Ponte Caracciiolo a Chiaiano |
La strada che porta alla zona ospedaliera “ la Nuova Toscanella”
Rudere della Cappella della Toscanella a Via Fondina a Chiaiano |
Dall’incrocio della Toscanella è possibile e lo è tutto oggi, raggiungere sia il Frullone, sia la zona di San Rocco e quindi Napoli, ed ancora da questo medesimo incrocio si può raggiungere la masseria dei Quaranta, da dove, grazie all’attraversamento della più piccola masseria di Nicola Bisogni si giunge facilmente il Borgo di Ponte Caracciolo.Alla fine degli anni ’50 durante l’amministrazione comunale del Sindaco, Achille Lauro, il comandante monarchico, espropriata buona parte dei terreni collinari, agricoli e boschivi, della Toscanella, come già prevista nel completare il complesso ospedaliero ante bellum) fu realizzata e costruita l’attuale Via Nuova Toscanella, che collega la zona di Ponte Caracciolo e i caseggiati di Via Barone di Polvica – Chiaiano, ed infine, ora, attraverso la nuovissima via dei Ciliegi anche la strada provinciale, S. Maria a Cubito e l’asse mediano.
sabato 4 novembre 2023
E' Muschilli ed i Muschigliune
Cappella dei Conti Lucina, attigua al palazzo del Lucina Nei pressi di Via Chiesa Chiaiano ( areta 'e treglia) |
Masseria di Campodisola, appartenuta ai Conti Desiderio ubicata nei pressi Terravicina (Via S, Maria a Cubito) |
i consiglieri comunali, (i Napolano, i Montesano, gli Strigari, i Sarnelli, i Marfella, i Finamore, ed i Rusciano.
Il più famoso dei Muschilli, fu un certo oste, un cantiniere di Polvica, Giovanni Rusciano, un sensale ortofrutticolo all'epoca conosciuto pure, come 'O Prufessore Asse 'e Coppe, che riusciva a riunire la maggioranza dei giovani del contado chiaianese con la musica, insegnando, a chi teneva orecchio, a suonare il mandolino od il violino con il famoso metodo dei numeri, come il metodo bontempi attuale.
venerdì 3 novembre 2023
Il Borgo di Santa Croce - Chiaiano
Il Borgo di Santa Croce
Piazzetta Santa Croce |
Santa Croce è una contrada di Chiaiano, o meglio è un borgo collinare facente parte del vasto territorio della ex Circoscrizione di Chiaiano , che ora insieme ai quartieri di Piscinola e Scampia costituisce la VIII^ Municipalità di Napoli.
Mappa della zona da via croce ed il cavone di pesaturo |
La stessa Chiesa possedeva altra masseria a Marianella e chissà quante altre doveva possederne sulle pendici dei Camaldoli, verso l'Arenella ed altrove, per cui la cappella a "Ianula", poi Orsolone, per distinguerla da altre recanti la stessa denominazione.
Con la fine del feudalesimo e la nascita dei Comuni, il borgo di S.Croce entra a far parte (nel 1807) del territorio dei Comuni Riuniti di Chiaiano, Polvica e S.Croce.
L’unica speranza per lui era che il Comunismo era l’unica forza per far cambiare la realtà esistente, fatta da ingiustizie e sopraffazioni delle classi dominanti, dei padroni, dei Signori nobili.