domenica 24 dicembre 2023

'O ZECCO (gioco con monetine dei centesimi "Fuori corso")

 'O Zecco, Termine napoletano di un gioco, detto in Italiano = "Sbattamuro" che vedeva protagoniste le monete, strumenti attivi del gioco... E così le monete da qualche "soldo" (come si chiamavano una volta le monetine dei centesimi di Lira di un tempo,( 2 soldi= 10 centesimi, 4 soldi =20 centesimi, e meza lire = 50 centesimi) andate fuori corso nel 1946 a seguito di una forte inflazione.      La moneta da "Due soldi", più leggera, che era definita, 'A Ndacca" era quella che si utilizzare per sbatterla al muro e farla ribalzare. con quella degli altri precedentemente tirate e misurare la distanza  per avvicinarsi quanto più possibile al bersaglio stabilito)  Monete metalliche nelle mani dei nostri padri o nonni, tanti anni fa, o le centolire o cinquanta in anni più recenti,dopo il passaggio a quelle decimali. ed erano usate nel gioco dello "Zecco a muro" come biglie di gioco. Bisognava colpire una moneta tirata prima, posta per terra con un’altra moneta in tal maniera da arrivare quando più vicina possibile  e misurare la distanta con una misura standard ,('Nu Palmo e 'nu Ziracchio). Spesso era anche utilizzata  al suo posto una pezzo di ramettto o un filo di spago, detta. "Pagliuca" che era la minima distanza uguale per tutti i contendenti e quindi conquistare la vittoria, consistente una quatità di monete da 4 soldi. Anche in questo caso è da ricordare la foga e la passione che si metteva nel gioco in quanto quelle monetine, che si agognava magari vincere all’avversario, per le ristrettezze e le povertà di un tempo, diventavano preziose e meritevoli di essere conquistate in accanite dispute fino "all’ultimo lancio" ..." lo Zecco" si giocava all’aperto dove ci si poteva sfrenare e magari in qualche angolo di piazzetta in compagnia di qualche "ragazzo conoscente del luogo..

 

 Lo Zecco o meglio lo "Sbattamuro" era giocato . quando i mezzi a disposizione erano pochi, la voglia di gioco tanta si cercava un buon muro, qualche giocatore volenteroso, un pò di monetine dei vecchi centesimi e si dava via alla gara. Il gioco consisteva nel lanciare accortamente le monete cercando il rimbalzo su un muro e l’avvicinamento quanto più possibile accurato ad altre monete o "formelle" così da conquistarle a loro volta. .... Insomma, un pò come il celebre gioco delle bocce dove ci si deve avvicinare con la propria boccia al pallino il più possibile. In questa maniera ogni angolo di piazzetta, ogni cortile poteva diventare "terreno di gioco".... per accese dispute con in palio qualche nuova moneta a corso legale in decimali da usare poi come un proprio tesoretto....

 

sabato 23 dicembre 2023

'E Serchie = in italiano Le Ragadi

 'E Serchie, (termine napoletano  in italiano le Ragadi) L a generazione degli adolescenti del dopoguerra fino agli anni 1960 erano vestiti solo con pantaloncini corti lasciando le coscie delle gambe scoperte, che nei periodi invernali per il freddo eccessivo, specie se sudate o bagnate, subivono quelle lacerazione epidermide con piccolissime feritine che davano un bruciore insopportabile. Tale modo di abiti, era usato finchè l'adolescente non si vestiva con pantaloni lunghi, in quanto secono le consuetudini dell'epoca divenivono giovani, ometti ed era incoveniente mostrare i peli delle gambe. Per prevenire le Serchie, cioè le ragadi durante i giorni freddi inveranali, gli adolescenti di famiglie facoltose, imitate anche dalle altre più povere, iniziarono a utilizzare gli "Zuavi"  pantaloncini che coprivane le gambe fino a sotto il ginocchio con un piccolo rigonfiamento finale. Generalmente lo Zuave lo indossavono gli studenti delle scuole medie.      Fu una moda importata dai francesi che a loro volta l'avevono copiata dai soldati slavi.

martedì 19 dicembre 2023

La leggenda moderna di Partenope e il Vesuvio

 
La mitica leggenda  di Partenope, nota come Neapoli oltre a dare il nome alla città di Napoli che Bè conosciuta proprio  per questo motivo, "la città di Partenope" ed i suoi abitanti ,0ltre a denominarsi napoletani sono detti anche Partenopei. Nell'Ottocento, duesta principessa greca morta sull'isola di Megaride, che un tempo  era attaccata alla terra ferma, nota come Neapolis,divenne una sirena per volontà olimpica.Una leggenda moderna che si diffuse velocemente,diceva che la bella melodiosa Sirena, Partenpe , si fosse innamorata di un  Centauro che stava anche Lui, sul litotale del golfo campano, tra Pompei, Ercolano e Stabia  con il nome esotico,Vesuvio. Giove però geloso della bellissima Sirena, che deliziava con ol suo canto l'Olimpo, trasforòi due amanti, Vesuvio in un vulcano e la Partenope  in una ninfa marina con il potere di ammaliare i naviganti che si avvicinavono nei pressi della città,Neapolis. Vesusio non contento della tramutazione ogni tanto borbottà con terremoti  o piangendo lacrime di fuoco, la lava incandescente.Partenope invece riuscì a diffondere il suo canto armonioso e delizioso, misto di romanticismo e dolore per i tradimenti amorosi, in canzoni che inteneriscono i cuori in tutto il mondo
By Sasà

sabato 11 novembre 2023

'A APPIZZATA

 

‘A  APPIZZATA    (l’Infilata)

 

La generazione Chiaianese del dopoguerra, non aveva tante possibilità di utilizzare tecnologie complicate a disposizione, poiché non avendo mezzi economici per ottenerle, utilizzava ciò che poteva trovare facilmente per fare i propri giochi, come funi, cerchione di vario diametro, ferri degli ombrelli rotti per farne archi e frecce, spesso in loro mancanza si accontentava per giocare le pietruzze o le nocciole, da lanciare in piccole buche scavate, senza farle uscire dalle stesse nel lancio. Il gioco, però, più accattivante era: “Appizzata”, termine tradotto in lingua italiana, “infilzata”, che i venditori di fichi d’india, le note “ficurinie ”, organizzava per vendere e far gustare questi rinomati frutti.

 

 

Fichi d'india

 

 

 Il gioco della “Appizzata” consisteva nel cercare di infilzare quanti più frutti (i fichi d’india, ‘e ficurinie) possibili con un coltello appuntito del “Ficurinaro”, lasciato cadere in verticale dall’altezza della propria cinta dei pantaloni su una cassetta di fichi d’india. Il prezzo della “Appizzata" era fisso (una moneta da 5 lire per un lancio o una da dieci a getto continuo, finché s'infilzavano e si riuscivano a portare i frutti (i fichi d’india) infilzati fuori dalla cassetta). La quantità delle “ficurinie infilzate” poteva essere mangiate prontamente, poiché sbucciate con maestria dal venditore, il noto “Ficurinaro”. Ormai è un gioco che non è più svolto e con esso anche le capacità della propria abilità, prendendo il sopravvento dei nuovi gusti di divertimento. I giochi cambiano nel tempo e aboliscono quelli come “Appizzata” della tradizione di un'epoca. Importante per suscitare un nuovo tipo di divertimento, l’evoluzionismo, è diverso dalle vecchie incruente tradizioni. Poiché genera giochi cruenti, quando utilizza armi che distruggono o provocano morti.

giovedì 9 novembre 2023

'A PETRIATA (la sassaiuola)

‘A Petriata

Dopo l’unificazione dei due casali della zona nord Napoletana, Chiaiano e Polvica, diventati comuni a seguito dell’abolizione feudale durante l’occupazione francese nel 1807, fu istaurata una certa rivalità tra gli abitanti residenti dei due paesi. I residenti di tali comuni associati, spesso erano soliti sfociare in tafferugli o risse, per voler dimostrare le proprie qualità migliori e creativi nel saper approcciare la vita nel modo più semplice ed efficiente. Tale rivalità negli adulti si manifestava con epiteti offensivi o con il mostrarsi attenti conoscitori delle nuove tecnologie e dello stato superiore raggiunto di rango sociale, siete: " i soliti pezzenti e non sapete come vivere".  Un avvenimento, che voleva dimostrare tali migliori capacità per cui una delle due fazioni rivali, che ebbero, poi, per vario tempo risonanza per l’intera collettività tra la popolazione dell'unificato Comune “Chiaiano ed Uniti”. Si trattò di una genialata di un personaggio Polvichese, (Purcanese), “Zi Totonno ‘e Poreche“, alias Antonio Smeraglia, con l'incarico di presidente dell’associazione cattolica Polvica, San Nicola di Bari, partecipò con suoi iscritti alla consueta processione rionale del san patrono chiaianese, San Giovanni Battista, che si teneva in quell'anno.   Zi Totonno, infatti, ebbe l’idea di far mettere una lucetta alimentata da una piccola pila nel taschino della giacca divisa dei suoi associati, i quali la accesero quando l’oscurità del giorno prendeva il sopravvento durante la sfilata dei partecipanti alla cerimonia della chiesa patrocinante.      Era una rivalità senza malizia o cattiveria e non eccedeva con minacce da provocare incidenti cruenti, ma solo uno sfottò continuo, dicendo con locuzioni dialettali, tipo: “Simme ‘e meglie, nun site nisciune, o voglio vedè si mettite ‘a coppa”. Per imitazione dei grandi anche i ragazzi di ambedue borghi, quello di Polvica e Chiaiano, la loro rivalità si praticava con gare calcistiche e quando una delle due squadre perdeva, i sostenitori iniziavano a lanciare sassi contro l’altra tifoseria e faceva avvenire la famosa “ Petriata” (sassaiuola). Generalmente il luogo della (Petriata) era effettuato lungo via Margherita, nel tratto che va da piazza “Mieze o Furno” all’incrocio di via Croce, Quando avveniva qualche “ciaccata” (una ferita al capo) a uno degli elementi dei combattenti, vi era non solo un rimprovero da parte dei genitori, ma una denuncia ai carabinieri, che si trovavano nei pressi della piazza Nicola Romano a Polvica. Per evitare ripercussioni disciplinari dalla parte dei Carabinieri e rimproveri sicuri dei genitori, la sassaiola (‘a Petriata) dopo una gara di calcio, che si svolgeva giù al pendino (‘abbascio ‘o Pennino), dove c’era un largo spazio, e teneva come tribune, le siepi circostanti della via via Fragolara. Fortunatamente da quando ricordo non accadde nessun grave incidente perché insomma era solo una rivalità per poi pronunziare la Filastrocca: “E Purcanise jettene ‘e pezze ai Chiaianisi, e Chille s’arrepezzene buone buone, pirciò  so’ mariuoli”, traduzione = i Polvichesi gettano le pezze, (il superfluo), ai Cchiaianesi, i quali se li prendono e con esse ne fanno rattoppi e per questo sono ladri. Tale filastrocca era detta  con lo stesso significato invertendo e utilizzando il nome di appartenenza dello schieramento vincente.

 

 

 

 

 

martedì 7 novembre 2023

 

LA SICUREZZA A CHIAIANO





Perché Chiaiano non è più sicura?

La circoscrizione di Chiaiano fino al secolo scorso per quanto riguarda la sicurezza del territorio, non ha mai dato preoccupazioni tanto che la Prefettura di Napoli per eventuali interventi per risolvere qualche piccolo atto criminale o delinquenziale che si potesse verificare, eliminò negli anni ’80 perfino l’anacronistica caserma dei Carabinieri accorpandola a quella del Furlone e quindi  si ebbe una unica territoriale caserma dei CC.  dell’area Nord  che comprendeva le sezioni di  Chiaiano , Marianella-Piscinola e Furlone-San Rocco.
La Caserma dei Carabinieri di Chiaiano fu  istituita nei primi anni del Novecento, quando Chiaiano era Comune a sé, e continuò la sua attività, anche quando dopo che lo stesso Comune  fu inglobato nel territorio della Città capoluogo, Napoli, con l’intento di farla diventare, una  Città metropolitana, durante il periodo fascista , poiché non poteva mancare sull’esteso territorio della zona una presenza del servizio di  ordine pubblico dello Stato e per tanto ugualmente   rimase la sua testimonianza.
La presenza della benemerita  a Chiaiano ebbe  la sua prima sede ubicata nel borgo di Polvica nei pressi della Piazza Nicola Romano fino agli anni ’60 esattamente dove ultimamente c’era il bar della     “ Zi Maesta” e poi un negozio che vendeva prodotti di  tinture varie e accessori per pitturare appartamenti, infissi e ringhiere. 

Piazza Nicola Romano   a Polvica

Nel Dopoguerra i comandanti di quel periodo furono il maresciallo, Califano, originario di S.Maria C.V. ed il maresciallo  Marchetti Giulio , originario di Palestrina.
Negli anni ’70 venne, infine, la caserma dei Carabinieri spostata sulla Via Pronviciale Santa Maria a Cubito  di Chiaiano presso la palazzina  Festa all’inizio del viale Bunel.
Per ridurre le spese onerose del fitto dei locali e la scarsa attività criminosa nel territorio, se non qualche furto all’ufficio postale, non essendoci nella vasta zona né banche, né uffici pubblici da vigilare,  ritenuta negli ultimi tempi solo un territorio di periferia cittadina, detta dormitorio, poiché gli  abitanti che vi risiedevano, svolgendo per lo più il loro lavoro al centro della città, nella metà degli anni ’70 tale presidio militare  di ordine pubblico fu assorbito definitivamente dalla caserma dei CC, ubicata al Furlone in una palazzina sulla via Rocco di Torrepadula, quasi sul famoso incrocio con l’antica via Agnano Miano.   Dopo il terremoto dell’80  e  con il nuovo insediamento delle palazzine della legge 25/80 sulla zona della Toscanella poiché l’aumento della  popolazione ebbe un incremento notevole, anche la circoscrizione di Chiaiano necessitò di una presenza di uno stazionamento di forze dell’ordine pubblico e così solo nel 1994 a seguito di varie manifestazioni e di un grande impegno delle istituzioni locali (il Consiglio di Quartiere) si ottenne il Commissariato di pubblica sicurezza, negli ex locali della Scuola Media Aliotta, che è ubicato nella via Raffaelli a Polvica.  
Dopo gli avvenimenti della Baby gang alla stazione della Metro di Chiaiano“ c’è la necessità di ampliare la sede del territoriale Commissariato per risolvere i problemi di vigilanza e della sicurezza; perché, ormai Chiaiano, non più come un tempo, classificata “ Zona agricola pacifica”  è ora accorpata nella VIII^ municipalità, perciò  stretta da altre più ‘zone calde , come Scampia, Marianella Piscinola e Miano.”




domenica 5 novembre 2023

La nuova via Toscanella di Chiaiano

 












Piazzetta di Ponte Caracciiolo a Chiaiano



La strada che porta alla zona ospedaliera “ la Nuova Toscanella”

Non tutti sanno che la strada, nota come “Nuova Toscanella”, fu prevista nell’ambito del piano ospedaliero dal ventennio fascista prima dell’ultimo conflitto mondiale e fu realizzata solo nel dopo-guerra negli anni 50/60 dello scorso secolo.
Dal centro di Chiaiano – Polvica, per raggiungere il borgo di Ponte Caracciolo, da dove si entrava facilmente al costituente Polo ospedaliero, (Cardarelli, Monaldi, il nascente nuovo Policlinico ed il rosso Ospedale del Cotugno),  esisteva solo la vecchia Cupa Toscanella, che era un’angusta stradina di campagna, che iniziava da Via Barone a Polvica  e si portava presso un  piccolo borgo, dove esisteva un'osteria ed un incrocio di strade diverse.  Il piccolo Borgo era la Toscanella ed il suo incrocio prese nome di Fondina (Abbascia ‘a Funnina), dove vi era una famosa Cappella dedicata alla madonna, di S.Maria di Costantinopoli , ora divenuta solo un rudere.




Rudere della Cappella della Toscanella a Via Fondina a Chiaiano




 


Targa della Cupa della Toscanella, dopo la via Fondina a Chiaiano


 Dall’incrocio della Toscanella è possibile e lo è tutto oggi, raggiungere sia il Frullone, sia la zona di San Rocco e quindi Napoli, ed ancora da questo medesimo incrocio si può raggiungere la masseria dei Quaranta, da dove, grazie all’attraversamento della più piccola masseria di Nicola Bisogni si giunge facilmente il Borgo di Ponte Caracciolo.Alla fine degli anni ’50 durante l’amministrazione comunale del Sindaco, Achille Lauro, il comandante monarchico, espropriata buona parte dei terreni collinari, agricoli e boschivi, della Toscanella, come già prevista nel  completare il complesso ospedaliero ante bellum) fu realizzata e costruita l’attuale Via Nuova Toscanella, che collega la zona di Ponte Caracciolo e i caseggiati di Via Barone di Polvica – Chiaiano, ed infine, ora, attraverso la nuovissima via dei Ciliegi  anche la strada provinciale, S. Maria a Cubito e l’asse mediano.  
In quell'occasione  si assistette ad una mobilitazione lavorativa di massa, mai vista prima, i disoccupati della zona, (i Chiaianesi senza arte, ne parte), parteciparono alla costruzione della nuova strada “ la Toscanella “ per mezzo dei famosi Cantieri-Scuola. Cantieri-Scuola d’edilizia mobile, creati nel dopoguerra per assorbire la disoccupazione dilagante dopo la chiusura di fabbriche e l’abbandono dell’attività agricola, furono l’unica opportunità di lavoro per sfamare la cittadinanza postbellica. Dopo tale momentanea occupazione, i lavoratori utilizzati nei cantieri scuola trovarono poi una sistemazione definitiva nell’apparato costituendosi del Comune, divenendo così lavoratori stabili negli enti allora formatisi per servizi vari, quali la nettezza urbana, il corpo di vigilanza municipale, e tanti altri servizi specializzati.

sabato 4 novembre 2023

 

E' Muschilli ed i Muschigliune







I Muschille ed i Muschigliune


 Chi erano e cosa rappresentavano questi epiteti o simboli di fine Ottocento, inizio Novecento nella periferia di Napoli, territorio di Nord-Est napoletana, quando s'identificava come il paese agricolo per antonomasia, il noto: Comune di Chiaiano ed Uniti?
 La risposta è semplice e chiarificativa. Stiamo parlando della nascita di due partiti politici locali, sorti agli albori della scelta democratica (della fine ottocento ed inizio Novecento), quando si doveva eleggere il Decurionato ed il sindaco del Territorio comprendente la zona collinare dei Camaldoli comprensiva di vari borghi aggregati o meglio caseggiati agricoli formanti il Comune di Chiaiano ed Uniti.
 Con la legge n. 164 del maggio 1898 fu stabilito che il sindaco e la  giunta di un comune, si doveva procedere per la loro elezione direttamente dai consiglieri comunali e rimanevano in carica 4 anni, mentre prima erano designati dal prefetto e nominati dal Ministero dell’Interni.
Da quel momento, dal 1898, s'iniziò a parlare della nascita di partiti politici, con raggruppamenti di persone, che rappresentavano cartelli di feudi elettorali.
Il potere dei notabili s’identificò in una netta scissione con cartelli con idee contrastanti come la destra e la sinistra. La destra era lo schieramento dei liberali, che rappresentava la classe dominante, l’aristocrazia, i ricchi padroni terrieri, vecchi nobili decaduti del passato regime borbonico, mentre la sinistra erano la massa dei lavoratori che per vivere traevano la loro ricchezza dalle sole mani e con il lavoro che producevano per ricavare il sostentamento per vivere, erano quindi bifolchi, zappaterra, cavapietre, muratori, falegnami che sfogavano la loro rabbia la sera in osteria, in cui ci si poteva stordire ubriacandosi dopo una pesante giornata lavorativa.
A Chiaiano i movimenti politici nascenti italiani, i liberali, la destra ed i repubblicani, la sinistra anche qui si fecero sentire e così nacquero come, attese e bisogni di riferimento, i Muschille ed i Muschigliune.

E’ inutile, meglio precisare che i Muschille, sono i proletari, coloro i quali con il solo lavoro manuale sopportavano pazientemente ogni sopruso per sopravvivere lavorando nella loro specialità, dieci e più ore al giorno, mentre i Muschighiune erano i nullafacenti, i ricchi padroni terrieri, nobili decaduti che occupavano ancora posti di prestigio, come l’esattorie sia nazionali quelle daziarie od occupazioni  ben remunerate tra le fitte maglie della burocrazia statale, e vivevano  senza sudare a spese dei lavoratori e braccianti vessati dal governo e dalle autorità locali preposte e  difendevano  solo i loro interessi e privilegi .
Queste famiglie facoltose e notabilati s’interessarono della politica di Chiaiano fin dall’inizio nuovo secolo, “il Novecento”e s'identificarono il più delle volte nell’assise comunale, “l’allora Decurionato” come si legge nelle delibere del Comune di Chiaiano ed Uniti dal 1883 a prima del suo scioglimento avvenuto 1926.

La politica a quei tempi non si faceva o meglio non si esercitava, tenendo comizi o propagandando le proprie idee e convincimento con orazioni o dibattiti pubblici  per fare proselitismo, ma si manifestava facendo conoscere le proprie idee, utilizzando motivetti ironici a mo di sfottò, portati all’una ed all’altra fazione, quasi come una canzone tormentone ogni volta che s’incontrava un rappresentante della compagine politica avversaria.
Il luogo della nascita di questi scontri ironici, erano per lo più, le osterie, le cantine, mentre le riunioni politiche decisionali si tenevano al chiuso nei saloni delle congreghe delle parrocchie dei vari borghi, che, non erano altro che  associazioni cattoliche inneggiando ai santi patroni  locali, come quella della Congrega dell’immacolata di Polvica, attigua alla chiesa di S. Nicola di Bari, o quella di San Giovanni nella Chiesa di Chiaiano o quella di San Antonio a Santa Croce.
 Gli operai, i braccianti, gli artigiani in genere come i falegnami, i fabbri, erano noti come " i Muschille e si riunivano nelle osterie, mentre i padroni e la pseudo nobiltà ed i burocrati, " 'e Muschigliune", nelle sacrestie delle congreghe.
 Per intenderci, i Muschille, grazie anche ai loro rappresentanti all’interno del Decurionato (il Consiglio Comunale dell’epoca) erano la sinistra ottocentesca, che si batteva per far rispettare le leggi, le conquiste ottenute di diritti pubblici di tutti i lavoratori.
I Muschigliune erano per lo più rappresentati da esponenti del vecchio nobiliato borbonico, che si erano distinti  a spacciarsi per liberali, che aveva il solo unico scopo (difendere la propria agiatezza accumulata ed i loro interessi)  divenendo così a loro volta servi della novella burocrazia nobiliare terriera ecclesiastica, specie del governo della nascente Unita d’Italia, presieduta dalla nobile famiglia piemontese dei Savoia. Queste famiglie, che si ritenevano amanti della libertà,  considerati rappresentanti del partito dei liberali;  erano : i Bunel, i Lucina, i Desiderio.















Cappella dei Conti Lucina, attigua al palazzo del Lucina
Nei pressi di Via Chiesa Chiaiano ( areta 'e treglia)








I Desiderio,


Masseria di Campodisola, appartenuta ai Conti Desiderio
ubicata nei pressi Terravicina (Via S, Maria a Cubito) 






Che spesso oltre a farsi eleggere come consiglieri comunali, diventavano anche Sindaci del Piccolo Comune di " Chiaiano ed Uniti ".
Chi furono, invece, i più noti muschilli di fine Ottocento e inizio Novecento, come si evince dai verbali delle sedute del Consiglio Comunale del Comune di Chiaiano ed Uniti fino alla sua Cessazione del 1926.

I Muschilli erano i lavoratori, gli artigiani ed i contadini, che iniziarono a farsi sentire e rivendicare i propri sacrosanti diritti per poter vivere un dignitosa esistenza, ed unendosi combattevano i soprusi, l’arroganza di chi li governava localmente con la scusa, che erano ignoranti, analfabeti, (appena qualcuno di essi sapeva leggere e far di conto). I Muschili anch’essi furono rappresentati nel consiglio comunale del Comune di Chiaiano ed Uniti come:
i consiglieri comunali, (i Napolano, i Montesano, gli Strigari, i Sarnelli, i Marfella, i Finamore, ed i Rusciano.

Il più famoso dei Muschilli, fu un certo oste, un cantiniere di Polvica,      Giovanni Rusciano, un sensale ortofrutticolo all'epoca conosciuto pure,   come    'O Prufessore Asse 'e Coppe, che riusciva a riunire la maggioranza dei giovani del contado chiaianese con la musica, insegnando, a chi teneva orecchio, a suonare il mandolino od il violino con il famoso metodo dei numeri, come il metodo bontempi attuale.
'O Prufessore Asse 'e Coppe, sapeva di politica, perché spesso andava e veniva nella città di Napoli per esercitare il suo mestiere, dove s'informava e trasmetteva, poi, ai suoi allievi i grandi ideali di libertà, di giustizia e nello stesso tempo con semplici discorsi convincenti, inculcava un senso di speranza ai lavoratori per un avvenire migliore, ed ai giovani, di non disperare, perchè ci sarebbe stato  di sicuro un cambiamento ai soprusi dei notabili ed alle angarie dei padroni  terrieri.  
Principi, che dopo la sua morte, alla nascita della Repubblica Italiana, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, furono ripresi e riproposti dai suoi concittadini del borgo di Polvica ed infine adottati da un suo discendente, che divennero con forza negli anni settanta fino alla fine del secolo la bandiera dei partiti di Sinistra.










venerdì 3 novembre 2023

Il Borgo di Santa Croce - Chiaiano

 

Il Borgo di Santa Croce




Panorama del borgo di Santa Croce - Chiaiano



Il borgo di Santa Croce



Piazzetta Santa Croce


Santa Croce è una contrada di Chiaiano, o meglio è un borgo collinare facente parte del vasto territorio della ex Circoscrizione di Chiaiano , che ora insieme ai quartieri di Piscinola e Scampia costituisce la VIII^ Municipalità di Napoli.

Santa Croce, quindi , è il borgo a nord - Est di Chiaiano, e la sua nascita, rispetto alle altre contrade di Chiaiano, è forse la più recente. L’unica fonte della sua formazione ci è data dagli archivi ecclesiastici, in cui si parla di un'antica cappella di S.Croce ad Orsolona, quando dipendeva giurisdizionalmente dalla Chiesa di S. Maria delle Grazie di Capodimonte.

È probabile, pertanto, che i primi insediamenti di famiglie sorti a Santa Croce fossero a carattere silvo-pastorale, sulla piana dell'Orsolone, cioè, si siano avuti nel periodo romano con l'assegnazione di terre ai coloni, o meglio a contadini terziatori o parzionari ai quali i monasteri affidavano i loro terreni,

La conferma ci viene da un ritrovamento archeologico cui un'antica lapide sepolcrale che, come riferisce lo storico, Capaccio, fu trovata nel casale di Santa Croce,  quando nel 1893 a seguito di un restauro dopo un incendio della sacrestia della chiesa di S. Croce ad Orsolone,  riportante la seguente dicitura:                "ET CORNELIAE FELICULAE UXORI"

Nel periodo longobardo o poi durante il Ducato napoletano, le donazioni e lasciti fatte alle chiese e ai monasteri e pertanto molte delle proprietà terriere finirono col determinare i cosiddetti  casali, per cui con lo stesso criterio nacque così, pure  S.Croce.

Avvalora tutto ciò un atto rogato, dove è vergato che il 10 ottobre 1130, che Sica e Drosa, figlie di Cesario Calli, detto "Bacchettone",  permutarono con Gianbattista Salernitano, signore delle terre della collina a nord di Capodimonte, un terreno nel luogo detto "Publicati et Lamme Claulanum" cioè di PoIvica e lave di Chiaiano vicino al Cavone di Pesaturo.


 
Mappa della zona da via croce  ed il cavone di pesaturo







 L'appezzamento del terreno confinava, tra l'altro, ad oriente con la terra della Chiesa di S. Croce della regione "Forurn" cioè al Mercato Vecchio. da cui aveva ingresso.  Si argomenta, quindi, che la Chiesa di Santa Croce possedeva un fondo che dalla via Croce di Polvica si estendeva fin sopra ed oltre l'attuale cimitero di Chiaiano verso i "Calori" per cui luogo che ci interessa venne a trovarsi sopra il detto fondo di S. Croce o nel fondo stesso (R.N.A.M. -131 e 132 D.C. ) 
La stessa Chiesa possedeva altra masseria a Marianella e chissà quante altre doveva possederne sulle pendici dei Camaldoli, verso l'Arenella ed altrove, per cui la cappella a "Ianula", poi Orsolone, per distinguerla  da altre recanti la stessa denominazione.

Nel 1688 fu costruita l’attuale Chiesa anch’essa recante la stessa denominazione “ chiesa di Santa Croce” sullo stesso terreno (noto come Orsolona) della vecchia cappella. Il territorio della nuova parrocchia fu ampliato, comprendendo altre cappelle (Cappella dei Cangiani e quella della Reginae Paradisi ai Guantai) nonché tutta la zona di Nazareth.

Il borgo di S, Croce si chiama così, per I'antica cappella, esistente sul posto già prima del 1688, epoca in cui fu eretta l’attuale Parrocchia.

In tali borghi o contrade, fino al 1805, la parrocchia  rappresentava oltre a luogo di preghiera, di festa, era anche funzione di cimitero, di municipio, sia come ufficio anagrafico che di stato civile, ma in essa, e successivamente nelle Arciconfraternite contigue, si riunivano il sindaco e gli eletti.

 Tutto ciò quindi avveniva nelle chiese e negli spazi antistanti ad esse, finché con la Rivoluzione Francese, ed a seguito della Repubblica Partenopea nel 1799 e poi il decennio deIIa occupazione militare francese, sotto il regno di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat, il popolo cominciò ad allontanarsi  dalla chiesa ed  ad esercitare la vita organizzativa civile fuori dalle mura ecclesiastiche, creando edifici come il municipio, il cimitero e spazi per le feste, e nacque così il cosiddetto periodo civile.

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Con la fine del feudalesimo e la nascita dei Comuni, il borgo di S.Croce entra a far parte (nel 1807) del territorio dei Comuni Riuniti di Chiaiano, Polvica e S.Croce.

Subì così tutte le vicende politiche e amministrative dei Comuni Riuniti facendo parte del Circondario di Marano, mentre come giurisdizione ecclesiastica apparteneva alla Diocesi di Pozzuoli.

 Nel 1926, infine, durante il periodo fascista divenne insieme a tutti i Comuni riuniti quartiere di Chiaiano e Uniti, facente parte della Grande Napoli.

 E' stato facile conoscere il toponimo del luogo di S Croce, mentre non lo è per "Orsolone".Si conosce solo che il luogo già nel periodo ducale si chiamava "Ianula" come è certo che già nel 1646 il nome si era trasformato in “Orsolone". 

Orsolone potrebbe derivare dalla zona  che va dalla Porta Donnorso esistente fuori le mura della città,  fino allo Scudillo che era  di proprietà della famiglia Ursi o Orsi cioè di quel Pietro Ursi, detta "Comite Maurone" il cui figlio Gregorio, nel 1066. donò alla Chiesa di Santa Restituta nel Duomo di Napoli un fondo alla Conocchia, allo scopo di godere delle preghiere che i sacerdoti o chierici recitavano in detta Congregazione. . Tale fondo confinava con i terreni di proprietà degli eredi di Maio. che fino a pochi anni fa possedevano e dove attualmente è stato costruito il Nuovo Policlinico.

Per completare la storia recente di Santa Croce, ho l’obbligo di far ricordare ai posteri, due figure  che nella loro vita si sono prodigati per far conoscere la soavità e la bellezza naturale del piccolo grande Borgo di Santa Croce.

Il primo personaggio è stato: “ Luigge ‘ O Zaine, de’ Calure ‘e Vasce”, alias Luigi Ruggiero ('o Comunestono), che nella sua ignoranza, era convinto di conoscere la vita e comprendeva i fatti, che accadevano, poiché aveva una fede incrollabile nel Comunismo, era un fanatico ed acceso comunista con i suoi baffoni alla Stalin. Le sue convinzioni erano così forti che non disdegnava di manifestarle specie durante il periodo fascista, che lui riteneva male estremo dell’umanità.
L’unica speranza per lui era che il Comunismo era l’unica forza per far cambiare la realtà esistente, fatta da ingiustizie e sopraffazioni delle classi dominanti, dei padroni, dei Signori nobili.
Fu un instancabile difensore dei deboli, degli operai e si batté con tutte le sue forze contro i fascisti ed i nazisti tedeschi, difendendo il famoso ponte di Via Margherita nel tratto dei Calori di basso fino a Chiaiano dai guastatori nazisti, che volevano farlo saltare durante le 4 giornate di Napoli del 1943.
Difese i suoi compagni di lavoro, “ ‘E Muntesi”, ossia i Cavapietre, operai, che lavoravano estraendo pietre di tufo dalle cave disseminate dappertutto nella selva, per conto di vari padroni, che volevano spadroneggiare senza pagare il giusto salario, dovuto per quel pesante, pericoloso e monotono lavoro.
Per arrotondare il suo esiguo reddito di cavapietre, esercitava una piccola attività secondaria, quella del Taverniere-oste, anche se il luogo, dove vendeva il vino da lui prodotto, non era né una bettola, né una taverna, ma la sua abitazione a Calori di Basso, offrendolo a prezzo modico ai viandanti che passando nei pressi, si fermavano per una breve sosta, mentre si recavano al borgo di Santa Croce, attraverso via Margherita, quando non c’era ancora Via Toscanella, 
Tale sosta era quasi obbligatoria per tuttiquegli operai, che, terminato il loro lavoro dall’Ospedale Monaldi o dal Cardarelli, si ritiravano a casa, a cui non dispiaceva la piacevole bevuta,facendosi un quartino di vino, quello buono di Luigge.
L’altro personaggio, diciamo pure mitico fu Raffaele Martino, conosciuto come "Rafele 'E Santa Croce", che eletto segretario della sezione del PCI nel 1950 non fece mai mancare la voce del Borgo di Santa Croce nei vari contesti, dove partecipava per far conoscere i problemi della sua zona, comel’illuminazione delle strade, il sistema fognario inesistente, la scuola periferica elementare, la ristrutturazione del Cimitero locale, ma soprattutto la tagliatura dell’erbaccia che invadeva le strade di accesso al Borgo, quando il loro tracciato attraversava le campagne, e quasi come  vigilante costringeva, i lavoratori addetti alla pulizia delle strade, a rendere il  transito  normale delle stesse, sicuro ed efficiente.  Con l’istituzione della Circoscrizione del Quartiere di Chiaiano, che comprendeva anche il Borgo di S.Croce, fu fino alla sua morte, eletto Consigliere di tale consesso amministrativo, e fu un preminente rappresentante della sua contrada ( S.Croce) tanto che spesso durante l’assise si discuteva delle problematiche del suo borgo, come la costruzione della scuola elementare di santa croce.
Il suo prodigarsi attivamente per la sua comunità (Santa Croce), era molto apprezzato e stimato dai cittadini di quella zona, che  durante le consultazioni elettorali, il suo partito il Pci nei seggi locali, dove si votava, superava sempre più del 50% dei consensi.
La prima volta che tale avvenimento si verificò, fu durante la consultazione sul Referendum, abrogativo del divorzio del 1975, e per questo motivo fece imprimere sull’insegna della Sezione locale del PCI, la scritta “16 giugno 1975” per far ricordare nel tempo il suo impegno inconfondibile, che la lotta paga.
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