Chi era Atteone
Il parco della Reggia di Caserta |
Vuoi conoscere che era e la brutta fine, che fece ATTEONE, il guardone dell’antichità, immortalato nella vasca principale, che raccoglie le acque della cascata artificiale della Reggia di Caserta con la raffigurazione scenica di statue di marmo a grandezza naturale. ?
EccoVi ……..accontentato.
Artemide (Diana) con Calisto e le sue ninfe dei boschi mentre fa il bagno |
dimostrare che, tutto ciò che era vietato e non permesso, se contravvenuto veniva punito senza esclusione di sorta, né era previsto perdono.
Atteone, figlio di Aristeo (a sua volta figlio di Apollo) e di Autonoe (a sua volta Figlia di Cadmo) fin da bambino fu affidato al Centauro Chirone, che gli insegnò l’arte della caccia ed il saper girovagare per i boschi sapendosi mimetizzare tra gli alberi.
Un giorno ad una sorgente Atteone sorprese Artemide (Diana) mentre nuda faceva il bagno con l'inseparabile ninfa Calisto, sua accompagnatrice preferita.
Atteone, figlio di Aristeo (a sua volta figlio di Apollo) e di Autonoe (a sua volta Figlia di Cadmo) fin da bambino fu affidato al Centauro Chirone, che gli insegnò l’arte della caccia ed il saper girovagare per i boschi sapendosi mimetizzare tra gli alberi.
Un giorno ad una sorgente Atteone sorprese Artemide (Diana) mentre nuda faceva il bagno con l'inseparabile ninfa Calisto, sua accompagnatrice preferita.
Artemide (Diana) era considerata vergine ed eternamente giovane, ed era interessata solo alla caccia, per cui nello scorgere Atteone, che la mirava di nascosto, tutta nuda, andò su tutte le furie, e lo punì trasformandolo in un cervo, che subito fu assalito dalla muta di cinquanta cani, che come cacciatore portava sempre al suo seguito.
Atteone trasformato in cervo. assalito dai suoi cani |
I cani, aizzati dalla Dea e non riconoscendo il loro padrone, s'inferocirono al punto tale d'azzannare Atteone, divorandolo.
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Questa leggenda mitologica c'insegna che la trasgressione, qualunque essa sia, comporta rischi tali, che provocano sanzioni difficilmente prevedibili e a volte con pene insopportabili.
condiviso giovanni de faz
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