319^puntata delle Curiosità Storiche di Sasà ‘O Professore Il Quartiere San Carlo all’Arena
San Carlo all'Arena
San Carlo all'Arena è un quartiere di Napoli, che, assieme al quartiere Stella, forma la terza municipalità del comune. Con i suoi oltre 70.000 residenti è il terzo quartiere di Napoli per popolazione, dopo Fuorigrotta e Ponticelli. Confina a sud coi quartieri San Lorenzo e Vicaria), a sud-ovest con il quartiere Stella. a nord ovest con il quartiere Arenella e col quartiere Chiaiano a nord coi quartieri Piscinola, Miano, Secondigliano), a est coi quartieri Poggioreale e San Pietro a Patierno. .......Ha monumenti e luoghi d'interesse S’incontrano, da via Foria e si raggiunge l'Orto Botanico di Napoli percorrendo via Michele Tenore con la chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci, progettata da Cosimo Fanzago nel 1638. Al termine di via Foria, vi è poi piazza Carlo III°, sulla quale domina il prospetto del “Real Albergo dei Poveri”, enorme costruzione con un fronte di circa 354 m. Voluta da Carlo di Borbone, che fu iniziata nel 1751 su progetto di Ferdinando Fuga, ma non fu mai completata. Tale Monumento (Stendhal) lo definì: «Albergo dei Poveri, primo edificio. È molto più impressionante di quella bomboniera, tanto vantata, che si chiama a Roma “Porta del Popolo”»
Il Real Albergo dei Poveri, noto anche come Palazzo Fuga o Reclusosrio, fa parte del quartiere San Carlo all'Arena a Napoli. Più precisamente, si trova in Piazza Carlo III, nel centro di Napoli. Il progetto prevedeva l'edificazione di una struttura capace di accogliere e rieducare, secondo lo spirito della Prammatica di fondazione, circa ottomila tra poveri mendicanti, vagabondi e oziosi di tutto il Regno che, seppure abili al lavoro, erano privi di dimora e occupazione stabili. Qui gli ospiti erano divisi in quattro categorie: uomini e ragazzi, donne e ragazze. Ogni categoria era relegata in settori separati senza possibilità di contatto, eccetto gli orari di lavoro, perché si decise, in tal modo, di evitare la promiscuità che si era verificata nell'ospizio di San Gennaro extra-moenia, più piccolo ma con le medesime finalità dell'Albergo. Il progetto originario prevedeva un complesso edilizio molto più grande di quello attuale. Doveva estendersi su una vasta superficie con un prospetto di 600 metri di lunghezza e una larghezza di 135 metri e comprendere cinque grossi cortili in linea, uno dei quali, quello centrale, dotato di una cappella con pianta radiale a sei bracci. Il Real Albergo dei Poveri si estende su una superficie di 103000 m² ed ha una facciata lunga 400 metri - circa un centinaio di metri in più rispetto al prospetto della Reggia di Caserta - intervallata da un doppio ordine di lesene, caratterizzata inoltre da cinque ordini di finestre e tre marcapiani con timpano centrale: monumentale è la scalinata a doppia rampa, che segna l'ingresso principale alla struttura. Sul fronte d'ingresso è scolpita in epigrafe la dedica dettata dall' epigrafista Alessio Simmaco Mazzocchi:
«REGIVM TOTIVS REGNI PAVPERVM HOSPITIVM»
che significa «Real albergo dei poveri di tutto il regno»
L'interno del “Real Albergo” è articolato intorno a tre cortili. Il cortile centrale è occupato da un corpo di fabbrica a croce di Sant'Andrea, costituito da un solo piano, che avrebbe dovuto essere la base della grande chiesa a pianta radiale con navata centrale e quattro bracci (navate laterali) che collegano detto cortile ai corpi laterali. I cortili laterali erano adibiti a giardini, con aiuole per la parte centrale, mentre perimetralmente per una larghezza di circa dieci/otto metri costituivano spazi ricreativi con campetti di calcio, palla a volo, etc. Il cortile dell'ala prospiciente via Bernardo Tanucci è oggi utilizzato come parcheggio.
L'edificio è dotato di ben 430 stanze di differenti dimensioni a seconda della posizione: le più grandi, che occupano i volumi delle ali laterali, misurano su tutti i livelli 40 metri di lunghezza, sono larghe ed alte 8 metri.
Da piazza Carlo III percorrendo via Arenaccia troviamo i Ponti Rossi, siti nell'omonima via, costruzione romana di epoca Claudia. Salendo poi dalla stessa via si trova il Parco di Capodimonte di epoca Borbonica, all'interno del quale è situato il Museo di Capodimonte. Di fronte al bosco di Capodimonte sulla via S. Antonio a Capodimonte vi è l'Osservatorio Astronomico di Capodimonte costruito in era Napoleonica. A ridosso della piazza Carlo III, si trova la piazza Sant'Eframo Vecchio, dove è ubicata la Chiesa di Sant'Eframo Vecchio, convento di cappuccini del XIII secolo.
L'erta su cui sorge l'Osservatorio Astronomico fu nel secolo XVI chiamata "di Miradois" (nome che sussiste nella salita Miradois, che da via Foria si arrampica sulla collina). Così era chiamata da una corruzione della voce spagnola "mirador", belvedere, perché da quel sito si ha una vista di tutta la città.
Grazie Professore, per le preziose informazioni e per il racconto accurato della Storia di Napoli
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