Buon giorno – Buona Domenica 28 Settembre 2025
---San Venceslao -- San Alfio ---
Dopo aver debellato con successo l’epidemia del Corona Virus, il Covid 19, nel 2022, con una efficace vaccinazione, che afflisse l’intera popolazione umana mondiale per i suoi effetti mortali, a causa della sua veloce contagiosità, derivante dal contatto ravvicinato, all’esposizione ai droplet, le cosiddette acquoline dette in napoletano “ ‘e Sputazzelle”, cioè quelle particelle, che si emettiamo quando si parla in misura sensibilmente maggiore, quando si urla, si canta, si starnutisce o si tossisce.
In futuro necessita sempre, quando si è a contato con il pubblico, specie nei mezzi di trasporto affollati, per ragioni di lavoro. è buona norma vaccinarsi ogni anno, come si procede per l’antinfluenzale e utilizzare mascherine copra-viso.
Come dice un vecchio detto, specie quando si conoscono anticipatamente gli effetti nocivi di una malattia “Prevenire e meglio che Curare”, così si può agire per evitarla.
Dopo questo brutto ricordo epidemiologico vissuto dalla nostra generazione in un recente passato, vi posterò, come faccio come consuetudine giornaliera, la narrazioni delle mie curiosità storiche, inerenti eventi, che hanno interessato, il nostro paese nel passato.
Settima Puntata (la Seconda parte) del Processo delle statue dei Re della Reggia, a Piazza del Plebiscito.(la Dinastia dei Savoia.
Seguito del Re Vittorio emanuele III° di Savoia
Seconda parte
L’ultima guerra, l’Italia l’ha vissuta in tutto il territorio dalle alpi fino in Sicilia, non solo con l’esercito, con la marina e con l’aeronautica, ma con tutto il popolo, nessuno escluso. Le popolazioni vissero e sopportarono privazioni, umiliazioni e bombardamenti senza alcuna colpa solo a causa di cervellotiche ambizioni del potere fascista, colluso con Casa Savoia.
Sasà ‘o Professore – continuò la sua narrazione
“La mia stessa nascita avvenne in un ricovero
antiaereo, nella selva di Chiaiano, una cava dismessa, sfruttata per ricavarne
la pietra di tufo, nell’estate del 1943. Non ti dico in che
condizioni precarie e con quanta miseria indescrivibile ed impensabile, senza
comodità, né refrigerio alimentare. In poche parole si viveva accampati alla
men peggio con una gran paura soltanto. Si va dicendo questa è la guerra! Ma se
la facessero chi l’ha voluta e non il popolo, che vuole vivere lavorando in
santa pace, senza voler conquistare né terre, né ricchezze”..
“Dopo il cosiddetto armistizio della fine della guerra dell' 8 settembre del
1943, per un pò cessarono i bombardamenti e le paure”.
(A proposito la parola Armistizio, oltre a significare tregua senza
combattimenti fra due eserciti in lotta, segna però, specificatamente la data
precisa della fine del conflitto, e può essere corto o lungo, a secondo il
tempo stabilito. In quello lungo invece fu anche prevista la resa
incondizionata di uno dei contraenti e la fine completa delle ostilità. “Professò non ve fermate!” Mi pregò il mio
interlocutore, Tore Castagna, : “ pure si ‘o sacce comm’ è ghiuta a fernì,
ma ‘o voglie sentì a vuoje, ‘o sapite raccuntà bbuone, me piace e ve
sentì!
“Grazie del complimento allora eccoti accontentato”:
“L’Italia a mezzo del generale
Giuseppe Castellani la sera del 3 settembre firmò nella piana di Cassibile nei
pressi di Siracusa, per conto di Pietro Badoglio (rappresentante del governo
italiano) “ l’Armistizio Corto” e fu controfirmato dal generale Walter Bedell
Smith (futuro direttore della CIA) a nome di Eisenhower, che rappresentava
l’esercito delle Truppe alleate Anglo-Americane.
“Ca brutta fine ca fecetteme! Prufesso’”
m’interruppe il buon Castagna e poi continuai “ Dopo la proclamazione dell’armistizio e prima che Roma fosse dichiarata
una città aperta, il mattino successivo Vittorio Emanuele III, il re, con
al seguito la regina, il principe ereditario,Umberto II°, con Badoglio, due
ministri del Governo e alcuni generali dello stato maggiore, se ne fuggì da
Roma verso il Sud Italia per mettersi in salvo sotto la protezione
dell'esercito Alleato.
La carovana fuggiasca reale, giunta ad Ortona s’imbarcò per Brindisi, dove fu
anche fissata la nuova sede del governo. Vittorio Emanuele III, il Re,
assicuratosi la protezione dell’esercito americano, il 13 ottobre dichiarò
guerra alla Germania, e senza abdicare, affidò al figlio, Umberto II°, il
compito di governare quella parte della nazione, che si trovava sotto il
controllo alleato, (praticamente il sud Italia).
Intanto al Nord Italia i tedeschi, liberato
Mussolini l’11 settembre del 1943, lo indussero ad allestire sul lago di Garda
un nuovo governo sotto la loro protezione e gli fecero proclamare “ la
Repubblica Sociale Italiana “.
“Nel giugno del 1944 Vittorio Emanuele III° , screditato per l’appoggio
fornito alla dittatura fascista, appena, dopo la liberazione di Roma, fu
costretto dai partiti antifascisti a nominare il figlio, Umberto II°di
Savoia, “Luogotenente generale del Regno”, nomina caldeggiata dall’Ex
Presidente della Camera “ Enrico De Nicola “ per evitare l’immediata
abdicazione e la fine della monarchia.
Umberto II°
di Savoia, dopo la nomina, firmò il decreto legislativo luogotenenziale
151/1944, che stabiliva che «dopo la liberazione del territorio nazionale, le
forme istituzionali» sarebbero state «scelte dal popolo italiano, che a tal
fine» avrebbe eletto «a suffragio universale, diretto e segreto, un'Assemblea
Costituente per deliberare la nuova Costituzione dello Stato» dando per la
prima volta il voto alle donne.
Intanto l’offensiva Alleata e l’insurrezione generale del paese, (iniziata da
Napoli con le 4 giornate, dove il grande eroismo dei napoletani, compreso i
suoi scugnizzi, scacciò l’orda nazista liberando la città), il 25 Aprile
del 1945, guidata dal Comitato Nazionale di Liberazione, sconfissero l’esercito
germanico costringendolo alla resa dichiarando la fine della guerra.
Le procedure di resa
A Caserta il 28 aprile del 1945, in un salone di quel palazzo che era stata la Reggia dei Borboni, il Capo di S.M. William Morgan de Rimeer con i vice Lemnitzer, americano, e Airey, britannico, e locali rappresentanti della Marina (Parker) e dell'Aeronautica (Cabel) ricevette alle ore 18:00 Schweinitz e Wenner, ai quali chiese di presentare le credenziali: il primo disse che la sua delega era condizionata al modo di intendere la resa da parte di Vietinghoff, mentre il secondo, privo di limitazioni da parte di Wolff, aggiunse che aveva anche la delega di Graziani.
”La Luogotenenza durò fino al 9 maggio 1946, quando in vista delle elezioni
il re, Vittorio Emanuele III, fu indotto dai suoi consiglieri all'
abdicazione e Umberto II di Savoia fu proclamato Re d’Italia e tenne il
trono meno di un mese, poiché il Referendum
del 2 giugno, a maggioranza sancì la vittoria Della Forma
Repubblicana dello Stato Italiano e la sconfitta della Monarchia ponendo fine
al Regno d’Italia”
“Dopo l’abdicazione che fine fece Vittorio Emanuele III , professore?” mi invocò di precisargli il buon
Castagna. Gli risposi : “non fece
una bella fine, dopo la svolta di Salerno si rintanò a Napoli sulla
collina di Posillipo nella villa Rosebery e la mattina era solito mettersi
sugli scogli antistante la villa a pescare, subendo lo sfotto dei pescatori
napoletani, che lo sbeffeggiavano dicendogli , “Vittò’ finarmente t’ ‘a si luvata chella curona ‘e merda ‘a capa”
( Vittorio, finalmente te la sei tolta quella corona di cacca dalla testa!)
Dopo l’esito del Referendum nel “
giugno 1946” esiliò definitivamente ad Alessandria d’Egitto, ospite del re
Faruk ( regnante a quell’epoca del territorio egiziano). dove morì il 28
dicembre 1947 con il titolo di Conte di Pollenzo, esattamente 4 giorni
prima dell’entrata in vigore della Costituzione repubblicana il 1°
gennaio 1948
“Scusate l’mpertinenza, Professore
Sasà, perché Vittorio assunse il titolo di Conte di Pollenzo?”
Mi domandò il buon Castagna.
La risposta fu immediata per soddisfare la sua curiosità e gli spiegai :
“ il titolo di Conte di Pollenzo
faceva riferimento ad un Feudo acquistato da casa Savoia nel ‘700 ,nei
pressi di Bra nel Piemonte, dove Carlo Alberto vi aveva fatto costruire
uno splendido castello ed in esso Vittorio Emanuele III, era solito
soggiornare, quando era re, e vi custodiva la sua celebre raccolta numismatica.
Del resto c'era stato già un precedente dello stesso bisnonno, Carlo Alberto,
che, quando abdicò dopo la battaglia di Novara a favore del figlio Vittorio
Emanuele II, assunse il nome di Conte di Sarre, anch'essa una residenza reale”
Le immaggini sottostanti Sono:
La foto di Vittorio Emanuele III di Savoia;
La foto di Umberto II°di Savoia,
prima Luogotente e poi Re del Regno d’Italia;
Lo stemma della Repubblica Sociale Italiana, formato da uno scudo sannitico dai colori nazionali interzati in palo, sormontato da un’aquila, col bianco caricato del Fascio
La resa firmata nel salone di palazzo Borbone, (la Reggia di Caserta), a sinistra i delegati tedeschi, di fronte l'estensore del verbale delle tre firme e l'interprete tedesco, a destra il Generale Morgan e alle sue spalle anche il Generale Kislenko (con gli stivali).
Il Prossimo capitolo Ci sarà su Umberto II° di Savoia, se quello su Vittorio Emanuele III° è stato interessante, attendo un commento per proseguire con gli ultimi Savoia
Continuerò con altre puntate fino a nostri giorni. Lasciate un commento , è gradito per continuare, gtazie
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