Seconda parte della Prima puntata del Processo delle statue di piazza del Plebiscito
Dopo averla attentamente letta, cercai di rasserenare la bellissima regina facendole intendere che me ne sarei comunque interessato, ma sott’ occhi vidi apparire vestito con il suo solito staffilo nero, l’esile figura di Giuseppe Mazzini, che mi intimò :“veramente nella nicchia usurpata dal Savoia, avrebbe dovuto trovar posto la statua del mio discepolo, Giuseppe Garibaldi, l’unico vero liberatore di Napoli, che sottraendola alla nefasta e tirannica dinastia monarchica borbonica, dopo averla liberata, fece la grande fesseria di consegnarla nella braccia della dinastia dei Savoia, pentendosi in seguito, poi amaramente.”
“Carissimo professore, con quale coraggio volete dare ascolto alla
lamentela di questa signora, che da straniera, ha regnato con il suo consorte
su questo meraviglioso popolo senza mai calarsi nella vita reale, fatta di
stenti e affanni a cui questo meraviglioso popolo era continuamente afflitto”.
Continuò poi
tutto concitato (Riferendosi a Maria Sofia) :
“ Si è dimenticata che quando era al potere, la sua unica attività, era quella
di andare a cavallo, a caccia, a tirare di scherma, a farsi fotografare in
atteggiamenti per quell’epoca provocanti, tanto da compiacersi nel tuffarsi
nelle acque del vicino porto, fregandosi delle miserie e delle indigenze, in
cui era sprofondato il popolo laborioso ed attivo di Napoli. Gli avvenimenti
della storia, però, ebbero il sopravvento e spazzarono via il regno dei Borboni
con tutta la sua inutile corte, grazie soprattutto all’intrepido Peppino
Garibaldi e alle sue camice rosse. Il posto della ottava nicchia, perciò, spetta a Lui, all’eroe dei Due mondi, anche
perché ha governato per ben un anno su tutto il regno Napoletano, emanando
leggi e editti nella attesa di consegnare l’intero territorio conquistato alla
indegna ed usurpatrice dinastia Savoiarda.” Lasciamo perdere, con quale faccia
tosta viene a recriminare un posto nel frontale di questo glorioso palazzo?”
Avrei voluto interferire con Lui, anche perché tutto sommato aveva ragione, la
sua tesi affermava una verità indiscussa, (La conquista del regno di Napoli da
parte di Giuseppe Garibaldi e le su camicie rosse).
Non finì il buon Mazzini l’ultima parola, che dallo scalone, che porta al piano
superiore della Reggia, apparve con il suo incedere elegante con gli occhialini
inconfondibili, un signore alquanto robusto sulla sessantina, ben vestito con
una sorta di redincotte marrone, che mostrandosi, come quasi il governatore e
padrone dello storico Palazzo, con un accento piemontese senza essere
interpellato, s’introdusse nella discussione affermando:
“Guarda
un po’ cosa devono ascoltare le mie orecchie. La collocazione della statua di
Vittorio Emanuele II è giusta , è sacrosanta! A ben ragione fu fatta scolpire e
voluta dal figlio il Re Umberto I°, il re Buono, il re Galantuomo, che volle
riempire il frontale di questo palazzo reale con tutte le altre statue dei Re
direttamente o indirettamente di Napoli. E’ stato un omaggio alla storia della
città di Partenope, rispettando il valore dei suoi regnanti per dinastia
succedutosi nelle varie epoche dalla nascita del suo regno fino alla sua
annessione a quello unitario del Regno d’Italia “
E’ inutile che vi dica chi era il
personaggio, sicuramente s’era capito, infatti era il Conte Camillo Benso di
Cavour, Primo Ministro del regno dell’Italia Unita, che con incedere persuasivo
continuò: “La regina Maria Sofia, sbaglia
quando afferma che una statua del marito, Francischiello, doveva occupare il
posto di quella di Vittorio Emanuele II° di Savoia.
Il marito Francesco II°, prima di tutto, non era stato un Re capostipite, poi,
come suo nonno Ferdinando IV°, appena ravvisò il pericolo di battaglie e di
tumulti in città, prese la via della fuga per mare per la salvaguardia sua e
della corte presso lidi più sicuri, lasciando Napoli ed il suo popolo senza
difesa alla mercè dei nemici senza combattere in prima linea. Non poteva essere
rappresentato sul portale un Re, senza gloria, nè onore”.
“il mio amato amico don Peppino Gavibaldi, per quanto mi riguarda “,
professore! “dite a Don Peppe Mazzini, che centra lui, non può fare il
difensore del nostro generale? Non desidero spartire nulla con lui, né
colloquiare, è solo un ciarlatano rivoluzionario repubblicano, che non capisce
alcunché di politica e strategia diplomatica. Era solo un fomentatore di
piccole imprese di rivolta, sparse un po’ qua , un po’ là, per dividere
l’Italia e non per unirla e per costruire solo tante repubblichette. Il buon
Don Peppino Gavibaldi l’abbiamo comunque sistemato: gli abbiano dedicato, in
questa splendida città, una piazza tutta per Lui, la piazza della stazione
ferroviaria, che si chiamava “Piazza dell’Unità Italiana” A piazza Garibaldi
infatti, troneggia una sua statua di bronzo dell’Eroe, su un maestoso
piedistallo in granito rosso di Baveno, mentre ai lati sono raffigurate le sue
imprese e così chiunque quando arriva a Napoli può ammirarlo e app,rezzare le Giuseppe mazzini con il suo Staffilo nerosue
gesta”.
Le Foto sottostanti sono:
la Regina Maria sofia di Baviera, l’ultima regina di Napoli;
Giuseppe mazzini con il suo staffilo nero
Il 1° Presidente del Consiglio
del Regno Unito d'Italia
Conte Camillo Benso di Cavour
Piazza Garibaldi con la statua di Garibaldi sul piedistallo di Marmo roseo di Baveno.




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