mercoledì 31 ottobre 2007

'O Baccalajuole

Venditore ambulante di Baccalà e stoccafisso
  'O Baccalajuole non è altro che il Baccalaraio, colui che vende il Baccalà  (merluzzo conservato sotto sale e seccato al vento) e lo Stocco o meglio lo Stoccafisso (anch'esso disseccato all'aria, ma senza sale e meno pregiato).
Anticamente 'o Baccalajuole era un venditore ambulante, che vendeva la sua merce con un carrettino a mano e poi con la modernità con un triciclo a motore. 
Negozio moderno di baccaleria
  Nei tempi moderni il Baccalà o lo Stoccafisso si vende in negozi specializzati, che hanno il caratteristico puzzo, che trae origine dal dissalamento dei tranci di tale pesce in vasche attrezzate, dove è tenuto in ammollo per circa 48 ore con soventi cambi di acqua. (il cosiddetto "Spugnà' 'o Stocche - Spumà' ' o Baccalà" )..
E' da tener presente che, anche se il baccalà o lo stoccafisso una volta erano considerati la carne dei poveri, non tutti, però, si potevano permettere i tranci migliori quali :
'o Mussille 'e baccalà = la parte dorsale del baccalà ; 
Mussillo di Baccalà

  'o Curenielle 'e stocche = la parte alta dello stoccafisso. 
Coronello di stoccafisso

La poverissima gente per gustare questo salutare pesce
 si doveva accontentare delle parti meno pregiate quali:
'o Musciulille, cioè la pancetta del baccalà da soffriggere in cassuola con il pomodoro ed olive nere; 
'o musciulille 'e Baccalà

 'e Murzelle, ritagli residui da mangiarsi solo fritti,.prima infarinati.
'e murzelle
 Nel gergo Napoletano, in senso traslato, Baccalajuolo sta a significare grossolano, uomo volgare

l'Assistite

 Assistite , detto pure Cabbalista non era altro che un Indovino di numeri della cabala.

Monaco cabalista
  
A Napoli esistevano ed esistono molti indovini di numeri della cabala (quali Gobbi, Monaci, Mendicanti, che hanno fama di prevedere i novanta numeri dell' estrazione del Lotto, meglio nota come 'a Bona Afficiata), che basandosi sulla credulità delle persone,che dietro minimo compenso, predivano ed invitavano a giocare determinati numeri, che sicuramente sarebbero usciti nella prima estrazione ufficiale valida.
Era denominato anche ”l'Assistite" . poichè il popolino credeva
che fosse assistito di qualche santo o che la sua predizione gli fosse suggerita da qualche nume tutelare ( 'O MUNACIELLO).
assistite con scatiello (gobbo)

 
Il Cabbalista era tenuto in grande considerazione, quando
aveva la sagoma personale ricurva (teneve 'o Scartiello = aveva la gobba), ritenuta un portafortuna, solo però se maschile.
(’O Scartellate  (il gobbo) era accarezzato sulla gobba non in segno di affetto, ma perché il gesto portava fortuna).

martedì 30 ottobre 2007

Il mito del Pianeta Giove


IL mito del Pianeta Giove

Il PIaneta Giove fotografato il 1980 dalla sonda Voyager 1 ( lanciata 1979)



il Pianeta Giove è il più bello ed il più splendente, l'unico avvolto con i cerchi?
Vuoi conoscere perchè e come fu  creato,  e da chi ?
Il desiderio dell’uomo moderno di saperne sempre più sulla sua esistenza e su tutto ciò che lo circonda, ha fatto si, che in questi giorni una sonda spaziale, lanciata diversi anni fa, è riuscita a superare e penetrare l’atmosfera, che circonda il Pianeta Giove e ci ha inviato le prime foto a colori dei cerchi, che gli ruotano attorno e che lo rendono il pianeta più bello e splendente dell’universo.
Gli antichi greci credevano che FETONTE, così chiamavano il pianeta Giove, fosse stato creato da Prometeo, che pare fosse un figlio extraconiugale di Giunone (la sposa legittima di Giove) , in risposta alla creazione di Pandora, avvenuta ad opera di tutti gli dei olimpici.
FETONTE era di una meravigliosa bellezza e Prometeo lo teneva nascosto, prevedendo le ire del Supremo Dio dell’Olimpo Giove (Zeus), che non accettò mai l’esistenza
del figliastro della propria consorte, Giunone (Era), punendo ogni sua azione.
La creazione di questo Essere, fu rivelata a Zeus da CUPIDO (EROS per i Greci)
che essendo stato estromesso dal concepimento, era desideroso di vendicarsi per dimostrare il suo ruolo fondamentale (l'amore) in ogni nascita, specie se di esseri umani nati tra mortali ed immortali.
Zeus, come aveva fatto con il furto della scintilla del fuoco, punì Prometeo, mandando a prendere la bellissima creatura, e dopo avergli fatto bere a quest’ultima la bevanda dell’immortalità, la pose poi nel cielo per farla ammirare da tutti come…… Fetonte 
  “Lo Splendente “ a sua immagine e somiglianza.

Confronto tra il pianeta Giove e la terra



lunedì 29 ottobre 2007

L' IDRA DI LERNA



 Il mito dell'Idra di Lerna



L'idra di lerna , ( come viene raffigurata)


Innanzitutto diciamo che l’ IDRA è un mostro della mitologia Greca raffigurante un serpente d’acqua con molte teste, che se recise, si rigeneravano e per tale motivo non si conosce l’effettivo numero. 
  L'IDRA nacque dall’unione di TIFONE ed ECHIDINA, antichissimi Titani, che osarono sfidare Giove e, sconfitti, furono fatti sprofondare negli abissi pieni di acqua dolce con la loro prole.
L’IDRA e suo fratello CERBERO 


Tifone ( il titano sposo di Echidina) genitore dell'Idra di Lerna




Echidina (Titano sposa di Tifone) madre della Idra di Lerna







Cerbero, il mostro figlio di Echdina e di Tifeo, fratello dell'Idra di Lerna


erano i custodi degli INFERI, a cui si accedeva attraverso le profondi paludi di LERNA presso la città di ARGO.


La pianura di Argo, a circa 12 km dal mare e a 9 dalla città moderna di Argo.

  l




 Eracle(Ercole) e l'Idra di Lerna. Anfora attica a figure nere. 540-530 a.C. Parigi, Louvre

La storia dell’Idra di Lerna è ricordata, perché fa parte di una delle dodici fatiche, a cui Ercole doveva sottoporsi per conseguire l’immortalità e diventare Deo Olimpico .
L’eroe (Ercole) per superare le 12 fatiche impostegli da Euristeo si recò presso la sorgente Amimone nella piana di  LERNA in cerca del Mostro acquatico e non trovatolo, perché intanato in una caverna sotterranea, scoccò delle frecce infuocate in essa e costrinse il mostro serpente a venire allo scoperto.
L’Idra si avviluppò immediatamente con le sue teste ad un piede di Ercole, che non riusciva a liberare pur colpendo con la sua clava il mostro. Per aver il sopravvento sul mostro Ercole fu costretto a prendere una spada ricurva simile ad un falcetto ed incominciò a mozzare, così, le lunghe teste al serpente acquatico, che tagliate emanavano un olezzo mortale e dopo un po’ risorgevano.
La testa più importante era situata al centro ed era immortale, per la qual cosa Ercole per riuscire ad abbatterla pensò di cicatrizzare il taglio della stessa con del fuoco prodotto da una torcia e per tale scopo si fece aiutare dal nipote tebano IOLAO.

 Ercole e l'Idra di Lerna
Opera diAntonio del Pollaiolo


Il combattimento di Ercole contro l’ IDRA DI LERNA non fu riconosciuto, come una delle 12 fatiche ordinate da Euristeo, a causa dell’intervento di IOLAO,

domenica 28 ottobre 2007

'O Capillò

'O Capillò era un ambulante, che percorrendo i vicoli al grido di
Capillò Capilloò, chi me chiamma? comprava trecce e capelli specie lunghi di donna per poi rivenderli ai fabbricanti di parrucche e touppè: 
Trecce lunghe

Capelli lunghi

Per svolgere la sua attività portava sempre con sé un paio di forbici da barbiere ben affilate, un sacco od una sporta (cesto di vimini) per riporvi qualche bella treccia d'oro, qualche bella coda di cavallo o una cascata di capelli corvini, tagliate a qualche bella popolana, in cambio di qualche danaro per sfamare sè stessa e la propria prole.
Salvatore Di Giacomo, il grande poeta napoletano,  ha immortalato "'o Capillò" in una sua poesia come un mestiere molto redditizio, ma spesso crudele, in cui descrive un’innamorata, che vende le sue trecce d’oro, che si è tagliate, per mandare il ricavato al suo uomo, che era stato arrestato.

'A Capera

'a capera ( pettinatrice a do,icilio)


'A Capera era l'odierna Parrucchiera - Pettinatrice.
 ‘A Capera andava a casa delle sue clienti per esercitare il suo mestiere.
Il suo era un lavoro duro e faticoso, per il fatto che doveva di solito arrampicarsi per vicoli e scale irte e dovendo poi sopportare le lamentele delle clienti difficili ed esigenti.
Per questo motivo, fu coniato il detto : " Lu denare de la capera è denare ca sa de fele ".
Doveva 'a Capera essere sempre ben ricercata nel vestire e doveva tenere il suo capo sempre ben pettinato, quasi fosse un modello da portare in mostra per la clientela, sia popolana, che aristocratica.
 Passando di casa in casa veniva a conoscenza di fatti, che le riferivano le clienti, che, approfittando delle lunghe sedute, erano solito spettegolare di tutto e di tutti, per cui nel linguaggio comune -"Capera" è sinonimo di donna pettegola.
Oltre al pettine " 'e Capere " erano fornite di altri ferri del mestieri, quali pinze, che infuocate arricciavano i capelli in Boccoli tirabaci.
'E Capere generalmente si chiamavano Luisella, Giuvannina, Carmilina, la più nota era "Onna Maria 'a faccia tagliata" che aveva uno sfregio fattole sulla guancia con una rasoiata dal suo spasimante geloso, che nascondeva con un variopinto foulard o con sciarpa scura

sabato 27 ottobre 2007

Appojalibbarda

L'Appojalibbarba era un antico atteggiamento che utilizzavano i soldati di ronda nel periodo vicereale spagnolo. Divenne poi sinonimo di  Scroccone, parassita.

Alabarda utilizzata dalla ronda nel Medio Evo

Il. Poggia -alabarda ebbe origine a seguito della ronda degli alabardieri, che girava per le strade di Napoli la sera, che era solita, quando era stanca di sedersi nel primo basso o cantina, che incontrava per riposarsi. Senza chiedere permesso i componenti della ronda entravano all’interno e s'accomodavano con tutte le alabarde poggiandole sull'uscio e scroccavano così un pranzo o una cena ai malcapitati, sia se si trattava di povera gente, che abitava nel basso o all’oste, i quali, intimoriti dallo loro presenza, senza opporsi concedevano loro ospitalità.

La Sfinge

Chi era la Sfinge, come trascorreva le sue giornate e che fine fece ?
La Sfinge nella piana di Ghiza
 
 Il vocabolo Sfinge è sinonimo di un indovinello difficile o anche di, un breve componimento detto Enigma, con allusione di non facile comprensione e soluzione.

La sfinge come era immaginata dai greci

 La Sfinge rappresenta il celebberimo mostro egiziano, raffigurato con un viso di donna e dal petto, zampe e coda di leone e nelle leggende Tebane era provvisto d'ali, come un uccello da preda ed aveva la coda da serpente.
La Sfinge era figlia d’Echidna, che la partorì accoppiandosi con il proprio figlio, il cane Ortro ed era dunque sorella del Leone di Nemea e dell’Idra di Lerna (mitici mostri d'alcune fatiche d'Ercole).
Questo mostro fu inviato da Giunone (Era) per esaudire l’invocazione di Pelope, che chiedeva giustizia e vendetta al fine di punire la città di Tebe, dove regnava, Laio, reo di aver rapito suo figlio Crisippo, dopo averlo sedotto ed amandolo spasmodicamente, costringendolo a fare l’amore contro natura.
S’insediò su una rupe presso Tebe e sconvolgeva l’intero paese, quando entrava nella piazza del mercato e sgozzava e divorava i passanti che non sapevano risolvere gli enigmi, che proponeva cantando sotto forma d' oracolo.

La Sfinge a colloquio con Edipo
 
Soltanto Edipo riuscì a rispondere esattamente ai difficili quesiti, tanto che costrinse il mostro, indispettito a precipitarsi dall’alto della roccia sulla quale era appollaiato e perse la vita.
Quali erano gli indovinelli, che faceva la Sfinge: Siete “ Curiosi “ eccoveli:

1) Sulla Terra esiste un animale, che può avere quattro, due o anche tre gambe ed è sempre chiamato con lo stesso nome. E’ l’unico essere vivente, che muta natura. Quando cammina, appoggiato al maggiore numero di piedi, è più debole e la velocità delle sue estremità è minore.

2) Esistono un fratello ed una sorella, dei quali l’uno genera l’altra e dei quali la seconda, a sua volta, è generata dal primo.

3) Qual’ è quella vacca, che cambiava di colore tre volte al giorno: da bianca essa diventava rossa, poi nera e ricominciava lo stesso ciclo l’indomani.

A tutti piace cimentarsi nella soluzione d'indovinelli, specie se molto intricati e difficili, ed ora grazie alla televisione sono chiamati Quiz, e come diceva una canzoncina “ La vita è tutto un quiz “
Questa leggenda mitologica ci fa capire che senza scervellarsi più di tanto, gli ostacoli della vita si possono risolvere ragionando in modo semplice e con l’esperienza della propria esistenza e con molta tenacia senza abbattersi. A tutto c’è rimedio.

venerdì 26 ottobre 2007

'O Lattare

Lattare si appresta portare il latte a domicilio dopo averlo munto




Lattaio. Fino agli anni Cinquanta “‘o Lattare “ era un mestiere utilissimo e sinonimo dell’alzarsi presto la mattina, poiché, per prima cosa doveva ritirare il latte, appena munto dalle stalle dei contadini, disseminate un poco per tutta la città e poi distribuirlo al domicilio degli abituali clienti.

contenitore per trasportare il latte ( anni '50 )

I contenitori, che si utilizzavano per il trasporto del latte per le grandi distanze erano generalmente di acciaio a forma di bidoncini chiusi ermeticamente e a da questi poi venivano riversati

latte in bottiglia di vetro pronto per versarlo in tazza e berlo


in bottiglie di vetro con collo basso e largo, sigillate, che venivano consegnate a domicilio dietro ritiro di altrettante vuote,
Man mano che le poche masserie residenti dentro e fuori le mura della città iniziarono a scomparire, finì anche il latte munto dalle mucche da latte .
L’approvvigionamento del latte doveva pervenire dalla periferia e quindi occorreva un punto di ricezione e smistamento permanente, per cui fu necessario la nascita di una Centrale del latte.



Furgoni con celle frigorifere per trasporto del latte
Il lattaio ormai è solo colui che approvvigiona i negozi alimentari ed i supermercati con il suo bianco furgone refrigerato recante dipinto il nome del latte imposto dal Consorzio o dalla Centrale, che lo pastorizza e poi lo smista ai vari concessionari di Zona per la quotidiana distribuzione in bottiglie una volta di vetro ora in quelle di plastica
Latte in distribuzione nei supermercati

’O Lattare ormai non è più il personaggio che conosceva il produttore e consegnava al consumatore.di buon mattino un prodotto genuino senza trattamenti, senza la giusta pastorizzazione e non poteva essere utilizzato per una lunga conservazione, perché coagulava.

Scilla e Cariddi - I Mostri dello stretto di Messina


Prima di tutto diciamo che Scilla e Cariddi sono due scogli, che si trovano presso lo stretto di Messina e rappresentano due pericoli contrapposti, che le imbarcazioni antiche dovevano superare nell’attraversare quel pezzo di mare.
Scilla, il più alto con la cima quasi invisibile, ha nel mezzo una grotta con apertura verso occidente, cioè verso l’oscurità impenetrabile, dove dimora il mostro marino, che gli dà il nome.



Immagine del Mostro marino, Scilla
 
Scilla si raffigura in una specie di Tritone con dodici piedi non completamente sviluppati e da sei orribili teste collocate ciascuna su un lungo collo, dalle cui fauci si poteva udire un latrato spaventoso, come di una giovane cagna selvaggia.
Il padre di Scilla era Forco mentre la madre fu Ecate, antichissimi Titani, 
Il Titano Forco , padre di Scilla




Il Titano Ecate , madre di Scilla



che osarono sfidare Giove e, sconfitti, furono fatti sprofondare negli abissi marini con tutta la loro prole.

Cariddi, lo scoglio più piccolo sulla cui cima cresceva un fico selvatico, era un mostro completamente invisibile ai naviganti, perché viveva negli abissi del mare.
Il mostro Cariddi (secondo il mito greco colei che dilania)




Si faceva sentire tre volte al giorno, quando inghiottiva l’acqua del mare in un vortice irresistibile per poi risputarla altrettante tre volte.
I genitori di Cariddi erano, Nettuno e Gea, antichissimi Titani, 



il Titano Nettuno, padre di cariddi
,
Il titano Gea , madre di cariddi
 
anch’essi sconfitti da Giove, perché alleati di Forco ed Ecate e come loro condannati a vivere negli abissi.
Scilla come è attualmente nello stretto di Messina










Come è attualmente cariddi, località dello stretto quando non c'è tempesta marina



giovedì 25 ottobre 2007

Aulivare

Venditore di olive  per strada

  
Aulivare ,Venditore di olive. Tipico venditore ambulante di olive, che si poteva incontrare nell'ottocento, che andava per le strade portando sulla testa un piccolo mastello, ('o Cupiello) pieno di olive bianche, quelle della specie più dolce, mentre in mano recava un secchio di rame anche esso colmo di olive, ma di colore nero,'e Munacone ,che erano spacciate per quelle di Gaeta (la qualità più pregiata),anche se non lo erano 

Olive nere (quelle di Gaeta, dette ? e Munacone)



I più noti Aulivari provenivano da Sant'Anatasìa, che, senza possedere bilance, vendevano i loro prodotti con un recipiente cilindrico (noto come 'o Mesurielle),
Misurino ( mesuriello) per vendere olive


 che serviva anche da prezzo e unità di misura, avendolo riempito con olive prese con un zuppino bucato (Ramaiuolo). Il vecchio Aulivaro col passar degli anni divenne ‘o Lupenare, perché si munì di un carrettino prima a mano e poi trainato da un asinello sardagnuolo ed allargò cosi le sue offerte, che esponeva insieme alle alici salate, ai capperi ed ai peperoni tenuti sotto aceto per l’insalata di rinforzo ( 'e Papaccelle),
Papaccelle sotto aceto

Lupini salati

 
i Lupini, e le olive bianche dette ‘e Tonne ‘e Spagna o le più grandi quelle provenienti dalla Grecia

Olive Bianche ( dette Tonde di spagna)


Olive Bianche ( dette le grandi della grecia)


mercoledì 24 ottobre 2007

Acquavitare




L'ACQUIVITARE

L'acquavitaro  ambulante all'inzio del novecento per le strade di Napoli











































L’Acquavitare, antico mestiere, non è altro che il distillatore, il Liquorista, chi fabbrica bibite alcoliche, ricavandole dalla spremitura di vinaccia, mescolate ad essenze ed erbe aramatiche

bicchierino da liquore ( detto anche presa di liquore)


.
L’Acquavitare a Napoli era anche il venditore ambulante di liquori in bicchierini, detti Prese, come : nel detto (mo’ me facce ‘na presa d’annese = ora mi bevo o mi faccio un bicchierino di anice).





I principali liquori, che vendeva l’Acquavitare erano :
 
'e DOCE   = ( Liquori dolci) i Rosoli, 'o Limuncelle , 'o Cafè sport;

                       Il  principe dei liquori dolci è chiamato prepotentemente il " Rosolio ".


Rosolio all'arancia fatto in casa


'O Rosolio è un “liquore preparato in casa  con alcool, zucchero e acqua nella stessa proporzione, con in più un’essenza che gli dà nome”., tipico all'arancia , al mandarino, al caffè , alla fragola.
Cio  nonostante l’etimologia che si attribuisce è quella di " Ros-Solis"; cioè rugiada di sole. Come dal fiore "rosolida", che proviene dal greco, col significato di coperto di rugiada.
I petali delle rosolide, infatti, sembrano essere ricoperti di rugiada. anticamente poi, con la sua essenza la farmacopea faceva uno speciale elisir denominato " ros solis ".
La parola "Ros Solis" si sviluppò in rosolio, interpretato come liquore fatto con delle speciali rose. Nella realta  i petali di rose servono a poco nella definizione del nome
In
particolare la vera ricetta, consigliava di prepararlo tenendo imbottigliati insieme per una settimana l'alcool (a cui erano stati precedentemente aggiunti le scorze di tre arance macerate per quaranta giorni e della vaniglia) e uno sciroppo realizzato semplicemente con zucchero e acqua.

Limoncello di Sorrento


  'O Limuncello , liquore dolce di color giallo citrino ottenuto dalla  buccia dei limoni tipici della costiera amalfitana e delle isole del golfo campano ( Capri e Procida ed Ischia), in special modo come il limone di Sorrento (il "femminello") o lo sfusato amalfitano ed  i limoni a bombolone di  Capri e Procida.



Il termine "limoncello" è consentito solo per i liquori prodotti con gli agrumi IGP della penisola sorrentina e nelle regioni meridionali, mentre, quando è prodotto in quelle settentrionali come la Liguria od il Veneto,  si chiama limoncino.



Come il rosolio è un liquore dolce ottenuto dalla macerazione, in alcool delle scorze del limone ed eventualmente di altri agrumi, miscelata in seguito con uno sciroppo di acqua e zucchero.





Liquore  caffè sport
Caffè Sport , il un liquore dolce dal color marroncino chiaro e si prepara con chicchi di caffè, precedentemente tostati  in casa con (l'abbrustolature), finchè non si raggiunge un bel colore chiaro. Versati i chicchi tostati  in un mortaio e tritati finemente; sono messi in un vaso di cristallo con l'alcool e lasciati in infusione per quattro giorni. Trascorso il tempo, sciolto lo zucchero nell'acqua facendolo bollire per qualche minuto, si lascia raffreddare e  si versa nel vaso, dove si trova il caffè.
L'infuso dovrà essere lasciato riposare per altri otto giorni dopo di che, filtrate il liquido e travasatelo nell'apposità bottiglia.



'E FORTE= (Liquori con grado alcolico superiore
                         ai 30 gradi) come:
               - ‘a Centerba, 'a Rumma, l' Annese, 'a Sammuca




'A Cienterba ( liquore)




'A Cienterba, è un liquore con alto grado alcoolico  (70°, per la precisione) ricavato dalla distillazione di erbe mediche aromatiche montane (cento-erbe). Inventato da un  farmacista abbruzzese, Beniamino Toro, che per primo l'aveva utilizzato come medicamento contro la peste e poi divenne negli anni un liquore dal gusto raffinato e secco.:
Il cienterba è uno dei più forti liquori italiani oltre che uno dei più rinomati. sovente  è utilizzato spesso come "correttivo" nel caffè e in pasticceria.



Bottiglia di rum dei caraibi



'A Rumma, Deriva dal parola " Rum" acquavite ottenuta per lo piú dalla distillazione della melassa di canna da zucchero fermentata  e se ne ricava un bollente, infernale, e terribile liquore.".



Il vocabolo inglese, rum è derivata da rum = bustious 'chiassoso, violento', con allusione al comportamento degli ubriachi bevitori della suddetta acquavita.;



la voce napoletana" rumma "è coniata su quella inglese con una tipica paragoge di una a finale e raddoppiamemento della m etimologica fino a formare la seconda sillaba ma della voce rumma, come altrove tramme←tram,barre←bar etc



 Se poi si pensa al detto dove c'entra 'a rumma allora:
"Aje voglia ‘e mettere rumma: ‘nu strunzo nun addiventa maje bbabbà"
(È inutile aggiungere rum, uno stronzo non diverrà mai un babà.)

Significato:
Id est: Per quanto tu tenti di edulcorarlo, uno stronzo non potrà mai diventare un dolce saporito come un babà; alla stessa stregua: per quanto lo si cerchi di migliorare, uno sciocco non potrà mai cambiare in meglio la propria natura;



Bottiglia di liquore di anice




L' Annese,  L'anice è un liquore digestivo dal gradevole aroma di anice da consumare a fine pasto, spesso come digestivo.
Molte ricette di dolci, dessert, biscotti di Lagaccio, zeppole fritte e caffè corretto hanno un gusto gradevole dal sapore unico se preparati con liquore   proveniente dalla macerazione  di semi di anice verde, un liquore di facile preparazione come per tutti gli altri liquori anche in casa, avendo a disposizione la ricetta e gli ingredienti giusti.

Bottiglia di sambuca ( liquore)


'A sammuca , la Sambuca è un liquore dolce leggermente forte,  di sapore molto simile all'anice ,difatti  come base essenziale è  realizzata la sua essenza con semi di anice tipo stellato e successivamente elaborata tramite la mescolanza di varie erbe naturali in numero variabile, che fungono da agenti aromatizzanti del liquore stesso.



-
'e STOMATECHE.(
Liquori digestivi- detti 'A MMERICINA)
                          - Ammennela cu'  'o cafè amare,

                          - ‘o Nucille






Liquore di mandorle amare al caffè


Ammennela cu' 'o Cafè amare
è il classico liquore  digestivo, noto come liquore amaretto con il sapore delle mandorle amare misto al caffè molto forte.

Dopo aver pestato le noci di mandorle amare in un mortaio di marmo, ponetele a macerare con l'alcool in un vaso ermetico per una settimana avendo cura di rimestare due volte al giorno. Aggiungete acqua e zucchero e Filtrate. Unite l'acqua di fiori d'arancio  e caffè molto intenso, che avrete preparato a parte,  versando 20g di acqua calda su 10g di Detali d'arancio freschi. Il liquore potrà essere, servito dopo qualche mese.



Liquore nocillo , fatto in casa


'O Nucille  
=è il liquore ricavato dal mallo delle noci, se distillato al nord è chiamato Nocino, mentre, noi a napoli, al sud  è chiamato 'O Nucille. 
La pianta delle noci mantenne sempre un alone di leggenda, legata alla presenza di streghe e incantesimi, che si comunicò alla preparazione del liquore.
Tradizionalmente, infatti, le noci venivano raccolte nella notte di San Giovanni dalla donna più esperta nella preparazione che, salita sull'albero a piedi scalzi, staccava solo le noci migliori a mano e senza intaccarne la buccia. Lasciate alla rugiada notturna per l'intera nottata, si mettevano in infusione il giorno dopo. La loro preparazione terminava la vigilia di Ognissanti, cioè la notte di Halloween.
 La tradizione vuole che dopo averle staccate dall'albero il giorno prima del  24 giugno ( il giorno della festa di San Giovanni), le noci con tutto il mallo  vengono tagliate in quattro spicchi e vanno messe in un bocciolo di vetro a bocca larga, coprendole interamente con alcool puro distillato  e lasciandole macerare al sole per non più di due tre mesi. Dopodiché si aggiunge mescolandolo all’infuso che nel frattempo si è prodotto  spezie varie, come la cannella, i fiori di garofano  e lo zucchero sciolto in acqua calda .  Dopo una filtrazione della mescolanza ottenuta e l'imbottigliamento si raccomanda di bere il liquore così ottenuto se non almeno  trascorsi due mesi.
' O Nucille è chiamato anche  " 'a mmrericina " ,se utilizzato per dolori di stomaco,  come la pesantezza dovuta ad un'abbondante scorpacciata.


'A MESCOLANZA 
 

( Antenato dell’odierno Cocktail), ricavato con ricette personali mescolando  vari ingredienti e resti di liquori rimasti


bottiglie di liquori vari per fare  dei miscugli alcoolici ( i cocktail)


Attualmente L'acquivitaro , il liquorista è svolto abitualmente da un barrista di alto livello in grandi hotel od in rinomati ristoranti e si chiama col nome scic "Barman"




 Chi è astemio, stia alla larga dagli alcoolici , specie i liquori, chi non lo è, li può bere sempre, perchè danno allegria, ma si ricordi sempre berli con moderazione  ( ricurdateve " 'Na sola Presa" - 'nu bicchierine)