'O Capillò era un ambulante, che percorrendo i vicoli al grido di
Capillò Capilloò, chi me chiamma? comprava trecce e capelli specie lunghi di donna per poi rivenderli ai fabbricanti di parrucche e touppè:
Trecce lunghe |
Capelli lunghi |
Per svolgere la sua attività portava sempre con sé un paio di forbici da barbiere ben affilate, un sacco od una sporta (cesto di vimini) per riporvi qualche bella treccia d'oro, qualche bella coda di cavallo o una cascata di capelli corvini, tagliate a qualche bella popolana, in cambio di qualche danaro per sfamare sè stessa e la propria prole.
Salvatore Di Giacomo, il grande poeta napoletano, ha immortalato "'o Capillò" in una sua poesia come un mestiere molto redditizio, ma spesso crudele, in cui descrive un’innamorata, che vende le sue trecce d’oro, che si è tagliate, per mandare il ricavato al suo uomo, che era stato arrestato.
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