Buon Giorno. Buon Mercoledì 24 Settembre 2025
--- San Pacifico – Santa Colomba -- Santa Mercedes ---
La riflessione odierna riguarda il termine “Ospitalità”, che è il modo di ritenere l’estraneo, un elemento vitale, che serve alla nostra esistenza. Si può definire anche, come il meraviglioso concetto di comunità d'individui, appartenente in un paese, in un Comune, in una Regione o in uno Stato.
Ricevere nel proprio territorio un estraneo o meglio uno straniero, uno che non si conosce o che non si frequenta, è il più grande atto della solidarietà umana. Tale atto è sinonimo del termine “ Accoglienza”, cioè un rito, attraverso il quale c’è uno scambio di esperienza vissute, il più delle volte con parole affettuose, festose, cordiali, che comporta una ricchezza dell’animo, come un dono, che stabilisce un legame formante un gruppo sociale, (come le famiglie o vari agglomerati di persone).
Accogliere senza limiti e restrizioni gli emigranti, non conoscendo, perché hanno lasciato il proprio territorio nativo, per conflitti sociali, per la siccità o per mancanza di beni necessari di sussistenza,
(come facemmo pure noi meridionali dopo L’unificazione del territorio Italiano) Se l’accoglienza
e l’ospitalità non alberga nei cuori di certe persone, che dovrebbero vergognarsi, anche emarginando questi poveretti (gli Emigranti), che affrontano disagi notevoli per sopravvivere.
Dopo questa amara costatazione della realtà contemporanea, vi posterò, come promesso,
il continuo della narrazione con avvenimenti storici sognati e raccontati da, Tore Castagna, amico collega di Sasà ‘o Professore, l’autore del fantasioso processo”.
DOPO la sentenza del Processo di Piazza del Plebiscito delle statue sulla facciata del palazzo Reale, ci un fu seguito con la 5^ puntata
5^ Puntata (Seconda parte)
“Ditegli anche che senza la presenza della mia statua, come si potrà raccontare la storiella conosciuta ormai dappertutto (delle statue, che pare che dicano tra di loro :“chi ha pisciato cca ‘nterra”.(La storiella parla che una mattina la statua di Carlo V°, con il dito indice rivolto verso il basso, pare che dica chi avesse urinato per terra. Carlo III° di Borbone, la statua successiva, in tono pensoso pare che stia pronunciando : “non so, non me sono proprio accorto, pensavo altro, dobbiamo però indagare”; quella, poi; collocata nella nicchia successiva, la statua di re Gioacchino Murat pare che sussurri, invece, “io non sono stato, tenendo la mano posata sul petto e soggiunge non so chi è stato.(come per dire lo giuro). Il finale della storiella è sintetizzato con la statua di Vittorio Emanuele II°, che con la spada sguainata sta sul punto, come se stesse affermando, (non voglio sapere niente ….basta! Chi ha orinato per terra è uno scostumato, uno screanzato per ciò che ha fatto! Tagliammece. ‘o pesce, accussì nun ‘o fa’ cchiù
Tore Castagna replicò:
“Maistà! Avete perfettamente ragione, non si può cambiare la storia, né le sue tradizioni, lo vedrò in settimana l’amico mio! “ “ Dovete sapere, che siamo entrambi in pensione, non ci frequentiamo spesso e c’incontriamo solo raramente in occasione d'appuntamenti speciali, quale può essere una votazione di qualche organismo, che ci deve rappresentare presso la nostra amministrazione. “
“Permettetemi,
però, di dissentire il vostro non gradimento della sentenza pronunciata in
questa piazza, che vi penalizza, perché, in fin dei conti, è stato il popolo,
che vi ha condannato, che ha sancito (la rimozione della vostra statua) e non
il mio amico!
A me sembra che le accuse
addebitatevi sono sacrosante per ciò che avete fatto o permesso per questa
meravigliosa città. Da quando, governavate Voi, Napoli fu relegata come una
delle ultime province d’Italia.
Napoli, non più capitale, finì nel
dimenticatoio, da tutti evitata, come una città sporca e pestilenziale, tanto
che non venne nemmeno indicata più nei tour classici italiani, sia a turisti
nostrani, che stranieri, perché ritenuta zona di sporcizia, piena di malattie e
di rifiuti di ogni genere ! “
Per tutta risposta Incalzò il reale interlocutore:
“Ho capito siete un repubblicano, un sovversivo anarchico a cui non piace l’autorità costituita dalla monarchia del mio casato, titolo nobiliare conseguito dal coraggio dei suoi più illustri rappresentanti con meritate onorificenze e dalla volontà divina.”
La risposta diTore Castagna, fu pronta e respingente: “Maistà! Non incominciate a classificare le persone senza conoscerle con qualifiche offensive! Non sono né repubblicano, né anarcoide! Sono solo uno, che ha imparato a leggere bene la storia, anzi la vera storia, non quella fatta scrivere da pennivendoli al servizio dei vincitori, come quella che c'è stata propinata a scuola fin dalla tenera età, impapognandoci di vostre grandi gesta eroiche, che non avete mai fatto”.
“Nun parlammme, po’, dei Plebisciti d’Annessione, che come tutti i Referendum di quell’epoca, furono solo una farsa, anche perché non partecipò tutto il popolo alla consultazione e, da quanto ho letto, non fu una libera scelta volontaria, ma quasi un’imposizione sotto il controllo di soldataglia ungherese al comando del vostro pseudo generale Garibaldi, e a Napoli fu svolto sotto il controllo di scrutatori camorristi, che fungevano da forza dell’ordine pubblico”.
Tore Castagna poi, continuò e gli feci notare e ricordare: “San Gennaro, nemmeno lui, fu entusiasta. Dagli annali del Vescovado di Napoli risulta che, alla vostra prima venuta a Napoli, coincisa con una fugace visita nella cattedrale, il sangue del Santo patrono (come Male Auspicio) non si liquefece. Napoli, che è il paese del sole per antonomasia, quando arrivaste Voi, ci fu “ ‘O Pate Pate ‘E L’Acqua”, perché anche la natura era dispiaciuta per la vostra usurpazione del regno al povero Re Fancischiello (Francesco II di Borbone), Maistà, (vostro cugino)!”
“Siete
proprio uno sfrontato” (replicò Vittorio Emanuele II°), “Vi state
dimenticando che siete al cospetto di un Re, che merita rispetto, per ciò che
ha fatto, che è stato capace di sfidare ed affrontare il Papa e di mettere fine
al potere temporale della Chiesa. Ha organizzato uno stato (quell’Italiano) dal
nulla. Vi state comportando da impertinente ad accusarmi, (voi della
generazione di fine novecento)! Che ne sapete come si viveva ai miei tempi? Ho
dovuto fare salti mortali per destreggiarmi tra i ricchi regnanti d'Europa
dell’Ottocento “.
“Per chi non mi conosce, è vero,
passo come un sanguinario avventuriero assetato di conquiste di territori,
nella realtà a me piaceva la vita di campagna all’aria aperta.”
Dal tono di come stava pigliando piega
la conversazione Tore Castagna contro replicò un po’ stupito da tanta
alterigia: “Avete finito Maestà! Non vi volevo assolutamente mancare di
rispetto, ma l’avete voluto voi!” “Non mi sarei preso l’ardire di giudicarvi,
anzi m'incuriosisce una cosa, una volta che m’avete interperlato!
“Perché mi avete aspettato? La
verità v’infastidisce! Siete suscettibile! Non siate turbato! Tutto sommato vi
è andata bene. La vita vi ha donato tante soddisfazioni, siete stato Re, vi
hanno servito e riverito, vi hanno osannato, avete avuto molte belle donne a
vostro diletto, avete fatto una vita senza stenti, né preoccupazioni.
La sorte vi è stata molto
benevola, specie se si dà credito alle dicerie, che circolavano gia nel ’800,
che non siete il vero erede al trono di casa Savoia, il vero figlio del Re,
Carlo Alberto, che morì, ancora in fascia, in un incendio con tutta la sua
nutrice”.”
“(Si raccontava che siete un bimbo
d’origine popolana, che foste sostituito all’infante reale, e siete figlio di
un macellaio fiorentino della campagna toscana, tale Tanaca. E’ difficile
credere, in effetti, che Voi di bassa statura, tracagnotto e sanguigno,
potevate essere figlio di un padre (Re Carlo Alberto) magro, longilineo, alto 2
metri e 4 cm. ed avete evidenti disparità somatiche con i vostri genitori)”.
Inviperito e scocciato Vittorio
Emanuele II° esclamò : “Ma dove avete trovato scritte queste corbellerie?:
Non vi vergognate di ripeterle e farle credere come vere!
Mio figlio ( Re Umberto I) pose una
mia imponente statua su questa facciata della grande, a ben ragione, grandiosa
Reggia,;
1° Perché sono il Primo re della
dinastia Savoia del Regno Unito d’Italia. “
2° Durante il mio regno, tutta la
penisola dal nord al sud dello Stivale è divenuta terra italiana senza usurpare
niente, perché era l’auspicio che tutti i suoi abitanti, che vi risiedevano.
3° Ero l’unico Re di uno stato d’Europa, che faceva osservare una costituzione
liberal-democratica e parlamentare, grazie al cosiddetto Statuto Albertino,
concesso da mio padre (Re Carlo Alberto) e che non abolii, anzi continuai a
farlo osservare, che sanciva dei valori universali riconosciuti a tutti i
cittadini, quali,
(la giustizia, la libertà), uguali
per tutti in osservanza e rispetto della legge. “
Alché Tore Castagna : “Maistà! (Mi dovete scusare, perdonate!) (A me piace
la verità!) I fatti non andarono proprio così! Foste proclamato primo re
d’Italia, è vero! La completa unificazione però, avvenne, si può dire, solo
dopo la vostra morte con la conquista e la liberazione di Trieste e Trento nel
1918. Avete affermato che si era tutti uguali durante il vostro regno, niente
affatto! Non aboliste la nobiltà e poi c’era tutta la questione meridionale,
che, (forse è meglio non parlarne), la avete così aggravata che stiamo andando
verso il terzo millennio, ed è ancora °,
Replicò
Vittorio Emanuele II°:
“State farneticando! Che ne
sapete com’era ridotto il Sud? Era popolato da una massa d'ignoranti,
sfaccendati senza iniziative, dediti solo al lavoro rurale e subordinato,
creato dal latifondo nobile ecclesiastico dall’antica organizzazione del potere
dei Regimi Vicereali Spagnoli e poi acuita dall’oscurantismo acquiescente di
quello borbonico. Fatemi il piacere su certe cose, che non avete vissuto
direttamente, Zittite! Evitate di aprire la bocca a vanvera solo per dire
sciocchezze, che ripetete, apprese dai denigratori di Casa Savoia ed in special
modo della mia onorata persona”
A questo punto Tore Castagna, la sua replica
fu immediata ed esplicita:
“Maistà! Mi state offendendo! Non sono un pappagallo, che ripete cose dette
da altri! Vogliamo parlarne e va bene, diciamocela tutta, la verità! L’avete
voluto voi! La questione Meridionale non si può trattare con faciloneria e con
due sole parole; ignoranza, assistenza, che i meridionali sono acefali, senza
voglia di darsi da fare, un popolo d’inetti, dei fannulloni e basta!”
“Ci avete colonizzato con la scusa dell’Unità d’Italia e poi, ridotti a
vostri quasi schiavi. A nostro danno avete condotto una fallimentare politica
economica (sotto la vostra egida e continuata poi, dai vostri successori,
quelli della vostra dinastia sabauda;) come lo spostamento dell'asse economico
al Nord, che causò l'emigrazione di milioni di meridionali, (fenomeno
assolutamente sconosciuto prima dell'Unità). Non parliamo poi, della barbara
repressione della resistenza antiunitaria, bollata con l'appellativo di
"brigantaggio"; di una politica fiscale oppressiva con le "tasse
dei poveri" (come quella sul macinato); degli stati d'assedio (più di
dieci in quaranta anni e le leggi speciali. Ci avete rubato ogni nostra
organizzazione industriale, che era all’avanguardia per quei tempi. IL Sud (da
Napoli in giù) era un laboratorio di un popolo in continua evoluzione, che
sapeva creare. Era il paese, che produceva prodotti finiti in ogni settore, con
un’industria ritenuta moderna per quei tempi. Erano in funzione i migliori
cantieri navali, capaci di allestire grandiosi navi e officine meccaniche, che
producevano motori che facevano funzionare locomotive sia a
carboni, che elettrici per trainare e far muovere lunghi convogli: Non si può,
infine dimenticare che solo al sud c’era la migliore tessitura della seta e del
cotone, ( ricercatissima, perché ineguagliabile).(basti ricordare Gli Opifici
di San Leucio a Caserta).
Vogliamo parlare, infine, (della
industria agro alimentare), si confezionavano ed esportavano i miglior prodotti
della terra e poi, esisteva un commercio marittimo, di primo ordine, che faceva
accumulare valuta pregiata e tanto denaro circolante da far invidia a qualsiasi
stato europeo dell’epoca. Insomma eravamo una nazione indipendente e ricca
senza sottomissione economica a qualche stato dominante ed il popolo amava il
suo Re fino a quando non siete arrivato Voi, preceduto da quell’avventuriero di
Garibaldi.”.
Quasi scocciato il sovrano rintuzzò: “Mi
state condannando un’altra volta, mi state definendo un ladro ed un usurpatore
di territori, un restauratore di privilegi di latifondi rurali ed di quelli
immobiliari a danno dei lavoratori sia della campagna, che delle città popolose
del Sud.”
“Maistà! Non me ne volete! E’ quello
che pensano tutte le genti del meridione di Voi!” Con un tono più pacato
ripresi : “ Vi posso assicurare che, anche se siete stato condannato e che,
pure. se è stata emessa una sentenza, non se ne farà niente! Occorrerebbe solo
una rivoluzione od un terremoto, perché si procedesse ad attuare l’esecuzione
del provvedimento e poi, dopo quasi (centocinquanta anni) chi oserebbe cambiare
la storia. Dormite sonni tranquilli! Maistà! A Napoli specie in questi ultimi
tempi nessuno sarebbe capace di prendersi la briga di cambiare collocazione
alla vostra statua! Ve lo dico per certezza ! (Né il Sindaco della città; né il
presidente della Provincia, né il Presidente della Regione, e nemmeno quello
della Repubblica)
“Figuratevi Maistà! Che da mesi, da
quando abbiamo avuto la sfortuna di avere una femmina come Sindaco, non si
riesce a togliere i rifiuti (‘a munnezza) dalle strade, per ciò, chi si
permetterebbe di togliere la vostra gigantesca sembianza dalla nicchia di
Palazzo Reale, in cui siete rappresentato.
State tranquillo!, Non accadrà
nulla! Vi devo salutare, ora, devo andare altrimenti si farò tardi e troverò la
banca chiusa, a risentirci e ne riparleremo”
A quel punto la sembianza di Vittorio
Emanuele II, quasi come per incanto, sembrò risalire nella nicchia e dire: “Grazie,
grazie tante, mi avete rassicurato! Allora potrò stare tranquillo, la
storiella si potrà sempre raccontare con tutti i suoi personaggi fantastici (
Carlo v – Carlo III –Murat –Vittorio Emanuele II), quella che spero non si
dovrà mai dimenticare e poter dire “ Chi ha pisciato cca ‘nterra ed io farò la
mia parte).
La foto sottostante sono:
Le 4
Statue della nota storiella dei Re di Napoli
(Carlo V° –
Carlo III° – Gioacchino Murat –Vittorio Emanuele II°
VI SARA' UN CONTINUO CON UNA PROSSIMA PUNTATA,
Una bella litigata, ma la statua resta al suo posto
RispondiEliminaLa Storia non si può cambiare!