Buon Giorno. Buon Sabato 27 Settembre 2025
--- Sant’Adolfo – San Prospero -- Sant’Erminia ---
Buona giornata, ricordando che oggi son trascorsi 82' anni dal quel famoso “ 27 settembre del 1943” quando Napoli insorse contro l’occupazione nazifascista e realizzò le note “4 Giornate di Napoli”, dove il popolo napoletano sconfisse l’esercito più potente dell’epoca, quello nazista per dimostrare che amava la libertà, e fiera della propria dignità. Nacqui in quell’anno e quando mi capitò nell’età matura, in occasione del 50’ anniversario, era il 1993, m'iscrissi all’ANPI, (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) con il proposito di non fare dimenticare quel glorioso momento storico alle nuove generazioni.
Infatti, in quello stesso anno, 1993, mi cimentai, a recitare nella commedia “Pe’ Nun Scurdà”, personificando, come attore, un professore, che invitava alla rivolta.
La Commedia la rappresentammo nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle circoscrizioni cittadine, che rievocava alcuni di quei fatti accaduti a Napoli in quel triste periodo. Fummo accettati con enorme successo, soprattutto per l’autore del testo, Bartolo Piscopo, che aveva vissuto personalmente “le 4’ giornate di Napoli”.
Buona giornata. Riviviamo con orgoglio quest'ottanduesimo anniversario delle "4’ Giornate di Napoli", per difendere sempre la libertà, la giustizia, ma soprattutto la dignità di un popolo, che non accetta di essere oppresso e vilipeso.
Opprimere un popolo è una vergogna insopportabile, che non dovrebbe più avvenire, quando si è giunti ad un alto grado di civiltà, come il nostro, perché non esiste nessun agguerrito esercito, sconfiggere il coraggio, la dignità e la volontà di un popolo, che ama la libertà e la democrazia e non vuole essere oppresso.
Dopo questo anniversario e ricordare che non esiste nessuna guerra che può opprimere un popolo come nella realtà che stiamo vivendo, vi posterò, come faccio negli ultimi tempi, la narrazioni delle mie curiosità storiche, inerenti eventi, che hanno interessato, il nostro paese nel recente passato.
Settimaa Puntata (la Prima parte)del Processo delle statue dei Re della Reggia, a Piazza del Plebiscito.
Parte dela puntata 7 Settima
Dopo il processo di P.za del Pleb.- I Savoia -7^ puntata
Narrazione storica dopo l'incontro immaginario con Vittorio Emanuele II°
Vittorio
Emanuele III |
|
PIazza mucipio con il monumento a Vitt. Em. II° e l’edficio della banca d’italia anno 1980 |
“Carissimo Castagna, beviamoci, intanto, una tazzina di caffè (o meglio diciamola alla napoletana) (surziammece ‘na bella tazzulella ‘e cafè), comodamente seduti a questo tavolino, qui a Piazza del Municipio ed approfittiamo che è una bellissima giornata settembrina napoletana, e guardando il maestoso castello del Maschio Angioino, mi viene in mente un aneddoto storico, che mi raccontava sempre mio padre, quando veniva in macchina con me la mattina accompagnandomi, mentre mi recavo al lavoro in Via Cervantes, per stare un po’ con me.
” Aneddoto da Lui vissuto nell’estate del 1917, insieme a suo padre (mio nonno Antonio), quest’ultimo durante una breve licenza militare ordinaria, prima di partire definitivamente per il fronte nella grande guerra (quella del 1915/1918), così ripresi a raccontare i fatti di casa Savoia, da dove li avevo interrotto.
Raccontai per la cronaca l’aneddoto
: “Lui (mio padre) aveva sette anni, e mio nonno, Antonio, vestito da militare
proprio sotto le finestre della Banca d’Italia dal lato di Piazza Municipio, (a
quell’epoca c’era un giardinetto ed una panca) consumò una coppetta di
gelato, che il padre gli aveva acquistato presso un ambulante gelataio, che li
sostava”. L’episodio non avrebbe alcuna rilevanza narrativa, se non il fatto
che il povero uomo (mio nonno) invitò il proprio figlioletto a non dire, quando
sarebbero saliti su dai parenti, dove si trovavano altri bimbi, che, il suo
papà gli aveva comprato il gelato, perché, non poteva comprarne degli altri da
portare anche a loro, non avendo altri soldini. Il ragazzo (mio padre), come
giunse su dai suoi cuginetti, spifferò il tutto e mio nonno, invece di
sgridarlo si fece una gran risata con la moglie Maria. Da quel giorno mio
padre, non rivedette più il proprio genitore, (mio nonno), perché fu ritenuto
disperso al fronte e mai più ritornò, e visse la sua esistenza da orfano di
guerra senza avere il conforto dell’assistenza e la guida paterna”. Il buon
Castagna mi contrappose con tono autoritario:“ che 'nce azzeccà tutto questo
con casa Savoia, mica la tua schiatta è d’origine nobile?”
“ No! Ma se
tutto ciò avvenne, lo fu grazie a Vittorio Emanuele III° di Savoia, Il re
Soldato, il Duce supremo e comandante in capo dell’Esercito Italiano”
immantinente replicai: “Se, non lo sai, te lo dico io! Nei suoi 46 anni di regno dette il proprio consenso a fare guerre in ogni continente, iniziando già dal 1911 con la guerra Italo/Turco, per conquistare la Libia (le immense regioni desertiche della Tripolitania e della Cirenaica) e nell’occupare alcune isole del Dodecanneso nel mare Egeo.”
Continuai affermando: “Non c’è lo
con Casa Savoia, né con Vittorio Emanuele III”., Incalzai poi, affermando: “
eppure sono nato durante il suo regno, fortunatamente, però, quando era agli
sgoccioli" .
"Insieme
a te vorrei sapere, (che ritengo una persona riflessiva, onesta e giusta), ed
analizzare la vita di quest’uomo, che da quando diventò Re, a me sembrò, che né
abbia combinato tante, (‘nu cuofene come diciamo dalle nostre parti). Le
malefatte furono tante, a parte le guerre, ma, se pensiamo ai tradimenti ed
agli spergiuri, stravolse trattati internazionali controfirmati con diversi
stati, ed impose leggi razziali verso cittadini d'estrazione religiosa diversa
dalla cattolica (come gli ebrei).”
“Carissimo, mio Sasà ‘o professore”, rispose il mio interlocutore, (Tore
Castagna): “Ti contraddico! Il buon Re
Vittorio Emanuele III° durante tutto il suo lungo regnare non fu solo un
guerrafondaio, ma ebbe un atteggiamento politico rivolto, specie all’inizio,
alla creazione della pace sociale. Attivò una legislazione, che superò
l’ardente contrasto tra il capitale ed il lavoro. Ebbe come punto di forza
della sua visione politica, quella di portare le classi popolari ad un alto
livello intellettuale, morale ed economico, assicurando un’istruzione a tutti i
cittadini”.
Continuò affermando: “ Nel periodo che va dal 1900 ed 1921 (non va dimenticato) promulgò leggi, come la tutela degli emigranti; la tutela del lavoro, istituì alcuni diritti fondamentali, specie per le donne lavoratrici e per i minori; fece adottare le misure contro la malaria; istituì l’Ufficio del Lavoro; quello per la realizzazione dell’Edilizia di Case Popolari; istituì, infine, l’assicurazione a garanzia degli infortuni sul lavoro. Promulgò l’obbligo del riposo settimanale, l’istituzione della Cassa nazionale delle assicurazioni sociali, quella per la maternità e l’assistenza a favore dei colpiti da disoccupazione involontaria, la mutualità scolastica e la meritoria Opera Nazionale Combattenti”.
“Per tutte queste leggi, da Lui fortemente volute ed ispirate, fu ritenuto come un Re Socialista, pronto e attento alle esigenze di progresso del Paese. Contribuì finanziariamente alla fondazione a Milano della prima Clinica di Medicina per il Lavoro d’Europa e di uno dei primi istituti per lo studio e la cura del cancro”.
“Va bene tutto ciò! “ Interloquii: “ come lo spieghi, allora, che non tutto il popolo era con lui? Nel marzo del 1912 ci fu un attentato alla sua persona, in Piazza del Pantheon a Roma e fortunatamente andò a vuoto. Fu un attentato a colpi di pistola per opera del ventenne muratore romano anarchico, Antonio D’alba, che fu prontamente arrestato e velocemente processato e condannato a 30 anni di galera in isolamento. Morì in un manicomio giudiziario, non potendo essere giustiziato, perché le nuove norme non prevedevano la pena capitale per il solo fatto che il suo gesto non ebbe le funeste conseguenze (il regicidio). Ci fu anche un altro attentato, nell’estate del 1941, durante una visita sul territorio appena conquistato, l’Albania, finito presto nel dimenticatoio per non pregiudicare l’alone di notorietà del piccolo Re, divenuto, non per sue grandi gesta eroiche militari, oltre a Re d’Italia ed Imperatore dell’Eritrea e della Somalia, anche Re d’Albania. ““Allora non era tutto oro quello che luccicava” m’interruppe, il buon Castagna, “ la sua altezzosa ed austera regalità era solo una copertura istituzionale formale, come lo sono tutte i Re e le Regine di questo mondo, poiché giustamente il potere di governare un paese è delegato a un presidente del Consiglio eletto direttamente o indirettamente dal popolo con elezioni indette periodicamente sancite da costituzioni. “
“In realtà in ogni paese civile così è esercitato il potere” ripresi a dire:
“A quell’epoca, però, la nomina dei Capo dei governi e dei Ministri era esclusiva prerogativa del regnante, tanto che, i guai della nostra Nazione si possono facilmente addebitare a Lui, nel nostro caso Vittorio Emanuele III. Con pavido, ombroso e caparbio comportamento manifestò, la non grande personalità, specie, come durante la marcia su Roma delle squadracce fasciste. “
“Allora Professore Sasà, volete affermare che era un inetto, che si faceva consigliare malamente dai suoi autorevoli collaboratoti della corona” mi contestò il caro Castagna e mi rintuzzò che, se, si piegò e accettò la dittatura fascista dell’Onorevole Mussolini, fu per ben determinati motivi, specie tre, (come riportò lo storico Renzo De felice nella sua storiografia del fascismo), che si possono racchiudere in :
* La debolezza del governo in carica presieduto
dall’onorevole Luigi facta;
* La paura dell’atteggiamento filofascista del Cugino,
il Duca d’Aosta, che l'avrebbe potuto spodestare;
* Le incertezze dei vertici militari nel contrastare la
marcia su Roma, giustificando come una inutile
guerra civile interna.
“Non sono giustifiche plausibili, anche perché era noto a tutti che le preoccupazioni erano fuori luogo, sul fatto che, le forze militari dell’esercito di stanza nella capitale, erano di gran lunga come quantità superiori dell’orda fascista che risultava mal equipaggiata ed ordinata”.
“Caro Castagna! Tengo a precisare che ho letto che il piccolo Re, tentò, ligio allo Statuto Albertino, di dare una parvenza costituzionale parlamentare, dando l’incarico di formare (dopo le dimissioni di Luigi Facta), un nuovo governo liberal-fascista, presieduto dal Duo (Salandra – Mussolini). Ipotesi prontamente bocciata dai fascisti e così si piegò a concedere l’investitura governativa al solo Mussolini.”.
“Scusate, Professor Sasà", interloquì il buon Castagna, “allora così si giustifica la resa a Mussolini o siete convinto che da parte di sua maestà c’era un preciso tornaconto, perché, Lui, custode della oligarchia monarchica e dei privilegi nobiliari, si mostrò riluttante ad ogni esigenza libertaria e si distinse nell’adottare una netta tendenza antidemocratica, anticomunista, antisocialista, antipopolare e perfino anticlericale dopo l’8 settembre”
La sporca guerra subita per volontà fascista, (Caro Castagna) lo tramanda come anch’egli un re tentenna, come il suo avo Carlo Alberto di Savoia, volendo in cuor suo sbarazzarsi del Duce, ma, non ne era capace, né possedeva l’autorità”. “Era, volete dirmi, un re fantoccio” riprese il buon Castagna” che, non contava niente, doveva solo apporre la firma di Re¸ (quale prima autorità della Nazione) ai documenti importanti, specifico, alle leggi, ai decreti, ai trattati internazionali diciamo alle questioni non solo formali e burocratiche, ma pure sostanziali senza potersi opporre”.
“Caro
Castagna, non andò tutto così !” Gli risposi con garbo, e continuai “ Dopo le sconfitte per le battaglie della difesa dei territori
conquistati in terra d’Africa, si convinse che fosse giunto il momento di
rompersi dello squadrista fascista ed approfittando del voto contrario del Gran
Consiglio del Fascismo del 25 Luglio 1943 alla sua disastrosa politica,
l'indomani nel riceverlo a palazzo Chigi, lo fece arrestare e
contemporaneamente nominò nuovo capo del Governo il generale Pietro Badoglio, che il 3
settembre firma un armistizio con gli Alleati (reso noto solo l'8 Settembre,
dopo che il 7 settembre fu fatto annunciare da radio Algeri dal generale
Eisenhower con la minaccia di un bombardamento sulla capitale qualora non
si procedesse alla proclamazione). L'esercito si ritrova allo sbando sotto i
colpi delle numerose unità tedesche, inviate in Italia all'indomani della
caduta di Mussolini.”
“Era finito il fascismo, allora Professò !” Istintivamente esultò il
Castagna e proseguì tutto eccitato:
”Come le sapete tutte queste cose, se non eravate ancora nato, l’avete letto da qualche parte, perché mi ricordo a scuola
non ce l’hanno fatto studiare, i nostri libri di storia si fermavano alla
guerra del !915/1918.”
Gli contestai allora velocemente dicendogli :“Tu, come fai a non conoscere questo tipo di storia abbastanza recente.
Sono passati appena 50 0 60 anni fa. A me, mio padre, trovava sempre il
modo di raccontarmela e descrivermela, perché vissuta da lui con tutta la
famiglia direttamente in quel periodo. L’ultima guerra, l’Italia l’ha vissuta
in tutto il territorio dalle alpi fino in Sicilia, non solo con l’esercito, con
la marina e con l’aeronautica, ma con tutto il popolo, nessuno escluso.
Le popolazioni vissero e sopportarono privazioni, umiliazioni e bombardamenti
senza alcuna colpa solo a causa di cervellotiche ambizioni del potere fascista,
colluso con Casa Savoia.
Le immaggini sottostanti sono:
Il monumento di Vitt.em.II° di Savoia a Piazza Municipio con la vista dellasede della Banca d’Italia;
la foto di Pietro Badoglio
E' solo la prima parte seguirà con altre parti nei prossimi giorni, lasciate un commento e proseguirò la narrazione
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