giovedì 31 agosto 2023

la foto di Antonio Vacca , il capostite della storia dei Vacca.

 

Per completare la storia dell’anello  d’oro dei Vacca, ecco la foto di Vacca Antonio, dalla  quale il figlio Vincenzo Vacca,  ereditò   alla morte di sua nonna, Pasqualina Durante, che  l’informava della bravura del suo genitore nel suonare il violino e del grande amore che lo legava a sua figlia, Maria Siciliana, sua madre.

 Di Antonio Vacca , la sua  morte durante la prima guerra mondiale è riportata su una lastra a destra, appena si entra, nella Chiesa di Santa Chiara di Napoli, dove sono elencati tutti i caduti napoletani,  dispersi, che s’immolarono in quel conflitto.

 

 

 

 

                                                      Antonio Vacca

mercoledì 30 agosto 2023

La dodicesima ed ultima puntata della storia, l'anello d'oro dei Vacca.

 

La Dodicesima e ultima puntata della storia, l’anello d’oro dei Vacca. E' descritta cosa avvenne dopo il rituale passaggio da Vincenzo Vacca a Salvatore alla presenza di tutti i figli e i nipoti, Anna e Ciro De Luca, di Vincenzo Vacca, del piccolo monile diventato, il simbolo dei Vacca di Napoli, derivante dalla primaria famiglia, Vacca Antonio e Maria Siciliani, per far continuare la tradizione della stirpe.

 

 

 

 

Salvatore, ricevuto l’anelo d’oro dal Padre Vincenzo non lo mise al dito, come aveva fatto negli anni cinquanta del secolo scorso, ma lo consegnò alla moglie Giulia, affinché lo custodisse gelosamente tra i suoi personali monili di oro, considerati beni della famiglia Vacca-Vitiello.

Da quel momento il piccolo monile d’oro, andò a finire quasi nel dimenticatoio e diventò così ancora  di più, come era il desiderio di Vincenzo Vacca, di far ricordare il padre Antonio Vacca e la sua adorata sposa, Maria Siciliani. L’occasione di tramandare la storia dell’anellino, Salvatore l’ebbe, quando cercando tra i libri e le varie cianfrusaglie conservate, trovò una scatola di cartone, utilizzata dal padre Vincenzo, dove erano ammucchiate senza un ordine preciso, le foto che avevano, lui scattate, o ricevute per particolari eventi.

Incuriosito, Salvatore la aprì e gli capitò subito tra le mani, la famosa foto del giovane, Vacca Antonio, che al centro di un gruppo musicale aveva tra le sue mani un violino e al dito mignolo si notava il monile d’oro.

In quell’istante Salvatore, rivisse la storia, raccontata dal padre e con il forte desiderio di appagare la sua volontà, ne ha scritta la storia per tramandarla ai posteri e nello stesso tempo farla conoscere ai discendenti diretti o indiretti della prima originaria famiglia, Vacca-Siciliani.

 Il previsto passaggio del piccolo monile come desiderava Vincenzo Vacca, tra Salvatore e il suo unico figlio Vladimiro, non è ancora avvenuto. Salvatore, però appena ci sarà l’occasione, glielo darà, con la promessa di consegnarlo al proprio primogenito, quando sarà grande e capirà, sapendo della storia dell’anello, e l’importanza che rappresenta, quale simbolo della stirpe dei Vacca di Napoli

 

martedì 29 agosto 2023

L'undicesima puntata della storia, l'anello d'oro dei Vacca.

L’Undicesima puntata della storia, l’anello d’oro dei Vacca, incuriosirà conoscere come avvenne e quando il rituale passaggio tra i Vacca, dopo il decesso di Vincenzo Vacca, che desiderava che il piccolo monile del padre Antonio diventasse il simbolo dei Vacca di Napoli, discendenti della primaria famiglia, Vacca Antonio e Maria Siciliani, per far continuare la tradizione della stirpe.

 

 

A questo punto, dopo le descrizioni dei vari personaggi, protagonisti della storia dell’anello d’oro, il simbolo dei Vacca, viene spontanea la curiosità di sapere il finale, e chi tiene il piccolo monile d’oro, di appena 12^ carati, regalato da Maria Siciliani al marito, Antonio Vacca.

Iniziamo nel dire che Vacca Vincenzo, il padre di Salvatore, avendo fede al suo proposito, quello che l’anello del padre diventasse il simbolo familiare dei VACCA, ne parla con il figlio per darglielo. 

Infatti, lo invito a venirselo a prendere, perché lo custodiva nella sua dimora, con la promessa di darlo a suo figlio, che l’avrebbe dovuto, quando si sarebbe sposato, poi, consegnato al suo primogenito.

Dopo una caduta su un autobus, che si fermò bruscamente con una frenata per non fare un incidente, Vincenzo vacca, si ammalò e non si riebbe più, tanto che i suoi figli e la sua nuova consorte, decisero di farlo ricoverare in ospedale, quello dove lui aveva fiducia e aveva vissuto buona parte della sua esistenza, e svolto l’attività lavorativa, di addetto alla manutenzione.

 Prima del suo ricovero, Vincenzo Vacca, una sera davanti a tutti i suoi figli, Maria, Salvatore, Angelo e Renato e ai nipoti Anna e Ciro De Luca, figli della defunta altra figlia Camilla, volle consegnare a Salvatore il prezioso per lui anello d’oro del padre.

Ricoverato nell’ospedale Monaldi, si alternò la notte a stargli vicino  parte dei suoi famigliari e capitò l’ultima a Salvatore, quando dopo una smaniosa notte, gli predisse che l’indomani avrebbe raggiunto i suoi genitori e così avrebbe rivisto pure sua moglie Teresa, il figlio Antonio e sua figlia Camilla. La mattina seguente, Salvatore lo lasciò per andare a lavorare e durante lo svolgimento della sua attività di bancario, apprese da una telefonata di sua moglie, Giulia, che il padre era morto.   Salvatore, lasciò immediatamente il suo posto di lavoro e accompagnato da un collega, amico fraterno, raggiunse l’ospedale Monaldi, da piazza Municipio per constatare e vedere per l’ultima volta il padre. I funerali si tennero il giorno dopo nella chiesa di san Giovanni battista nel borgo di Chiaiano, poiché era conosciuto, come riteneva Salvatore, dal parroco e che avrebbe dovuto fare una bella commemorazione al proprio genitore, poiché l’aveva sposato e apprezzato i suoi meriti di musicista e liutaio provetto.

Alla cerimonia funebre de Vincenzo Vacca, partecipò la maggior parte della popolazione locale, ed esponenti della direzione della Banca d’Italia, che ormai lo conoscevano quando la mattina lo incontrava nell’androne dell’Istituto con il figlio Salvatore a prendere il caffè nell'interno bar.

Il lascito di Vincenzo Vacca, dopo qualche giorno, soprattutto i suoi strumenti musicali, un pianoforte, una tastiera e vari mandolini e qualche chitarra da lui costruiti, è stato equamente diviso fra tutti gli eredi, cosa che fece Salvatore per osservare la volontà paterna.            

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lunedì 28 agosto 2023

lLa Decima puntata della storia, l'anello d'oro dei Vacca

La Decima puntata della storia, l’anello d’oro dei Vacca, incuriosirà conoscere quale attinenza ebbe gli altri due figli di Luigi Vacca, il fratello di Antonio Vacca, Raffaele e Vincenzo con episodi inerenti all’intero patrimonio della famiglia (Vacca Antonio e Maria Siciliani), che furono dei protagonisti insoliti, ereditando alla morte del loro genitore ancora beni dello Zio Antonio, disperso al fronte della prima guerra mondiale.

 

I fatti che parlano dei due figli maschi di Luigi Vacca, Salvatore li apprese dalla loro sorella Carmela Vacca, quando la andava a trovare per conoscere meglio chi erano i suoi Nonni, (Antonio e Maria). Infatti, i suoi fratelli ebbero i vestiti e le cose personali dello zio morto, custoditi gelosamente in un armadio da sua moglie, quando parti per il fronte, mentre lei ebbe soltanto gli orecchini della zia. Raffaele, il più grande, tali vestiti dello Zio, Antonio, presi dal padre Luigi, quando morì la moglie, e li utilizzo, vestendoli, avendo circa la sua taglia, e un camice, che si metteva, quando lo stesso svolgeva la sua attività di bravo barbiere per non sporcarsi con i peli quando li tagliava ai suoi clienti. Raffaele, dopo la morte del guappo padre, ereditò da lui, il suo mestiere di fittacamere, dal quale ricavava il necessario per i bisogni della sua Famiglia. Raffaele, come raccontava poi la sorella, spesso era solito dare sfogo alla sua aspirazione principale, quella di cantante, quando capitava l'occasione per esibirsi, ottenendo applausi per il tono di voce armonioso nell’interpretare i versi delle struggenti canzoni napoletane. Morì normalmente tra le braccia della sua adorata sposa, con la quale aveva creato ben cinque figli. L’altro fratello di Carmela Vacca, Vincenzo il più piccolo, recante lo steso nome del Cugino Vincenzo Vacca, figlio del disperso in guerra Antonio, era in un negozio di antiquariato, l’esperto venditore di oggetti e articoli vari antichi.  Vincenzo ereditò dal Padre Luigi un cassetto madreperlato dello zio, che conteneva tutto l’occorrente per radersi, una vaschetta di ceramica per il sapone, un pennello e un piccolo rasoio per radere la barba con manico d’avorio. Tale cassetto, conservato in ricordo dello zio morto, spontaneamente lo donò a suo cugino, dicendogli è tuo, era di tuo padre. Vincenzo Vacca apprezzò il gesto e spesso lo andava a trovare e una volta portò anche il figlio Salvatore, che lo conobbe.

Il cassettino con il suo contenuto è andato perduto, nei vari traslochi di Vacca Vincenzo, con il grande rammarico di suo figlio Salvatore, che l’avrebbe custodito come prezioso ricordo di suo nonno.    

 

domenica 27 agosto 2023

La Nona puntata della storia, l'anello d'oro dei Vacca.

La Nona puntata della storia, l’anello d’oro dei Vacca, è giusta continuare a descrivere episodi inerenti alla verità e il perché degli orecchini di Maria siciliani, la madre di Vacca Franca Clementina e Vincenzo, conosciuta dal figlio Salvatore, quando conobbe, per puro caso negli anni Novanta Carmela Vacca e ne chiese informazioni, per tramandarle ai posteri della stirpe dei Vacca.

 

 

 

Una delle tante mattine, prima di entrare nell’androne principale di via Cervantes della Banca, dove all’interno c’era anche il bar per i soli dipendenti, pensionati e loro familiari, dove padre e figlio, prendevano un buon caffè e poi si lasciavano, per proseguire ognuno la propria giornata, Salvatore come impiegato, mentre il padre Vincenzo, andava gironzolando per la città a trovare amici o qualche antico parente, che risiedeva nei paraggi.  Un giorno, infatti, nell’attesa di tale prassi habituè mattutina, incontrarono il marito di una nipote di Zia Carmela Vacca, Antonio Carotenuto, che era il portiere di un grande palazzo, ne pressi della banca, costruito durante il fascismo, quando furono abbattute le vecchie catapecchie malsane della zona, nota come ‘O Ponte ‘e Tappia, adiacente alla sala del cinema Fiorentini e i grandi magazzini Standa. Una sera infine Salvatore, dovendo prendere la sua auto, parcheggiata nei locali sottostanti tale palazzo, innanzi descritto, conobbe la moglie del parente portiere, Rosa  Vacca, la nipote di zia Carmela Vacca, la tanta menzionata cugina, dal padre Vincenzo, che era addetta a fare lavori di pulizia nello stesso edificio. Parlando con lei, Salvatore seppe che era figlia di Raffaele Vacca, uno dei due figli di Luigi Vacca, ed era stata cresciuta da sua zia Carmela Vacca, che la volle con sé, poiché non aveva avuto figli. Rosa Vacca, poi, continuò a dire, informando Salvatore, che sua zia, Carmela Vacca, in quel momento abitava da sola in un piccolo appartamento al primo piano di un palazzetto dietro l’università di Architettura, sita a piazza Uliveto nei pressi di Piazza del Gesù nuovo, in cui si accedeva da un portoncino con una scalinata ripida interna, che portava direttamente alla modesta abitazione. In quell'appartamentino aveva vissuto i primi anni del suo matrimonio con il marito, finché non avevano trovato la definitiva sistemazione in questo nuovo edificio, perché svolgevano l’attività di portierato.

 Un sabato incuriosito di conoscere la famosa cugina del padre, Carmela Vacca, Salvatore insieme al genitore Vincenzo, andò a trovarla nella sua abitazione dietro l’Università di Architettura per cercare di recuperare eventualmente gli orecchini della nonna, Maria Siciliani, se ancora li avessi.  

Carmela Vacca, immediatamente, conosciuto salvatore, presentato dal padre Vincenzo, che con lei intratteneva ancora un rapporto di parentela, come pure con il cugino Vincenzo, figlio di Luigi Vacca, fu da lui colpita favorevolmente soprattutto perché era un bancario. Subito gli chiese come fare per conservare i suoi risparmi, che li aveva conservato in un cassetto del suo armadio di casa, avendo paura di depositarli alla posta dopo l’esperienza negativa nel dopo guerra, quando li aveva investiti in buoni fruttiferi postali con le vecchie lire, che persero valore, quando li andò a incassare. Salvatore la rassicurò consigliandole di andare da lui in Banca, che era un luogo sicuro e la invitò ad andare nella sua banca per farle acquistare i titoli statali, Btp o CCT, che in quel momento davano un ottimo rendimento, ed erano sicuri e facilmente cambiabili in contante in caso di necessità, perché erano garantiti dallo stato. Dopo pochi giorni, infatti, la vecchietta arzilla Carmela Vacca, si recò nella Banca d’Italia, dove lavorava Salvatore, accompagnata dalla nipote Rosa per depositare i suoi risparmi. Tutta contenta, apri un deposito a risparmio personale con nome, presso la CSR, (cassa sovvenzioni e risparmi) che era una banca gestita dentro l’Istituto d’Emissione, noto pure come Banca d’Italia, e dopo averlo ringraziato contenta, si fece promettere che lo aspettava alla sua dimora per la disponibilità ricevuta e prestazioni di cortesia. Salvatore una sera dopo il lavoro, poiché sua zia Carmela abitava lungo il percorso del ritorno alla sua casa, andò a trovarla e con lei si fece raccontare fatti della sua vita e che fine avevano fato gli orecchini di sua Nonna, Maria Siciliani, che non volle dare a sua zia, vacca Franca. La risposta fu vaga e non ricordata, che fine aveva fatto, se li aveva donati alla figlia di suo fratello Vincenzo, (l’altro figlio di Luigi Vacca) o non li trovava più da quando erano passati di moda e li aveva messi in qualche cassetto.    

Non passò nemmeno un mese e Salvatore una mattina, verso le undici, si trovò agli sportelli della sua Banca, la vecchia zia Carmela con la nipote Rosa, che era venuta a ritirare l’intero importo del deposito, fattelo aprire e consigliato da lui, perché gli serviva per farsi una nuova dentiera e si scocciata, quando aveva bisogno di soldi, di venire fino a lì per averli. Ritirato tutta la somma, non molta, soddisfatta se ne ritornò a casa, aiutata dalla nipote, con la quale aveva ancora un buon rapporto.

Una domenica sera però accadde l’irreparabile, Salvatore ricevette una telefonata dalla Questura di Napoli, poiché sua Zia Carmela aveva avuto un malore ed era accaduto un fatto inconsueto, per cui dovetti recarmi nei loro uffici, per sapere ciò che era accaduto, poiché avevano trovato il suo numero telefonico tra i documenti della vecchia signora, zia Carmela per informarlo. Recatosi immediatamente in Questura, apprese che zia Carmela, sentendosi male al cuore e pensando al peggio, per chiedere aiuto, iniziò a buttare banconote dal suo balconcino, perché non riusciva a scendere la scalinata.

Intervennero agenti della polizia, informati dell’accaduto e riuscirono a portarla al vicino ospedale dei Pellegrini. Dal quel momento non si riprese più e dopo qualche giorno morì.  Salvatore, dispiaciuto, non seppe più nulla di zia Carmela dei suoi risparmi e delle sue cose, perché ne fecero man basso i suoi nipoti diretti senza consultarlo o informarlo.