La terza figlia di Antonio Vacca e Maria Siciliani
Vacca Francesca - Nacque anche Lei a Napoli, il 1913 del 16 dicembre, come gli altri due figli di Antonio Vacca e Maria Siciliani, nell’appartamento, ubicato in Via Mercato dei grani, nei pressi di piazza Municipio. Dopo la morte della madre, Maria Siciliani, nel 1917, fu rinchiusa coma la sorella Clementina nell’orfanotrofio femminile nel convento di suore, situato nel complesso monumentale della Chiesa di Santa Chiara, dallo zio, Luigi Vacca. Franceschina, così era chiamata, fin dalla tenera età, divenuta signorina, conosciuto il fratello del cognato, Armando Canzanella, Roberto Canzanella, un bellissimo giovanotto e se ne innamorò, intensamente. Come la sorella Clementina, Francesca sposò, quindi, un Canzanella, appena ventenne e procreò subito due figli con l’aitante consorte Roberto, Antonio e Bruno. Dopo la nascita del suo secondo figlio, Franceschina, dovette portarsi a vivere con i suoi due figli presso la casa del fratello Vincenzo nel Borgo di Polvica nel quartiere Chiaiano, poiché il marito, Roberto, fu costretto a partire per il fronte, richiamato alle armi, come bersagliere, per partecipare alla seconda guerra mondiale quella del 1940. Dopo l’armistizio, le varie organizzazioni soldatesche statali si sciolsero e i loro addetti, cioè i vari soldati, alpini, bersaglieri, artiglieri, carristi di leva cercarono, indossando vestiti di civili, messi a loro disposizione da antifascisti, di fuggire e ritornare ai loro paesi natii. Roberto Canzanella, lasciando la sua compagine militare e con altri commilitoni, come lui, sbandati, svestitosi dei panni militari cercò di ritornare a Napoli con la speranza di riabbracciare la moglie e i figli. Durante il percorso di ritorno conobbe un commilitone napoletano, un certo, Nicola Smeraglia, anche lui, un militare sbandato, era un soldato alpino, che voleva ritornare nella zona periferica di Napoli, Chiaiano. S’incamminò con il nuovo amico Smeraglia, avendo appreso che sua Moglie e i suoi figlioletti, si erano anche loro trasferiti da quelle parti. Entrambi, i nostri sbandati reduci di guerra, con fatica superando vari disagi arrivarono finalmente alla località periferica di Napoli, Polvica, borgo di Chiaiano, dove avrebbe ritrovato i loro cari parenti, Roberto, la moglie e i suoi figli e Nicola Smeraglia la sua famiglia. Dopo la fuga dal fronte con l’amico chiaianese, Nicola, conosciuto dopo l’armistizio, Roberto raggiunse in questo modo la moglie e i due figlioletti, che risiedevano anch’essi in quella stessa località, Polvica, borgo del quartiere Chiaiano, presso il cognato, Vincenzo Vacca.
A Chiaiano, infine Roberto si sistemò provvisoriamente in una stanza, insomma un basso, che stava in via Barone, che gli procurò e gli mise a disposizione il suo come lui amico fuggiasco, Nicola Smeraglia, ancora scapolo immedesimandosi nelle sue esigenze coniugali. Tale stanza faceva parte di alcuni locali del bar, gestito dalla nota famiglia Smeraglia, del suo amico quasi fraterno Nicola. Dopo vari mesi di ambientamento nel paesino di Polvica, borgo del Comune Chiaiano e Uniti, Roberto trovò un’occupazione prima provvisoria e poi definitiva, con l’aiuto del cognato Vincenzo Vacca, che all'epoca già lavorava nell’ospedale della tubercolosi "Principe di Piemonte", poi rinominato, Ospedale Vincenzo Monaldi, nel quartiere Santa Croce. Fu così assunto presso il noto nosocomio, essendo anche reduce di guerra e avendo un mestiere che serviva in quel momento per la ristrutturazione delle strutture ospedaliere. Dopo un po’, essendo un provetto imbianchino di stanze, si prodigò con abilità a ristrutturare il vecchio tubercolosario. Sistematosi con il nuovo lavoro, Roberto Canzanella, prese, così, alloggio al primo piano del palazzo n. 1 nel vicoletto Croce di Polvica con la moglie Francesca Vacca e i due figli, Antonio e Bruno. Francesca Vacca e Roberto Canzanella, acquisita la nuova sistemazione abitativa, procrearono altri 3^ figli, durante il loro soggiorno a Polvica, borgo di Chiaiano, questa volta di sesso femminile, Maria, Imma e Luciana. La numerosa nuova famigliola, Canzanella-Vacca, vincendo un concorso di case popolari, indetto dall’INPS, da assegnare in località Porta Piccola, si trasferì colà, in via Bosco di Capodimonte numero 73D, al piano terra, comprensivo anche di un piccolo giardino, del nuovo palazzo costruito, per alloggiarvi i vincitori del bando di alloggi popolari. Francesca e Roberto, subirono anche la dolorosa perdita della loro figlia, Maria, che morì nel partorire una nascitura senza vita in un ospedale a Como, dove risiedeva con il marito, finanziere che era stato traferito, appena dopo il loro matrimonio. Francesca, infine, dopo aver visto, sposati e sistemati i suoi quattro figli, Antonio, Bruno, Imma e Luciana, rimasta vedova, dopo la morte del suo amato marito, volle rimanere con la figlia Luciana nella stessa abitazione, che i fratelli e la sorella Imma, le concessero benevolmente. La travagliata esistenza di Francesca Vacca terminò a casa della figlia Imma, nelle sue braccia nel Agosto del 1996 dopo le tante vissute tragedie, sopportate fin da piccola, lasciando un vuoto incolmabile ai suoi figli, e ai suoi nipoti, che le volevano un gran bene. .
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