La Nona puntata della storia, l’anello d’oro dei Vacca, è giusta continuare a descrivere episodi inerenti alla verità e il perché degli orecchini di Maria siciliani, la madre di Vacca Franca Clementina e Vincenzo, conosciuta dal figlio Salvatore, quando conobbe, per puro caso negli anni Novanta Carmela Vacca e ne chiese informazioni, per tramandarle ai posteri della stirpe dei Vacca.
Una delle tante mattine, prima di entrare nell’androne principale di via Cervantes della Banca, dove all’interno c’era anche il bar per i soli dipendenti, pensionati e loro familiari, dove padre e figlio, prendevano un buon caffè e poi si lasciavano, per proseguire ognuno la propria giornata, Salvatore come impiegato, mentre il padre Vincenzo, andava gironzolando per la città a trovare amici o qualche antico parente, che risiedeva nei paraggi. Un giorno, infatti, nell’attesa di tale prassi habituè mattutina, incontrarono il marito di una nipote di Zia Carmela Vacca, Antonio Carotenuto, che era il portiere di un grande palazzo, ne pressi della banca, costruito durante il fascismo, quando furono abbattute le vecchie catapecchie malsane della zona, nota come ‘O Ponte ‘e Tappia, adiacente alla sala del cinema Fiorentini e i grandi magazzini Standa. Una sera infine Salvatore, dovendo prendere la sua auto, parcheggiata nei locali sottostanti tale palazzo, innanzi descritto, conobbe la moglie del parente portiere, Rosa Vacca, la nipote di zia Carmela Vacca, la tanta menzionata cugina, dal padre Vincenzo, che era addetta a fare lavori di pulizia nello stesso edificio. Parlando con lei, Salvatore seppe che era figlia di Raffaele Vacca, uno dei due figli di Luigi Vacca, ed era stata cresciuta da sua zia Carmela Vacca, che la volle con sé, poiché non aveva avuto figli. Rosa Vacca, poi, continuò a dire, informando Salvatore, che sua zia, Carmela Vacca, in quel momento abitava da sola in un piccolo appartamento al primo piano di un palazzetto dietro l’università di Architettura, sita a piazza Uliveto nei pressi di Piazza del Gesù nuovo, in cui si accedeva da un portoncino con una scalinata ripida interna, che portava direttamente alla modesta abitazione. In quell'appartamentino aveva vissuto i primi anni del suo matrimonio con il marito, finché non avevano trovato la definitiva sistemazione in questo nuovo edificio, perché svolgevano l’attività di portierato.
Un sabato incuriosito di conoscere la famosa cugina del padre, Carmela Vacca, Salvatore insieme al genitore Vincenzo, andò a trovarla nella sua abitazione dietro l’Università di Architettura per cercare di recuperare eventualmente gli orecchini della nonna, Maria Siciliani, se ancora li avessi.
Carmela Vacca, immediatamente, conosciuto salvatore, presentato dal padre Vincenzo, che con lei intratteneva ancora un rapporto di parentela, come pure con il cugino Vincenzo, figlio di Luigi Vacca, fu da lui colpita favorevolmente soprattutto perché era un bancario. Subito gli chiese come fare per conservare i suoi risparmi, che li aveva conservato in un cassetto del suo armadio di casa, avendo paura di depositarli alla posta dopo l’esperienza negativa nel dopo guerra, quando li aveva investiti in buoni fruttiferi postali con le vecchie lire, che persero valore, quando li andò a incassare. Salvatore la rassicurò consigliandole di andare da lui in Banca, che era un luogo sicuro e la invitò ad andare nella sua banca per farle acquistare i titoli statali, Btp o CCT, che in quel momento davano un ottimo rendimento, ed erano sicuri e facilmente cambiabili in contante in caso di necessità, perché erano garantiti dallo stato. Dopo pochi giorni, infatti, la vecchietta arzilla Carmela Vacca, si recò nella Banca d’Italia, dove lavorava Salvatore, accompagnata dalla nipote Rosa per depositare i suoi risparmi. Tutta contenta, apri un deposito a risparmio personale con nome, presso la CSR, (cassa sovvenzioni e risparmi) che era una banca gestita dentro l’Istituto d’Emissione, noto pure come Banca d’Italia, e dopo averlo ringraziato contenta, si fece promettere che lo aspettava alla sua dimora per la disponibilità ricevuta e prestazioni di cortesia. Salvatore una sera dopo il lavoro, poiché sua zia Carmela abitava lungo il percorso del ritorno alla sua casa, andò a trovarla e con lei si fece raccontare fatti della sua vita e che fine avevano fato gli orecchini di sua Nonna, Maria Siciliani, che non volle dare a sua zia, vacca Franca. La risposta fu vaga e non ricordata, che fine aveva fatto, se li aveva donati alla figlia di suo fratello Vincenzo, (l’altro figlio di Luigi Vacca) o non li trovava più da quando erano passati di moda e li aveva messi in qualche cassetto.
Non passò nemmeno un mese e Salvatore una mattina, verso le undici, si trovò agli sportelli della sua Banca, la vecchia zia Carmela con la nipote Rosa, che era venuta a ritirare l’intero importo del deposito, fattelo aprire e consigliato da lui, perché gli serviva per farsi una nuova dentiera e si scocciata, quando aveva bisogno di soldi, di venire fino a lì per averli. Ritirato tutta la somma, non molta, soddisfatta se ne ritornò a casa, aiutata dalla nipote, con la quale aveva ancora un buon rapporto.
Una domenica sera però accadde l’irreparabile, Salvatore ricevette una telefonata dalla Questura di Napoli, poiché sua Zia Carmela aveva avuto un malore ed era accaduto un fatto inconsueto, per cui dovetti recarmi nei loro uffici, per sapere ciò che era accaduto, poiché avevano trovato il suo numero telefonico tra i documenti della vecchia signora, zia Carmela per informarlo. Recatosi immediatamente in Questura, apprese che zia Carmela, sentendosi male al cuore e pensando al peggio, per chiedere aiuto, iniziò a buttare banconote dal suo balconcino, perché non riusciva a scendere la scalinata.
Intervennero agenti della polizia, informati dell’accaduto e riuscirono a portarla al vicino ospedale dei Pellegrini. Dal quel momento non si riprese più e dopo qualche giorno morì. Salvatore, dispiaciuto, non seppe più nulla di zia Carmela dei suoi risparmi e delle sue cose, perché ne fecero man basso i suoi nipoti diretti senza consultarlo o informarlo.
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