giovedì 24 agosto 2023

La settima puntata della storia dell'anello d'oro dei Vacc

La settima puntata della storia dell’anello d’oro dei Vacca, è d’uopo descrivere come Vacca Vincenzo riuscì d ootenerlo, dopo averlo visto portare al dito del fratello del padre Antonio, da Luigi Vacca.

 

A questo punto, dopo aver descritto chi furono e sono i personaggi di riferimento della principale famiglia “Vacca di Napoli”, riprendo a raccontare e dettagliare i fatti riguardanti il famoso “Anello D’oro”, che Vacca Antonio, portava al dito mignolo, donato dalla moglie Maria Siciliani, come si vede in evidenza in una foto, conservata dal figlio, Vacca Vincenzo, quando la trovò tra gli effetti e i ricordi, lasciati e rinvenuti, conservati da sua nonna, Durante Pasqualina.  In tale foto, il giovane, Vincenzo Vacca, riconobbe lo stesso anello del padre, che lo zio Luigi Vacca, portava al dito mignolo della sua mano, come ricordo del fratello disperso al fronte. Desideroso di avere qualcosa del padre, Antonio Vacca, come l'anello della foto, Vincenzo, anche dopo  i tanti anni trascorsi,  fece la richiesta per averlo al pregiudicato Zio, Luigi Vacca, ricevendo la seguente risposta dallo stesso,  “L’avrai solo a morte mia”. L'anello d’oro è solo un monile di 12^ carati, avente una perlina verde con un valore affettivo enorme tanto, che è diventato il simbolo dei Vacca, per  essere poi passato e portato dal primo discendente maschio della famiglia Vacca- Rusciano, quasi come il legame diretto della continuazione dinastica della famiglia originaria, quella di Vacca Antonio e Siciliani Maria.                                  Descriveremo ora tale monile, com'è giunto all’attuale detentore e lo custodisce gelosamente, per darlo, come dal desiderio e volontà di Vincenzo Vacca, al primogenito figlio maschio, com'è tradizione seguita nel tempo andato trascorso per darlo al successivo, prossimo Vacca. L’anello d’oro dei Vacca, come prima descritto, era tenuto e portato dopo la morte di Maria Siciliani, al dito da Luigi Vacca, finché non morì a Napoli, il 14 aprile 1940.  Il nipote, Vacca Vincenzo, avuta la notizia del decesso dello zio, si portò come, da rituale, a esprimere le condoglianze alla sua consorte, Rosa d’Errico e ai figli, Carmela, Raffaele e Vincenzo.                                                                                          Nella stanza, dov’era posto il cadavere del deceduto, Luigi Vacca, c’era anche suo genero, Gennaro Esposito, il marito della figlia Carmela, che stava riposando su un divano sonnecchiando, stanco per essersi occupato di tutte le occorrenze funerarie. Nel sentire la risposta titubante della suocera e del diniego dei figli presenti, Gennaro Esposito, esperto di diritto, lavorando come archivista in uno studio notarile, con fare autoritario esclamò: “Dateglielo, era di suo padre, e poi era una promessa di suo zio deceduto“.  Finite le titubanze e i dinieghi, Vincenzo Vacca, finalmente, grazie a Gennaro Esposito, il marito di Carmela, ebbe l’anello d’oro di suo padre Antonio. Raccontando, poi, l’episodio alla sorella Francesca, Vincenzo Vacca incitò a chiedere anche lei gli orecchini della Madre, Maria Siciliani, che la cugina Carmela Vacca, portava alle sue orecchie con spavalderia affermando che era un ricordo della zia defunta. Recatosi alla casa della famiglia dei Vacca Luigi- D’Errico con questa motivazione, Francesca, rivendicò i pendenti di sua madre, poiché desiderava, come il fratello, avere il ricordo dei suoi genitori.  Usò, però, un tono di voce con parole forti e rancorose da suscitare l’ira della cugina Carmela, che inveì nel picchiarla, così Francesca piangendo se ne andò, senza ricevere l‘ambito ricordo, gli orecchini della madre.  Intanto Vincenzo, l’anello d’oro del padre, non lo mise al dito, ma lo conservò gelosamente in un cassettino del mobile, facendo parte dell’antico arredamento della stanza da letto, “il Secretaire” con proposito di darlo al suo primo figlio maschio per far ricordare il padre, Vacca Antonio.  L’anello doveva essere, così, dato al suo primo figlio maschio, Antonio, ma poiché era morto l’8 febbraio del 1942 di Meningite, fu conservato per darlo al successivo, secondo figlio, Salvatore, nato nel 1943, quando sarebbe diventato grande, per continuare la tradizione, voluta da Vincenzo Vacca, dopo essere riuscito ad ottenerlo, l’anello d’oro del padre, Antonio Vacca, donatolo da sua madre, Maria Siciliani, quando si fidanzarono.   L’adolescente Salvatore Vacca, negli anni cinquanta, conosciuto il racconto dell’anello, ripetuto in varie occasioni dal padre, vistolo nascostamente nel cassetto del  “Secretaire” lo prese e se lo mise al dito, ritenendo che fosse suo.  Accortosi della sparizione dell’anello dal cassetto, Vincenzo Vacca, e vistolo al dito di suo figlio, Salvatore, lo sgridò fortemente, dicendogli: “E' tuo, ma quando ti farai più grande, perché ora potresti perderlo”, e se lo riprese per conservarlo nel solito cassetto ma, chiuso stavolta anche con un lucchetto.  Gli anni, intanto, passarono e nessuno dei vari personaggi della storia vera, "l’anello dei Vacca", s'interessò al monile d’oro, conservato gelosamente da Vincenzo Vacca.  A questo punto è interessante sapere perché fu quasi dimenticato, soprattutto il suo passaggio non avvenuto da Vincenzo Vacca a suo figlio Salvatore,  Quest’ultimo, poiché era impegnato in tante altre faccende, in primis con il lavoro di bancario e poi nello svolgere con passione l’attività politica, dedicando il tempo libero per aiutare i meno fortunati di lui.

Innanzitutto, dopo il matrimonio di Salvatore con Giulia Vitiello avvennero vari avvenimenti caratteristici, che permisero ai due giovani di formare una felice famiglia, andando a risiedere in fitto in un appartamento nel palazzo Dalia nel nuovo insediamento residenziale, "Parco Poggio Vallesana", all’inizio di Marano, al confine con il suo paese natio, Chiaiano, (ormai divenuto la 14^ municipalità di Napoli).  Nel 1975 nacque Vladimiro, il primogenito della nuova famiglia Vacca –Vitiello è fu una gioia incommensurabile per tutti i familiari della fantastica coppia, unico caso di cognomi di animali, invertiti con riferimento al genere degli stessi, la Vacca era maschio e Vitiello, una femmina.

 

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