martedì 29 agosto 2023

L'undicesima puntata della storia, l'anello d'oro dei Vacca.

L’Undicesima puntata della storia, l’anello d’oro dei Vacca, incuriosirà conoscere come avvenne e quando il rituale passaggio tra i Vacca, dopo il decesso di Vincenzo Vacca, che desiderava che il piccolo monile del padre Antonio diventasse il simbolo dei Vacca di Napoli, discendenti della primaria famiglia, Vacca Antonio e Maria Siciliani, per far continuare la tradizione della stirpe.

 

 

A questo punto, dopo le descrizioni dei vari personaggi, protagonisti della storia dell’anello d’oro, il simbolo dei Vacca, viene spontanea la curiosità di sapere il finale, e chi tiene il piccolo monile d’oro, di appena 12^ carati, regalato da Maria Siciliani al marito, Antonio Vacca.

Iniziamo nel dire che Vacca Vincenzo, il padre di Salvatore, avendo fede al suo proposito, quello che l’anello del padre diventasse il simbolo familiare dei VACCA, ne parla con il figlio per darglielo. 

Infatti, lo invito a venirselo a prendere, perché lo custodiva nella sua dimora, con la promessa di darlo a suo figlio, che l’avrebbe dovuto, quando si sarebbe sposato, poi, consegnato al suo primogenito.

Dopo una caduta su un autobus, che si fermò bruscamente con una frenata per non fare un incidente, Vincenzo vacca, si ammalò e non si riebbe più, tanto che i suoi figli e la sua nuova consorte, decisero di farlo ricoverare in ospedale, quello dove lui aveva fiducia e aveva vissuto buona parte della sua esistenza, e svolto l’attività lavorativa, di addetto alla manutenzione.

 Prima del suo ricovero, Vincenzo Vacca, una sera davanti a tutti i suoi figli, Maria, Salvatore, Angelo e Renato e ai nipoti Anna e Ciro De Luca, figli della defunta altra figlia Camilla, volle consegnare a Salvatore il prezioso per lui anello d’oro del padre.

Ricoverato nell’ospedale Monaldi, si alternò la notte a stargli vicino  parte dei suoi famigliari e capitò l’ultima a Salvatore, quando dopo una smaniosa notte, gli predisse che l’indomani avrebbe raggiunto i suoi genitori e così avrebbe rivisto pure sua moglie Teresa, il figlio Antonio e sua figlia Camilla. La mattina seguente, Salvatore lo lasciò per andare a lavorare e durante lo svolgimento della sua attività di bancario, apprese da una telefonata di sua moglie, Giulia, che il padre era morto.   Salvatore, lasciò immediatamente il suo posto di lavoro e accompagnato da un collega, amico fraterno, raggiunse l’ospedale Monaldi, da piazza Municipio per constatare e vedere per l’ultima volta il padre. I funerali si tennero il giorno dopo nella chiesa di san Giovanni battista nel borgo di Chiaiano, poiché era conosciuto, come riteneva Salvatore, dal parroco e che avrebbe dovuto fare una bella commemorazione al proprio genitore, poiché l’aveva sposato e apprezzato i suoi meriti di musicista e liutaio provetto.

Alla cerimonia funebre de Vincenzo Vacca, partecipò la maggior parte della popolazione locale, ed esponenti della direzione della Banca d’Italia, che ormai lo conoscevano quando la mattina lo incontrava nell’androne dell’Istituto con il figlio Salvatore a prendere il caffè nell'interno bar.

Il lascito di Vincenzo Vacca, dopo qualche giorno, soprattutto i suoi strumenti musicali, un pianoforte, una tastiera e vari mandolini e qualche chitarra da lui costruiti, è stato equamente diviso fra tutti gli eredi, cosa che fece Salvatore per osservare la volontà paterna.            

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