mercoledì 23 agosto 2023

La storia del'anello dei Vacca - quinta puntata -

 

Questa quinta puntata , descrive i discendenti della famiglia Vacca Vincenzo e Teresa Rusciano, dopo le prime due figlie femmine, ecco il seguito con i successivi figli maschi, iniziando da Antonio, poi da Salvatore, da Angelo e per ultimo da Renato.  Sicuro di farti cosa gradita, lasciate un commento. alla prossima puntata.

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Antonio Vacca, Nacque, anche egli a Napoli nel Borgo Polvica del Comune, Chiaiano, in via Barone 19^, nel 1938^ e purtroppo si può dire ancora in fasce, morì l’8 febbraio 1940 con un male inguaribile per i maschietti, per quell’epoca, la Meningite, lasciando i suoi genitori e le due sorelline, esterrefatte e inconsolabili.   La madre, Teresa Rusciano, inconsolabile per la grave perdita, appena era libera dai suoi impegni familiari si recava al cimitero di Chiaiano, dove era sepolto, per stargli vicino.  Dopo il tempo previsto della sepoltura, le piccole ossa furono collocate, provvisoriamente in una nicchia di amici parenti, per essere definitivamente tumulate, quando fu possibile acquistare la nicchia di famiglia dei Vacca, nel locale, posto a destra della chiesa madre, posta in fondo al “Cimitero di Chiaiano”, dove si celebrano anche messe e riti funerari.  

 

 

Salvatore Vacca. Nacque a Napoli il 9 luglio 1943, esattamente durante un’incursione aerea nei cieli della Città di Napoli, e i suoi genitori avevano cercato riparo nelle grotte della Selva di Chiaiano, nei pressi delle cave, O Monte De' Cani, (una profondità, scavata nel tubo giallo, avente un'altezza di circa 100 metri, circondata da una serie di ampi anfratti polverosi). Tale profondità è stata riempita, negli anni ‘90, con materiali di sgombero per l’abbattimento di alcuni abominevoli edifici del nuovo quartiere di Scampia. L’adolescenza di “Salvatore”, fu vissuta nel Borgo di Polvica, nell’abitazione di Via Barone al numero 19^, fino all’età di 12^ anni, poi con tutta la famiglia di Vacca Vincenzo e Rusciano Teresa, si traferì nel 1953, prima in una casa in fitto, proprietario, Don Girolamo Sarnelli, (‘o Putecaro ‘e Polvica), al piano terra con finestre, che affacciavano sulla strada provinciale, denominata “via  Santa Maria a Cubito, numero 452", composta di tre stanze con accessori.  Nel 1954 l’intera famigliola Vacca, si traferì definitivamente nel nuovo palazzo adiacente, recante poi il numero 454, costruito poco dopo sulla stessa strada provinciale, avendo acquistato a rate l’appartamento al secondo piano con una balconata, che sporgeva sulla medesima strada e vi si stabilì per sempre.  Il giovane Salvatore, conseguì la licenza elementare con profitto, frequentando, però, la prima classe elementare, in locali, messi a disposizione della Scuola dalla Chiesa di Polvica, nell’anno 1948. Le successive classi fino alla quarta, le svolse in stanze, fittate nel palazzo al primo piano di via Arco di Polvica, di proprietà della famiglia “Marotta”. La classa quinta elementare, infine, la frequentò in stanze, liberate da suppellettili e attrezzi, utilizzate come aule scolastiche, al piano terra dell’edificio del Municipio Comunale al Corso Chiaiano. Superò, anche, l’esame d’ammissione, previsto per quei tempi, per accedere e iscriversi a una Scuola Media Statale.

Non essendoci tale tipo di scuola nel quartiere, fu scelta per la vicinanza alla periferica zona di Chiaiano, la scuola Media statale “Santa Maria di Costantinopoli”, ubicata nei pressi del Museo Archeologico Napoletano. Un episodio sconcertante avvenne in quel periodo, era il 4 febbraio del 1956 e Salvatore frequentava la seconda media e a Napoli ci fu una nevicata insolita, che bloccò l’intera città. Il preside e il corpo insegnante ebbero l’idea insana di mandare l’intera scolaresca a casa. Il ragazzo Salvatore, non abitando presso la scuola e non potendo utilizzare il bus che l’avrebbe portato alla sua abitazione di Chiaiano, pensò di incamminarsi verso Capodimonte, a Porta Piccola, dove risiedeva sua Zia Franceschina. Giunto tutto infreddolito vestito del solo cappotto, senza guanti, né cappello, si coprì durante il tragitto con una piccola sciarpa, usandola come copricapo e sua zia, appena lo vide, lo fece infilare in un lettino con la coperta di lana per farlo riscaldare un poco. Solo al crepuscolo fu scoperta la sua pensata e la famiglia si tranquillizza, quando il padre, Vincenzo, che con il solo mezzo funzionante, il tram, raggiunse Porta Piccola da Chiaiano e lo trovò presso la sorella Franceschina. Conseguita la licenza delle Medie inferiori con ottimi voti, consigliato dalla sorella Maria, la nota maestrina di Chiaiano, Salvatore fu indirizzato a proseguire gli studi o verso gli Istituti di Geometria o di Ragioneria per una pronta e facile occupazione e non al Ginnasio o all’Istituto Magistrale, com'era capitato a lei, che non  riusciva a trovare un’occupazione lavorativa stabile. Fu scelto, così, l’istituto di Ragioneria, più raggiungibile da casa con il solo tram o bus dall’abitazione periferica dei Vacca di Chiaiano, dove Salvatore risiedeva ormai con la famiglia. Il giovane Salvatore fu iscritto, per questi motivi, all’istituto di Ragioneria Statale, “A. Diaz”, in via Tribunali.

Anche quel successivo periodo scolastico fu abbastanza ancora travagliato per mancanza di aule, infatti, i primi tre anni di studio, (per mancanza di aule), le lezioni gli furono impartite in quelle dell’istituto, di pomeriggio per il primo anno.                          L’anno successivo, il secondo, invece, in quelle di Via Nilo, però, di mattina, poiché erano stanze recuperate, messe a disposizione dell’Istituto Commerciale di Ragioneria, Armando Diaz, (a seguito della chiusura delle Case dette Tolleranza, che avvenne la sera del 30 settembre del 1958 con l’approvazione della legge Merlin), che furono adibite ad aule. Il terzo anno, la frequenza alle lezioni avvenne in altre aule di un palazzo all’ultimo piano, ubicato in un vicolo nei pressi di piazza San Domenico Maggiore, (anch’esse liberate dopo la legge Merlin). Finalmente nel 1963 il giovane Salvatore si diplomò Ragioniere contabile e Perito commerciale.

Dopo una breve estate, ricevendo varie richieste di lavoro, dopo aver messo l’inserzione di primo impiego sul quotidiano cittadino, ”Il Mattino”, accettò l’invito ricevuto di lavorare dall'azienda litografica, la "STAG", di via Montesanto ai Ventaglieri, per 4 (quattro) ore al giorno con uno stipendio mensile di 30.000 (trentamila) lire.                       Contemporaneamente s’iscrisse all’università Federico II° di Napoli, facoltà di Economia e Commercio, situata in via Partenope, di fronte a Castel dell’Ovo, così, poteva continuare gli studi per laurearsi. Dopo questa prima esperienza di lavoro nella litografia, dove svolse vari compiti, quello di contabile, cassiere, magazziniere e archivista di prodotti litografici, (per lo più etichette per scatolame e confetture di pomodoro di vario taglio), usufruendo del rimando universitario per studiare e quindi, anche, guadagnare quel poco per non pesare sul bilancio familiare.

Non riuscendo, però, a trovare un più remunerativo impiego, poiché era richiesta la certificazione di aver fatto il servizio di leva o la sua esenzione, si convinse, ormai il giovanotto Salvatore, che doveva togliersi questa incombenza, il servizio militare.  Decise, così, convintosi di fare la cosa più giusta, il buon Salvatore, e non presentò più la richiesta del rimando universitario. Immediatamente dopo un poco fu subito chiamato a farlo per aver raggiunto e superato l’età prevista per tale incombenza e fu spedito e indirizzato, dopo i fatidici tre giorni d’idoneità, a presentarsi nel giugno del 1968 con altri due giovani coetanei, anch’essi universitari, col medesimo problema, al presidio militare di Sassari, in Sardegna. Dovette portarsi con i nuovi amici universitari col treno, prima a Roma, poi a Civitavecchia e infine attraversare il mare, su una nave traghetto, trascorrendo la notte in bianco, per raggiungere la Sardegna. La mattina seguente giunto sull’isola Sarda, nel porto di Olbia, salì con i due compaesani universitari napoletani, su un treno locale con destinazione Sassari, e cosi arrivò, finalmente, dopo circa due ore nella stazione di destinazione. Nella stazione di Sassari, Salvatore e i suoi nuovi amici coetanei universitari, trovarono un camion militare, venuto per l’occasione a prenderli, perché erano considerati come dei renitenti al servizio militare. Dopo averli presi in carico, li trasportò direttamente nella caserma militare Sassarese, per essere addestrati alla prescritta leva.             Dopo l’esperienza militare, durata 18^ mesi, Salvatore, per i primi 3^ mesi fu militare a Sassari, fu poi trasferito, dopo il giuramento a Napoli,(nella caserma (scuola di telescriventisti) di San Giorno a Cremano, dove conseguì l’idoneità ed il certificato di telescriventista.  In qualità di trasmettitore telescriventista fu quindi inviato a Roma. al quartiere generale dei Parioli e li si congedò.

 Assolta l’incombenza militare, il bravo ragioniere, studente universitario si dava da fare a dare lezioni private o a partecipare a concorsi pubblici. Al concorso pubblico statale, quello come Contabile presso il ministero della Marina Militare, dove si presentarono cinquanta concorrenti, pur essendo bravissimo, dopo la precedente esperienza presso la tipografica, la Stag, risultò 8° (ottavo) poiché ne assunsero solo 7 (sette) e capii il perché, ero di sinistra, iscritto al Pci.  Subito dopo per mezzo, nel settembre del 1968, partecipò al concorso della Banca d’Italia, e dopo aver superato la prova scritta, nella primavera del 1969 superò anche l’orale. Intanto a seguito  di un conoscente del cognato, Luigi Alfano, marito della sorella Maria Vacca, partecipò nel mese di aprile del 1970 a un colloquio di lavoro per il nuovo complesso industriale meridionale, denominato “Alfa sud”, che doveva nascere nella vasta area di Pomigliano d’Arco, dove sarebbe sorto il nuovo “Polo Automobilistico Campano”.                        Il colloquio fu superato brillantemente e subito fu inviato a Milano, presso gli uffici amministrativi automobilistici ”dell’Alfa Romeo” per fare esperienza dei nuovi prossimi uffici, dove si stava allestendo il nuovo apparato amministrativo “dell’Alfa Sud”. Recatosi a Milano, ai primi di agosto del 1970, subito fu inserito nell’ufficio acquisti, dove furono apprezzate le sue capacità contabili organizzative. In quel periodo fra i tanti arrivi di nuove assunzioni meridionali, arrivò anche la signorina napoletana, Giulia Vitiello, che con la sua bellezza, e comportamento serio e affascinante, colpì il nostro Salvatore, che subito la invitò a prendere un caffè alla macchinetta dispensatrice di tale bevanda, per fare amicizia e darle il benvenuto. La vita lavorativa dell’impiegato amministrativo, del nostro “Chiaianese Doc”, presso “l’Alfa sud” di Milano, fu breve, durò pochi mesi, esattamente fino a dicembre 1970.  Nel frattempo il bravo contabile amministrativo, il diplomato ragioniere, Salvatore Vacca, avendo vinto il concorso della Banca D’Italia, come Applicato Contabile in esperimento, dovette licenziarsi dalla sospirata occupazione acquisita “all’Alfa Sud”, a malincuore, e prese servizio il 1° gennaio del 1971 nella sede di Brescia nell’Istituto Emissione Italiano, (la Banca D’Italia).        I successivi 50^ anni della vita del nostro Sasà Vacca, - come fu ed è conosciuto, con tale diminutivo,  il nome Salvatore, saranno descritti a parte, perché  piena di vari avvenimenti della sua vita, dovendo descrivere per intera anche, la storia degli altri due fratelli, figli della famiglia Vacca-Rusciano, Angelo e Renato.

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