L'Ottava puntata della storia, l’anello d’oro dei Vacca, è d’uopo descrivere quando e come Vacca Vincenzo ne parlò al figlio Salvatore, informarlo, per voler tramandare il divenuto simbolo dei vacca da lui voluto.
A questo punto della narrazione della storia "l’anello d’oro dei Vacca", riprendiamo a descrivere la vita del Sasà Vacca, protagonista assoluto della vicenda del simbolo desiderato dal padre, Vincenzo Vacca, il monile, che il padre Antonio, portava al dito, come si vedeva nella foto, quando stava suonando il violino. Altro personaggio, infine, caratteristico della storia dell’anello d’oro, simbolo dei Vacca, è Giulia Vitiello, la fidanzata di Salvatore, che lo conobbe a Milano, durante il periodo in cui era occupato anche lui all’Alfa Sud negli ultimi mesi del 1970. Salvatore, infatti, si fidanzò con la seducente e bella Giulia, anche, se avendo superato il concorso della Banca d’Italia, fu costretto a trasferirsi a Brescia, nel gennaio del 1971, per iniziare la nuova occupazione, come bancario, mentre la sua fidanzata, Giulia, ritornò a Napoli, per raggiungere la nuova sede dell’Alfa-Sud a Pomigliano d’Arco. Il connubio amoroso tra Salvatore e Giulia, anche a distanza si rafforzò, fin quando Salvatore, trasferito ai primi di gennaio del 1974 alla sede casertana, il 30 maggio dello stesso anno divenne concreto con il loro matrimonio con una bella cerimonia ecclesiastica, che si tenne nella monumentale chiesa di Santa Maria Immacolata di Capodimonte a Napoli e proseguì con i loro familiari e amici intimi e consenzienti all’ultimo piano dello spettacolare “Grattacielo di via Medina”. Il Viaggio di nozze di Salvatore e Giulia fu anche speciale, poiché lo sposo, Salvatore, essendo un comunista convinto, volle farlo a Mosca per conoscere da vicino il benessere tanto decantato sovietico. Salvatore, dopo l’esperienza lavorativa nella città di Brescia, quindi, fu trasferito nel 1974 nella sede della Banca d’Italia di Caserta, situata nella nota piazza, Vanvitelli, nel cui palazzo, che era un monumento storico, perché nelle sue stanze al primo piano fu firmata la “Resa incondizionata il 29 aprile 1945", dopo l’armistizio, tra i rappresentanti degli alleati vincitori e quelli tedeschi e i loro cobelligeranti italiani, della fine della seconda guerra mondiale.
Non risiedendo nella città di Caserta, una delle cinque sedi provinciali campane della Banca d’Italia, Salvatore vi arrivava dalla sua abitazione di Marano, dove viveva con la sua nuova famiglia, con l’auto. Questo insolito percorso per raggiungere il posto di lavoro era lo scotto da pagare per rimanere nei pressi del suo paese natio, Chiaiano, dove svolgeva la sua innata inclinazione, fare politica, nel tempo libero, frequentando la sede locale del Pci. Divenuto poi segretario della sezione comunista di Chiaiano nel 1975, fu scelto, anche come membro dirigenziale della nascente zona nord di Napoli voluta del partito. Ricoprì nella nascente zona nord, la funzione di amministratore, cassiere e organizzatore di assemblee politiche con autorevoli onorevoli della federazione campana, Bassolino, Geremicca, Impegno. Organizzava anche spettacoli teatrali, canori e musicali nella sede della zona, che era l’ex cinematografo-teatro Europa, di Piscinola, per consentire ai cittadini della periferia assistervi gratuitamente. In quella sala si esibirono bravi cantanti, come Pino Daniele, all’inizio della sua carriera, e Concetta Barra o attori come Peppe Lanzetta, Peppe Barra, l’attrice Angiulli, con la commedia “cent’anni di solitudine”, che rappresentarono commedie e monologhi ironici divertentissimi e musicisti famosi, come il pianista Manlio Gaslini. Dopo circa dieci anni fu trasferito nel 1986 alla sede di Napoli, in via Cervantes nei pressi di piazza Municipio. Alla metà degli anni ottanta. Sasà Vacca, com'era chiamato ormai Salvatore, finalmente giunse alla sede di Napoli e per la sua bravura, ormai esperto contabile, fu addetto all’ufficio di contabilità, dove creò varie agevolazioni alle rigide regole formali per non far trascorrere attese sfibranti all’utenza per fare le varie operazioni. Una delle tante, specie, per quanto riguardo, l’incasso d’importi elevati, occorreva la presenza di un notaio per certificare l’identità dell’avente diritto del credito per incassare il dovuto. Negli anni novanta fu spostato nella nuova succursale di Napoli dell’Istituto d’emissione, di Via Marina, diventando il responsabile dell’ufficio di Tesoreria, apportando anche lì semplificazioni per compiere le varie operazioni bancarie previste. Dopo tal esperienza fu richiamato alla sede principale di piazza del Municipio nell'ufficio, Segreteria, per preparare e informare il pubblico, sia andando nelle scuole e nei consigli di quartiere della città, della nuova emissione dell'europea moneta, l’Euro. Prima di andare in pensioni, ogni mattina Salvatore, era accompagnato a prendere servizio dal padre che lo aspettava fuori il suo parco a Marano, per stare un po’ con lui e discutere dei vari bisogni della vita.
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