Il suo mestiere era collegato principalmente alla vendita dei prodotti dell’acquaiolo, nel caratteristico chioschetto detto
'a banca 'e' ll'acqua |
(‘a banca ‘e ll’acque) specie durante l’estate, che occorreva tenerli sempre freschi o ghiacciati.
La materia prima era la neve, che veniva raccolta durante l’inverno copiosamente sul monte Faito o sullependice del Vesuvio e quindi ammassata in grotte sotterranee (‘e Nevere) dove ghiacciava, per poi venderla in estate.
Tale ghiaccio era conservato nelle ghiacciaie e poi immesso in grandi botticelle foderate di sughero con un vano nella parte inferiore, dove erano alloggiati blocchi di ghiaccio, che rendevano l’acqua o la bibita, fresca o ghiacciata, perché raffreddata dal ghiaccio, proveniente dalla neve ammassata durante le nevicate invernali.
La neve ghiacciata faceva sì che l’acquefrescaio potesse assicurare agli avventori alla domanda:
” Acquajuò! L’acqua è fresca?“……. Con la risposta.” Manche ‘a neva”.
Tale modo di dire è divenuto da parte d’ogni commerciante l’elogio per la mercanzia da loro venduta, dichiarando che è la migliore ed il non plus ultra.
Ma questa è quella che sta a piazza trieste e trento vero???
RispondiEliminasi, bravo, ti piacciono i miei post
RispondiEliminaSi quello è il chioschetto di piazza tireste e trento!
RispondiEliminaStupendo questo blog...riesuma e rielabora le nostre gloriose tradizioni!
Complimenti!