Buon Giorno - Buon Venerdì 17 Ottobre 2025
--- Sant’Ignazio – Sant’Isidoro -- San Riccardo ---
Dal 2012 (duemila-dodici) in poi la spesa previdenziale, che è uno dei capitoli più pesanti per il bilancio pubblico dello stato, per effetto dell'invecchiamento della popolazione, dovuto all'aumento della vita media e da una forte denatalità. Se poi si aggiunge che i contributi, che dovrebbero pagare le giovani generazioni, per finanziare le pensioni, sono sempre meno numerosi, sia, per la crisi di una occupazione stabile degli stessi, sia perché i datori di lavoro, spesso, evadono nel versare i relativi contributi.
L’attuale legge (nota come la vituperata Legge Fornero del 2012) eliminò la vecchia Pensione di Anzianità (quella con 40' anni di contributi a qualsiasi età, raggiungibile anche con l’eventuale riscatto versato degli anni mancanti, sia per quelli di laurea o per gli accrediti gratuiti del servizio militare per gli uomini. a quell’epoca.
Possiamo affermare che la pensione è un diritto conquistato con tante lotte dalle generazioni precedenti, è diventato, però, solo a parole, un argomento di rivendicazione sociale, ma anche nell’ultimo decreto governativo è disatteso o peggiorativo, specie per le lavoratrici
Anche oggi dopo aver fatto il solito saluto, quotidiano. vi posterò ancora una curiosità mitologica, riguardante un altro aspetto dell’amore, (Quello Impossibile).per tenervi un po’ impegnati a leggermi.
Eccovi la Curiosità mitologica:
IL mito di Apollo e Dafne, L'amore impossibile
Tutto iniziò per gioco e per una presa in giro tra gli Dei olimpici, Apollo ed il Piccolo Eros,( alias Cupido), nume tutelare dell’amore.
Apollo pavoneggiandosi per la sua bellezza e per la sua fierezza e per le sue virtù creative, ammirate non solo dagli altri dei olimpici, ma anche dagli umani in ogni parte dell’universo, ricordava e dileggiava il piccolo Eros (Cupido), che Egli, già in tenera età , seppe uccidere a colpi di freccia il gigantesco serpente Pitone, che infestava i boschi del monte Olimpo, mentre Lui sebbene ugualmente portasse Arco e frecce, quest’ultime anche spuntate, erano adatte solo per un bambino- Il dio dell’amore (Eros), ferito nell’orgoglio, volò velocemente in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta, per dimostrare le proprie prerogative e la sua potenza.
Il suo comportamento di risposta fu immediato, infatti, scagliò una ben acuminata freccia dorata con il suo piccolo arco nel cuore d'Apollo per fargli nascere una forte ed irrefrenabile passione nei confronti della bella Ninfa, Dafne, che aveva adocchiato inconsapevolmente nel bosco della Tessaglia nei pressi della spianata ’Olimpica.
Nello stesso tempo alla leggiadra ninfa, Dafne, scagliò un’altra freccia però di piombo, non più dorata, in modo che avrebbe dovuto rifiutare l’amore offerto da Apollo. e non volendo sentire nemmeno minimamente il nome dell'amore.
Lei respinge
i pretendenti e, vaga nel folto dei boschi indifferente a cosa siano nozze,
amore e amplessi. Eros, per i Romani Cupido, in questo modo volle dimostrare la potenza del
suo piccolo arco. Apollo nel ricevere la
freccia dell’amore, scoccatagli contro dal vendicativo Eros, fu preso da una
smania ed immantinente si mise alla ricerca, per tutta la foresta della
Tessaglia, della bellissima Dafne, figlia prediletta del Dio-fiume, Peneo, che
trovò nei
pressi delle lussureggianti acque paterne, mentre si lavava i suoi lucenti
capelli color verde oro.
Il vetusto genitore di Dafne, Peneo,
mirava la splendida figlia, con la sua lunga barba verde, che fluttuava fino
alla cintola stringendo in mano un grande ciuffo di papiri. Tutto contento ed
estasiato, mentre stava sul punto di regalare alla sua prediletta un mazzolino di calle palustri, (fiori
bianchi acquatici) che si erano imbrigliati sulle sponde del proprio letto
fluviale.
Intravide, però, in lei un'irrequietezza mai mostrata prima di allora e guardando il cielo notò le rondini, che svolazzavano garrendo e gridando come se volessero avvertire un pericolo imminente.
Dafne, accortasi che era spiata, rivolse una preghiera a sua madre Gea, che, scorgendola anch’essa irrequieta, la rassicurò con un dolce brivido. Sentendosi protetta la giovane Ninfa, riprese a godersi il dolce tepore della calda e serena giornata e volutamente rovesciò indietro i capelli lavati creando una cascatella di goccioline, che parevano arcobaleni in miniatura.
Il biondo Apollo, a quella scena d'intimità, non seppe resistere ed incantato, afferrando al volo le goccioline scaturite dai rivoli provenienti dal capo bagnato della splendente Ninfa.
(Goccioline, che si confondevano con il luccichio delle acque del fiume, che lentamente scorreva nel suo incessante fluire sotto i raggi del sole, e che dipingevano così uno scenario fantastico, come si stesse su un palcoscenico, che appariva come un tappeto verde oro, opera dei riflessi delle sponde, ricche di arbusti ed alberi copiosi di un fresco fogliame lussureggiante), le donò alla leggiadra fanciulla dopo averle trasformate in gioielli, che lampeggiavano.
Nel porgerle Apollo sussurrò: “Sono per te bellissima ! “Sono Apollo “ e poi sorridente tentò di prenderle la mano.
Dafne si ritrasse e avendo paura, non accettò né il dono, né l’invito, poiché per lei era una sensazione nuova, non avendo mai conosciuto nessuno prima di allora.
Apollo era alto, con i capelli biondi d’apparire quasi dorato, recava con se una faretra di frecce così splendenti da far accecare la bellissima ninfa.
Dafne, infatti, per sfuggire a tanto splendore accecante, tremante si portò un braccio agli occhi ed incominciò ad urlare fuggendo nella vicina folta boscaglia.
Fuggiva come una gazzella spaventava ed iniziò a scalciare, giacché l’intruso tentò di cingerle la vita, e Lei sentendosi afferrata ed impigliata nei capelli da spine e rametti della fitta vegetazione, dette un morso di disperazione sulla mano di Apollo per liberarsi, tanto che il biondo dio la lasciò andare emettendo un grido di sorpresa.
Apollo, intanto la incitava a non correre così forte, perché poteva cadere e farsi male e la rassicurava, invitandola a rallentare e promettendole amore per sempre.
Dafne, terrorizzata, accortasi però che la sua corsa era vana, perchè Apollo la stava per raggiungere, invocò con tutte le sue forze la madre Gea, dicendole :«Aiutami! Salvami!»,
Gea, impietosita dalla richiesta di
Dafne, aiutò la sua giovane figlia, trasformandola in un baleno, in un albero,
iniziando prima dai piedi, che divennero delle robuste radici, il suo sinuoso
corpo si ricoprì di tenera corteccia, ed infine i suoi capelli
mutarono in rami ricchi di foglie nascondendo il delicato viso di Dafne che
svanì tra le fronde dell’albero. Dafne, così si trasformò in un flessuoso e forte albero, che
prese il nome di LAURO (dal greco Dafne = lauro)
Dafne era diventata un albero di
alloro.
Dalle foglie veniva un aroma di spezie
meravigliosamente caldo e fragrante.
Apollo era dispiaciuto per quello che aveva fatto a Dafne e da quel giorno, per
non dimenticarla mai, portò sempre una corona d'alloro. Ma il padre Peneo la
pianse per sette lunghi anni, finché il suo fiume ruppe gli argini ed inondò di
dolore le rive. La trasformazione era così avvenuta
sotto gli occhi stupefatti d'Apollo, che disperato, abbracciava il tronco nella
speranza di riuscire a ritrovare la dolce Dafne. Alla fine il dio, considerati inutili i
suoi tentativi, proclamò a gran voce che la pianta dell'alloro sarebbe stata
sacra al suo culto e segno di gloria da porsi sul capo dei vincitori. Così
ancor oggi, in ricordo di Dafne, si è solito proclamare i migliori fra gli
uomini, quelli capaci d'imprese eccezionali, con il capo cinto da una corona
d’alloro.
Altri
scrittori tra i quali Ovidio nelle sue metamorfosi narrando di Dafne, le
attribuivano come padre, il dio fluviale Peneo, cui apparteneva la valle di Tempe
in Tessaglia, che la generò attraversando la terra, Gea. Dafne Divenne una sacerdotessa della Madre ed era una
fanciulla selvaggia, simile ad Artemide, che riuscì non solo a far innamorare Apollo, ma
conquistò anche il cuore di un giovane mortale di nome Leucippo, "quello dei cavalli bianchi". Leucippo per stare vicino alla sua grande passione, Dafne, si travestì da
donna per poter godere le grazie della eterea fanciulla. Dafne. Un giorno, però, le sacerdotesse di
Gea, di cui Dafne faceva parte, decisero, forse in seguito al suggerimento di
Apollo, di effettuare nude i loro riti,
immergendosi nelle tiepide acque del fiume circostante Durante il bagno avvenne così lo
smascheramento di Leucippo, che fu saettato dalle frecce delle ninfe, che
accompagnavano Dafne e morì ucciso dalle stesse fanciulle, scomparendo. Apollo In quel momento non avendo più rivali,
approfittando dell'eliminazione del nemico in amore, si dichiarò a Dafne, ma fu
respinto immancabilmente.
La fanciulla, spaventata, corse via nel bosco, mentre il dio si mise
all'inseguimento, e stava quasi per raggiungerla quando Dafne, invocato l'aiuto
di Gea o del padre, si trasformò in un albero di alloro. Da allora fu l'albero
preferito di Apollo, che ne porta i rami che gli cingono il capo, come una
corona Febo (così
era chiamato Apollo dai latini) amava tanto Dafne, tanto che poggiata la mano sul tronco, sentiva ancora
trepidare il petto di lei sotto quella nuova corteccia e, stringendo fra le
braccia i suoi rami come un corpo, ne bacia il legno, ma quello ai suoibaci
ancora si sottrae. Apollo
allora le sussurrò che sarà la sua pianta
preferita e, Dafne ormai divenuta un albero di alloro, annuì con i suoi
rami appena spuntati e agitò la cima, quasi acconsentisse col capo.
(Metamorfosi narrata da Ovidio : Dafne chiede aiuto al padre Peneo e alle correnti del suo fiume e con i loro poteri la trasformano in un albero di alloro. Il petto morbido si fascia di fibre sottili, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; i piedi, s'inchiodano in pigre radici e il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore si conserva)..
"Il piacere dietro il quale corriamo o non si raggiunge mai o, se si raggiunge, mostra di avere un gusto amaro".
Per un’antica tradizione, che viene tuttora effettuata è la “ la corona d'alloro sui laureati ”,che simboleggia vittoria, sapienza e gloria, derivante dagli antichi Romani e Greci. L'atto di indossare la corona celebra il successo accademico e l'impegno profuso nello studio, ed è spesso accompagnato da un fiocco rosso, colore della laurea, e talvolta da fiori o altre decorazioni personalizzate.
Le immagini sottostanti sono:
Eros e Apollo, dipinto di Giovanni Muccitell;
Il fiume Peneo (nella penisola greca);
Calle acquatiche ;
Apollo e Dafne" dipinto di Francesco Albani del (1615),
che si trova al Museo del Louvre, Parigi (Francia)
Statua Apollo e Dafne di marmo di Carrara cm. 243
Apollo,e Dafne dipinto del Pollaiolo Apollo, Dafne e suo padre Peneo la pianta di alloro Dafne con le sue amiche sacerdotesse (quadro di Carlo Maratta)
Corana di alloro sul capo del Laureato
"Il piacere dietro il quale corriamo o non si raggiunge mai o, se si raggiunge, mostra di avere un gusto
--- Sant’Ignazio – Sant’Isidoro -- San Riccardo ---
Dal 2012 (duemila-dodici) in poi la spesa previdenziale, che è uno dei capitoli più pesanti per il bilancio pubblico dello stato, per effetto dell'invecchiamento della popolazione, dovuto all'aumento della vita media e da una forte denatalità. Se poi si aggiunge che i contributi, che dovrebbero pagare le giovani generazioni, per finanziare le pensioni, sono sempre meno numerosi, sia, per la crisi di una occupazione stabile degli stessi, sia perché i datori di lavoro, spesso, evadono nel versare i relativi contributi.
L’attuale legge (nota come la vituperata Legge Fornero del 2012) eliminò la vecchia Pensione di Anzianità (quella con 40' anni di contributi a qualsiasi età, raggiungibile anche con l’eventuale riscatto versato degli anni mancanti, sia per quelli di laurea o per gli accrediti gratuiti del servizio militare per gli uomini. a quell’epoca.
Possiamo affermare che la pensione è un diritto conquistato con tante lotte dalle generazioni precedenti, è diventato, però, solo a parole, un argomento di rivendicazione sociale, ma anche nell’ultimo decreto governativo è disatteso o peggiorativo, specie per le lavoratrici
Anche oggi dopo aver fatto il solito saluto, quotidiano. vi posterò ancora una curiosità mitologica, riguardante un altro aspetto dell’amore, (Quello Impossibile).per tenervi un po’ impegnati a leggermi.
Eccovi la Curiosità mitologica:
IL mito di Apollo e Dafne, L'amore impossibile
Tutto iniziò per gioco e per una presa in giro tra gli Dei olimpici, Apollo ed il Piccolo Eros,( alias Cupido), nume tutelare dell’amore.
Apollo pavoneggiandosi per la sua bellezza e per la sua fierezza e per le sue virtù creative, ammirate non solo dagli altri dei olimpici, ma anche dagli umani in ogni parte dell’universo, ricordava e dileggiava il piccolo Eros (Cupido), che Egli, già in tenera età , seppe uccidere a colpi di freccia il gigantesco serpente Pitone, che infestava i boschi del monte Olimpo, mentre Lui sebbene ugualmente portasse Arco e frecce, quest’ultime anche spuntate, erano adatte solo per un bambino- Il dio dell’amore (Eros), ferito nell’orgoglio, volò velocemente in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta, per dimostrare le proprie prerogative e la sua potenza.
Il suo comportamento di risposta fu immediato, infatti, scagliò una ben acuminata freccia dorata con il suo piccolo arco nel cuore d'Apollo per fargli nascere una forte ed irrefrenabile passione nei confronti della bella Ninfa, Dafne, che aveva adocchiato inconsapevolmente nel bosco della Tessaglia nei pressi della spianata ’Olimpica.
Nello stesso tempo alla leggiadra ninfa, Dafne, scagliò un’altra freccia però di piombo, non più dorata, in modo che avrebbe dovuto rifiutare l’amore offerto da Apollo. e non volendo sentire nemmeno minimamente il nome dell'amore.
Lei respinge
i pretendenti e, vaga nel folto dei boschi indifferente a cosa siano nozze,
amore e amplessi. Eros, per i Romani Cupido, in questo modo volle dimostrare la potenza del
suo piccolo arco. Apollo nel ricevere la
freccia dell’amore, scoccatagli contro dal vendicativo Eros, fu preso da una
smania ed immantinente si mise alla ricerca, per tutta la foresta della
Tessaglia, della bellissima Dafne, figlia prediletta del Dio-fiume, Peneo, che
trovò nei
pressi delle lussureggianti acque paterne, mentre si lavava i suoi lucenti
capelli color verde oro.
Il vetusto genitore di Dafne, Peneo,
mirava la splendida figlia, con la sua lunga barba verde, che fluttuava fino
alla cintola stringendo in mano un grande ciuffo di papiri. Tutto contento ed
estasiato, mentre stava sul punto di regalare alla sua prediletta un mazzolino di calle palustri, (fiori
bianchi acquatici) che si erano imbrigliati sulle sponde del proprio letto
fluviale.
Intravide, però, in lei un'irrequietezza mai mostrata prima di allora e guardando il cielo notò le rondini, che svolazzavano garrendo e gridando come se volessero avvertire un pericolo imminente.
Dafne, accortasi che era spiata, rivolse una preghiera a sua madre Gea, che, scorgendola anch’essa irrequieta, la rassicurò con un dolce brivido. Sentendosi protetta la giovane Ninfa, riprese a godersi il dolce tepore della calda e serena giornata e volutamente rovesciò indietro i capelli lavati creando una cascatella di goccioline, che parevano arcobaleni in miniatura.
Il biondo Apollo, a quella scena d'intimità, non seppe resistere ed incantato, afferrando al volo le goccioline scaturite dai rivoli provenienti dal capo bagnato della splendente Ninfa.
(Goccioline, che si confondevano con il luccichio delle acque del fiume, che lentamente scorreva nel suo incessante fluire sotto i raggi del sole, e che dipingevano così uno scenario fantastico, come si stesse su un palcoscenico, che appariva come un tappeto verde oro, opera dei riflessi delle sponde, ricche di arbusti ed alberi copiosi di un fresco fogliame lussureggiante), le donò alla leggiadra fanciulla dopo averle trasformate in gioielli, che lampeggiavano.
Nel porgerle Apollo sussurrò: “Sono per te bellissima ! “Sono Apollo “ e poi sorridente tentò di prenderle la mano.
Dafne si ritrasse e avendo paura, non accettò né il dono, né l’invito, poiché per lei era una sensazione nuova, non avendo mai conosciuto nessuno prima di allora.
Apollo era alto, con i capelli biondi d’apparire quasi dorato, recava con se una faretra di frecce così splendenti da far accecare la bellissima ninfa.
Dafne, infatti, per sfuggire a tanto splendore accecante, tremante si portò un braccio agli occhi ed incominciò ad urlare fuggendo nella vicina folta boscaglia.
Fuggiva come una gazzella spaventava ed iniziò a scalciare, giacché l’intruso tentò di cingerle la vita, e Lei sentendosi afferrata ed impigliata nei capelli da spine e rametti della fitta vegetazione, dette un morso di disperazione sulla mano di Apollo per liberarsi, tanto che il biondo dio la lasciò andare emettendo un grido di sorpresa.
Apollo, intanto la incitava a non correre così forte, perché poteva cadere e farsi male e la rassicurava, invitandola a rallentare e promettendole amore per sempre.
Dafne, terrorizzata, accortasi però che la sua corsa era vana, perchè Apollo la stava per raggiungere, invocò con tutte le sue forze la madre Gea, dicendole :«Aiutami! Salvami!»,
Gea, impietosita dalla richiesta di
Dafne, aiutò la sua giovane figlia, trasformandola in un baleno, in un albero,
iniziando prima dai piedi, che divennero delle robuste radici, il suo sinuoso
corpo si ricoprì di tenera corteccia, ed infine i suoi capelli
mutarono in rami ricchi di foglie nascondendo il delicato viso di Dafne che
svanì tra le fronde dell’albero. Dafne, così si trasformò in un flessuoso e forte albero, che
prese il nome di LAURO (dal greco Dafne = lauro)
Dafne era diventata un albero di
alloro.
Dalle foglie veniva un aroma di spezie
meravigliosamente caldo e fragrante.
Apollo era dispiaciuto per quello che aveva fatto a Dafne e da quel giorno, per
non dimenticarla mai, portò sempre una corona d'alloro. Ma il padre Peneo la
pianse per sette lunghi anni, finché il suo fiume ruppe gli argini ed inondò di
dolore le rive. La trasformazione era così avvenuta
sotto gli occhi stupefatti d'Apollo, che disperato, abbracciava il tronco nella
speranza di riuscire a ritrovare la dolce Dafne. Alla fine il dio, considerati inutili i
suoi tentativi, proclamò a gran voce che la pianta dell'alloro sarebbe stata
sacra al suo culto e segno di gloria da porsi sul capo dei vincitori. Così
ancor oggi, in ricordo di Dafne, si è solito proclamare i migliori fra gli
uomini, quelli capaci d'imprese eccezionali, con il capo cinto da una corona
d’alloro.
Altri
scrittori tra i quali Ovidio nelle sue metamorfosi narrando di Dafne, le
attribuivano come padre, il dio fluviale Peneo, cui apparteneva la valle di Tempe
in Tessaglia, che la generò attraversando la terra, Gea. Dafne Divenne una sacerdotessa della Madre ed era una
fanciulla selvaggia, simile ad Artemide, che riuscì non solo a far innamorare Apollo, ma
conquistò anche il cuore di un giovane mortale di nome Leucippo, "quello dei cavalli bianchi". Leucippo per stare vicino alla sua grande passione, Dafne, si travestì da
donna per poter godere le grazie della eterea fanciulla. Dafne. Un giorno, però, le sacerdotesse di
Gea, di cui Dafne faceva parte, decisero, forse in seguito al suggerimento di
Apollo, di effettuare nude i loro riti,
immergendosi nelle tiepide acque del fiume circostante Durante il bagno avvenne così lo
smascheramento di Leucippo, che fu saettato dalle frecce delle ninfe, che
accompagnavano Dafne e morì ucciso dalle stesse fanciulle, scomparendo. Apollo In quel momento non avendo più rivali,
approfittando dell'eliminazione del nemico in amore, si dichiarò a Dafne, ma fu
respinto immancabilmente.
La fanciulla, spaventata, corse via nel bosco, mentre il dio si mise
all'inseguimento, e stava quasi per raggiungerla quando Dafne, invocato l'aiuto
di Gea o del padre, si trasformò in un albero di alloro. Da allora fu l'albero
preferito di Apollo, che ne porta i rami che gli cingono il capo, come una
corona Febo (così
era chiamato Apollo dai latini) amava tanto Dafne, tanto che poggiata la mano sul tronco, sentiva ancora
trepidare il petto di lei sotto quella nuova corteccia e, stringendo fra le
braccia i suoi rami come un corpo, ne bacia il legno, ma quello ai suoibaci
ancora si sottrae. Apollo
allora le sussurrò che sarà la sua pianta
preferita e, Dafne ormai divenuta un albero di alloro, annuì con i suoi
rami appena spuntati e agitò la cima, quasi acconsentisse col capo.
(Metamorfosi narrata da Ovidio : Dafne chiede aiuto al padre Peneo e alle correnti del suo fiume e con i loro poteri la trasformano in un albero di alloro. Il petto morbido si fascia di fibre sottili, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; i piedi, s'inchiodano in pigre radici e il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore si conserva)..
"Il piacere dietro il quale corriamo o non si raggiunge mai o, se si raggiunge, mostra di avere un gusto amaro".
Per un’antica tradizione, che viene tuttora effettuata è la “ la corona d'alloro sui laureati ”,che simboleggia vittoria, sapienza e gloria, derivante dagli antichi Romani e Greci. L'atto di indossare la corona celebra il successo accademico e l'impegno profuso nello studio, ed è spesso accompagnato da un fiocco rosso, colore della laurea, e talvolta da fiori o altre decorazioni personalizzate.
Le immagini sottostanti sono:
Eros e Apollo, dipinto di Giovanni Muccitell;
Il fiume Peneo (nella penisola greca);
Calle acquatiche ;
Apollo e Dafne" dipinto di Francesco Albani del (1615),
che si trova al Museo del Louvre, Parigi (Francia)
Statua Apollo e Dafne di marmo di Carrara cm. 243
Apollo,e Dafne dipinto del Pollaiolo Apollo, Dafne e suo padre Peneo la pianta di alloro Dafne con le sue amiche sacerdotesse (quadro di Carlo Maratta)
Corana di alloro sul capo del Laureato
"Il piacere dietro il quale corriamo o non si raggiunge mai o, se si raggiunge, mostra di avere un gusto amaro.
ci saranno ancora tante bele curiosità sia storiche che mitologiche , ma per non essere nonotomo, posterò inyanto altre mie curiosità interessanti e sfiziose, grazie per il commento ari sentirci.
RispondiEliminaBuongiorno Professore , bella narrazione su Apollo e Dafne, grazie.
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