‘A Chiesa “Affussata”e Via Medina a Napule
( nota come la Chiesa di Santa Maria dell’Incoronata)
Chiesa di Santa Maria Dell'Incoronata di Via Medina
Questa volta più di una curiosità prettamente storica, propongo di fare la conoscenza di una Chiesa particolare, che si trova sotto l’attuale livello stradale della Via Medina, ( che sfocia nei pressi di Piazza Municipio, di fronte Il castello di Napoli - il Maschio Angioino) anticamente questa strada era collocata fuori le mura della città vecchia, nello spazio chiamato “Largo delle Corregge “, dove si svolgevano giostre e tornei con l’utilizzo di un tipo di lance e delle fionde appunto dette le Corregge.( Le corregge erano delle fionde di cuoio che utilizzavano pietre come proiettili, che venivano poste alla punta della lancia)
Stiamo discorrendo della chiesa di Santa Maria dell’Incoronata, che inizialmente fu intitolata Santa Maria Spina Corona, per la preziosa reliquia della spina appartenuta alla Corona di Cristo, proveniente dalla Sainte Chapelle di Parigi, dono del Re di Francia dell’epoca, (Giovanni II di Francia, che l’aveva ricevuta dall’ultimo imperatore d’Oriente), alla Regina Giovanna I e da questa alla costruzione della chiesa.
Nel tempo il nome originale si accorciò in S. Maria Coronata e definitivamente nell’attuale S.Maria dell’Incoronata.
Colonnato della chiesa dell'affossamento rispetto alla strada di Via Medina
L’edificio sacro fu voluto da Giovanna I d’Angiò (21 maggio 1352), in occasione della sua incoronazione a Regina di Napoli insieme al secondo marito Ludovico da Taranto, adattando la vecchia sede del Regio Tribunale della Curia del Vicariato (il Palazzo di Giustizia), dove risiedeva la Suprema Magistratura -per i giudizi criminali-, che già esisteva ai tempi del padre, il re Roberto d’Angiò (detto il Savio, che aveva regnato Napoli dal 1309 al 1343), in quanto era stato istituito precedentemente da suo zio, il re Carlo II d’Angiò (detto lo Zoppo, che aveva regnato dal 1285 al 1309)
La Regina Giovanna I d'Angiò, ritratta dal pittore Roberto Oderisio
(affresco esistente all'interno della Chiesa)
Affreschi recuperati nella volta a botte della Chiesa S.Maria dell'Incoronata
L’affossamento, al contrario fu prodotto dai lavori voluti dal Re Carlo V nello scavo della costruzione dei nuovi bastioni di Castelnuovo (Il Maschio Angioino), che procurarono una tale quantità di materiali di risulta, che furono ammassati tutti intorno allo spazio circostante, compreso il largo delle Corregge, fino a che la basilica alla fine risultò interrata di tre metri rispetto al nuovo livello dell’attuale Via Medina.. L’abbandono ed il degrado della chiesa, dal suo antico splendore, sono messi in risalto dal poeta Francesco Petrarca, durante una sua venuta a Napoli, definendo il monumento bello e dannato (penalizzato) a causa della sua sistemazione sotto il livello stradale.(F.Petrarca, Itinerarium Syriacum, vol. 1, fol.622 Edit.Basil. 1554)
Tale situazione incresciosa, continuò fino al XVIII secolo, perché solo in questo periodo la basilica fu riaperta al culto dopo radicali lavori di ristrutturazione, che, però, ne stravolsero l’aspetto originario. Nell’Ottocento, difatti, lo scrittore Gennaro Aspreno Galante ( nella sua Guida sacra della città di Napoli) comunicava del degrado del antico monumento dichiarando che l’originale aspetto gotico era sconvolto a causa in parte dalla sovrapposizione di un palazzo per la qual cosa il porticato laterale tompagnato era diventato il basamento.
Solo nello scorso secolo (XX secolo) e soltanto negli anni che vanno dal 1925 al 1929 iniziarono i lavori di restauro di un certo rilievo, sotto la direzione di Gino Chierici, che permisero di rimettere alla luce l’elegante porticato ad archi e la rimozione delle stratificazione barocche
Si dovrà, infine, giungere nel 1961 quando si procedette alla demolizione delle case soprastanti e si scoprì i resti di due campanili.
Durante i lavori, si restaurò la facciata laterale del porticato e si sistemò definitivamente l’originale portale marmoreo, dove è raffigurata la corona di spine di Gesù sorretta da due angeli.
La Chiesa intanto sconsacrata e non curata stava diventando un ricettacolo di rifiuti, rifugio e ritrovo di tossicodipendenti, ma grazie all’amore per l’arte del dott. Luigi Gargiulo, direttore della Banca d’Italia della sede di Napoli e con il fattivo contributo della Fondazione Carife e della Cassa di Risparmio di Ferrara Spa, al Comune di Napoli ed alla Soprindenza dei beni Culturali nel 2002 è stata restituita alla pubblica fruizione ed ammirazione.
L’interno, come ci appare oggi, è privo d’ogni arredo sacro, (che pare sia custodito in un deposito della Curia arcivescovile presso l’archivio storico del Banco di Napoli) è composto da una navata maggiore d’ingresso con quattro campate a crociera, terminante con abside poligonale, corrispondente all’esterno con il porticato ad archi a sesto acuto di tipo senese;.e da una navata più piccola laterale, fatta aggiungere dalla Regina Giovanna I d’Angiò, anch’essa a crociere ribassate, che si conclude con una cappella absidale, a pianta rettangolare, denominata cappellone del Crocefisso.
La ricchezza di questa chiesa oltre alla struttura architettonica di stile gotico, sta negli affreschi in essa conservati, specie quelli della navata maggiore, che furono strappati dalle pareti negli anni Sessanta e ricollocati in occasione dei recenti restauri, due dei quali, in primo momento ritenute fattura di Giotto e poi giustamente attribuiti al suo vero autore Roberto di Oderisio, che fu uno dei maggiori pittori giotteschi napoletani del trecento.
Gli affreschi sono rappresentazioni di due cicli pittorici.
Il primo ciclo raffigura storie bibliche: Mosè salvato dalle acque ed il rovereto ardente; I figli di Giacobbe riportano al padre la tunica di Giuseppe; La moglie di Putifarre tenta di sedurre Giuseppe; Giuseppe spiega i sogni ai compagni di carcere; Sansone fa crollare il Tempio dei Filistei.
Erano originariamente sei semilunette e costituivano un sistema decorativo formato da marmi policromi commessi alternati ad esagoni vuoti. Le scene infine sono ambientate in complesse architetture in prospettiva, che ricalcano gli affreschi grotteschi - masiani della cappella di Bardi di Vernio in Santa Croce a Firenze.
Il secondo ciclo, che si trova sulla volta illustra i sette Sacramenti ed il Trionfo della Religione (dove si ravvisano Re Roberto e suo figlio Carlo di Calabria) entro fasce a fogliame e scomparti con lo stemma reale angioino con la croce di Gerusalemme.
Opere di un certo rilievo che fino al 1821 si trovavano sull’altare maggiore prodotte dal maestro Baboccio da Piperno, con l’intervento in alcune parti marginali di Antonio e Onofrio Penna erano in trittico con Sant’Anna Metterza tra i Santi Pietro e Paolo, ora esposta nel Museo di Capodimonte di Napoli.
Sull’altare maggiore c’era un polittico a sette tavole più la predella del Maestro Roberto Oderisio, andato disperso, di cui si conosce solo “Il Cristo in pietà “ conservato nel Museo Fogg di Cambridge.
Sull’altare della navata minore nell’abside (detta del cappellone del Crocifisso) poiché v’era
il Crocifisso ligneo di Michelangelo Naccherino, mentre ora pare sia esposto sull’altare maggiore della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli a Cappella Cangiani di Napoli, da ricordare, infine, una Madonna dolente lignea del cinquecento, è conservata nel deposito della Curia arcivescovile presso l’Archivio storico del Banco di Napoli.
Addossate alla parete della navata minore sono visibili alcune lastre tombali datate tra il XIV ed XVI secolo.
All’attenzione di Sasà o’ Professore
RispondiEliminaMi riferisco alla pagina A Chiesa affussata di via Medina dove è indicato che:
L’affossamento, al contrario fu prodotto dai lavori voluti dal Re Carlo V nello scavo della costruzione dei nuovi bastioni di Castelnuovo
L’epoca è quindi collocabile tra il 1532 e il 1552, governo del viceré don Pedro de Toledo.
Mi domando allora come fece il Petrarca che fu a Napoli quasi due secoli prima (tra il 1340 e il 1345) a descrivere il degrado della chiesa:
L’abbandono ed il degrado della chiesa, dal suo antico splendore, sono messi in risalto dal poeta Francesco Petrarca, durante una sua venuta a Napoli, definendo il monumento bello e dannato (penalizzato) a causa della sua sistemazione sotto il livello stradale.
Non è il caso di procedere ad una rettifica per eliminare l’incongruenza storica??
non c'è incogruenza storica , il Petrarca nella sua visito a napoli , la chiesa gia era in statio di abbandono , ancora prima dell'affossamento procurato dallo sbancamento del fossato del Maschio Angoiino voluto da Carlo V, tanto per l'opportuna rettifica
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