giovedì 27 dicembre 2007

'O Jucatore d' 'e tre carte

‘O Jucatore d’ ‘e tre carte, noto pure come ’o jucatore d’e Tavulette.
'o jucatore de tre carte
un autentico mestiere napoletano esercitato da abilissimi individui, che, come i prestigiatori, sono pronti a raggirare ed a gabbare gli ingenui.
E’ un mestiere proibito dalla legge, poiché in esse si ravvisa il reato di truffa.
Per esercitare questo mestiere occorrono dei semplici attrezzi, quali :
un tavolino pieghevole ed un treppiede per appoggio, (facilmente trasportabili per facilitare una eventuale fuga, in caso di arrivo di agenti della pubblica sicurezza).
Occorrono infine tre carte da gioco napoletane o tre tavolette, delle stesse dimensioni e misure di una carta da gioco uguali di misura e dello stesso colore.
Il tenutario dell’improvvisata bisca, appena trova avventori disposti a giocare, aperto il suo tavolino sul treppiede, mostra e solleva le carte stringendone i bordi a tenaglia con le dita e ne indica quale delle tre sarà la vincente. Con le mani velocemente, poi, fa cadere le tre carte coperte sul tavolino. invitando a puntare. Una sola, quella mostrata in precedenza è vincente, s’ è indovinata dagli scommettitori con la posta puntata e versata su di essa verrà pagata con una equivalente somma (la vincita)
O jucatore d’e Tavulette viene di solito assistito dai "Cumpari", la cui presenza è indispensabile ai fini della buona riuscita dell’imbroglio, che, puntando e vincendo, incoraggiano a giocare i curiosi, che si sono avvicinati, anch’essi a puntare, dopo aver fatto capire dove era stata collocata la carta vincente.
All’inizio gli scommettitori occasionali vincono ed in questo modo inizia l’azzardo ed aumentano la posta fino a perdere tutto. Alcune volte, quando il biscazziere capisce che l’atmosfera si è fatta calda, d’intesa con 
" ’e Cumpare"  inscena un duetto, dopo aver poggiato sul tavolino le tre carte, affermando che la tavoletta vincente si è vista ed il gioco deve essere annullato.
Il Compare, che ha già puntato, si risente e chiamando a testimone gli altri scommettitori ed i santi del cielo, che non è vero, anzi aggiunge altre banconote sulla carta.
I presenti convinti della ragione e della "Bontà" della puntata si precipitano a puntare anch’essi su quella carta, ritenuta vincente, e loro malgrado si ritrovano gabbati, quando le carte sono scoperte.
Nel caso in cui la posta puntata sulla carta vincente è forte, perché qualcuno ha capito l’inghippo, allora entra in scena l’altro Compare, che grida : “’A Polizia” e nel fuggi fuggi generale ‘0 Jucatore d’ ’e 3 carte’ evita di pagare.
Ricordo, da giovanotto, di aver assistito una mattina all’angolo della stazione della Cumana a Montesanto ad una scenetta tragicomica di un Biscazziere del gioco delle tre carte, un certo Don Roberto ’e tavulette.
Questi, intento a praticare il suo mestiere, gridando:
.”Questa vince e questa perde. Puntate !“ Non c’è dolo, non c’è inganno, Puntate!
Avvicinato da un angente della P.S, fu invitato a chiudere il suo trabiccolo ed a sloggiare.
Invano Don Roberto lo pregò di soprassedere all’intimidazione, anche perché non aveva ancora guadagnato nemmeno un caffè, perciò l’invocò sommessamente:
“Chiudite ‘n ‘uocchie, “Mariscià”! faciteme fa’! “.
L’agente fu irremovibile, anzi gli replicò che l’avrebbe arrestato, se non avesse lasciato di lì a poco il posto, che stava occupando, perché intralciava anche il passaggio.
Don Roberto ‘e tavulette con una forma di sarcasmo da vero Napoletano, chiuso il banchetto pieghevole, come fosse una valigia e ficcatosi il reggitavolino che lo sorreggeva sotto le braccia, soggiunse al solerte Agente, che da lì non si sarebbe spostato, perché stava solo aspettando un amico e nessuno glielo poteva impedire, perché non faceva niente di male.
Attualmente un Bancariello delle tre carte si può ancora incontrare nei pressi della stazione ferroviaria di Piazza Garibaldi, mentre “O Jucatore d’ ‘e tre carte “ è ancora un personaggio rappresentativo nelle feste popolari paesane e in quelle di periferia di santi patroni, e non manca mai agli appuntamenti, poiché conosce l’intero calendario delle stesse.
Lo stesso biscazziere, spesso, alternava sul piano del tavolino completamente spiegato, al posto del gioco delle tre carte, quello della “Roulette”, una sorta rudimentale di quella dei grandi Casinò, molta alla buona, consistente in un cerchio disegnato sul piano del tavolino diviso in zone colorate, in genere quattro settori ( i 4 pali delle carte napoletane) ed ognuno a sua volta suddiviso in 10 sottosettori contrassegnati dalle carte stesse incollate sul piano, che indicavano quante sarebbe stata pagata la posta puntata nel caso di vincita.
Su un perno centrale del cerchio ruotava un lungo ago di ferro terminante con una penna di celluloide flessibile, la cui corsa progressivamente era rallentata da una corona di chiodi, che delimitavano i 4 settori e dai sottosettori da uno a 10, quante erano le carte dei palo poste in ogni settore, mentre alla fine di ogni settore, come se fossero i 4 punti cardinali, v’erano fissati degli zero (O), che se l’ago si fermava lì, se non puntato, faceva vincere il banco, (il tenutario della Roulette).
Ovviamente il biscazziere era bravissimo a saper imprimere la giusta spinta all’ago nell’avvio della corsa sul cerchio colorato, riuscendo a farlo bloccare sempre nella zona in cui v’erano meno puntate e spesso sullo zero.
Nel passato anche questo è stato ed è un artifizio, o meglio, un espediente per arrangiarsi, per sbarcare il lunario nella nostra città

1 commento:

  1. Che belle storie racconti di paesi come d'altronde succede in tutti i paesi del meridione!Un saluto e grazie del commento

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