martedì 26 agosto 2025

Lo sfregio sulla facciata del Maschio Angioino

 

Buon giorno. Buon Martedì 26 Agosto 2025  

-San Alessandro-San Oronzo-San Massimiliano- Anche quest’anno, non potendo uscire di casa per  questo caldo inaspettato di agosto, ho fatto via telefono, gli auguri dell’onomastico al mio affezionatissimo nipote, Alessandro. Tutto questo Caldo, non previsto, può causare una insolazione, come diciamo a Napoli,  con il termine: la cosiddetta “ ’Nzularchia”. e abbiamo ancora bisogno di apparecchi refrigeranti per rinfrescarci. Comunque in questo periodo costatiamo anche gli effetti negativi della non assistenza sanitaria pubblica, in quanto mancano gli addetti alla sua efficienza, come i medici e gli infermieri. e quei pochi in servizio, protestano per avere retribuzioni non adeguate alle loro prestazioni.

Intanto negli ospedali l’assistenza viene comunque fatta, anche senza posti con lettini di degenza, poiché il più delle volte i pazienti, sono ricoverati su barelle e rimanerci sopra a soffrire per lunghi giorni.  Intanto per curarsi, si è costretti a rivolgersi all’assistenza sanitaria privata, per chi se la può permettere, anche perché, perfino per un esame preliminare o per esami sanitari vari, si devono attendere mesi o anni con quella pubblica.

 Auguriamoci prima di tutto  la fine di questo caldo afoso insopportabile e che l’autunno, porti il suo clima temperato, dolce, da poter fare piacevoli passeggiate all’aperto senza sudare e poter incontrare qualche amico per scambiare qualche chiacchiera, e vivere, così, questa nostra esistenza in modo sereno.

Ma, come promesso e preannunciato, stamane vi posterò, uno dei tanti misteri del Maschio Angioino, questa volta non  di leggende  riguardanti il noto castello di Napoli,  perché la curiosità, che vi propongo è un avvenimento realmente avvenuto con gli effetti nefasti, che si possono ancora ammirare sulla faccitata del monumentale castello da Piazza del municipio

345^ puntata delle curiosità storiche di Sasà ‘o professore.

 

Il 28 marzo del 1943 cosa accadde a Napoli,

Lo sfregio permanente del Maschio Angioino

 


Esistono anche storie vere, che non sono leggende, ne enigma fantasiosi, che fanno pensare sulla loro autenticità, ma un avvenimento realmente accaduto, quando si ammira lo squarcio sulla facciata di Piazza Municipio del Maschio Angioino di Napoli.

 Qualcuno che non visse quell’evento, afferma dettagliatamente di una cannonata inflitta si pensa intorno al 1345 dall'assalto dell’esercito di Luigi I° di Ungheria per impossessarsi del “ Regno di Napoli”.

Si è perfino arrivati ad affermare che lo sfregio al castello angioino sia stata opera di Carlo VIII° di Francia durante il saccheggio della città del 1494.

La verità dello squarcio sulla facciata del Maschio Angioino, (Castello voluto dal Re, Carlo I° D'Angiò, poi divenuta sede dei vari regni, che si sono succeduti nel tempo, come quello Aragonese ed infine quello dei Borboni fino al 1860), risale niente di meno che durante l'ultimo periodo bellico (la II^ guerra mondiale).

Non fu una cannonata, quindi, né un assalto impetuoso del popolo napoletano, rivoltosi contro qualche dispotico regnante durante l'epopea vicereale spagnola, ma quella “ferita”, (non è avvenuta per l’effetto di un bombardamento da parte degli alleati per liberare la citta), che ancora tuttora visibile sulla facciata del lato est del famoso castello, (noto anche come, Castel Nuovo, che si erge sulla spianata dell'attuale Piazza del Municipio). La ferita fu prodotta da schegge di lamiere e pezzi infuocati, procurate da una terribile esplosione  di una nave, che, in quel periodo, ormeggiata nel porto di Napoli, adibita al trasporto di rifornimenti bellici in procinto di ripartire, dopo essere stata riparata dopo aver subito un attacco aereo in Tunisia.

Era il 28 marzo del 1943, è una di quelle tragedie che è ben ricordata dai superstiti di Napoli, quale una delle pagine più dolorose della storia della nostra città. Viene citata come il  giorno dell’esplosione della famosa motonave da guerra, “Caterina Costa”, ormeggiata da qualche giorno nel porto, carica di materiale bellico destinato alle truppe italiane sul fronte africano.                                   Non è mai stato chiarito chi procurò lo scoppio della grande motonave da guerra, in un primo momento si pensò nelle prime ore del pomeriggio ad un incendio, forse casuale, forse doloso.           La possibilità di un possibile scoppio, inizialmente fu  sottovalutato, poi la situazione  precipitò, anche perché gestita male, gravi leggerezze, ritardi nei soccorsi, e totale incapacità nel dirigere le operazioni di spegnimento o  di eventuale allontanamento  della nave dal porto.

La nave, divenne così una Santabarbara galleggiante, ancorata al porto, tra gli inutili tentativi di spegnere le fiamme, fino a quando: alle 17.39 l’incendio raggiunge la stiva numero due, quella degli esplosivi, e la "Caterina Costa" saltò in aria.

La nave apparteneva all’armatore genovese Giacomo Costa, ma nel corso della seconda guerra mondiale , fu requisita dalla regia Marina ed adibita al trasporto di rifornimenti bellici sulla tratta per il nord-Africa, e quel tragico 28 marzo 1943, si trovava ormeggiata nel porto di Napoli, dopo essere stata riparata in seguito di un attacco aereo in Tunisia.

 La motonave, Caterina Costa, era stata caricata con decine di carrarmati, quasi 8000 quintali di carburante e oltre 1500 tonnellate di munizioni.

La deflagrazione dello scoppio, avvenuto solo dopo che il terribile incendio risultato indomabile, raggiunse la stiva numero due, quella contenente gli esplosivi,

L’intero molo, dove era ormeggiata la nave, sprofondò e Napoli fu come se fosse letteralmente bombardata di lamiere roventi.

La zona del rione Sant’Erasmo fu quasi rasa al suolo, lamiere e pezzi infuocati raggiunsero mezza città causando incendi e distruzione. Un carrarmato, dopo la deflagrazione, atterrò sul tetto di un palazzo di via Atri e neanche il Vomero e Capodimonte scamparono alla furia dell’esplosione.

Altri pezzi di nave abbatterono due fabbricati al Ponte della Maddalena, la torretta di un carrarmato si incastrò in una delle pareti del teatro San Carlo, neppure il massiccio castello del Maschio Angioino fu risparmiato, ne è la testimonianza una delle sue facci, che è ancora oggi visibile dal danno provocato dall’esplosione.
Furono coinvolte persino le zone cittadine del Lavinaio, piazza Garibaldi, il Borgo Loreto, la Sanità, piazza Carlo III, i Quartieri Spagnoli, fino a raggiungere le zone alte, come il Vomero, la collina dei Camaldoli  che furono investiti dalla pioggia di schegge e detriti.

Gli scampati testimoniano e raccontano di aver visto, con i propri occhi, persone senza testa correre in strada, poveri sventurati, sorpresi dall’esplosione e rimasti decapitati dalle lamiere, i cui corpi straziati percorsero ancora qualche metro prima di stramazzare al suolo.

Le vittime accertate furono seicento, mentre i feriti se ne contarono circa un migliaio, e furono segnati in quella terribile giornata per tutta la vita.

Una tragedia, che quel terribile 28 marzo del 1943, fermò il tempo, ne fu testimone indelebile il famoso Orologio Quattrocentesco, incastonato all’interno dell’Arco, che collega il campanile della chiesa  di Sant’Eligio, la più antica testimonianza angioina della città, con l’edificio vicino, che si può ammirare a ridosso di piazza Mercato.

Il quartiere Mercato, vicino al molo dell’esplosione  fu devastato dalla raffica di spezzoni incendiari e, nel momento esatto dello scoppio della nave, l’Orologio smise di funzionare. Per cinquant’anni l’Arco di Sant’Eligio, con le sue lancette ferme, ha voluto ricordare, a chiunque alzasse lo sguardo, quella ferita forse mai del tutto rimarginata. Solo nel 1993 l’Orologio, restaurato, grazie all’impegno dell’associazione culturale Nea Ghenesis e della Parrocchia di Sant’Eligio Maggiore, è stato rimesso in funzione, tornando a scandire il tempo nella nostra città.

Le foto sottostanti sono :

Il Maschio Angioino deturpato;

La Motonave “ Caterina Costa”

Lo sfregio permanente della facciata del Maschio Angioino

Orologio Quattrocentesco, Incastrato all’interno dell’Arco, che collega il campanile della chiesa di Sant’Eligio.





 

 

2 commenti:

  1. come promesso ho poto una curiosità di una evento veramrente accaduto, Lasciate un vostro commento ed io ne terrò conto per postarvi altre curiosità storiche non solo della città di napoli, ma anche delle varie istituzioni. buona giornata. grazie

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    1. Buongiorno Professore, anche se si tratta di un episodio catastrofico e distruttivo, è utile narrarlo per ribadire gli effetti nefasti e le terribili conseguenze prodotte da ogni guerra.

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